Live 24! Cremonese-Padova, il giorno dopo: un punto che dà morale, nonostante la sfortuna

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Ore 22.20 – (Il Piccolo) «Questa è stata la mia ultima partita con l’Unione. Speravo che il match finisse con una vittoria anche perché i ragazzi se la meritavano». La prima partita al Rocco nel bizzarro ruolo di presidente e allenatore-ombra chiude (almeno stando alle parole dell’interessato) la tribolata e contestata “era-Pontrelli a Trieste”. Con una sconfitta sul campo. La diciottesima complessiva di questa era durata meno di un anno e mezzo (dieci le vittorie compreso lo spareggio di Dro). Un dato statistico che non dà adito a equivoci su come siano andate le vicende sul campo. «Ho venduto l’Unione Triestina 2012 a un imprenditore veneto. Non si tratta di una cordata ma di un singolo che ha già avuto esperienze vincenti nel mondo del calcio» dice Pontrelli. E i romani? «Era solo una questione tattica» continua. Una copertura insomma. Tutto legittimo anche se a questo punto è altrettanto legittimo il dubbio che l’operazione vada veramente in porto e che non si tratti anche in questo caso di tattica. « La scorsa settimana ho sottoscritto il preliminare per la vendita delle mie quote». Ma il debito, i dettagli quali sono? «Saprete tutto prestissimo – conclude Pontrelli -. Perché già domani in uno studio legale di Roma contiamo di chiudere l’operazione. Martedì poi ci sarà al campo un allenatore scelto dal nuovo proprietario che è molto solido è ha fornito garanzie per il futuro». Ma a quanto ha ceduto l’Unione? «Come continuo a ripetere da settimane avevo già rinunciato alla buona uscita e così è stato. Mi interessa solo che la solidità dell’interlocutore mi garantisca di non avere strascichi nei prossimi mesi. E questo coincide anche con l’interesse del progetto Triestina». Il nome? «Mercoledì prossimocredo ci sarà la presentazione del nuovo proprietario». La riservatezza, non essendo ancora concluso l’affare, è abbastanza consueta. La road map è abbastanza incalzante e la scansione sta nei termini della dead-line del 30 novembre. Il soggetto che avrebbe trattato con Pontrelli dovrebbe operare sull’asse Rovigo-Venezia. Ma poco importa perché alle chiacchiere devono seguire i fatti. Nel frattempo pare che il gruppo di Mauro Milanese stia andando avanti lungo la strada intrapresa (cioè niente rapporti con Pontrelli fino a quando il Tribunale non fornisce indicazioni sul debito). Sarebbe stato avviato un contatto con il sindaco Cosolini e un incontro dovrebbe svolgersi a Trieste a brevissimo (forse anche oggi). Del resto il percorso istituzionale scelto richiede questi passaggi. Se Pontrelli vende al mister-X veneto (ma potrebbe anche essere di altra provenienza visto il precedente dei romani) e l’acquirente sana la situazione esistente è un affare di privati che comunque necessita di una tappa dal magistrato. Se questo non dovesse accadere ci potrebbe essere (se Milanese non molla il colpo) una soluzione B per salvaguardare il titolo evitando il fallimento e per avviare un progetto sportivo. Una soluzione che probabilmente piace di più ai tifosi e alla città anche perché l’iniziativa viene da un triestino ed ex calciatore alabardato. Ma un soggetto privato come Pontrelli è legittimato a fare affari con chi vuole, a patto che non si commettano inadempienze o reati sui quali intervengono le autorità preposte. Anche se poi, nel caso di una società di calcio come l’Unione, c’è da fare i conti con la piazza. E si è visto in questi mesi con quanti ostacoli si rischi di dover fare i conti.

Ore 22.00 – (Il Piccolo) Il manuale della frittata, ovvero come buttare via una partita controllata abbastanza agevolmente fino a dieci minuti dalla fine, sciupare almeno un paio di ghiotte occasione da gol e farsi infilare negli unici due tiri in porta degli avversari. È quanto andato in scena ieri al Rocco e l’autrice del manuale, purtroppo, è l’Unione Triestina 2012, che contro il modestissimo Giorgione non solo getta al vento la vittoria, ma riesce perfino a perdere la partita. Chissà, forse quel gufo prelevato dalla sede e messo ieri sopra la panchina dell’Unione, ha giocato i suoi influssi negativi tutti nel finale. Fatto sta che la delusione, per come era andata la partita, è cocente. La Triestina scende in campo con un 4-3-3, schierando la coppia centrale Andjelkovic- DI Dionisio davanti a Di Piero, con Miani a destra e Crosato spostato a sinistra. In mezzo al campo Spadari gestisce il traffico con Catalano e Proia mezzali, mentre in avanti Giordano è la punta centrale con esterni Santoni e Morelli. Proia è in gran giornata e oltre alla consueta grinta sfodera subito un paio di bei lanci per Santoni, anch’esso ispirato sulla sinistra e autore di parecchi cross molto pericolosi, ma senza esito. La prima vera occasione arriva a metà tempo: su corner colpo di testa di Giordani ben parato da Pazzaia. Anche il Giorgione si fa pericoloso, ma Andjelkovic a è bravo prima a opporsi a Padvorika e poi a Gazzola, dopo un errore di Di Piero. Al 38’ ancora Santoni mette in mezzo per Proia, ma il tiro finisce a lato. Al 43’ il gol della Triestina: corner battuto da Proia, deviazione di testa di Catalano leggera ma decisiva e palla in rete. La ripresa si apre con un pericoloso traversone di Padvorika, ma l’Unione ribatte con un cross di Proia, sul quale Andjelkovic è anticipato di poco da un difensore. Subito dopo proprio Proia e Andjelkovic cadono in area avversaria e chiedono il rigore, ma l’arbitro ammonisce lo sloveno per simulazione. Entrano Battaglini per Morelli e Baggio per Santoni, l’Unione sembra ancora in grado di controllare la partita. Entra anche Damiano Pontrelli per Santoni. Poi le luci del Rocco si accendono per l’oscurità, ma si spegne la Triestina. Al 35’, il Giorgione beneficia di una punizione dal vertice destro dell’area: il tiro di Gazzola è sporco, forse deviato, fatto sta che la palla colpisce il palo interno ed entra: 1-1. Passano otto minuti, Cendron riceve appena dentro l’area e con un piattone destro infila all’angolino: l’uno-due è servito. La Triestina si rigetta in avanti, Andjelkovic sfonda a sinistra e mette una palla d’oro per Giordani che incredibilmente spedisce a lato da due passi. Poco dopo lo stesso Giordani cerca di farsi perdonare con una rovesciata, ma Pazzaia con un miracolo devia in corner. Fine dei giochi, con gli ospiti a festeggiare: una scena vista troppo spesso negli ultimi anni al Rocco.

Ore 21.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) I meglio gialloblù. Tre punti, quarto posto e una vittoria tanto rotonda quanto convincente e corroborante. Cosa volere di più? «Il miglior Belluno visto quest’anno – commenta un raggiante Roberto Vecchiato -. Abbiamo fatto un risultato rotondo, abbondante. E non abbiamo mai concesso nulla alla Virtus: sono molto soddisfatto di questo. Anche perché è una squadra forte. Un successo del genere vale doppio». Eppure, proprio alla luce del risultato, della prestazione e del valore della squadra avversaria, aumenta l’amarezza per i punti persi in un avvio di campionato zoppicante. Se il Belluno non avesse lasciato sul campo due punti nel finale contro la Triestina, altri due punti a Levico Terme, oggi potrebbe essere terzo, dietro al tandem di testa. «Abbiamo fatto sei pareggi – analizza Vecchiato – almeno metà di questi meritavamo ampiamente la vittoria. A vedere cosa siamo in grado di fare subentra un po’ di amarezza e di fastidio, ma dobbiamo solo pensare a giocare. E guardare avanti. Ora la classifica ci piace, è chiaro che sta a noi continuare a farcela piacere. Contro la Virtus dovevamo solo vincere e ce l’abbiamo fatta. L’importante, adesso, è non fermarci qui». Vecchiato non si ferma ad analizzare l’espulsione avversaria e la superiorità numerica. Del resto, la prestazione del Belluno non perde di peso e di brillantezza se si considera l’uomo in più. Piuttosto, l’allenatore è già proiettato sulla Luparense, prossima avversaria dei gialloblù. «Non penso al Venezia (che il Belluno incontrerà il 29 novembre, ndr). Penso alla prossima sfida. Il Belluno deve giocare sempre così mettendoci intensità e carattere».

Ore 21.10 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno cala il poker, anzi il pokerissimo, se si considera la vittoria in Coppa Italia. Che i gialloblù fossero in crescita lo si sapeva, ma forse nessuno si aspettava di vedere triturata la Virtus Vecomp, terza forza del campionato. Una prestazione superlativa di tutta la squadra, ma una menzione speciale la merita Marco Duravia, che ha messo a segno gli assist per le reti di Yari Masoch e Simone Corbanese, oltre a segnare il raddoppio con una punizione di rara bellezza. La quarta rete è del giovane Alessandro Marta Bettina, classe 1998, al suo secondo timbro stagionale. Con questo successo il Belluno sale in quarta posizione e tra sei giorni farà visita alla Luparense senza Sebastiano Sommacal, arrivato con ieri alla quinta ammonizione. Ma la prestazione fa ben sperare per il futuro, dalla sfida di Coppa Italia del 26 novembre contro il Fontanafredda, al big match del Polisportivo la domenica successiva contro la capolista Venezia. Mister Vecchiato lascia bomber Corbanese in panchina, ancora non al meglio, in attacco gioca la coppia formata da Antonio Acampora e Alessandro Marta. Tra i pali c’è sempre Gabriele Brino, in difesa la linea a quattro è formata da Giovanni Pescosta e Stefano Mosca, mentre al centro ci sono Sebastiano Sommacal e Nicola Calcagnotto. A centrocampo Simone Bertagno e Yari Masoch giocano davanti alla difesa, sulle corsie esterne sono pronti alle sgroppate Marco Farinazzo e Marco Duravia. La fascia da capitano è affidata a Simone Bertagno. Dopo meno di un minuto la Virtus Vecomp si affaccia già in area gialloblù con Mensah, che entra in area, rientra sul destro e calcia forte sul primo palo ma Brino si fa trovare pronto e respinge con il piede in angolo. Sarà l’unica vera occasione per gli ospiti in tutta la partita. Nei primi minuti il Belluno fatica a giocare, complice un pressing incredibile da parte degli avversari. I padroni di casa, però, sono bravi a gestire il momento di foga iniziale della Virtus e prendono in mano la partita. Al 27’ i gialloblù passano: l’azione parte dai piedi di Bertagno, che con un efficace cambio di gioco serve Duravia sulla parte opposta; il centrocampista di Montebelluna entra in area e mette in mezzo per Masoch che di sinistro devia in rete. Al 33’ Pescosta entra duro su Burato che finisce a terra. I gialloblù continuano a giocare con Marta Bettina, che si becca una manata da Lechthaler, stizzito dalla decisione di continuare a giocare da parte del giovane bellunese. Il guardalinee vede tutto e richiama l’attenzione dell’arbitro che mostra il rosso diretto al giocatore della Virtus Vecomp. Si va a riposo sull’1-0. Nel secondo tempo mister Vecchiato lascia negli spogliatoi Pescosta, già ammonito, e inserisce al suo posto Andrea Franchetto, che si piazza al centro della difesa, mentre Sommacal si sposta sulla destra. Simone Bertagno dopo un minuto della ripresa guadagna una punizione al limite dell’area e fa ammonire Burato. Sulla palla va Marco Duravia, che segna il due a zero con una conclusione magistrale che si infila sotto il sette sul palo più lontano. Al 16’ mister Vecchiato inserisce bomber Corbanese al posto di Acampora. Proprio il bomber del Belluno, due minuti dopo, segna il tris di testa, approfittando della stupenda punizione pennellata dal solito Duravia. Al 40’ il Belluno serve il poker, grazie al contropiede innescato da Miniati e finalizzato al giovane Marta Bettina, che a tu per tu con Tebaldo non sbaglia.

Ore 20.40 – (Gazzettino) «Sono contento della squadra, anche se qualcuno pensa il contrario. Bisogna sempre ricordare che un anno fa San Martino di Lupari era in Prima categoria e adesso è in serie D». Il presidente Stefano Zarattini difende a spada tratta il suo operato in questi primi mesi storici per il club rossoblù nel campionato nazionale dilettanti. Nell’anticipo di sabato in trasferta con il Levico è arrivato un pareggio (2-2) acciuffato per i capelli con il sigillo di Brotto e con la squadra in dieci (espulso Nichele), un “film” già visto. «È ormai sempre la solita storia, ma nelle ultime tre partite meritavamo di fare nove punti per il gioco che abbiamo espresso. Non sono preoccupato perché la squadra è viva. Prendiamo atto di questi risultati consapevoli delle possibilità che abbiamo, e anche con il Levico la squadra da dimostrato carattere recuperando il risultato». La retroguardia però incassa qualche sigillo di troppo. E ancora una volta avete finito in inferiorità numerica. «È vero, prendiamo troppi gol e anche troppe espulsioni, ma è normale che ci possa essere un po’ di nervosismo dato che i risultati non stanno arrivando e che potevamo essere in un’altra posizione di classifica. Forse in fase di costruzione della squadra qualcosa non ha funzionato, però ripeto il gruppo è vivo e dimostra di avere carattere». Il patron del Lupi torna a ricordare l’escalation della società negli ultimi mesi. «Un anno fa San Martino di Lupari era in Prima categoria, in estate era in Eccellenza e siamo stati ripescati. Questo per dire che stiamo facendo miracoli e stiamo lavorando tutti i giorni per crescere ancora. Per di più ho sempre parlato di progetto triennale». Da martedì 1 dicembre aprirà il mercato di riparazione con Cunico investito di pieni poteri dopo le dimissioni del diesse Briaschi, fermo restando che si confronterà nelle scelte con la società. «Qualcosa faremo, ma decideremo dopo le prossime due partite». Di sicuro arriverà il portiere Diego Rossetto classe 1996 che si aggregherà al gruppo domani, possibile l’ingaggio di Dario Sottovia. «Ha chiesto a Cunico di potersi allenare con noi dato che lo conosce, ma non abbiamo ancora iniziato a trattare con lui».

Ore 20.10 – (La Provincia Pavese) Apprezzato la stagione scorsa da Maspero e questa da Marcolini, Federico Carraro è uno che il suo spazio riesce a ritagliarselo, pur non partendo tra i «titolarissimi». Contro il Bassano, poi, per la prima volta è partito dal primo minuto da centrale davanti alla difesa, al posto di La Camera. Una sorpresa anche per lui? «Sì e no, siamo in tanti e ogni volta il mister prova tante soluzioni – spiega nel dopo gara il ventitreenne centrocampista padovano – in settimana Marcolini mi aveva provato davanti alla difesa e quindi psicologicamente ero pronto a giocare lì». Nel suo primo anno in azzurro, tre stagioni fa, Carraro aveva cominciato trequartista-seconda punta per poi arretrare a mezzala, ruolo nel quale la passata srtagione ha messo insieme 23 presenze e un gol su punizione che valse il pareggio ad Arezzo. Ora, alla sua settima presenza in stagione, è stato schierato davanti alla difesa: «Sì, mi piace abbastanza, quest’anno ho fatto un po’ tutti e due i ruoli. Ma è il mister che sa dove è meglio impiegarmi. Giocare titolare è stata una bella iniezione di fiducia, che spero di ripagare sempre di più».

Ore 20.00 – (La Provincia Pavese) Ha ragione Michele Marcolini ad aspettarsi altri gol, dopo il primo in azzurro con il Bassano, da Marco Cristini. Perché come giustamente ricorda la mezzala arrivata a Pavia quest’anno dal Real Vicenza, «in carriera i gol li ho sempre segnati». Esattamente 54 nelle dieci precedenti stagioni in campionati professionistici. Una media di quasi cinque gol e mezzo che per un centrocampista non è niente male, oltretutto salita nelle ultime quattro stagioni, tra Cuneo e Real Vicenza, a quasi 8. Il gol del pari col Bassano è il riscatto dopo un avvio di campionato non proprio brillante. «Sono consapevole di non aver fatto così bene nella prima parte del campionato – ammette il trentenne di Pinerolo – poco alla volta sto crescendo fisicamente. Quando sei chiamato a giocare da titolare devi sfruttare l’opportunità. Personalmente sono contento di aver fatto gol, per me era importante, un motivo di stimolo a fare sempre meglio. Sono contento della gara, nonostante che l’arbitro abbia cercato di rovinare tutto nel finale. Il nostro primo tempo forse è stato un po’ timoroso, anche per merito degli avversari, ma nel secondo siamo usciti alla grande, imponendo il nostro gioco». Avere un tecnico che l’avrebbe voluto già a Lumezzane, l’ha avuto al Real Vicenza l’anno scorso e poi l’ha trovato qui a Pavia è un vantaggio. «Il mister mi conosce, da quali sono le mie qualità e anche i miei difetti – dice Cristini – quando sono arrivato qui sapevo che la rosa era competitiva e giocare non era così scontato, ma se l’obiettivo è quello di lottare per la promozione tutti devono farsi trovare pronti, anche perché la stagione è lunga e chiunque può avere dei cali». Marco è alla sesta presenza, suo fratello Andrea, di nove anni più giovane ma l’anno scorso quasi titolare in difesa, è sceso in campo solo con la Pro Patria. «E’ ovvio che ogni calciatore ci tenga a giocare, ma anche lui è consapevole del fatto che la rosa è di alto livello. L’unica cosa che posso dirgli è di continuare ad allenarsi bene e sfruttare le occasioni, a partire dalla Coppa Italia di Lega Pro».

Ore 19.50 – (La Provincia Pavese) Non è cambiato praticamente nulla in vetta al girone A di Lega Pro. I pareggi di ieri del Cittadella in casa con il Mantova (0-0), dell’Alessandria a Pordenone (1-1) e della Cremonese col Padova (1-1) si vanno ad aggiungere a quelli tra Pavia e Bassano e della Reggiana a Busto Arsizio con la Pro Patria. L’effetto è che la testa della classifica è rimasta inalterata, salvo l’inserimento al quinto posto alla pari con l’Alessandria della FeralpiSalò, che aveva piegato sabato il Lumezzane. Il grande equilibrio del girone è stato dunque confermato dagli esiti in campo dell’undicesima giornata di andata, che ha pure consolidato un altro dato: le squadre di testa soffrono contro quelle di bassa classifica. Così, per ciò che più interessa il Pavia, nemmeno al Cittadella ieri è riuscita la mini-fuga a + 3 sugli azzurri: solo un punto e una prestazione mediocre contro il Mantova quartultimo, che però è bene ricordare aveva castigato il Bassano nel turno precedente. Il Pavia dunque dopo aver appaiato in vetta il Cittadella con il pareggio di sabato contro il Bassano è tornato secondo, ma solo una lunghezza dietro i veneti, e con una di vantaggio sulla Reggiana e due sullo stesso Bassano. Una classifica corta, cortissima, con sei squadre in quattro punti, ma non solo. Quando siamo già arrivati in pratica a un terzo del campionato ci sono soltanto 6 punti di differenza tra la quarta in classifica (il Bassano) che accederebbe ai play off, e le tre quintultime (Cuneo, Lumezzane e Pro Piacenza), una delle quali andrebbe agli spareggi per non retrocedere. Nessuna squadra finora è stata in grado di pigiare sull’acceleratore e dunque anche il mezzo passo falso di recente imputato al Pavia (il pari a Renate) va letto in maniera differente. A ben vedere, anzi, il Pavia appare come la squadra più regolare del lotto. Le due sconfitte sono arrivate fuori casa contro una squadra comunque di classifica medio-alta come la Cremonese (in una gara obiettivamente da 0-0) e in casa col Cittadella, attuale capolista, con uno sfortunato autogol nel finale. Il Pavia è l’unica squadra del gruppo di testa che non ha conosciuto sconfitte sorprendenti: è capitato al Cittadella (ko a Bergamo con l’Albinoleffe), alla Reggiana (0-1 con il Cuneo), al Bassano (0-1 col Mantova), all’Alessandria (caduta a Lumezzane).

Ore 19.20 – (Gazzetta di Reggio) «Da un po’ di partite aspettiamo un tempo per iniziare a giocare e alla fine usciamo sempre dal campo con qualche rimorso. Risultato a parte, quello che chiedo alla Reggiana è di non andare negli spogliatoi con dei rimorsi». Il giorno dopo il pareggio di Busto Arsizio il presidente Stefano Compagni dice la sua su quello che da un po’ di tempo manca agli 11 che scendono in campo. E’ una Reggiana a due facce, spesso nella stessa partita offre due spettacoli molto diversi per quanto riguarda determinazione e voglia di fare sua la partita. «Abbiamo visto che quando vogliamo sappiamo imporre il nostro gioco. Dovremmo sicuramente osare di più, avere più coraggio fin da subito. Anche perché abbiamo un organico che ce lo permette». Con le difese chiuse i granata soffrono molto e da tre gare l’attacco è a secco. «Nelle ultime gare, e non penso solo a Cuneo e Pro Patria, abbiamo trovato difese molto chiuse e numerose. In queste condizioni facciamo fatica ad entrare. Però poi nel corso della partita, quando prendiamo le misure all’avversario, riusciamo ad essere pericolosi. Così gli ultimi 15’ dimostrano spesso che se avessimo giocato con la stessa intensità il risultato sarebbe stato diverso». E’ dunque un problema più d’intensità che di schemi di gioco? «Credo proprio di sì. Il problema è che è manca l’intensità. La voglia di fare risultato è stata una nostra caratteristica e dobbiamo tornare presto a questo atteggiamento». Mister Colombo a Busto ha parlato di atteggiamento un po’ presuntuoso. E’ d’accordo? «La disamina dell’allenatore è sempre corretta. Lui riesce a leggere molto bene tutte le partite». Una parola per la Pro Patria. Hanno giocato con il coltello tra i denti. «Hanno fatto la partita della vita. Pensavamo a fare risultato a tutti i costi. Per noi è stata dura anche per questo, ma direi che non è stata una novità. Ormai in tanti giocano così con la Reggiana. Non siamo più una sorpresa e ci affrontano chiudendosi. Preoccupato per questo momento negativo? «Dobbiamo solo renderci conto che non ci possiamo sedere neanche un secondo. Non siamo una squadra che può permettersi di sedersi». Con il Poderone e il Cittadella vedremo partite diverse?. «Ce la giochiamo con tutti alla pari e loro non saranno chiusi. Non dimentichiamoci che in 11 partite questa squadra ha subito appena tre reti. Non vediamo solo cose negative. Rendiamoci solo conto che dobbiamo essere più bravi». Nei giorni scorsi ci sono stati nuovi ingressi di sponsor nel Pool granata. Altre novità in vista? «In questo momento stiamo parlando con altri due possibili sponsor. Ci rendiamo conto che stiamo lavorando molto bene, ci manca solo un po’ il supporto delle aziende importanti, ma per il resto abbiamo trovato porte aperte ovunque. Con il Cuneo lo stadio è stato invaso dai baby granata. Un bello spettacolo. Lo ripeterete? «Il nostro obiettivo è sempre stato quello di portare bambini e famiglie allo stadio. Lo abbiamo sempre detto. A breve presenteremo il nostro progetto sul settore giovanile, che per noi è molto importante».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) «La differenza di rendimento che spesso si vede nella stessa partita, non dipende dalla forma fisica, ma è più un aspetto mentale. Infatti in alcune partite la Reggiana gioca meglio nel secondo tempo rispetto al primo». Il preparatore atletico Carlo Simonelli si esprime così sulla questione che anche dopo il pareggio con la Pro Patria sta tenendo banco nell’ambiente granata. Con Simonelli, che oggi non sarà in via Agosti perché deve sottoporsi ad accertamenti medici, abbiamo parlato del suo importante lavoro di preparazione della squadra. Il professore (insegna scienze motorie all’Università di Varese) è inoltre un attento osservatore delle questioni tattiche, dato che ogni partita è con Rapaccioli in tribuna per effettuare le riprese che poi vengo usate per analizzare i movimenti della difesa e del portiere. Professor Simonelli, l’anno scorso arrivò da Busto con tutto lo staff in fretta e furia e dovette affrontare una preparazione estiva con un tempo autunnale… «Sono comunque rimasto contento di come è andata perché molti erano già in buone condizioni, mentre per la questione meteorologica abbiamo perso un po’ di qualità nella tipologia di lavoro ma, a parte l’infortunio grave di De Biasi, non mi posso lamentare di quello che è stato l’andamento stagionale». Quest’anno il meteo è stato più regolare, ma le temperature decisamente molto alte. «Il gran caldo è stato un problema soprattutto all’inizio, quando i giocatori a luglio rientravano dalle vacanze ed è stato più difficile abituarsi alle temperature». La preparazione è stata la stessa dell’anno precedente? «Stesse idee, sono cambiati alcuni dettagli perché si scoprono sempre cose nuove». Dopo 11 gare può dire come risponde la squadra? «Bene». Gli arrivi di fine mercato (Maltese, Nolè, Mogos e Bartolomei) hanno recuperato il gap coi compagni? «Assolutamente». Pesenti, che ha perso quasi tutta la preparazione estiva per l’infortunio, è pronto? «Come condizione c’è, idem Nolè: entrambi devono riprendere il ritmo partita, da non confondere col discorso fisico, perché occorrono reazioni veloci rispetto alle palle che arrivano e questo ha un grosso costo energetico quando capita di dover caricare un muscolo per un’azione e di dover subito dopo compiere un movimento diverso perché la palla è stata sporcata. In allenamento cerco di fargli provare movimenti estremi ma per chi è reduce da infortuni ci vuole più tempo». C’è sempre grande intesa col tecnico Colombo? «Pianifichiamo sempre insieme il lavoro». E con il resto della società? «Faccio la mia parte sempre disponibile a confrontarmi con tutti ma sento grande fiducia intorno al mio operato». La disturba l’irregolarità del torneo con partite al sabato, alla domenica ed al lunedì? «Più l’anno scorso perché era una novità e c’era da adattarsi. Però potendo scegliere, le giocherei tutte di domenica». Ci sono giocatori più svogliati o più sgobboni quando c’è da faticare? «C’è chi segue subito e chi fa la battuta per fare ridere il gruppo ma poi lavorano con maturità ed io accetto tranquillamente lo scherzo perché poi si fa sul serio». E’ soddisfatto delle strutture che ha trovato in città? «Direi che ci può sempre essere di meglio ma anche di peggio! Ma non voglio lamentarmi perché le attrezzature necessarie me le hanno date». Come si trova a Reggio e come vive una piazza così calda ed esigente? «Sono contento dell’attaccamento che vedo alla maglia, alla società ed ai ragazzi. Personalmente, non essendo noto, non ho grandi rapporti ma porto rispetto per tutti”. Lei è un amico di Andreoni, squalificato per doping e ora in attesa di presentare un ricorso contro i quattro anni di squalifica. Cosa pensa di quello che è accaduto? «So solo che Cristian non merita tutto questo perché il calcio è tutta la sua vita in allenamento ha sempre dato tutto. Deve capire che questo lavoro se lo fai da professionista presuppone alcune attenzioni». C’è ottimismo per il ricorso? «Da profano in materia spero di sì». Il ragazzo come vive questo momento? «Quando riesce ad allenarsi sta meglio ma ha passato mesi brutti». Dove può arrivare questa Reggiana? «So che tutti daranno il massimo ad ogni partita perché seguono il mio lavoro e quello del tecnico con serietà e dedizione». Cosa rappresenta per lei l’esperienza di Reggio? «Per ora è un passaggio fondamentale della mia vita perché adesso sono concentrato al 95% su questo sport e scopro di essere sempre più performante: 16 ore di calcio al giorno, tra teoria e pratica, non mi pesano e le faccio volentieri. Qua mi piace l’ambiente e ci sono i presupposti per migliorare e sviluppare un calcio ad alti livelli partendo dallo stadio e dalla tifoseria, poi, tutto sommato, sono anche vicino a casa».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Fra le tinte cupe che da venerdì sera si sono stese sull’Occidente, il calcio ha deciso di brillare con un minuto di silenzio e raccoglimento in ricordo delle vittime francesi. D’intesa con il Coni, in tutte le gare ufficiali del fine settimana è stato osservato. Parigi val bene una messa in scena del genere, a dimostrare solidarietà a distanza verso francesi e conterranei. Il settore più neroverde di tutto lo stadio Bottecchia, quello degli ultras in gradinata, durante il minuto di precetto istituzionale, ha esposto il Tricolore d’Oltralpe, il “drapeau” blu, bianco e rosso.
Per l’avvio in campo la luce invece era sul rosa delle magliette indossate in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Un’iniziativa che in riva al Noncello trova il Teatro Verdi come fulcro e il Pordenone Calcio come buon sostegno. Fossero messe tutte assieme tutti i giorni, quelle tinte, si arriverebbe quasi a comporre la bandiera della pace quotidiana. È il quasi che segna la differenza. Come un non gol.

Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Ci sono diverse tipologie di ali. Tra le varie famiglie, c’è quella degli esterni con grande forza, capaci di saltare l’uomo e di offrire il meglio in fase offensiva. E’ il “gruppo” di Nicola Valente che, entrato dalla panchina, ha cambiato il match. Con i suoi strappi potenti ha prima messo in difficoltà l’Alessandria e, poi, ha servito il cross per De Cenco valso l’1-1. Solo l’imprecisione di Cattaneo non ha permesso al giocatore veronese di smazzare il secondo assist di giornata. «Sono molto contento – afferma l’attaccante del Pordenone –: io cerco di rispondere sempre presente alla chiamata del mister. Vado in campo per dare il massimo. Stavolta è andata bene. Ma che giochi dal 1’, o che parta dalla panchina, io sono fiero di fare parte di questo gruppo, che non ha nulla di che invidiare alle big». Era stato ingaggiato la scorsa estate dal Legnago, serie D, con questo obiettivo, “spaccare” cioè le partite, grazie alle sue doti. «Sì – riconosce – io e altri giocatori, come Cattaneo, abbiamo la capacità di saltare l’uomo e possiamo fare male quando la squadra avversaria è stanca. Il cross dell’1-1? Ho ricevuto palla, l’ho stoppata e sapevo che, in area, ci sono due grandi colpitori di testa come De Cenco e Strizzolo: così ho messo il pallone al centro. Caio poi ha fatto il resto». E ora Valente si candida a tornare titolare, come a inizio stagione? «Continuo a lavorare e a dare il massimo – risponde –, mettendomi a disposizione. Questo è il mio primo anno tra i “pro”: sono già molto contento di essere arrivato fin qua».

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) Bruno Tedino è un tecnico misurato nei giudizi, a volte parco di complimenti. Stavolta però si produce in una sviolinata, dopo il “concerto” del suo gruppo al Bottecchia al cospetto dell’Alessandria. «Ho visto un Pordenone super». Nessuna critica, solo lodi per i ramarri da parte del tecnico, che entra in una sala stampa gremita. «Abbiamo fatto un salto di qualità – riconosce – sotto tanti aspetti». Tedino, è un grande punto questo. Anche se la sua squadra ha sfiorato il successo nel finale… «Siamo andati molto vicini a vincere la gara. Ci è mancato pochissimo, ma in fondo è andata bene così. Siamo stati bravi a ribaltare la partita e i ragazzi mi hanno soddisfatto per ardore, voglia di lottare e spirito di appartenenza. Perché questo match potevamo anche perderlo». L’Alessandria è stata infatti una delle due sole squadre capace di andare in vantaggio contro di voi. «Abbiamo sentito sulla nostra pelle le formazioni che vincono i campionati. I grigi arriveranno fino in fondo a giocarsela, hanno un allenatore di esperienza e di spessore, con giocatori molto bravi e soprattutto capaci di mettersi a disposizione. Potevamo perdere, ripeto: perché se vai sotto con una squadra del genere rischi di subire 3-4 gol, come già capitato (a Pro Piacenza e Renate, ndr). Invece noi siamo rimasti in partita». E per la prima volta avete ottenuto un pareggio in rimonta. E’ un segnale di crescita? «Di certo un passo in avanti. E’ un’inversione di tendenza, che come tale testimonia i progressi di questo gruppo, anche perché abbiamo giocato con un grande avversario. Bisogna anche ricordarsi di chi si affronta, tante volte». Quanto vi ha agevolato l’espulsione? E i cambi nel finale? «Il rosso a Sosa ci ha dato una grossa mano, però non è neppure facile infilare e riprendere un’Alessandria che si era ben sistemata in campo col 4-3-2. Cattaneo e Valente, ma anche Strizzolo, ci hanno dato una gran mano. Hanno dato vivacità alla manovra». Il match col Padova è già dimenticato? «Noi soffriamo una squadra come quella biancoscudata, che gioca un calcio tattico, muscolare. Con i grigi per certi versi è stato più facile: cominciava col giro-palla dal reparto difensivo, situazione che ci permette di attaccare e fare male». Ultima battuta su De Cenco: settimo gol, capocannoniere del girone. «E può fare ancora meglio. Segna e gioca per la squadra, fa un lavoro incredibile per tutti i 90’. Questa categoria la vede ancora per poco se continua a lavorare sodo».

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Da una sconfitta che pare inevitabile, all’ennesima vittoria prestigiosa sfiorata. Alla fine il Pordenone esce con un ottimo punto dal big match con la corazzata Alessandria, tra gli applausi del Bottecchia applausi dopo una gara dalle mille emozioni, e rientra negli spogliatoi con un pizzico di rammarico. Già, perché anche stavolta non soltanto il pareggio è strameritato, ma con un pizzico di buona sorte in più e magari un arbitraggio meno distratto, sarebbe arrivato un successo d’oro. Ciò che conta, comunque, è che la squadra timorosa vista a Padova abbia nuovamente lasciato spazio a un gruppo di leoni infericiti, che dimostra di sapere anche inseguire e riacciuffare l’avversario quando si trova in svantaggio, senza mai perdere la testa, nonostante la solita coperta corta e le assenze pesanti di gente come Mandorlini e Marchi. Pronti via e l’Alessandria, che schiera in attacco Fischnaller con Boccalon e Marras nel tridente, si dimostra immediatamente aggressiva, rapida e pungente. Ma dopo la prima sfuriata degli ospiti il Pordenone – con Filippini trequartista al posto di Cattaneo nell’ormai consueto 4-3-1-2 – dimostra di poter fare male ripartendo: al 5’ De Cenco col contagiri apre un corridoio per Buratto, che fugge sulla sinistra, mette al centro e trova Finocchio per la deviazione vincente. Ma l’arbitro annulla per un contestatissimo fuorigioco del numero 10 locale. Poco dopo Filippini innesca Finocchio, che se ne va in dribbling e conclude in diagonale, Vannucchi para. Scampato il doppio pericolo, i piemontesi riprendono a macinare gioco e al 26’ passano in vantaggio: tiro-cross di Fischnaller dalla sinistra, arriva Mezavilla e spara di prima intenzione, Pasa respinge sulla linea ma ancora Mezavilla si fa trovare pronto per il tap-in. La reazione dei ramarri è immediata e, su una conclusione di De Agostini, Sosa rischia l’autorete. Al 33’ De Cenco scappa in contropiede e con una precisa rasoiata taglia l’area avversaria in diagonale: Finocchio arriva in ritardo di un niente. Finische così il primo tempo, col pubblico inferocito nei confronti della terza arbitrale per i troppi fuorigioco segnalati sistematicamente a ogni ripartenza dei neroverdi. Nella ripresa il Pordenone non sembra avere lo stesso smalto, ma l’ingresso del “furetto” Cattaneo cambia il ritmo. La svolta arriva con l’espulsione al 22’ di Sosa, che si becca il secondo giallo per una scorrettezza su De Cenco. In superiorità numerica il Pordenone spinge, Cattaneo è una furia imprendibile e l’Alessandria va in difficoltà. Valente prende il posto di Berardi ed entra immediatamente in partita: al 39’ Boniotti con un tiro-cross dalla destra fa sfiorare, stavolta a Sabato, un altro autogol. Sul prosieguo dell’azione Valente conquista palla a sinistra e crossa al bacio per De Cenco, bravo a farsi trovare libero per l’incornata giusta sotto misura: 7º sigillo per l’implacabile bomber brasiliano. Lo stadio esplode e chiede a gran voce la vittoria. L’inerzia della gara ora è tutta a favore dei ramarri, che al 44’ sembrano davvero poter portare a casa l’intera posta: ancora Valente, finte e controfinte, si libera per il traversone sulla corsia mancina; la palla sembra ancora buona per il colpo di testa di De Cenco, che invece non ci arriva, ma alle sue spalle c’è, liberissimo, Cattaneo, che con la palla tra i piedi però non riesce a destreggiarsi e cicca la conclusione da due passi. Nei 5’ di recupero i ramarri non riescono più a sorprendere la difesa piemontese. Poco male: il popolo del Bottecchia ancora una volta se ne torna a casa soddisfatto e divertito. Questo Pordenone ha un cuore grande così.

Ore 17.20 – (La Nuova Venezia) Primi minuti di partita, l’andazzo è di quelli che il Venezia possa dilagare o, comunque, riuscire a fare un altro gol perché la differenza tra le squadre c’è ed è evidente. Così pensi che la bella rete di Matteo Malagò possa essere il preludio a una vittoria con meno patemi e ti ritrovi al 90’ con il centrocampista veneziano uomo della gara. Dal suo piede sono arrivati i tre punti e, a conti fatti, è la cosa che più conta perché la prestazione non è stata il massimo. «Sono contento» spiega il numero 8 arancioneroverde «anche se era una partita da chiudere prima. Dobbiamo migliorare sotto questo aspetto, dobbiamo essere più cattivi, il risultato poteva essere più rotondo. Da un punto di vista mentale, è una rete che mi serve molto, pur non giocando con continuità, fai capire che ci sei. Nella ripresa, loro hanno spinto di più, avevano un attaccante fastidioso e ci siamo abbassati. Se avessimo subito il pareggio sarebbe stato da star male. Siamo soddisfatti della vittoria, ora guardiamo all’Este». Poi Malagò commenta il gol. «Forse è il più bello che ho fatto con la maglia del Venezia» osserva «e tre anni fa ne avevo un altro da ricordare alla Clodiense: avevo saltato tutti». Sulla lotta a due con il Campodarsego, Malagò punta alto. «Se saremo cattivi» dice «prima o poi la spunteremo». Altro protagonista inatteso, almeno all’intervallo, è Guglielmo Vicario, ex di turno. Se alla fine del primo tempo era stato spettatore non pagante, o quasi, nella ripresa, vista la stagione, ha tolto qualche castagna dal fuoco. «Abbiamo mollato un po’» precisa il portiere «e la prestazione non è stata il massimo. Ci siamo abbassati ma dobbiamo ricordarci che ci sono pure gli avversari e faccio i complimenti ai miei ex compagni. Da parte mia, cerco sempre di dare il mio contributo quando sono chiamato in causa. Siamo ancora primi, il Campodarsego non molla, la corsa continua». Paolo Carbonaro ha avuto più di una palla buona ma non è riuscito a metterla alle spalle di Onnivello. «L’approccio è stato giusto» dice l’attaccante «e abbiamo avuto molte occasioni per segnare, peccato non essere riusciti a farlo. Ma è altrettanto vero che al Fontanafredda non abbiamo concesso chissà cosa. Con l’uscita di Galli, qualcuno era fuori ruolo e abbiamo un po’ faticato. Ci tenevamo a tornare a vincere fuori casa e riprendere il cammino che ci compete». Venezia e Campodarsego hanno preso un po’ le distanze dal resto del gruppo e Carbonaro mette in guardia i padovani. «Non abbiamo alcuna intenzione di mollare» avvisa «e vedremo chi lo farà per primo. Noi non di certo». Matteo Callegaro è entrato a gara in corso e alla fine si è presentato dolorante. Zoppica. «Ero in lotta con Sadio Samba» spiega «e mi è arrivata una ginocchiata alla coscia, non penso sia grave. Questo 1-0 ci permette di dare continuità alla vittoria di mercoledì nel derby con il Mestre, l’importante era fare risultato e portare a casa i tre punti. Dobbiamo continuare su questa strada».

Ore 17.10 – (La Nuova Venezia) «Importante vincere». Joe Tacopina lo dice bene, in italiano. Ma poi riconosce che la vittoria non è stata quella prova di forza che ci si poteva aspettare dopo le prime battute della sfida. «Il Venezia ha fatto un primo tempo molto forte, da padrone del campo» dice il presidente «e doveva fare qualche altro gol per mettere al sicuro il punteggio. Ma non sempre puoi fare tre-qiattro gol in poco tempo. Un po’ abbiamo sbagliato e un po’ siamo stati sfortunati. Bene l’attacco nel primo tempo, bene la difesa nel secondo tempo». Non si può negare che gli ultimi dieci minuti siano stati una grande sofferenza per il Venezia. «Sofferenza anche per me, bisogna dire che anche il Fontanafredda negli ultimi minuti ha giocato molto “forte”, sembrava “arrabbiato” perchè voleva fare il gol del pareggio e il Venezia è stato bravo a resistere e a tenere l’1-0. Tra l’altro ci mancavano due giocatori importanti. Quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita siamo stati meglio tutti, però penso che nonostante tutto i tre punti siano meritati». Chiudiamo con il sorriso. Senza Tacopina la squadra ha fatto dei pareggi, con il ritorno del presidente 1-0 al Mestre e 1-0 stavolta. Era lui l’uomo mancante? «Ah, ah, ah, avete capito giusto…».

Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Tante occasioni, specie nel primo tempo, e un finale dai brividi inaspettati. Alla fine il Venezia torna a casa da Fontanafredda con i tre punti, torna a vincere in trasferta ma quanta sofferenza. «Si sono sciupate molte occasioni» spiega Paolo Favaretto «e dovevamo chiudere prima la gara. Serve più determinazione. Comunque siamo stati bravi a non subire gol, perché può capitare che partite del genere rischi di non vincerle. Questi tre punti ci possono permettere di fare un filotto come inizio campionato. È stata una vittoria sacrosanta». Dunque il tecnico si gode il successo, anche se nell’incontro di Fontanafredda non si è visto il miglior Venezia della stagione. «Bene per quanto creato nella prima frazione» continua Favaretto «mentre per la sofferenza qualcuno dirà che è stata negativa ma è apprezzabile quanto fatto dalla squadra sia all’inizio sia alla fine». Sulle tante opportunità da gol non finalizzate, Favaretto non vuol parlare di presunzione. «Ma più determinati sì» puntualizza «altrimenti rischi e soffri». Il Venezia continua a vincere, il Campodarsego non molla e là davanti la coppia pare essersi consolidata. «Guardo ai numeri» spiega l’allenatore veneziano «e in sedici gare fatte in due mesi e mezzo, Coppa Italia compresa, abbiamo ottenuto 12 vittorie e 4 pareggi. A Fontanafredda ci mancavano Fabiano e Barreto, sono giocatori importanti ma siamo riusciti a sopperire bene. Ho dovuto togliere Galli per un problema muscolare e ho preferito non rischiarlo. Stavolta è mancato il cinismo. Ora avremo una settimana per prepararci bene alla gara contro l’Este. Siamo in testa con la formazione padovana, dobbiamo continuare in questo modo e fra una decina di partite vedremo come sarà la situazione». Sui tanti fuorigioco fischiati al Venezia, Favaretto non si scompone. «Ero lontano» fa sapere «ma nel complesso è stato un buon arbitraggio, anche se i miei giocatori parlano di un mani in area loro».

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Buono il risultato, quando si vince fuori casa. Vittoria non rubata, perchè il Venezia ha creato dieci occasioni da gol. Solo che ne ha sbagliate nove e allora vuol dire che qualcosa non va. Si chiude sull’1-0 allo stadio di Fontanafredda, intitolato ad Omero Tognon. Una partita che all’intervallo poteva essere tranquillamente sul 3-0, forse 4-0, se solo gli attaccanti di Favaretto avessero azzannato qualche pallone anzichè accarezzarlo. E per buona parte del secondo tempo la musica è la stessa. Poi cala un po’ il serbatoio, cresce anche un minimo di timore nel ricordo di recenti pareggi “subiti” negli ultimi minuti, e allora il quarto d’ora finale diventa una sofferenza infinita, con un Fontanafredda che comanda e il Venezia che deve ringraziare il portiere Vicario. La partita è tutta qui. Senza l’acciaccato Fabiano (l’assenza di Barreto non fa notizia) Favaretto si affida a Malagò e la scelta è buona. Sia perchè Malagò ha un passo adatto a queste partite, sia perchè è tra quelli che – quando gli capita il pallone buono – non fa mille arabeschi prima di tirare. Succede così anche all’11’, in quello che alla fine diventa l’episodio decisivo: un rinvio centrale smorzato di testa da Frison, la palla che scende vicina al suo piede sinistro, botta al volo e signor gol, da applausi. Che comincino le danze, pensa qualcuno, il Fontanafredda ha uno stadio gioiellino ma una difesa di burro, si va dentro alla grande e tiriamo fuori il pallottoliere. Nell’ordine: ancora Malagò, di testa, centrale; Carbonaro, tocco breve, lentamente fuori; Gualdi smarcato, piatto debole; Serafini su respinta di Onnivello, porta spalancata, fuori; Carbonaro, contropiede poderoso e conclusione sul portiere. Fate il conto, ma resta 1-0. Ripetiamo un concetto già espresso: Venezia lezioso, conscio della sua superiorità, con un atteggiamento che – spesso in vantaggio – sconfina nella presunzione. Dall’altra parte friulani che capiscono la situazione: l’ottimo Alcantara diventa sempre più attaccante, la difesa si alza e mette spesso il Venezia nella trappola del fuorigioco, De Pieri cerca anche la carta della fisicità nelle mischie e per poco non gli va bene. Altri due gol mancati nella prima parte della ripresa (Gualdi e Carbonaro) , poi i rossoneri cambiano i due attaccanti e si mettono con il tridente. Vicario grandissimo prima su Sadio Samba e poi su incornata di Tonizzo, l’ ex portiere del Fontanafredda ora al Venezia viene mandato a quel paese, in tribuna, da qualche vecchio amico. Favaretto si sgola dalla panchina, Tacopina in tribuna non riesce a star seduto, Malerba schierato davanti alla difesa dirige il traffico e il Venezia puntella la difesa con Beccaro, ma vive sfilacciata gli ultimi minuti, con Serafini isolato e gli altri a tamponare. Cinque minuti di intervallo sono una infinità, mentre dalle radio avvertono che il Campodarsego ha vinto. Assalto finale, cross dalla destra, all’attacco anche il portiere Onnivello. L’arbitro fischia la fine ed è un sollievo. Ma potrà andare così ogni volta?

Ore 16.20 – (Mattino di Padova) La fine, si spera, di un incubo. Dopo 60 giorni esatti, l’Abano torna alla vittoria. E lo fa nel miglior modo possibile, rifilando un tris al Tamai, squadra che, tra l’altro, non aveva mai perso tra le mura amiche. Una prestazione convincente, quella dei ragazzi di mister Massimiliano De Mozzi, che iniziano bene e continuano anche meglio: al 2’, infatti, Rampin porta in vantaggio i neroverdi aiutato da un intervento non impeccabile del portiere di casa Peresson. Dopo l’1-0, l’Abano insiste e il Tamai sembra soffrire la ritrovata intraprendenza di Ballarin e compagni, bravi a far gioco e, nei momenti più difficili, a ripartire in contropiede. Ruzzarin corre l’unico vero pericolo al 10’, quando Paladin gli risveglia i riflessi. L’Abano, però, ne ha di più: al quarto d’ora Tescaro calcia alto, mentre, al 20’, Bortolotto, su calcio d’angolo, non riesce a sorprendere Peresson. È un capolavoro, invece, la bordata di Pepe che ha tutto il tempo di prendere la mira per il 2-0 degli ospiti. Nella ripresa l’Abano deve fare i conti con il ritorno del Tamai ma Bortolotto chiude i conti proprio nel momento migliore della compagine liventina: al 65’, il fantasista aponense riceve palla dal solito Pepe e infila l’estremo di casa senza troppi problemi. Il 3-0, manco a dirlo, mette al sicuro il risultato, anche se il Tamai ha due o tre lampi di orgoglio niente male. L’Abano, invece, controlla, soffre e risolve la pratica: i tre punti conquistati permettono infatti di abbandonare il terzultimo posto e di placare gli affanni degli ultimi tempi in vista della sfida di domenica prossima con il Mestre. HA DETTO. Dopo la gara, il tecnico dell’Abano Massimiliano De Mozzi tira un sospiro di sollievo: «Speriamo che sia la prima vittoria di una lunga serie» afferma. «Siamo tornati a giocare con il nostro vecchio modulo e le cose sono andate per il verso giusto: oltre ad aver giocato bene, siamo stati prolifici sotto porta. Sono contento anche dell’approccio del nuovo acquisto, Vincenzo Pepe, che si è già integrato bene con il resto del gruppo».

Ore 16.00 – (Mattino di Padova) Si potrebbe parlare di forza, determinazione, del classico «crederci fino all’ultimo» e di tante altre belle cose. Stavolta, però, l’Este deve ringraziare la fortuna. L’1-0 sul Dro, infatti, è un colpo di mano della cabala, un risultato da baciarsi mani e gomiti perché scaturito da un gol in mischia, da uno di quei palloni che vanno dentro una volta sì e dieci no e ti fanno portare a casa un match destinato al pareggio. Ma, visto che i ragazzi di mister Andrea Pagan, in questi primi mesi, di «ics» ne hanno già disegnate a bizzeffe (8 pareggi in 14 partite), ben venga, soprattutto in chiave classifica, la vittoria risicata con la formazione trentina, che riporta i giallorossi in piena zona playoff e a un passo dal terzo posto, occupato dalla Virtus Vecomp Verona (sconfitta dalla diretta inseguitrice Belluno nello scontro diretto). Al Nuovo Stadio, giusto per dare un’idea sullo spettacolo offerto dalle due compagini, c’è chi urla «Dov’è il calcio?» e chi digita annoiato lo smartphone. In effetti, non c’è molto da segnalare almeno fino al 25’, quando Marcandella accenna una conclusione verso la porta, a dirla tutta neanche troppo pericolosa. Qualcosa di più succede al 38’: cross dalla destra di Coraini, Chimini sbaglia completamente l’uscita alta e devia il pallone verso i piedi di Marcandella, che aspetta un po’ troppo prima di calciare a rete, facilitando il salvataggio di Kostadinovic. L’Este si fa pure annullare un gol al 45’, per un fallo di Guagnetti su Bertoldi. La ripresa dà qualche spunto in più: da una parte, il mediano atestino Maldonado impegna Chimini su punizione (57’) mentre, sponda Dro, Proch fa solo sporcare la divisa purpurea all’estremo di casa Lorello (58’), almeno quanto il rasoterra di Gili (61’), debole e senza pretese. L’Este ha un guizzo al 72’ con Ferrara che, su calcio piazzato, trova la deviazione imprecisa di Mastroianni. Risponde subito il Dro, aprendo in due la difesa dell’Este con un contropiede iniziato da Proch e finalizzato (malamente) da Colpo. Da un’intuizione di Maldonado (85’) arriva un’altra palla gol per Mastroianni, poco convinto nel tocco decisivo. Nel finale, risolve tutto lo stopper di turno: sugli sviluppi di una punizione, Guagnetti sbuca dalla mischia e infila Chimini da due passi. HA DETTO. «È stata una partita molto difficile» commenta nel post-gara l’allenatore in seconda dell’Este Edrik Tiozzo (in panchina al posto dello squalificato Andrea Pagan). «Il Dro si chiudeva molto bene e ripartiva con grande velocità, proprio come ci aspettavamo. Noi, però, siamo riusciti a portare a casa tre punti con la determinazione, giocando un ottimo secondo tempo e sfiorando più volte l’1-0».

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Le hanno provate tutte. Hanno cambiato panchina e fatto restringere pure il campo. Ma nulla da fare. Al Montebelluna, in questo periodo, non gira bene. Considerazione che trova più sostanza, ripensando agli episodi salienti del match con il Campodarsego: la capolista padovana torna a casa con il bottino pieno dal San Vigilio grazie a una deviazione di stinco (su tiro dell’ottimo Piaggio) e malgrado due rigori parati da Rigo. Ai biancocelesti di Zulian (ieri ha sostituito lo squalificato Fonti) non è bastato passare in vantaggio con Pittarello, ma la prestazione di personalità e cuore sciorinata con Campodarsego fa ben sperare in prospettiva salvezza. Più avvezzo in casa al giro palla, il Monte è parso a suo agio nelle ripartenze. Tuttavia, in attesa di recuperare il derby con il Giorgione, la squadra langue in zona playout e la matricola ha patito l’ottava sconfitta stagionale, la settima nelle ultime nove giornate. Il Monte ha riproposto Rigo fra i pali, giocando speculare al Campodarsego con il trequartista Fasan nel ruolo di Radrezza. Prima frazione vivace, i padovani si assicurano il possesso, ma creano a sprazzi. I montelliani si affidano ai guizzi di Zecchinato, ma la retroguardia ospite controlla. L’iniziativa di Rubin alzata sopra la traversa da Rigo e la botta da lontano di Radrezza sventata dallo stesso numero uno montelliano non scardinano il punteggio. La capolista preme sull’acceleratore, Fasan e soci traballano. Rigo deve mettere una pezza su Aliù, clamorosa l’occasione ciccata da Cacurio. E quando sbagli troppo, la punizione è sempre dietro l’angolo. A confezionarla, in apertura di ripresa, Pittarello. Che raccoglie il pallone spedito sul palo da Sartori, beffando Vanzato in diagonale. La gioia, tuttavia, è effimera. Il Campodarsego impatta 4 minuti dopo, traducendo in gol la punizione di Bedin. Una staffilata rasoterra che sorprende Rigo sul suo palo. La matricola può persino capovolgere la contesa: Fabbian affossa Piaggio che poi dal dischetto si fa ipnotizzare da Rigo (sfera spedita sul montante). I biancocelesti prendono coraggio, trovano in Fasan la benzina per il contropiede. In fase di finalizzazione, però, manca precisione. Gli ospiti non restano a guardare e sugli sviluppi di un secondo penalty conquistano il vantaggio: se lo procura Aliù (fallo di Mbengue), Rigo si supera su Radrezza, ma sulla respinta il tiro svirgolato (deviato di stinco da un difensore) di Piaggio s’insacca. Il Monte spreca due clamorose opportunità con Zecchinato e Visinoni, l’estremo biancoceleste fa i miracoli e l’arbitro Cosso annulla per fuorigioco il tris padovano. I biancocelesti ci credono fino alla fine, chiudono in attacco pure con il portiere, ma tanta generosità non viene premiata.

Ore 15.10 – (Gazzetta di Mantova) Ben vengano le bocche cucite ma solo se giustificate dal responso del campo, che in fondo è l’unica sentenza che interessa realmente ai tifosi. Così, a metà tra lo scaramantico e la necessità di non mettere mano a ciò che sembra finalmente funzionare, anche lo 0-0 sul campo della prima della classe passa in rassegna senza lo straccio di un’opinione, eccetto quella del tecnico Javorcic. Per la verità c’è Bruno Bompieri a farsi sfuggire un cauto «bene così, la squadra ora è più equilibrata e sono fiducioso per il prosieguo della stagione oltre che felicissimo per questo punto», ma siamo al livello di confidenze che certo non stravolgono il sistema di (non) comunicazione imbastito in viale Te. Eppure, sulle ali dell’entusiasmo per il trionfo di Bassano c’era tutto lo stato maggiore dell’Acm a soffrire per l’undici virgiliano dalla tribuna del Tombolato: tutti meno il presidente Sandro Musso che, alle prese con l’influenza, ha seguito la partita in tv via web da casa. C’era appunto Bompieri, i suoi partner storici Giambattista Tirelli e Carlo Giovanardi e sul fronte mantovano anche l’ex socio Cecchin, da sempre affezionato ai colori biancorossi, per proseguire con Sergio Fincatti, l’avvocato del club Carlo Pegoraro e Maurizio Ruberti, quest’ultimo alla prima trasferta stagionale. Con loro (ma in disparte) anche il ds Alfio Pelliccioni, il direttore generale Matteo Togni e l’addetto stampa Pecoraro, oltre a Serafino Di Loreto e Paolo Musso presenti sulla panchina dell’Acm. Insomma, tutti a fine gara col volto disteso e dai sorrisi tra loro ammiccanti, ma di fatto impossibilitati ad esprimere pubblicamente a parole la soddisfazione di un cambiamento che ha prodotto quattro punti in due gare nel covo di due big del torneo e che pare condurre il Mantova a vedere la luce in fondo al tunnel. La voce non manca certo al centinaio di supporter che hanno sostenuto la squadra durante l’intero incontro, fino al meritato applauso reciproco finale: preso atto del cambio di rotta a livello tecnico e di un impegno che non è mai venuto meno anche a fronte di risultati talvolta scoraggianti, è pace fatta tra la tifoseria ed il club. Ora basterebbe qualche vittoria casalinga per riportare autostima ad una piazza che si accende senza farselo ripetere ma che per tornare in linea con le aspettative minime dichiarate la scorsa estate dovrebbe prima lasciare la zona playout, al piú presto. Poi, magari, anche tornare a interagire con la città, posto che un successo convincente vale più di mille parole. E per fortuna, la gente, può farsi l’opinione che più ritiene opportuna.

Ore 14.50 – (Gazzetta di Mantova) «È stata una partita a scacchi, la squadra ha dimostrato grande maturità e sono molto soddisfatto». L’allenatore del Mantova, Ivan Javorcic, esce rinfrancato dallo stadio Tombolato di Cittadella. I biancorossi sono stati protagonisti di una prestazione senza sbavature al cospetto di una vera e propria corazzata costruita per il salto di categoria. «Siamo stati bravi – spiega il tecnico croato – abbiamo tolto punti di riferimento importanti per loro e nel primo tempo in un paio di occasioni li abbiamo messi in difficoltà con le ripartenze. È ovvio che ci sono ancora molte cose da migliorare, ma anche oggi (ieri, ndr) abbiamo dimostrato di essere all’altezza, così come avevamo fatto a Bassano». Ma allora comincia ad essere il Mantova di Javorcic? «È ancora presto – fa il pompiere il tecnico – ma sicuramente c’è una buona base. Non dimentichiamoci che il Cittadella del mio maestro Venturato è una squadra attrezzata per la promozione e sono sicuro che alla fine dell’anno raggiungeranno il loro obiettivo». Non subire gol sul campo della capolista non è facile e per questo Javorcic loda i suoi: «La nostra tenuta difensiva è stata eccezionale, su questo non c’è niente da dire. Ma ci tengo a precisare che noi eravamo venuti qui per vincere, come sempre. La mia squadra ha valori importanti e con il tempo verranno fuori sempre di più. Se saremo intelligenti, diventeremo una grande squadra». Sabato si torna al Martelli e arriva la Feralpi. Mancherà Raggio Garibaldi, che era in diffida e ieri è stato ammonito. «Sembra banale – spiega Javorcic – ma noi non abbiamo titolari e riserve, lo dico sinceramente. Certo, Raggio per noi è importante, ma verrà sostituito a dovere». Sempre sabato dovrebbe rientrare Momentè. «Sì, spero di sì – dice il tecnico – Se giocherà con Ruopolo? Non lo so. La mia idea di calcio la conoscete: per me i moduli sono importanti fino ad un certo. L’importante è avere tutti i giocatori a disposizione. Non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo e che fino a poche settimane fa le difficoltà erano tante». Javorcic crede nel suo gruppo e non a caso ieri ha evitato di commentare le prestazioni dei singoli. Tutti promossi, dunque, e non potrebbe essere altrimenti al termine di una partita che il Mantova avrebbe potuto addirittura vincere, magari grazie ad un episodio. Ma il punto di Cittadella è comunque d’oro.

Ore 14.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova dopo il colpaccio di Bassano conferma di essere una squadra ritrovata e mette la museruola al Cittadella capolista, costringendolo al pari al “Tombolato”. Lo 0-0 non cambia il quartultimo posto in classifica ma è un segnale importantissimo in vista del prosieguo del campionato. I biancorossi, infatti, grazie alla cura Javorcic ora sono una squadra compatta, capace di difendere con grande efficacia e di creare anche pericoli in avanti. Si comincia sotto i riflettori con le due squadre schierate secondo i moduli annunciati. Javorcic conferma il 4-3-2-1 e la formazione della vittoriosa trasferta di Bassano, sostituendo l’infortunato Caridi con Zamarini. Venturaro risponde con un 4-3-1-2 che propone in prima linea il recuperato Litteri e Jallow. Gli ex biancorossi Dalla Bona e Ruopolo sono in campo, mentre sull’altro fronte Donazzan parte in panchina. I padroni di casa partono a mille all’ora e mettono subito in chiaro perché sono primi in classifica. Per più di dieci minuti il Mantova non riesce a venir fuori dal guscio, subendo il pressing avversario nella propria metà campo. Il Cittadella spinge molto, soprattutto a destra dove il trequartista Chiaretti si sposta sovente per creare superiorità numerica, ma Bonato non corre rischi particolari. Soltanto una punizione di Benedetti finisce poco lontano dal palo della porta dell’Acm. Testata la tenuta difensiva, il Mantova poi pian piano trova le misure e inizia un’altra partita. Al primo affondo (15’) serve un buon intervento di Alfonso per dire no a Gonzi. Poi è una punizione di Dalla Bona a dare l’illusione del gol e subito dopo Ruopolo “rischia” di segnare su errato rinvio di Alfonso, pressato dai biancorossi. Ora è il Mantova a farsi preferire: la squadra guadagna campo, pressa bene, costringe gli avversari a soventi lanci lunghi e attacca con efficacia su entrambe le fasce con gli inserimenti di Scalise e Scrosta. Interessante l’analogia con il “vecchio” Mantova nell’impostazione della manovra da dietro, con i soli due centrali che restano dietro e i terzini alti per creare superiorità numerica. Digressione a parte, c’è da segnalare che nel finale di tempo (37’) Ruopolo sciupa un’ottima occasione su assist di Di Santantonio, mentre dall’altra parte è Chiaretti (41’), in sospetto fuorigioco, a divorarsi il vantaggio. Nella ripresa il Cittadella prova subito a forzare i tempi, attaccando a testa bassa, ma il Mantova tiene bene e non rischia praticamente nulla, Venturato così gioca la carta Bizzotto (21’) al posto di Jallow per provare a svegliare l’attacco granata. Javorcic però non si impressiona per nulla e anzi butta dentro Ungaro (28’) per Zammarini, lanciando il segnale di volersela giocare fino in fondo senza timori. Ed è infatti biancorosso il primo tiro in porta della ripresa, con Alfonso costretto a smanacciare in angolo una punizione bomba di Dalla Bona. Venturato nel finale butta dentro anche gli eterni Sgrigna e Coralli, mentre Javorcic inserisce Foglio per Di santantonio e poi Sereni per Ungaro, che accusa problemi di stomaco. I padroni di casa tentano l’assalto finale ma, a parte un gol in fuorigioco di Coralli, Bonato non rischia nulla. E il pari è strameritato.

Ore 14.10 – (Gazzettino) Non ha tanta voglia di fermarsi a parlare il presidente Andrea Gabrielli. A fine gara soltanto una fugace capatina in sala stampa, perlopiù per salutare i presenti. Toccata e fuga, insomma: «Non ho tante cose da dirvi, lasciamo parlare l’allenatore e i giocatori». Alla fine, però, concede un paio di battute, a commentare un Cittadella che, vincendo con il Mantova, avrebbe davvero potuto vestire i panni del padrone del torneo. «No, non ci sarà un vero dominatore, non in tempi brevi. C’era la possibilità di allungare in classifica, questo sì. Peccato, non ne abbiamo approfittato». Comunque, il pareggio è sostanzialmente giusto. «Ogni punto bisogna sudarselo in campo, quella con il Mantova non era una partita affatto facile, lo si sapeva alla vigilia. L’avversario era ben messo in campo, compatto e aggressivo in diversi frangenti». Secondo pareggio consecutivo per il Cittadella, prima gara senza gol al Tombolato. «Non ci sono squadre cuscinetto nel girone, semplici da affrontare», spiega il presidente granata. Nel turno odierno pareggiano tutte le prime in classifica, e al Cittadella basta per restare da solo al comando. «Va bene il punto raccolto – conclude Gabrielli – Guardiamo avanti con fiducia». Domenica si va a Bassano, secondo derby per il Cittadella.

Ore 13.50 – (Gazzettino) L’occasione era quella giusta per allungare in vetta alla classifica, invece lo 0-0 con il Mantova conferma il Cittadella al primo posto con il gruppo delle rivali che insegue compatto. Il tecnico granata Roberto Venturato è comunque soddisfatto del risultato e della prestazione: «Abbiamo concesso poco ad un avversario che ha riferimenti importanti e abbiamo creato le occasioni per sbloccare il risultato. Siamo riusciti a tenere la partita in mano mantenendo sempre alta la concentrazione. A mio avviso ci stava il rigore su Chiaretti e non so se Coralli fosse in fuorigioco nel gol che ha realizzato. Il Mantova si è confermato formazione attenta e con diversi giocatori di qualità, Ruopolo è uno che sa tenere palla. Ha una piazza che ama la squadra e ha valori importanti da esprimere». Dove il Cittadella deve migliorare è presto detto: «Dobbiamo diventare più bravi a sfruttare le occasioni che creiamo. Mi sarebbe piaciuto vincere, ma abbiamo comunque dato continuità ai risultati. Ci attende un periodo impegnativo perchè giocheremo le prossime partite contro avversari di alta classifica, concentriamoci da martedì sul Bassano che ha fatto bene negli ultimi due anni». Tornando al match con i virgiliani, aggiunge Venturato: «Siamo partiti bene facendo girare la palla, ma non siamo riusciti a sbloccare il risultato. Il Mantova è riuscito a chiudere tutti gli spazi. Nel secondo tempo ho inserito Bizzotto che è bravo nell’uno contro uno, e poi anche Sgrigna e Coralli che possono sempre trovare la giocata vincente. Non siamo riusciti a fare nostra l’intera posta in palio, ma è pur sempre un punto importante». Lucas Chiaretti ha avuto sul finale del primo tempo la palla buona. «Era una ghiotta occasione – spiega il fantasista brasiliano – ed ero convinto di segnare, invece ho calciato alto. Abbiamo comunque fatto noi la partita e c’era un rigore su di me. Vorrei anche rivedere se Coralli era davvero in fuorigioco». Per la prima volta al Tombolato il Cittadella non ha segnato almeno un gol. «Ritengo che la nostra prestazione sia stata positiva, ci è mancato solo il gol. Abbiamo provato anche spingendo sugli esterni, ma loro sono stati bravi nelle chiusure. Ormai gli avversari ci studiano e si preparano bene sul come bloccarci. Sarà sempre così, mentre all’inizio anch’io riuscivo a muovermi meglio sugli spazi. Devo cercare la palla giusta per segnare o mettere un compagno in condizione di farlo. Bisogna migliorare anche in questo». Amedeo Benedetti è tornato titolare mercoledì scorso in Coppa Italia e contro il Mantova è stato confermato sulla corsia di sinistra: «Sono soddisfatto della mia prestazione e anche di quella della squadra. C’è il rammarico per non avere vinto, ma un gol con Coralli lo avevamo fatto e dal campo mi sembrava regolare. Al Mantova il pareggio andava bene, noi ci abbiamo provato e dobbiamo sicuramente migliorare negli ultimi metri. Siamo comunque sulla strada giusta, dobbiamo rimanere tranquilli e continuare a lavorare come stiamo facendo». Quanto al suo utilizzo, conclude: «La rosa a disposizione del tecnico è ampia e competitiva, io cerco di dare il massimo negli allenamenti e a fare bene quando sono chiamato in causa».

Ore 13.30 – (Gazzettino) Il Cittadella non riesce a cogliere l’occasione per allungare in vetta alla classifica. La sfida con il Mantova finisce in parità e per la prima volta la truppa di Venturato non trova il gol in casa. Bravi gli ospiti a fare densità in mezzo al campo e a chiudere tutti gli spazi, ma anche a riproporsi con pericolosità in avanti quando ne hanno avuto l’occasione. Spuntati i granata nelle giocate d’attacco, sia per colpa dei tanti errori di misura nei passaggi e sia per la giornata di scarsa vena dei giocatori offensivi. E dire che l’approccio alla gara del Cittadella era stato assai promettente, con due angoli conquistati in appena quattro minuti, un rigore reclamato su Chiaretti e una serie di buone trame sulle corsie esterne. Il tutto si è concretizzato con una velenosa punizione di Benedetti che ha lambito il palo alla sinistra di Bonato. Un po’ alla volta il Mantova è però uscito dal suo guscio e ha iniziato ad impensierire la retroguardia granata. Un errore di Bobb (15’) ha innescato Gonzi il cui destro in corsa ad incrociare è stato sventato con bravura da Alfonso. Poco dopo è stata provvidenziale una chiusura in extremis di Cappelletti. Quindi l’ex Dalla Bona ci ha provato su punizione. Poi uno sciagurato rinvio di Alfonso ha rischiato di spianare la strada del gol a Ruopolo, ma il portiere è riuscito appena in tempo a rimediare al suo errore e a disinnescare la minaccia. Solo dopo la mezz’ora il Cittadella ha ritrovato un po’ il filo del gioco, ma la spinta sulle fasce non è stata più efficace come in avvio e i rifornimenti per gli attaccanti sono arrivati con il contagocce. Non a caso è stata ancora la formazione virgiliana a sfiorare il vantaggio (37’): invitante il pallone dalla destra per Ruopolo che al volo da posizione favorevole non è riuscito ad inquadrare la porta. L’occasione più ghiotta del primo tempo è comunque capitata al 41’ sui piedi di Chiaretti che ha raccolto a due passi dalla porta un pallone filtrante di Iori: pronta la girata del brasiliano che però di sinistro ha incredibilmente alzato la mira. Ridotte all’osso le emozioni della ripresa. Il Cittadella ha continuato nel suo arido predominio territoriale, mentre il Mantova senza soffrire più del dovuto si è preoccupato soprattutto di addormentare il gioco. Dopo che Bizzotto aveva sostituito un evanescente Jallow, nel finale di partita Venturato ha gettato nella mischia anche Sgrigna e Coralli. Quest’ultimo, pochi secondi dopo il suo ingresso in campo, ha trovato la deviazione vincente sotto porta di testa, ma l’arbitro ha annullato per un dubbio fuorigioco. E sull’ultimo assalto dei granata è stato vistosamente strattonato in area nel mezzo di una furiosa mischia. Il direttore di gara non è stato però dello stesso avviso e sul Tombolato è calato il sipario.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Alla fine, Roberto Venturato è soddisfatto. Nonostante una prova non troppo brillante e il secondo pareggio consecutivo, il tecnico granata si gode il ritrovato primato solitario in classifica: «E già questo per me è motivo di grande soddisfazione», commenta l’allenatore. «Io voglio guardare il bicchiere mezzo pieno, che ci vede tornare in testa da soli al termine di una partita giocata in maniera molto attenta. Nei primi venti minuti siamo partiti forte e nel complesso, a parte una parentesi nella ripresa, abbiamo giocato bene, condendo poco e creando occasioni». Venturato non vede un calo dei suoi, e recrimina solo sugli episodi: «Dobbiamo ancora crescere nella capacità di sbloccare il risultato, sfruttando anche i minimi episodi, magari su calcio da fermo. Questo ci manca e in partite del genere sarebbe decisivo, contro squadre come il Mantova, brave a chiudersi nella propria metà campo. L’allievo ha superato il maestro? Così ha detto il campo e quindi faccio i complimenti a Javorcic, mio ex giocatore e persona che stimo molto». Domenica prossima, invece, sarà big match a Bassano: «Grande partita, contro una squadra che negli ultimi due anni ha fatto benissimo. I punti adesso si faranno molto pesanti, noi siamo attesi da un ciclo molto duro e l’importante sarà trovare continuità di risultati». E magari far girare a proprio favore qualche episodio arbitrale: «Ho molti dubbi sul gol annullato a Coralli e sul rigore negato a Chiaretti», sospira Venturato, al quale fa eco lo stesso fantasista brasiliano. «Il fallo su di me era assolutamente da rigore, peccato», spiega Chiaretti. «Sono rammaricato anche per l’occasione che non ho sfruttato sul finire del primo tempo. Ero davanti al portiere, convintissimo di segnare, invece l’ho presa male. Mi spiace molto». Il numero dieci è rimasto imbrigliato dal gioco avversario: «Avevo sempre un uomo addosso, era difficile trovare spazi. Ormai le squadre rivali ci conoscono e giocano così. Anche per questo sono contento della nostra prova, abbiamo fatto girare bene la palla e ci è mancato soltanto il gol». Un concetto ribadito anche da Amedeo Benedetti, che nei primi minuti ha sfiorato la rete su punizione: «Da parte mia sono soddisfatto della prestazione personale», spiega il terzino. «Peccato per i tre punti sfumati, abbiamo avuto le nostre occasioni e forse dovevamo essere più cattivi. Ma non vedo un passo indietro dal punto di vista del gioco. Il Mantova è venuto per difendersi e cercare il pareggio e ci è riuscito. Con una vittoria avremmo potuto allungare, proveremo a prendercela a Bassano. Secondo me siamo sulla strada giusta». Benedetti, tornato titolare, vive in costante ballottaggio con Donazzan: «Normale, la rosa è ampia. Io cerco solo di dare il massimo e farmi trovare sempre pronto».

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Nessuna fuga in classifica e un piccolo passo indietro sul piano del gioco. Il Cittadella trova il secondo pareggio consecutivo in campionato, non riuscendo ad andare al di là di uno spento zero a zero contro il Mantova. Di buona c’è la tenuta difensiva e il ritrovato primato solitario in classifica a più uno sul Pavia, ma l’impressione è che si sia persa una buona occasione per provare ad allungare in vetta. Gli uomini di Venturato, nonostante il forcing nei minuti finali del secondo tempo, sono riusciti raramente ad impegnare la difesa virgiliana. Onore al merito, comunque, a un Mantova che appare rigenerato dalla cura Javorcic, riuscito ad uscire indenne dalla doppia trasferta veneta, nella quale non ha preso gol, vincendo a Bassano la scorsa giornata e fermando la corsa del Cittadella. Inizio sprint. Alla fine di un weekend tragico, una volta tanto il minuto di silenzio su un campo da calcio è vero e sentito: per sessanta secondi lo stadio si ammutolisce di colpo e non si sente volare una mosca nel ricordo delle vittime della strage di Parigi. Quindi, al fischio d’inizio, il Mantova non riesce a replicare la stessa verve urlata a gran voce dai 150 tifosi al seguito, sudando sette camice per tenere a bada la pressione del Cittadella. La squadra di Venturato (che conferma il 4-3-1-2 lasciando in panchina gli acciaccati Pascali e Paolucci) è come se piazzasse un muro all’altezza del centrocampo, si riversa nella trequarti ospite e prova a sbloccare immediatamente la gara. La pressione è forte, i ritmi sono alti, al Citta manca solo l’intuizione per smarcare un uomo davanti al portiere, ma l’impressione è che il gol sia vicino. Impressione che, purtroppo per i granata, rimarrà tale. La foga del Cittadella in pratica si conclude con una punizione di Benedetti che sfiora l’incrocio dei pali al 12’. Dal quarto d’ora in poi il Mantova si riorganizza, riesce ad uscire dal guscio e dimostra di essere una squadra in netta ripresa rispetto al deludente avvio di campionato. Le occasioni migliori del primo tempo, infatti, sono di marca virgiliana, con i granata che, ogni tanto, faticano a contenere le ripartenze ospiti. Al 15’ ci vuole un grande intervento di Alfonso per negare la rete a Gonzi, mentre al 25’ è Dalla Bona a far gridare al gol, con una punizione a effetto che colpisce soltanto l’esterno della rete. Il Citta non riesce più a trovare le misure offensive, vive su qualche fiammata di Jallow e paga la giornata di scarsa vena di Chiaretti. E così la palla migliore capita sul destro di Ruopolo, che da ottima posizione su cross di Di Santantonio, spara alto. I tifosi granata sudano freddo e poi imprecano, visto che al 41’ Chiaretti decide di imitare lo stesso Ruopolo, calciando alle stelle, dal limite dell’area piccola, dopo che la difesa biancorossa si era fermata chiedendo il fuorigioco. Noia. Se il primo tempo non era stato particolarmente ricco di emozioni, ma si era mantenuto su ritmi abbastanza elevati, la ripresa scade molto di tono. Il Cittadella ricomincia tenendo il pallone, senza però trovare quasi mai lo spazio per accelerare, complice un atteggiamento molto accorto del Mantova. Ogni tanto, in questi casi, la soluzione è provare con il tiro da fuori, ma la sventola di Schenetti all’8’ sorvola la traversa. Rispetto al primo tempo il Mantova arretra molto il baricentro, badando a difendersi con ordine contro un Citta che non riesce a trovare il bandolo della matassa. Le emozioni sono poche e c’è spazio soprattutto per gli episodi da moviola. Al 20’ Chiaretti cade in area dopo un contatto con Trainotti, l’arbitro lascia proseguire scatenando l’ira del pubblico. Al 36’, invece, è giusta la decisione del secondo assistente D’Annibale, che annulla per fuorigioco un gol di testa del neoentrato Coralli. Il Citta, meno brillante rispetto alle ultime uscite, ha il merito quantomeno di provarci fino all’ultimo, nei minuti finali cinge d’assedio la trequarti avversaria, ma non va al di là di qualche mischia in area, dovendo rimandare la fuga in classifica.

Ore 12.20 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6; Dionisi 6, Diniz 6, Niccolini 6, Favalli 6; Corti 6.5, Bucolo 6, Mazzocco 6; Cunico 6.5, Altinier 6.5, Neto Pereira 6.5 (Petrilli 6.5).

Ore 12.10 – (Gazzettino) La ripresa si apre sulla falsariga della prima frazione di gioco, ma il Padova alza il ritmo e accompagna maggiormente le proprie trame offensive, venendo premiato al 16′ grazie ad una pregevole azione palla a terra, con palla di Dionisi sulla destra per Corti che pesca in area Cunico sul cui assist rasoterra si avventa Altinier, fino a quel momento in ombra, per il tap-in vincente di tacco. La rete dà nuova linfa alla squadra che cresce in autostima, dirige in campo con personalità e intensità senza correre alcun rischio. Nel quarto d’ora finale Parlato gioca la carta Petrilli, che subentra a Neto Pereira, debilitato da un brutto fallo di Russo, sanzionato solo con l’ammonizione, e il giocatore ex Martina per tre volte sfiora il vantaggio con grandi giocate. Prima è Ravaglia a intercettare il suo tiro potente e angolato da venti metri (41′), poi al 43′ il suo nuovo tentativo dalla lunga distanza vede la palla colpire il palo alla destra del portiere che poi si supera nella successiva ribattuta dello stesso Petrilli dalla linea dell’area.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Non a caso il primo squillo della gara è di marca biancoscudata con un lancio di Cunico (7′) a pescare sulla linea dell’area Neto Pereira che, leggermente spostato a destra, stoppa la palla di tacco e fa partire una spettacolare conclusione di destro che si stampa sul secondo palo a portiere battuto. L’approccio alla gara dei biancoscudati più efficace rispetto alle precedenti apparizioni esterne è anche frutto dell’atteggiamento sornione della squadra di casa, attenta soprattutto a non concedere spazi, con un solido 3-5-2, e pronta a ripartire di rimessa, attendendo l’occasione giusta che arriva al 18′, anche questa volta con una lettura della situazione non adeguata da parte della difesa padovana. Forte triangola con Formiconi e dalla sinistra in area, libero, ha il tempo per calciare in porta e poi ribadire in rete dopo che la palla ha centrato il palo. Da qui all’intervallo è il Padova a tenere in mano le redini del gioco, senza però trovare sbocchi efficaci e prestando al tempo stesso il fianco al contropiede locale. È in particolare Crialese a sfiorare il raddoppio al 36′ con un tiro scoccato dalla stessa posizione del gol che esce di poco.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Solo i legni, uno per tempo, impediscono al Padova di fare il pieno a Cremona e ottenere la prima vittoria esterna stagionale, al termine di una prova comunque positiva che fa ben sperare in chiave futura. Per la prima volta l’undici di Parlato, al cospetto di un avversario reduce da due successi di fila, è riuscito a riequilibrare una situazione di svantaggio, ma resta il rammarico per un successo non arrivato anche per un pizzico di cattiva sorte. Non mancano le novità nell’undici di partenza, fermo restando la conferma del modulo 4-3-1-2. Ad affiancare Neto Pereira in avanti è Altinier, con Cunico alle loro spalle. In mediana Mazzocco vince il ballottaggio con Ramadani e dietro, con il rientro di Diniz, Niccolini viene preferito a Fabiano. La scelta fatta sul fronte offensivo sembra promettere bene, con la presenza di Altinier che garantisce maggiore libertà a Cunico nel gioco tra le linee.

Ore 11.40 – (Gazzettino) Il primo legno è stato centrato da Neto Pereira, uscito anzitempo per un colpo al ginocchio, effetto di un brutto fallo di Russo: «All’inizio credevo si fosse fatto male seriamente. Grazie al cielo non sembra niente di grave. A inizio ripresa ha stretto i denti, però soffriva e non potevo tenerlo più di tanto in campo. Vediamo da martedì (domani, ndr) come sta». Al suo posto è entrato Petrilli che a sua volta ha colpito il palo con una grande conclusione dai venti metri a pochi istanti dal termine del match. «Il modulo non è cambiato. Gli ho solo detto di allargarsi un po’ più sulla sinistra dato che a lui piace molto giocare da quella parte, anche se poi ha messo in difficoltà gli avversari nel momento in cui si è accentrato ed è andato a calciare in porta. È entrato molto bene e meritava il gol». Cosa è cambiato nella ripresa rispetto al primo tempo? «Direi che l’atteggiamento nelle due frazioni di gioco è stato lo stesso. Nella prima siamo mancati nella fase del gol, eravamo un po’ lenti e in avanti abbiamo sbagliato qualche passaggio. All’intervallo ho detto ai giocatori solo di metterci più qualità e intensità e lo hanno fatto molto bene. Dopo Pavia si è messo di certo qualche mattoncino per dare continuità ai risultati».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Non so se avrei preferito giocare male e vincere o fare bene e prendere il cosiddetto brodino». In agrodolce i commenti a fine gara di Carmine Parlato che mastica amaro per una vittoria che il Padova avrebbe meritato. «I ragazzi meritavano di più – sottolinea il tecnico biancoscudato – per quello che hanno fatto. Sono andati sotto immeritatamente per quanto si è visto nell’arco dei primi 45 minuti, ma sono stati bravi nella ripresa a rialzare la partita, facendo in modo di spingere fino alla fine. Peccato per quella sequenza di pali». Una prova comunque positiva. «Credo che si debba essere contenti perché la squadra ha lavorato molto, giocato con personalità e creato gioco. Se la scorsa settimana avevo detto che non avevamo finalizzato bene, questa volta si sono messi di mezzo i pali che ci hanno fatto raccogliere meno di quanto seminato. Vuol dire che cercheremo di allenare pure questo aspetto per fare in modo di buttarla dentro».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Per Cristian Altinier una rete bella quanto pesante, tutta per la figlia Melita, venuta al mondo a fine ottobre. «Ci tenevo a dedicarle il gol – esordisce – il mio primo da quando è nata. Una gara in crescita. Nel primo tempo c’è stata qualche difficoltà, ma ci sta in trasferta di soffrire un po’ l’impatto degli avversari. Poi siamo venuti fuori, abbiamo trovato le giocate e la fiducia e nella ripresa disputato un’ottima partita, con buone occasioni non andate a buon fine per i pali e le parate del portiere». Guarda avanti capitan Cunico: «Il pareggio ci sta stretto, ma contava la prestazione, è arrivata e ce la prendiamo insieme al punto. La testa è già alla sfida con il Cuneo perché serve una vittoria per dare senso a queste prove». Un flash del diesse Fabrizio De Poli: «La squadra ha lottato e corso fino alla fine, nella ripresa ha aumentato i ritmi, si è alzata maggiormente e i risultati si sono visti. Un passo avanti».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Il presidente Giuseppe Bergamin archivia con filosofia il pareggio ottenuto allo Zini di Cremona. «Nel primo tempo mi ero un po’ preoccupato – racconta – e invece alla fine potevamo portare a casa qualcosa in più di un punto, ma è importante dare continuità e, come domenica scorsa, la squadra ha dimostrato di esserci sia dal punto di vista fisico che della determinazione. Tenevo molto all’aspetto atletico, c’era il dubbio che fisicamente fossimo un po’ carenti e invece ho visto che fino alla fine la squadra ha tenuto ritmi importanti». Padova sfortunato negli episodi? «È chiaro che se segni all’inizio la gara può prendere un’altra piega però credo che da quell’episodio abbiamo preso coscienza dei nostri mezzi. Il primo tempo è stato più equilibrato, nel secondo abbiamo prevalso noi e i tre punti sarebbero stati meritati». In un campionato così equilibrato cosa manca ai biancoscudati per il salto di qualità e per potere puntare ai play off? «La nostra posizione è proprio in bilico tra una parte e l’altra della classifica e siamo in un momento particolare perché stiamo trovando ora la nostra dimensione e nelle prossime partite dobbiamo confermarci e ottenere quei punti che servono per proiettarci in posizioni di classifica più alte. La condizione fisica e mentale sta salendo, i giocatori stanno crescendo in convinzione, come si è visto nel finale».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Citta e Padova, è il campionato del ‘Ciapanò'”) Le prove recenti, compresa quella di ieri allo Zini (stadio che, nonostante tutto, porta bene ai biancoscudati), confortano, perché si sono ammirati idee, spirito di iniziativa e una più che discreta personalità. Non avremo un Padova da podio o quasi, ma neppure da rischio retrocessione, anche se le sabbie mobili sono appena lì sotto. L’importante è che si insista sulla strada imboccata dopo la sciagurata (in tutti i sensi) serata di Pavia. Adesso ci sono tre sfide in cui la posta in palio vale doppio: nell’ordine, Cuneo, Pro Patria e Albinoleffe. Andrebbero vinte tutt’e tre per respirare aria salubre, ma non è facile. Chiedere 7 punti non appaia un azzardo, anche se i gol realizzati sin qui sono stati appena 10 (di cui ben tre rifilati al Mantova). Ma la sfortuna finirà, prima o poi, di penalizzare il gruppo di Parlato. Ci sarebbe da parlare di tanto altro, il pessimo contorno di ieri. Ma ne facciamo volentieri a meno, con quello che succede in questo momento in Europa e nel mondo soffermarsi sulle “trovate” di qualcuno ci sembra solo spazio sprecato. Meglio il calcio giocato,il resto non conta niente.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Citta e Padova, è il campionato del ‘Ciapanò'”) Il “ciapanò” è un gioco di carte nel quale per vincere il giocatore deve evitare di prendere (ciapa-nò) le carte con il valore più alto, i cosiddetti “carichi”. Il buon giocatore evita di tenere in mano le carte alte sino alla fine, perché altrimenti perderebbe la partita in modo disastroso. Cosa c’entra questo paragone, se il calcio è ben altra cosa? Semplice: dopo la giornata di campionato numero 11 in Lega Pro – di fatto siamo ad un terzo del percorso – al tavolo delle prime quattro della classifica del girone A sembra proprio di assistere ad una sfida di “ciapanò”. […] Se il Citta si rammarica per le opportunità di scappare via regolarmente fallite, cosa dovrebbe dire il Padova? Il suo ultimo successo risale al 25 ottobre, il 3-0 al Mantova, ed è l’unico colpo da tre punti messo a segno in otto giornate. Ma i pareggi di queste due domeniche di novembre, pur acuendo la sensazione che questa sia una formazione che concretizza ancora troppo poco rispetto alle palle-gol che crea, hanno fugato un timore che era serpeggiato dentro e fuori la società: un possibile rigetto nei confronti della categoria da parte di una “matricola” partita con molto entusiasmo e poi costretta a fare i conti con inesperienza e mancanza di continuità.

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Edel): Petkovic sv; Dionisi 6, Diniz 7, Niccolini 6.5, Favalli 6; Corti 6.5, Bucolo 6.5, Mazzocco 6; Cunico 7; Altinier 6.5, Neto Pereira 6.5 (Petrilli 6.5).

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Morale: al 16’ Corti è filato via sulla destra, ha messo dentro i 16 metri per Cunico, che ha prolungato la corsa del pallone con un cross basso e teso su cui Altinier si è gettato con prontezza, deviando di tacco alle spalle di Ravaglia. Proprio in quei minuti l’allenatore napoletano stava pensando ad un doppio cambio, inserendo Petrilli e Ilari per passare al 4-2-3-1. Petrilli sfortunato. Qui la partita è svoltata tutta dalla parte del Padova, che con l’inserimento di Petrilli per Neto (dunque, mantenendo il modulo iniziale) ha attaccato con decisione, mettendo in vetrina il piccolo attaccante torinese: prima con un destro da fuori area su cui Ravaglia si è disteso deviando in corner (42’), poi con il palo colpito sempre dal neo-entrato e con il tiro dello stesso conseguente alla ribattuta neutralizzato ancora alla grande dall’estremo difensore grigiorosso (44’). Ai punti avrebbero meritato i biancoscudati, a Pea è andata bene. Anzi, di lusso, perché alla fine la Cremonese era sulle gambe.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Invece, al 19’, in una delle proverbiali ripartenze della squadra di Pea, il risultato si è sbloccato, complice un’ingenuità della retroguardia ospite: Brighenti ha dato palla a Forte, uno-due preciso con Formiconi, e il numero 11 da dentro l’area ha calciato a rete, incocciando nel palo alla destra di Petkovic; palla tornata indietro, ancora sui piedi di Forte, che di destro ha messo dentro, con Diniz e soprattutto Favalli immobili a guardare. Ripresa di ben altro spessore. Detto che la Cremonese ha fallito il 2 a 0 con Crialese, calciando di sinistro fuori da ottima posizione (36’), il Padova uscito dagli spogliatoi, dopo l’intervallo, ha suonato una musica ben diversa rispetto ai 45’ iniziali, dove peraltro la capacità di chiudersi bene da parte dei padroni di casa non lo aveva mai messo in condizione di colpire come Parlato avrebbe voluto.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Palo di Neto, palo-gol di Forte. Parlato ha rimescolato ancora una volta le carte, e se in difesa, ritrovato Diniz dopo la squalifica, ha puntato sugli uomini che avevano fatto bene una settimana prima, i cambiamenti hanno interessato sia centrocampo che attacco. Di nuovo dentro Mazzocco, con Ramadani riportato in panchina, e davanti modulo con il trequartista, ma con Altinier, preferito a Berzotti e Petrilli, accanto a Neto. La Cremonese? Solito 3-5-2, molto arroccata dietro (e con Russo che ha picchiato un po’ troppo…), per ripartire con i due-tre guastatori offensivi, guidati da capitan Brighenti. Nel primo tempo il Padova non ha giocato male, anzi, ma ha tradito il solito difetto: poca “cattiveria” negli ultimi 25 metri. Eppure, il lampo di classe autentica di Neto Pereira dopo 7’ – controllo di tacco in corsa, su lancio di Bucolo, e immediato tiro al volo di destro, con palla ad incocciare il legno alla destra del portiere – avrebbe potuto indirizzarlo comodamente in discesa se si fosse tradotto nella moneta sonante del gol: perché a quel punto i lombardi avrebbero dovuto cambiare atteggiamento tattico, invece di aspettare che fossero gli avversari ad avanzare, aprendo un po’ di più le maglie difensive.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Esce la “X” sulla ruota di Cremona, ma quanti rimpianti! Il Padova si morde le mani per la rabbia, che in soldoni significa imprecare contro la jella – due pali clamorosi – e contro le manone di Nicola Ravaglia, numero 1 dei grigiorossi, che con due straordinari interventi nel finale, entrambi sullo scatenato Petrilli, ha evitato la sconfitta dei suoi, negando ai biancoscudati la prima vittoria esterna. Siamo così al quinto pareggio della stagione, che fa 14 punti in classifica. Undicesima posizione, a 4 lunghezze dalle quinte – FeralpiSalò e Alessandria – ma con l’obbligo di guardarsi bene alle spalle, visto che la zona playout è appena un gradino sotto. Peccato davvero: se contro il Pordenone e l’ex Fulvio Pea fossero maturati due en plein, la graduatoria sarebbe stata ben diversa. E nessuno avrebbe avuto da ridire, perché anche stavolta, come contro i friulani all’Euganeo, Cunico & C. si sono costruiti le opportunità per mettere le mani sull’intera posta, a dimostrazione che le qualità ci sono e, così com’era successo nei primi 45’ della sfida con i neroverdi, si sono dimostrati altrettanto superiori all’avversario, ma nella seconda parte di gara.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Nel secondo tempo, al di là del gol, si è visto un altro Padova. Cosa è cambiato rispetto ai primi 45’? «Innanzitutto abbiamo alzato l’intensità e la qualità, soprattutto a centrocampo. Poi, rispetto alla prima frazione, siamo migliorati sulla trequarti: prima attaccavamo la profondità, in special modo con Corti, ma ci mancava l’ultimo passaggio; poi, nell’occasione del pari, lui e Cunico sono riusciti a creare la superiorità mettendo una gran palla per Altinier, dimostratosi ancora una volta molto bravo in queste finalizzazioni». I rimpianti sono molti, ma nelle ultime due gare avete dimostrato che la sconfitta di Pavia è acqua passata. «Finora, quando andavamo sotto, non riuscivamo mai a portare a casa punti, in questa occasione non è stato così ed è un gran bel segnale di maturità. A conti fatti, tuttavia, devo dire che avrei preferito di gran lunga i tre punti al bel gioco: ben venga la buona prestazione e l’aver fatto in campo le cose provate in allenamento, ma rimane il grande rammarico. Questo è il calcio, però guardiamo avanti con fiducia: dopo Pavia, in due settimane la squadra ha messo più di qualche mattone sulla sua strada».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Ero abbastanza soddisfatto del primo tempo, ma sapevo che dipendeva solo da noi: o avremmo segnato il gol del pari, o sarebbe finita lì, perché il 2-0 della squadra di Pea non sarebbe mai arrivato. Ci prendiamo questo punto, è sempre importante muovere la classifica, ma i ragazzi meritavano di più e la vittoria poteva essere un premio per i loro sacrifici». Dopo l’1-0 di Forte, tuttavia, c’è stato un momento in cui avete rischiato di capitolare. «Era impensabile venire qui a Cremona e non concedere nemmeno un’occasione all’avversario. Forte e Brighenti venivano incontro a turno, prendendo il pallone e cercando gli esterni alti, ed effettivamente è avvenuto così sull’occasione di Crialese». Quando Altinier ha segnato, lei stava per inserire Petrilli e Ilari: sarebbe passato al 4-2-3-1? «Sì, volevo dare alla squadra l’alternativa provata in settimana. Ma ogni tanto capita anche questo: stai per fare un cambio, e un gol, fatto o subìto, ti cambia le carte in tavola. Meglio così».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) La soddisfazione c’è, perché per la prima volta in campionato il Padova, dopo essere finito sotto, almeno un punticino è riuscito a portarlo a casa. Ma c’è comunque la delusione – e stavolta è ben più di un pizzico – perché le due occasioni finali di Petrilli e il palo in avvio di Neto Pereira avrebbero potuto cambiare il senso del pomeriggio di Cremona. «Devo fare i complimenti ai ragazzi perché per quello che hanno fatto oggi (ieri, ndr) avrebbero meritato sicuramente di più», esordisce Carmine Parlato. «Su questo campo, contro un avversario simile, il Padova ha fatto una partita importante, scendendo in campo con personalità: abbiamo raccolto molto meno di quanto seminato. La Cremonese ha realizzato in una mezza azione, noi con tre o quattro nitide palle-gol siamo riusciti a portare a casa solo un punto». Avete creato grandi occasioni contro una difesa rocciosa: è un buon segnale? «Sapevamo che non ci avrebbero lasciato spazi, e, anche se nei primi 45’ siamo riusciti a tenere il pallino del gioco, la finalizzazione non è stata buona come nella ripresa».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) «Oggi (ieri, ndr) il gol è arrivato, e aiuta sicuramente anche me, oltre che la squadra: stiamo prendendo la giusta consapevolezza, fare una prestazione del genere su un campo come questo non può che darci morale per il futuro». Tra i migliori è stato proprio l’assist-man: Cunico, nonostante la gara potesse presentarsi difficoltosa, tra la marcatura a uomo di Gargiulo e il gran traffico davanti all’area di Ravaglia, è diventato uno dei protagonisti. «La gara non è stata facile, e andare in svantaggio subito poteva farci perdere la calma», le parole del capitano. «Abbiamo cercato di giocare, la prestazione è stata più che positiva e il merito è di tutti, non solo mio: se siamo in undici a giocar bene, i risultati si vedono. Prima o poi, anche ad una difesa schierata capita di doversi aprire, e qualche varco lo si può trovare. Ci sono stati due momenti non facili per noi: il primo quando abbiamo preso il gol, per qualche minuto ci siamo innervositi visto che lo svantaggio è arrivato in maniera un po’ casuale, e il secondo quando la Cremonese ha cercato di lasciar perdere il gioco e pensare, invece, a prenderci a pedate, con un intervento su Neto che sarebbe stato da cartellino arancione. Alla lunga il bastone l’abbiamo usato anche noi, e siamo stati più bravi di loro».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Pare di rivedere le immagini di un grande passato, di quando, proprio loro due, a suon di gol trascinavano il Portogruaro in Serie B. Marco Cunico inventava, Cristian Altinier finalizzava. Sono passati anni, ma l’intesa tra i due non è svanita e, anzi, allo Zini è diventata fondamentale. Altinier, dopo aver siglato il suo terzo gol stagionale con un colpo di tacco sul perfetto assist del capitano, ha messo il pollice in bocca, un po’ come fa Francesco Totti, dedicando la rete alla figlia Melita, nata da poche settimane: «Inevitabilmente la dedica va a lei e a mia moglie», le parole dell’attaccante. «È il primo gol che faccio da quando è nata, e il pensiero va a loro». Dopo un periodo non facile, dopo qualche panchina inaspettata, Altinier è tornato decisivo in una delle gare, sulla carta, più difficili: «Non mi aspettavo di giocare all’inizio, lo ammetto, ma spesso il mister nasconde le carte in settimana, ed è per questo che il famoso “farsi trovare pronti” non è affatto una frase fatta. Anche l’anno scorso in avvio di stagione avevo segnato poco, ma avevo saltato le prime gare perché, dopo essere arrivato a fine agosto all’Ascoli, ero in ritardo di condizione. Quest’anno non so cosa sia successo: alcune volte ti capitano tante palle giocabili, in altre gare non ne vedi nemmeno una».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 22, Pavia 21, Reggiana 20, Bassano 19, Alessandria e FeralpiSalò 18, Cremonese 17, Giana Erminio, Pordenone e SudTirol 16, Padova 14, Cuneo, Lumezzane e Pro Piacenza 13, Mantova 12, Renate 9, AlbinoLeffe 7, Pro Patria 1.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati dell’undicesima giornata: Pro Patria-Reggiana 0-0, Cuneo-Pro Piacenza 0-1 (Rantier (Pp) al 45′ pt), Pavia-Bassano 1-1 (Germinale (Ba) al 25′ pt, Cristini (Pv) al 3′ st), SudTirol-Renate 0-0, FeralpiSalò-Lumezzane 2-1 (Tortori (Fs) al 36′ pt, Tagliavacche (Lu) al 48′ pt, Settembrini (Fs) al 37′ st), Cremonese-Padova 1-1 (Forte (Cr) al 19′ pt, Altinier (Pd) al 15′ st), AlbinoLeffe-Giana Erminio 0-2 (Bruno (Ge) al 16′ pt e al 48′ st), Pordenone-Alessandria 1-1 (Mezavilla (Al) al 27′ pt, De Cenco (Pn) al 40′ st), Cittadella-Mantova 0-0.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 15 novembre: termina 1-1 la sfida tra Cremonese e Padova, a Forte risponde Altinier con un pregevole colpo di tacco.




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