Live 24! Padova-AlbinoLeffe, -2: Pillon si presenta e prova il 4-4-2

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) «Non c’è nessun fallimento all’orizzonte per l’Unione Triestina 2012, io sono molto sereno»: Marco Pontrelli ostenta calma e tranquillità anche dopo il no del giudice Merluzzi alla proroga di due mesi da lui richiesta per sistemare la stesura del piano di concordato. Nonostante adesso ci sia in pratica solo una settimana di tempo, secondo il presidente della Triestina lo scenario che si prospetta è molto diverso dal crac, e a parer suo già delineato: «Ho notato vari festeggiamenti sul web per questa notizia ma c’è stato semplicemente un no a una richiesta di proroga, che peraltro anche capisco, niente di più. Io devo ancora giocare le mie carte e il giudice ha già in mano le proposte di acquisto da parte della famiglia Di Piero, che vuole acquistare l’Unione Triestina 2012 e ha già indicato tanto di immobili a garanzia, mentre io ne esco del tutto. Mi pare che la situazione più chiara e trasparente di così non possa essere. Giusto e sacrosanto che il giudice si prenda questa settimana per verificare la solidità delle garanzie e vederci chiaro, del resto nessuno più di lui conosce la legge e pertanto è il primo che non vuole il fallimento della Triestina. Anche perché ricordiamo che la priorità assoluta è la tutela dei creditori. Pertanto tranquilli, non ci saranno commissariamenti, curatori fallimentari o scenari di questo genere, perché una società non può fallire se ha tutti gli elementi per proseguire e andare avanti». Ma Pontrelli va oltre e afferma che la situazione non porterebbe al fallimento nemmeno se il tribunale non accettasse il piano di concordato: «In quel caso lì dovrebbe per forza essere poi fissata un’eventuale udienza fallimentare con tutte le istanze pervenute. Ebbene, se si arrivasse a quell’udienza, quelle istanze le pagherei tutte immediatamente, quindi non ci sarebbe comunque nessun fallimento. Per quanto riguarda invece il resto dei debiti, se la vedrebbero dopo le due società che fanno capo a Di Piero, una volta al timone della Triestina. Comunque ripeto, ora il giudice giustamente esaminerà queste garanzie, e magari si è preso questi giorni anche per verificare se ci sono offerte più corpose. Ma voglio proprio vedere, finora dagli altri solo tante parole e niente fatti: qui invece non si tratta solo di fare chiacchiere, ma di mettere sul tavolo dei soldi».

Ore 21.50 – (Il Piccolo) Lo spettro del fallimento si avvicina sempre più velocemente. È scattato il countdown sulle sorti della Triestina e le lancette del timer hanno cominciato a correre sempre più velocemente. La dead line, ora, è quella del 9 dicembre. Il Tribunale, nel giorno in cui sono arrivate due nuove proposte d’acquisto romane, ha infatti fissato l’udienza sul “dossier Unione 2012” tra poco più di una settimana. Non solo: ha risposto no alla richiesta di proroga del presidente Marco Pontrelli che voleva ancora due mesi di tempo per sistemare la stesura del piano di concordato. E che giustificava quella richiesta con il fatto che il commercialista l’aveva scaricato solo quindici giorni fa mandandogli indietro tutte le carte e bloccando di fatto il piano. Il giudice Riccardo Merluzzi e il presidente della sezione fallimentare Arturo Picciotto hanno notificato ieri mattina il decreto all’avvocato Dario Lunder che assiste Pontrelli. Non è mancata una sorpresa perché i due magistrati hanno chiesto a Pontrelli «gli idonei elementi di chiarimento a sostegno della richiesta di proroga». Merluzzi e Picciotto, in sostanza, hanno chiesto maggiori spiegazioni sulla necessità avanzata peraltro in extremis di disporre di due mesi di tempo in più, non accontentandosi evidentemente del “particolare” del dietrofront del commercialista, lo “studio Boscolo & Partners”, che ha interrotto i rapporti di collaborazione con la Triestina (in quanto non è mai stato pagato) un mese e mezzo dopo il provvedimento con cui il Tribunale fissava alla mezzanotte di martedì scorso il termine ultimo. I due magistrati, nel decreto, hanno dunque dato l’ultimatum a Pontrelli: il presidente dovrà giocare tutte le sue carte entro il 9 dicembre. Altrimenti il collegio composto dai giudici Riccardo Merluzzi, Daniele Venier e Silvia Spadaro procederà, come si legge nero su bianco nel decreto firmato ieri, «alla eventuale dichiarazione di fallimento». Basta scuse, insomma. Basta parole. Adesso, ha sentenziato la magistratura, contano solo i fatti ovvero il piano per ripianare il debito che ammonta a 600mila euro. Non a caso, su incarico di Pontrelli, ieri l’avvocato Lunder ha trasmesso in tutta fretta ai giudici la proposta di acquisto inviata il 23 novembre da Andrea Troiani, amministratore dell’Alimentare holding srl, con sede a Roma in via Lisbona 18. La stessa proposta che in un primo momento Pontrelli aveva liquidato con uno sdegnato «Non voglio nemmeno sapere chi c’è dietro a questa società che comunque non prendo nemmeno in considerazione come acquirente». Sempre ieri lo stesso avvocato Lunder ha inviato al Tribunale altre due proposte entrambe provenienti da Roma. Arrivano l’una dalla Kri.Ma costruzioni con sede a Fonte Nuova in via Parini 32 e l’altra dalla D&M Srl che ha la stessa sede. Entrambe fanno riferimento a Romeo Di Piero, il padre di Pangrazio, l’imprenditore che ha accompagnato Pontrelli in questa avventura triestina fin dall’inizio. Le proposte – in tutto nove righe esattamente identiche – prevedono l’acquisizione del 50 per cento delle quote della Triestina da parte di ognuna delle due società. Ma è chiaro che a questo punto dovranno essere approfondite nell’udienza del 9 al pari di quella dell’Alimentare holding. I giudici, in altri termini, dovranno capire se e quali reali impegni ci sono dietro quelle lettere.

Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Anticipi? No grazie. La prossima settimana tutti gli impegni dei gialloblù saranno come da calendario. Domenica il viaggio ad Abano, mercoledì quello a Verona per la Coppa e poi, sempre la domenica, la sfida alla capolista Campodarsego. Di fatto, il mancato spostamento al sabato del match di Abano ha obbligato queste scelte. Dura scendere in campo appena due giorni dopo in Coppa, seppur nel giorno dell’Immacolata. Resta il fatto che sarà una settimana che un po’indirizzerà la seconda parte di campionato. Il pari con il Venezia è stato positivo ma è anche costato il terzo posto e quanto meno sarebbe importante riconquistarlo prima di Natale, in modo di andare al riposo con il giusto spirito. Abano, cambio in panca. Da sabato sulla panca dei neroverdi non c’è più mister De Mozzi. L’allenatore patavino è stato esonerato, pare per qualche discussione di troppo con la dirigenza. In panchina a Fontanafredda c’era il ds Maniero e anche domenica si protrarrà questa situazione che potrebbe pure non essere così tanto provvisoria. Per la cronaca, in Friuli è arrivato un 2-2 tutto sommato positivo anche se la classifica ancora non è proprio piacevole. Giudice sportivo. Nessun provvedimento. Gialloblù e termali saranno quindi senza problemi, da questo punto di vista. Il Belluno ha sempre due diffidati tra le sue fila, ossia Calcagnotto e Acampora.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) Dalla doppia seduta di ieri arrivano alcune note positive per il tecnico Colombo che rivede in campo contemporaneamente Danza, dopo un lungo stop per un problema al ginocchio, oltre a Nolè e Maltese che avevano saltato la sessione di martedì rispettivamente per affaticamento ed indisposizione. Adesso gli occhi restano puntati sulla difesa dove il dottor Taglia, il medico della Reggiana, fa il punto della situazione. «Fortunatamente stanno tornando quasi tutti a disposizione – conferma il responsabile dello staff medico granata – anche se il problema sta nel ruolo dei giocatori infortunati perché dall’inizio dell’anno si sono sempre fermati contemporaneamente nello stesso reparto come sta accadendo adesso in difesa con Parola e Sabotic. Però sono due situazioni che non rappresentano più un problema di ordine medico perché molto dipenderà dalla loro sopportazione del dolore quindi la loro disponibilità sarà una scelta dei giocatori oltre che tecnica. Sabotic, ad esempio, è al pari dei compagni con la corsa però il ginocchio è stato operato solo un mese fa e la previsione era di un rientro al 100% dalla prossima settimana mentre Parola, sottoposto martedì a radiografia, ha una costola incrinata che gli causa forte dolore. Nel suo caso probabilmente abbiamo preso alla leggera un colpo che il ragazzo aveva ricevuto tempo fa e adesso lo sottoporremo ad adeguate terapie anche se il dolore al costato è particolarmente fastidioso per chi deve svolgere in partita un certo tipo di lavoro. Domenica non mi meraviglierei nel vederli entrambi giocare ma, allo stesso modo, avrebbero tutti e due valide motivazioni per stare fuori». Per Parola i guai erano cominciati nella gara interna col Cuneo quando in uno scontro di gioco si era causato una microfrattura ad una costola ma il pisano aveva stretto i denti in un momento delicato per la squadra, cercando solo di limitare i contrasti per non peggiorare la situazione, ma purtroppo il colpo di grazia ricevuto sabato sera potrebbe tenerlo fuori alcune partite. In attesa di certezze il trainer non ha ancora provato la formazione che domenica ( ore 17.30 al Città del Tricolore ) affronterà il Pavia, ma tutto lascia pensare, almeno dietro, ad una riconferma della difesa a tre con gli stessi uomini del secondo tempo di Cittadella: Spanò a destra, De Biasi centrale e Frascatore a sinistra.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) I biancorossi hanno chiuso ieri pomeriggio, nella fitta nebbia del “Dante Micheli”, la due giorni di allenamenti intensivi decisi da mister Javorcic approfittando della settimana lunga, che vedrà il Mantova in campo lunedì (ore 20) al Martelli contro l’Alessandria. La squadra ha lavorato tanto sul piano atletico ma anche sul fronte tattico, con esercitazioni sul campo e con una lunga seduta video. E a far visita è arrivato l’ex Severino, che ora gioca nella B slovacca. Per quanto riguarda l’infermeria, ci sono da segnalare normali problemi di affaticamento per alcuni giocatori. L’unico che preoccupa, però, a detta del mister è Valerio Foglio, che accusa un indolenzimento nella zona pubica. Nei prossimi giorni le sue condizioni verranno valutate con attenzione, sperando di recuperarlo per la sfida con l’Alessandria. L’altro osservato speciale, com’è ormai consuetudine, è Francesco Ruopolo, che sta gestendo da settimane un problema al ginocchio con infiltrazioni mirate e con carichi molto ridotti in allenamento. Il bomber anche questa volta dovrebbe comunque farcela a rimettersi in sesto per il fine settimana e a indossare la maglia numero 9 nella prossima gara di campionato. Fuori causa restano invece gli infortunati Pane, Caridi e Beretta. Ieri, dopo l’allenamento pomeridiano, la squadra ha fatto visita all’Aquardens di Pescantina. Oggi Javorcic ha concesso ai giocatori una giornata di riposo. Da domani mattina i biancorossi tornernanno ad allenarsi al “Dante Micheli”.

Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) La sua Alessandria è lanciatissima in campionato e ha appena espugnato Palermo in Coppa Italia, ma l’emozione più forte della settimana calcistica Giuseppe Magalini la vivrà lunedì tornando al Martelli. E non potrebbe essere diversamente per l’ex ds biancorosso, mantovano doc, che ha scritto insieme a patron Fabrizio Lori e a Mimmo Di Carlo la storia recente dell’Acm. L’emozione. «Sono sincero – confessa Magalini, – entrare al Martelli ti muove sempre qualcosa dentro di inspiegabile. Nel nostro stadio abbiamo combattuto tante battaglie, ci siamo tolti soddisfazioni incredibili, abbiamo vissuto un entusiasmo pazzesco. Nulla può cancellare certe cose e il mio legame con il Mantova, che seguo sempre assiduamente». Juric e Boniperti. Sì, al punto che in estate ha portato ad Alessandria Boniperti e stava per ingaggiare anche Juric… «Boniperti l’avevo seguito l’anno scorso e nella partita contro di noi ci aveva massacrato insieme a Caridi. È un buon giocatore, adesso però è fuori perché è stato operato a causa di un’ernia. Juric, invece, lo ritengo un predestinato: a Mantova ha fatto benissimo e in estate ho cercato di portarlo ad Alessandria, incontrandolo più volte. C’ero quasi riuscito, ma poi è arrivato il Crotone e di fronte alla serie B mi sono dovuto arrendere. È comunque giusto così per lui, perché merita altri palcoscenici. Resto un suo tifoso e lo sento ancora spesso». Javorcic. Torniamo all’attualità: ha visto il Mantova contro la FeralpiSalò al Martelli e magari in altre occasioni, che ne pensa? «Con la FeralpiSalò ha fatto fatica, ma ho visto su internet altre gare, compresa quella di Pavia e ho ammirato una squadra compatta, organizzata e in grado di giocarsela contro chiunque. Javorcic ha dato una precisa identità al Mantova e devo dire che di lui mi avevano parlato bene anche lo scorso anno a Brescia, al punto che avevo seguito alcuni suoi allenamenti. Di persona però non ci conosciamo». Gregucci. Diciamo allora, visto il rendimento dell’Alessandria dopo l’arrivo di Gregucci, che lunedì si sfideranno due club che hanno azzeccato il secondo allenatore della stagione? «Questa è una cattiveria – ride -, però è chiaro che da noi qualcosa non ha funzionato e abbiamo scelto di cambiare. Trovando un tecnico che ci sta portando in alto con carisma, capacità e carattere». Battaglia senza Caridi. Che gara c’è da aspettarsi lunedì? «Una partita tosta, perché entrambe le squadre hanno bisogno di punti e attraversano un buon momento di forma. Forse a noi la trasferta di Palermo lascerà qualche scoria, ma al di là di questo sono certo che al Martelli dovremo superare delle difficoltà. E meno male che non ci sarà Caridi, perché Tano è sempre meglio non avercelo contro». Mantova, programma. Più in generale, che futuro vede per questo Mantova che da anni ormai è sempre in crisi? «Lì è mancata una programmazione seria e da mantovano spero che con l’arrivo di questa nuova proprietà sia la volta buona per avviare un discorso diverso. In questo torneo, comunque, i biancorossi hanno valori magari non da primissima fascia ma sicuramente da metà classifica. Per capirsi, non cambierei il Mantova con il Pordenone. Alla fine la squadra risalirà la classifica, vedrete». La lotta di vertice. E nella lotta per la B invece come andrà a finire? «È difficile dirlo, perché quest’anno il campionato è livellato verso l’alto e ci sono 7-8 formazioni attrezzate bene, mentre non c’è una corazzata tipo il Novara della scorsa stagione. La favorita può essere il Cittadella, non tanto per il valore della rosa in sè quanto perché ha conservato l’impianto degli anni di B e questo può rappresentare un vantaggio. Noi, ovviamente – conclude Magalini -, proveremo a spuntarla, perché dall’anno scorso la proprietà ci ha dato spazio per fare cose importanti e puntare a traguardi prestigiosi. Speriamo di farcela».

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ottimismo per quanto riguarda le condizioni fisiche di Francesco Finocchio, buone notizie dal mercato con l’arrivo ufficiale dell’esterno d’attacco Riccardo Martignago. Ha corso su due binari paralleli, la giornata del Pordenone in vista della gara di sabato contro il Cittadella. Primo: la risonanza magnetica a cui è stato sottoposto Finocchio. Dell’esito si parlerà solo oggi, ma dallo staff neroverde trapela ottimismo per le condizioni della caviglia dell’esterno. Sorrisi dal mercato. È ufficiale l’arrivo della punta Martignago, che da svincolato va a rinforzare la rosa di Tedino. Ex Pistoiese e Catanzaro, ha firmato un contratto che durerà fino a giugno. Nel suo passato c’è anche il Cittadella, con qualche presenza in B, prossimo avversario del Pordenone. «Il Pordenone – sono le prime parole da neroverde di Martignago – ha creduto molto in me e aspettato che recuperassi da un piccolo infortunio. Voglio ripagare la grande fiducia che mi è stata data».

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) Si aspettava soltanto l’ufficialità. Riccardo Martignago è da ieri un nuovo giocatore del Pordenone. Le parti hanno messo nero su bianco, terminando così il periodo di corteggiamento. Da tempo il neo-neroverde era col gruppo, ma un infortunio accusato a ottobre ha rallentato l’operazione. Ora che si è ristabilito è stato concluso l’affare. L’attaccante, classe ’91, ha firmato un contratto annuale con opzione per la stagione successiva. La conferma non sarà legata a motivi oggettivi (presenze, gol eccetera), ma a una valutazione della società al termine del torneo. La punta dovrebbe essere convocata per la gara di sabato che per Martignago è molto particolare: il Cittadella è la sua ex squadra. E non una “ex” qualunque. E’ stato il club padovano, nel 2009, a dare la prima chance professionistica al ragazzo di Montebelluna. Dopo due campionati di serie D con i trevigiani, infatti, il “Citta” ha puntato su di lui facendogli firmare un triennale. Allora i granata erano in serie B. L’esperienza al Tombolato non è stata tra le migliori, considerato che ha collezionato 7 presenze in due anni e mezzo. A gennaio 2012 è così andato in prestito a Latina in C1 e ha giocato con più continuità, tornando poi in granata. Nel 2013-2014 è sceso nuovamente in C1 a Catanzaro, club dov’è rimasto sino al gennaio 2015, quando è andato alla Pistoiese. La scorsa estate è rimasto svincolato e a settembre ha cominciato ad allenarsi col Pordenone. Ieri, dopo l’infortunio, il tesseramento. «Ora voglio ripagare la fiducia del club, che ha creduto in me – sono le prime parole di Martignago –. Ho conosciuto un gruppo sano e unito, uno staff qualificato, una società seria e una bella tifoseria. Grazie a tutto questo la squadra sta disputando un ottimo campionato: sono fiero ora di farne parte e spero di poter dare il mio contributo». Martignago può dare una grossa mano al reparto offensivo. Di sicuro il suo arrivo farà preparare le valigie a qualcuno là davanti: l’indiziato maggiore è Axel Gulin.

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) La gara di sabato è stimolante per tutti i “ramarri”. Arriva il Cittadella, la capolista, e gli occhi della Lega Pro saranno puntati sul Bottecchia. Ce n’è uno, però, che più di ogni altro neroverde ha voglia di dimostrare qualcosa. Il suo nome? Matteo Mandorlini. Il centrocampista, dopo un mese di assenza per infortunio, torna titolare. E lo fa in un ruolo delicato, quello di regista del reparto, orfano di Pederzoli (squalificato). Il 27enne romagnolo ha una carriera di rilievo (216 presenze tra i “pro”), l’Italia calcistica lo conosce, non si deve rivelare nel match con i granata. Ma lui stesso ha il desiderio di essere protagonista assoluto, visto il periodo da cui proviene e, inoltre, lo status di stella con cui è giunto dal mercato estivo. A supportarlo potrebbe esserci un ospite speciale, vale a dire il padre Andrea, appena esonerato dal ruolo di tecnico dell’Hellas Verona: indiscrezioni dicono possa esserci anche lui in via Stadio tra due giorni. Periodo no. Anche in seguito a questo evento – si dice nei corridoi del De Marchi – Mandorlini non ha attraversato un bel periodo. Il giocatore – lo testimoniava anche il presidente Lovisa – è un ragazzo sensibile, legato alla famiglia e che, naturalmente, ha sofferto per il momento attraversato dal papà, licenziato dopo 5 anni d’incarico e dopo avere fatto la storia del club scaligero (promozione dalla C1 alla A). Il mediano ha inoltre risentito dei suoi malanni fisici, cominciati dopo il match col Lumezzane di fine ottobre. Da allora non è più sceso in campo. Ha saltato le gare con Bassano, Padova, Alessandria e Reggiana: in quest’ultimo incontro sarebbe stato convocato, tuttavia un virus intestinale l’ha messo ko costringendolo ai box diversi giorni, debilitandolo e facendogli perdere tre chili. Da qui si spiega la mezz’ora incolore con la FeralpiSalò: il centrocampista non aveva praticamente forza e doveva comunque giocare per acquisire minutaggio. Riscatto. Ecco, dunque, che la gara col Cittadella rappresenta una grande opportunità per lui, per mettersi alle spalle un novembre nero e dare il giusto sprint alla squadra in questo dicembre. I tifosi intanto gli stanno vicino: ieri sera ha ricevuto l’abbraccio dei supporter allo Sbico bar, dove è stato protagonista assieme a Talin, Pasa, Castelletto e Stefani del terzo appuntamento dell’“aperitivo neroverde”. Un altro stimolo è dato dal fatto che, dall’altre parte, nella sua posizione c’è un guru ed ex compagno di squadra, Iori, con cui era assieme la scorsa stagione a Pisa. Non resta che giocare, dunque, per tornare a essere ciò che è stato nel precampionato e nei primi match della stagione: uomo d’ordine e allo stesso tempo di rottura del centrocampo. Perché Mandorlini ha voglia di tornare protagonista.

Ore 18.20 – (La Provincia Pavese) Il gol di Winck al ’91 ha spento i sogni del Pavia, ma nel gruppo azzurro resta la convinzione di aver disputato una gara convincente contro una formazione di serie A. «Abbiamo fatto una buona gara, giocando con personalità e tranquillità e concedendo poco al Verona, solo un colpo di testa di Toni – dice l’allenatore degli azzurri Michele Marcolini – forse il fatto di non avere l’obbligo di vincere ci ha aiutato dal punto di vista psicologico. La palla non scottava e siamo riusciti a gestirla bene anche in zone di campo delicate, peccato per quel gol subito nel finale. E’ un momento in cui paghiamo carissimo ogni minimo errore. Peccato perché i ragazzi si meritavano di coronare questo sogno». Dal punto di vista tattico, mister Marcolini ha presentato un inedito rombo a centrocampo, con Bellazzini trequartista alle spalle di Del Sante e Mattia Marchi: «Era da un po’ di tempo che pensavo a questo assetto e direi che l’abbiamo interpretato bene. In fase difensiva abbiamo concesso poco ad una squadra come il Verona che ha fatto un po’ di turn over, ma aveva comunque in campo ottimi giocatori. In attacco abbiamo creato due-tre situazioni che potevamo sfruttare meglio. Resta comunque la buona partita, ora concentriamoci sul campionato». Marcolini fa poi un sincero in bocca al lupo a Gigi Delneri, che lo allenò al Chievo: «Ho avuto modo di parlare con lui e l’ho trovato bello carico e motivato. Non è un momento facile per il Verona come risultati, ma con il lavoro possono uscirne». Stefano Del Sante espone in sala stampa il grande dispiacere dello spogliatoio azzurro: «Fa male perdere in questo modo, abbiamo fatto una grande partita e avremmo meritato di andarci a giocare i supplementari». Sulla disposizione tattica iniziale, l’attaccante azzurro sposa la scelta del rombo a centrocampo: «Con questo modulo possiamo attaccare con più uomini e abbiamo dimostrato anche a Verona di poterci muovere bene. La scelta finale tocca al mister, ma potrebbe essere un’idea interessante anche per le prossime partite». Nonostante la sconfitta beffarda, Del Sante coglie una valenza psicologica positiva dalla trasferta veronese di Coppa Italia: «Una prestazione così deve darci la convinzione giusta anche per gli impegni di campionato».

Ore 18.00 – (La Provincia Pavese) Di questi tempi, il recupero non porta bene al Pavia. Persa al 93’ la gara di campionato contro l’Alessandria, gli azzurri escono ai sedicesimi di Coppa Italia contro un Verona in crisi che sul campo si è dimostrato abbordabilissimo, alla faccia della doppia categoria di differenza. E come ad Alessandria, è una sconfitta che non ci sta proprio, perché il Pavia ha tenuto il campo da pari dei gialloblù ed è stato beffato da un’azione casuale, complice un errore di Biasi, fino ad allora impeccabile. E’ stata l’occasione per fare qualche esperimento tattico, con Marcolini che abbandona il 3-5-2 per provare un rombo con al vertice Bellazzini dietro Marchi e Del Sante. Un esperimento riuscito. I ritmi sono piuttosto bassi e il Verona non pare in grado di alzarli, nemmeno negli ultimi venti metri. I gialloblù devono affidarsi allora alla verve di Tupta (classe ’98) uno dei quattro baby schierati da Del Neri per la sua gara d’esordio sulla panchina dell’Hellas: il trequartista si beve mezza difesa azzurra (ieri con la maglia nera e bianca celebrativa), poi appoggia dietro per Halfredsson che però colpisce un compagno in off-side. Il Pavia ha una buona gestione di palla, Pavan ne distribuisce con saggezza e Bellazzini davanti fa movimenti efficaci. Del Sante al 21’ tenta una rovesciata su cross, e due minuti dopo Mattia Marchi è fermato in maniera sospetta da Pisano su un lancio lungo in area, con Marcolini che in panchina allarga le braccia. Ma è al 31’ che il Pavia costruisce la migliore azione in assoluto del primo tempo: Ghiringhelli affonda sulla fascia destra e gira dietro per Bellazzini, che colpisce bene anche se di destro (non il suo piede) costringendo Gollini a salvarsi in angolo. Il Verona stenta, e l’unica chance ce l’ha al 36’ su corner: Halfredsson per Toni che gira di testa sull’esterno della rete. Il finale di tempo vede un Pavia più pimpante, la nuova iniziativa di Bellazzini viene conclusa dall’ex Venezia con un sinistro dal limite troppo centrale. Si va all’intervallo e alla ripresa i ritmi rimangono compassati. Pare beneficiarne il Pavia, dopo una rovesciata alla moviola di Toni al 5’. La circolazione di palla degli azzurri è migliore di quella degli avversari, anche se non riescono a incidere in zona gol. E allora Marcolini con gli inserimenti di Cesarini e Ferretti prova a fare il colpo. Ghiringhelli si fa quaranta metri palla al piede ma poi pretende troppo e dal limite svirgola il sinistro. Il Verona, che perde tre giocatori per crampi o infortunio, non riesce proprio a scuotersi, e solo al 32’ è capace di imbastire un’azione pericolosa con Tupta che da sinistra pesca in area Toni, che ha il tempo di mirare di testa, ma Facchin gli si fa incontro restringendo lo specchio della porta e opponendosi di piede. Si va avanti su un copione che non cambia, mentre col trascorrere dei minuti si fa sempre più concreta la possibilità dei supplementari. Nessuna delle due squadre riesce a rompere l’equilibrio, finché al 91’ un infortunio tecnico propizia la rete dei padroni di casa. Halfredsson riesce ad andare sul fondo, a sinistra, e mette in mezzo un rasoterra che Biasi svirgola malamente, la palla con un rimpallo maligno arriva a Winck, entrato come terzo cambio nel Verona, che scarica a rete senza che Facchin possa farci nulla. Finisce qui, ancora una volta con tanto rammarico, la corsa di un Pavia che aveva comunque già raggiunto un traguardo storico approdando a questi sedicesimi dopo aver sconfitto a Vicenza il Bologna. Ieri ha dimostrato di poterlo fare anche con un’altra squadra di serie A, il Verona, e solo una beffa finale ha rotto l’incantesimo.Peccato, perché nel turno successivo il Pavia sarebbe andato al San Paolo a incontrare il Napoli capolista. Una sfida che sarebbe stata in ogni caso indimenticabile.

Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Già con Favaretto stava trovando il suo spazio, ora però le quotazioni di Matteo Callegaro sono a dir poco in ascesa nel «cuore» di un Venezia che sta cercando di trovarsi in fretta. Al nuovo tecnico Favarin, infatti, sono bastati un paio di allenamenti per ammettere senza tanti problemi come il talentuoso centrocampista lo stesse ben impressionando. «Davvero ha detto così? Francamente non lo sapevo nemmeno, ma il mister certo non parla a casa e quindi il complimento mi fa piacere e mi stimola – sorride Callegaro -. Forse qualcosina di buono l’ho fatto vedere, io ce la sto mettendo tutta per meritarmi di giocare a prescindere dal fatto che un classe ’97 debba essere sempre in campo. Va da sè che adesso punterò a non fargli cambiare idea sul mio conto». Avendo giocato 90′ sia nel ko con l’Este sia nello 0-0 di Belluno il giovane prodotto del vivaio arancioneroverde può dire la sua sul passaggio dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1 subito introdotto da Favarin. «Premetto, a 18 anni un ragazzo deve solo star zitto e pedalare, però pur potendo agire da mezzala il mio vero ruolo è proprio centrale a due. A Belluno il primo tempo ci è servito di adattamento alla novità, non abbiamo giocato da Venezia perché eravamo più concentrati su ciò che dovevamo fare piuttosto che a far andare il pallone. Io e Calzi abbiamo corso tantissimo in mezzo ma molto a vuoto. Già nella ripresa il passo era notevolmente cambiato». Tre sono i punti di ritardo dalla vetta e altrettante le gare – partendo da quella di domenica al Penzo con la Ripa Fenadora (ore 14.30) – al termine del girone di andata. «Ci aspettano due settimane da vivere a testa bassa su ogni pallone, il 20 dicembre dopo la Triestina vedremo dove saremo. Esser costretti oggi ad inseguire il Campodarsego è uno stimolo in più perché sappiamo che questo campionato possiamo vincerlo o perderlo solo noi». Ieri puntuali sono arrivate le squalifiche dei difensori Beccaro e Modolo, mentre alla Ripa Fenadora nello stesso reparto mancherà Guzzo. Al Taliercio oggi il rientro di Barreto e Gualdi dopo l’influenza.

Ore 17.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Attese e puntuali, sono arrivate le squalifiche dei due difensori del Venezia Daniel Beccaro e Marco Modolo, riferite alla sfida di Belluno di domenica. Il reparto difensivo arancioneroverde si troverà dunque sguarnito, a causa dello stop per un turno di Beccaro (espulso domenica per doppia ammonizione) e di Modolo (quinta infrazione stagionale). Entrambi centrali, dovranno lasciare posto molto probabilmente a Evans Soligo e a Francesco Cernuto. Mister Favarin potrebbe però immaginare anche altre soluzioni, approfittando del neo acquisto Marco Taddia, arrivato con la riapertura del mercato invernale dal Calvi Noale. Taddia però è un esterno e dunque, nel caso, serviranno aggiustamenti. Per la sfida di domenica al Penzo contro l’Union Ripa La Fenadora mancherà anche Matteo Serafini, al secondo e ultimo turno di squalifica, mentre rientrerà Paolo Carbonaro (è da ieri in gruppo e dunque a disposizione). Rientrano oggi Vitor Barreto e Luciano Gualdi, entrambi ai box per febbre.
Rinnovamento delle cariche, intanto, per VeneziaUnited: l’assemblea straordinaria ha eletto Gianluca Maschera presidente e Riccardo Venturini vice.

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) Serve un colpo di fantasia per far decollare nuovamente l’astronave arancioneroverde e il 4-2-3-1 di Giancarlo Favarin, come si è visto nel secondo tempo a Belluno, porta ad allargare di più il gioco favorendo i cross a centro area. Da una bellunese, il Belluno appunto, all’altra, l’Union Ripa La Fenadora, scossa dopo lo 0-5 casalingo contro la Virtus Verona. Venezia che punta sulla crescita di Gianni Fabiano, che era stato costretto a saltare le partite con Mestre e Fontanafredda, e domenica, assente Serafini e in panchina Soligo, promosso capitano da Giancarlo Favarin. «Pronto a lasciare la fascia quando giocheranno Matteo o Evans», ha spiegato il trequartista arrivato dalla Pro Vercelli, autore finora di 3 reti con Dro, Luparense ed Este, «il Venezia è in ripresa, il secondo tempo di Belluno è stato più che positivo, tanto è vero che alla fine potevamo anche vincere, basti pensare all’occasione avuta da Maccan o al palo colpito da Modolo». Non è stato semplice rialzare la testa. «Non primo tempo non siamo stati efficaci, ma non per timore o paura dell’avversario. Non abbiamo cambiato molto tatticamente, ma abbiamo cambiato e questo ha inciso nella nostra prestazione del primo tempo. Era solo una questione di adattamento, Favarin non ha avuto molto tempo, complice anche la partita di Coppa con la Clodiense. Possiamo essere soddisfatti di quanto espresso a Belluno nella ripresa, non dimentichiamoci che nel nostro momento forse più delicato della stagione ci siamo trovati di fronte la squadra più in forma del girone, reduce da cinque vittorie consecutive. Seppur in inferiorità numerica non ci siamo limitati ad aspettare il Belluno, abbiamo cercato di vincere in dieci». Venezia che deve ritrovare il feeling con il gol, solo cinque volte a segno nelle ultime 7 partite, solo Dro e Monfalcone (4) hanno fatto peggio, Este e Belluno sono a quota 14, dopo avere realizzati 25 gol nelle 9 gare iniziali con l’etichetta di miglior attacco della serie D. «Le occasioni le creiamo, non mi preoccupo, nell’ultimo periodo per un motivo o per un altro io, Serafini o Carbonaro siamo stati fuori. Torneremo a segnare con frequenza». Ieri sono rientrati sia Soligo (febbre) che Carbonaro (postumi colpo con l’Este), erano assenti solo Barreto e Gualdi, che hanno smaltito l’attacco febbrile e oggi si riaggregheranno al gruppo.

Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il Vicenza torna al «Braglia» di Modena dove alla prima giornata di campionato vinse battendo la formazione canarina. Stasera l’avversario sarà il Carpi, compagine di serie A, e la partita sarà valida per il quarto turno di coppa Italia. I biancorossi di Pasquale Marino la affrontano con tante assenze, tanto che il tecnico per arrivare a completare l’elenco dei 20 convocati ha chiamato ben sei Primavera. «E’ un vero peccato che questa partita arrivi in un momento in cui abbiamo troppe defezioni – sottolinea Marino – inutile negare che abbiamo più di qualche indisponibile, cosa che ci impedisce di gestire bene le forze anche in vista della partita di domenica contro la Salernitana e di mercoledì a La Spezia». Nonostante tutto la voglia di riscattare la brutta sconfitta di sabato scorso a Terni è tanta, e il tecnico spiega cosa si aspetta dai suoi. «Si torna in campo dopo pochi giorni dalla gara di Terni e ci dovrà essere una reazione. A Terni abbiamo giocato male, e nessuno lo nega, anche se il rendimento sino a qui è stato comunque positivo. Nell’arco di una stagione capita a tutti di fare questo tipo di partite, il problema esisterebbe se queste brutte prestazioni si ripetessero con una certa costanza, cosa che non si è mai verificata nel nostro caso. Il Vicenza è in linea, ci manca qualche punto ma il nostro primo obiettivo è la salvezza, e solo dopo andremo a pensare ad altri obiettivi». Le voci sempre più insistenti di un imminente cambio societario secondo Marino non hanno influito nelle ultime prestazioni della squadra, che ha sempre lavorato nelle condizioni migliori. «La squadra ha sempre penato solo ad allenarsi e a lavorare al meglio – sottolinea Marino – e non c’è mai stata preoccupazione né apprensione per quanto poteva o potrà succedere a livello societario. La proprietà e i soci ci hanno sempre garantito massima tranquillità, e noi abbiamo sempre potuto concentrarci al campo impegnandoci al massimo per il bene del Vicenza». Dopo undici anni di gestione societaria portata avanti da Sergio Cassingena, il cambio di proprietà è alle porte e la cosa potrebbe diventare ufficiale già la prossima settimana. Le contrattazioni portate avanti dal presidente e dall’amministratore delegato di Vi.Fin., Alfredo Pastorelli e Marco Franchetto, stanno procedendo secondo i piani e oramai la strada verso il passaggio di proprietà è in discesa. A conferma dello stato avanzatissimo della trattativa, Pastorelli e Franchetto, assieme all’attuale presidente del Vicenza GianLuigi Polato, hanno incontrato nei giorni scorsi il sindaco di Vicenza presentando un progetto di ristrutturazione dello stadio «Menti» dal valore di circa 35 milioni di euro.

Ore 15.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 15.40 – Qui Guizza: sessione extra di cross e tiri per Dionisi, Giandonato, Petrilli, Altinier e Cunico.

Ore 15.20 – Qui Guizza: provato con insistenza ancora il 4-4-2. Questa una prima ipotesi di undici iniziale: Petkovic; Dionisi, Diniz, Fabiano, Favalli; Ilari, Corti, Giandonato, Petrilli; Neto Pereira, Altinier.

Ore 15.00 – Qui Guizza: prime esercitazioni tattiche, provato il 4-4-2.

Ore 14.50 – Qui Guizza: intenso lavoro atletico.

Ore 14.30 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per il primo allenamento dell’era Pillon.

Ore 14.10 – (Gazzettino) In fermento il mercato dei dilettanti. Particolarmente attivo l’Abano che dopo la punta Gnago ha ufficializzato l’esterno offensivo classe 1993 Manuel Caridi proveniente dall’Union Ripa La Fenadora. Dai neroverdi si è invece congedato l’esperto difensore Antonioli che ha iniziato ad allenarsi con il Thermal. Con le valigie in mano anche l’attaccante Barichello che è stato proposto a Vigontina, Pozzonovo, Piovese e Thermal. Sempre in casa Abano, una curiosità riguardo la panchina: il diesse Maniero ha contattato Vincenzo Italiano, ma l’affare non si può fare dato che l’ex biancoscudato ha firmato da qualche settimana per allenare la squadra allievi della Luparense San Paolo e non può liberarsi. Tornando al mercato giocatori, la Vigontina ha ufficializzato l’esterno destro di centrocampo classe 1996 Riccardo Eulogi, proveniente dal Mestre, e l’esterno offensivo classe 1995 Agostino Marcolin che quest’anno era al Giorgione dopo l’esperienza della stagione passata con il San Paolo. Novità anche in casa Pozzonovo: ufficiale l’ingaggio dell’attaccante classe 1991 Alex Montagnani, prelevato dai mantovani della Dak, che prende il posto di Simone Canton destinato probabilmente al Montecchio. Quanto alla Piovese, ha ceduto l’attaccante classe 1989 Ghezzo al Loreo, dove sembra destinato ad accasarsi anche il difensore Grigoletto. E potrebbero partire altre due punte biancorosse: Lucchini e Talato.

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) È’ iniziato il mercato invernale della Serie D. Sono giorni intensi per Este, Campodarsego, Luparense e Abano, al lavoro per completare (o sistemare) le rispettive rose. Ecco le prime mosse delle quattro padovane. Campodarsego. Il direttore sportivo Attilio Gementi sta cercando un attaccante: oltre al nome di Mehdi Kabine (svincolato dalla Triestina), circolano quelli di Fabio Barichello, Luca Munarini (Abano) e Gianmarco Brotto, quest’ultimo richiesto ai cugini della Luparense. In uscita Stefano Fantinato e Rej Luna, poco utilizzati da Tony Andreucci. Este. Il tecnico dell’Este Andrea Pagan ha già annunciato che non ci saranno cessioni. Iin entrata piacciono Fabio Barichello e Filippo Talato (Piovese), anche se, nelle ultime ore, si è parlato del fantasista Andrea Radrezza (ex Belluno), liberatosi dal San Giorgio Sedico. Potrebbe arrivare dal Chievo un terzino classe 1997. Luparense. Il duo Zarattini-Cunico è al lavoro per una mini-rivoluzione. Il presidente e l’allenatore dei Lupi stanno infatti lavorando per un mercato di alto profilo. Per Dario Sottovia manca solo l’annuncio ufficiale, mentre Riccardo Baggio, stopper dell’Altovicentino, dovrebbe andare a rinforzare la difesa. Per il centrocampo piacciono Roberto Rondon (Altovicentino) e Tommaso Lelj (Rapallo), con Enrico Gherardi (Mestre) e Paolo Zanardo (Triestina) messi in agenda per l’attacco. In uscita, infine, ci sarebbero, oltre a Brotto, Riccardo Paganelli e Rocco Donè. Abano. Il neo diesse-mister Andrea Maniero ha già dato il via libera a Matteo Sinigaglia, Davide Petito e Alessandro Rinaldi per accasarsi altrove. Hanno fatto le valigie pure Paolo Antonioli e Luca Munarini, mentre Nicola Segato, dopo l’esonero di De Mozzi, potrebbe essere trattenuto. Vestiranno il neroverde, invece, il bomber Gnegnene Gnago (in arrivo dalla Sacilese) e l’esterno sinistro Manuel Caridi (dall’Union Ripa).

Ore 13.20 – (Gazzettino) Sfida tra bomber. Pordenone-Cittadella di sabato, oltre che ad essere una gara di cartello tra squadre di alta classifica, è anche il confronto tra due attaccanti di spicco della categoria: Caio De Cenco da una una parte, Gianluca Litteri dall’altra. Il centravanti del Pordenone è il capocannoniere con 8 reti in 13 partite, a pari merito con Bocalon dell’Alessandria e Brighenti della Cremonese, Litteri invece segue a 5 gol, con un centinaio di minuti giocati in meno (962 contro 1.087). L’attaccante del Cittadella mette il confronto personale in secondo piano: a lui interessa soprattutto un buon risultato della squadra. «Sarà una partita ostica. Abbiamo visionato alcuni filmati e ci siamo resi conto che il Pordenone è una delle avversarie più attrezzate, da un po’ di turni sta esprimendo un gran calcio, aggressivo e sempre sviluppato con il pallone a terra. Speriamo di vincere, mi andrebbe bene anche con un’autorete». Litteri non conosce il suo avversario di pari ruolo: «Non ho mai giocato contro De Cenco. Da quello che ho visto, mi sembra un attaccante abbastanza completo, è bravo sui cross, sa fare salire la squadra. Una punta sicuramente interessante». Caratteristiche simile alle sue: «Più o meno è così. Anche a me piace giocare per la squadra, oltre ovviamente a finalizzare la manovra. Finora ho fatto cinque gol, posso fare meglio». Al bomber granata non interessa leggere il proprio nome in testa alla classifica dei marcatori. Basta quello del Cittadella in vetta alla graduatoria. «Stare davanti è fondamentale. Mentalmente infatti ragioni in maniera diversa, dovessimo rincorrere invece si spenderebbero altre energie. Siamo stati bravi e anche fortunati nel mantenere il comando pur non vivendo un momento particolarmente brillante a livello di risultati. Il Cittadella sta dando continuità al proprio cammino, aspetto importante per una squadra che punta a fare bene. Abbiamo l’atteggiamento giusto». Da qui a Natale tutti scontri con formazioni di rango: il Cittadella deve guardare agli avversari o pensare soprattutto a se stesso? «Il rispetto e l’umiltà sono importanti, ma noi dobbiamo soprattutto guardare in casa nostra». Ieri intanto il Pordenone ha annunciato l’ingaggio di Riccardo Martignago, classe ’91 ed ex giocatore del Cittadella (18 presenze in B), l’ultima stagione a metà tra Catanzaro e Pistoiese.

Ore 13.00 – (Mattino di Padova) «Se nasce un club anche dopo essere retrocessi significa che stiamo lavorando nel modo giusto». Gli inglesi parlerebbero di “understatement”, ovvero una maniera sobria e discreta per dire quello che si pensa. E in fondo è nello stile del presidente Andrea Gabrielli, che ha salutato con queste parole l’arrivo del club “Le Mura”, celebrato al ristorante Torre di Malta davanti a una settantina di supporter. È la 14ma associazione di tifosi organizzati del Cittadella. Assieme a lui, la presidente del nuovo sodalizio Emanuela Signoretto, i dirigenti granata e i giocatori Chiaretti, Iori e Litteri, che si sono intrattenuti per tutta la serata. E fra tutte le domande che sono state loro rivolte, ce n’è una che è ricorsa spesso. «Già, ci chiedono tutti di vincere il campionato», sorride il trequartista brasiliano Lucas Chiaretti. E voi cosa rispondete? «Noi assicuriamo che daremo il massimo, ma vogliamo che restino con i piedi per terra. Li capisco, però. Sono abituati alla Serie B, che offre un calcio diverso rispetto alla Lega Pro. In B, bene o male, tutte le squadre provano a giocare e a proporsi. Qui, invece, capita spesso di trovare avversarie che pensano solo a difendersi, lo spettacolo ne risente». E probabilmente ne risentono pure le sue caviglie, visto il modo in cui viene marcato… «Eh, ho sempre un uomo addosso e spreco tante energie per trovare spazio, spostandomi spesso sulle fasce per dare la possibilità ai compagni di inserirsi. Ma è logico che sia così, visto il mio ruolo. Noi però dobbiamo essere ancora più bravi a trovare soluzioni alternative». E’ per questo che Venturato alterna sempre la seconda punta di partita in partita? «Jallow, Bizzotto e Sgrigna interpretano quel ruolo in modo diverso. Uno ama andare in profondità, uno è più abile nel breve, l’altro è abituato a venirti incontro. Sono opzioni in più a nostro vantaggio, anche tenendo conto delle caratteristiche dell’avversario che hai davanti». E il Pordenone, che affronterete sabato al Bottecchia (e che proprio nello scorse ore ha perfezionato il tesseramento dell’ala sinistra Riccardo Martignago, ex del Cittadella, in precedenza svincolato), come se lo aspetta? «Appartiene al gruppo delle squadre che cercano sempre di vincere. Per certi aspetti per noi è un vantaggio, perché sinora ci siamo espressi meglio contro chi ci ha affrontato a viso aperto, escludendo la gara di Bassano». Ormai vi siete confrontati con quasi tutte le rivali dirette: il Bassano è quella che l’ha impressionata di più? «E’ una bella realtà, ma, dovessi citare un solo nome, direi l’Alessandria, anche se noi l’abbiamo battuta. È tatticamente ordinata, è molto aggressiva e sa sempre cosa fare in campo. Secondo me dovremo lottare con i piemontesi fino alla fine».

Ore 12.35 – Roberto Bonetto (amministratore delegato Padova): “Cosa non ha funzionato con Parlato? E’ un grande uomo e un grande allenatore ma siamo stati risucchiati in un vortice che stava diventando sempre più pericoloso! E non era premeditato il suo esonero perché sennò avremmo avuto il nuovo allenatore il giorno dopo…”. Termina la conferenza stampa.

Ore 12.20 – Giuseppe Pillon (allenatore Padova): “Sono molto felice di essere tornato qua, ci sono mille motivi per voler fare bene! Da giocatore ho fatto quattro anni stupendi a Padova, da allenatore male e quindi voglio rifarmi ed uscire insieme a tutti da questa situazione. Confermo che sarei sceso in Lega Pro solo per il Padova, è l’unica società di categoria a cui sono legato affettivamente! Sono una persona coerente con le scelte che faccio, spero di ripagare la fiducia che mi è stata data per uscire da questo periodo. Quando si ha a disposizione un giorno e mezzo di lavoro non si può incidere a livello tattico e fisico, quindi dovrò lavorare a gradi per non creare confusione. L’aspetto più importante è l’aspetto mentale, dobbiamo portare serenità e trovare le motivazioni. Credo davvero che questa squadra possa far bene, e credo fermamente che i risultati arriveranno. Il contratto? Ha durata di sei mesi e stiamo lavorando per il prossimo anno per avere un’opzione. Il modulo? Devo vedere adesso i giocatori, ma io ho una mia idea… Abbiamo giocatori importanti come Neto Pereira da valorizzare, e bisogna renderlo ancor più propositivo in fase offensiva. Poi ci sono giocatori bravi a saltare l’uomo come Petrilli, devo rendermi conto sul campo ma vanno valorizzati. Ho visto il Padova giocare col Mantova col 4-3-1-2 e non ha fatto male… Cosa chiedo alla società? Prima di chiedere devo dimostrare! Io ho girato tante squadre, e so dove ho fatto bene e dove ho fatto male: dove c’è unità d’intenti a tutti i livelli si può fare bene, e qua a Padova ho trovato persone squisite che vogliono far bene perché hanno già un importante progetto triennale. Non si può volere tutto e subito, va programmato a dovere e vedo che la società ha tutte le carte in regola per fare bene e programmare un futuro. Mi hanno chiesto di uscire da questa situazione, nient’altro. Poi più avanti ne riparleremo… Giocatori per gennaio? Prima devo rendermi conto di chi ho a disposizione, poi con Fabrizio e la società valuteremo il da farsi ma delle idee ci sono. La più grossa difficoltà per chi subentra? Bisogna conoscere benissimo tutto, ma ciò che più conta è l’aspetto tattico. Non bisogna creare ulteriore confusione nella testa dei giocatori, bisogna andare per gradi. I tifosi? So benissimo che il feeling si trova coi risultati, e quindi quello è l’obiettivo! Chiamerò Parlato? Non lo conosco di persona, e quindi non credo che lo chiamerò anche perché credo che a parti inverse mi girerebbero le palle… Raccolgo un’eredità pesante ma è sicuramente uno stimolo in più! Per convincere i tifosi non ho altri mezzi che il campo ed il lavoro… Per me essere qui è motivo di rivalsa, ho sempre lavorato tanto e lo farò anche qui”.

Ore 12.15 – Fabrizio De Poli (ds Padova): “Fa piacere che la mia scelta sia stata avallata dalla società, anche perché Bepi Pillon è un amico da anni. Arriva col preparatore atletico Giacomo Tafuro e col figlio Jacopo, che seguirà la parte di preparazione fisico-atletica e che vanno ad aggiungersi a Lavezzini e Zancopé”.

Ore 12.10 – Inizia la conferenza stampa. Giuseppe Bergamin (presidente Padova): “E’ un passaggio importante per questa società, per superare un momento difficile valutato con molta razionalità e responsabilità abbiamo deciso di cambiare la guida tecnica della squadra, ma quanto fatto da Carmine Parlato merita sicuramente un plauso! Dobbiamo però portare beneficio alla squadra, al pubblico ed alla città. Detto ciò, il ds De Poli ha fatto una scelta unanimemente avvallata dalla nostra società. Io ricordo Bepi Pillon quando giocava negli anni ’80, ricordo anche De Poli ma era più scarso… E me lo ricordo anche da allenatore per mezza stagione a Padova, ma l’ambiente non era dei migliori ed è andata com’è andata. Torna dopo 18 anni concio della responsabilità che si assume, e credo abbia capito dall’alto del suo buonsenso le nostre difficoltà. Darà continuità al nostro progetto, e il campo darà la risposta. Gli consegniamo l’organico che abbiamo, e credo sarà in grado di rivitalizzare anche chi non si è espresso al livello che ci aspettavamo. Auguro a lui in bocca al lupo e spero che questo connubio possa rappresentare continuità per il futuro”.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Giuseppe Pillon è il nuovo allenatore del Padova. Ieri pomeriggio è arrivata la fumata bianca, con il tecnico di Mogliano che l’ha spuntata su altri quattro candidati vagliati dal diesse De Poli. Questa mattina alle 12 la presentazione prima di conoscere agli impianti della Guizza i giocatori. Sarà coadiuvato dal preparatore atletico Giacomo Tafuro, mentre il resto dello staff (l’allenatore in seconda Rino Lavezzini e quello dei portieri Adriano Zancopè) resta al proprio posto. «Sono contento» le sue uniche parole pronunciate al telefono da Pillon, rimandando ogni considerazione all’incontro di oggi in cui, alla presenza dello stato maggiore del Padova, verrà illustrata la sua posizione contrattuale – vincolo fino al termine della stagione con probabili opzioni – ma già domenica, interpellato dal Gazzettino, il tecnico trevigiano non aveva nascosto il suo gradimento alla soluzione, con il desiderio di rifarsi dopo la poco felice esperienza sulla panchina biancoscudata nel campionato di B 1997-98. Ora gli spetta il compito di risollevare e dare nuova linfa a un Padova in tempi recenti apparso dimesso e poco reattivo, tanto da fare scattare la decisione sofferta dell’esonero di Carmine Parlato. «Per tanti fattori – spiega il direttore sportivo Fabrizio De Poli – le caratteristiche del suo profilo mi hanno indirizzato a questa scelta. Adesso dovrà entrare immediatamente nella nostra realtà e poi farà gradualmente ogni valutazione del caso per dare sostegno e tranquillità alla squadra».
Sin da domenica sera il diesse biancoscudato si è attivato per la scelta del sostituto di Parlato, individuando cinque candidati. Oltre a Galderisi, Carboni, Moriero e Pillon, nell’elenco figurava pure Stefano Bettinelli allenatore delle giovanili del Varese che nella passata stagione aveva guidato la prima squadra in serie B dopo l’esonero di Gautieri. Nel frattempo Carboni è stato scelto dal Siena per la sostituzione di Gianluca Atzori, esonerato martedì, e così nelle ultime ore si è registrato il testa a testa tra Pillon e Moriero, arrivato martedì sera a Padova da Lecce e incontrato ieri mattina. Inserito nella rosa dei papabili per il suo gioco propositivo e per la sua propensione al modulo 4-2-3-1, l’ex giocatore dell’Inter, alloggiato all’Hotel Europa, ha cullato fino all’ultimo il sogno di sedere sulla panchina biancoscudata, salvo poi dovere lasciare il posto all’esperienza di Pillon. «Ho voluto parlare personalmente con tutti gli allenatori individuati – racconta De Poli – a parte Carboni che conosco bene da tanto tempo. Moriero, dopo che ci siamo sentiti per telefono, gentilmente è venuto in città, ma sapeva che era solo per parlare e ci siamo visti questa mattina (ieri, ndr). Se fosse stato diversamente, saremmo subito andati in sede a fare il contratto. Poi ho scelto Pillon e, prima di ufficializzare la cosa, ho comunicato a tutti, lui compreso, la decisione presa». Ieri pomeriggio intanto la squadra biancoscudata ha disputato una partitella in tre tempi. Lavezzini ha provato prima il 4-2-3-1, con Ilari, Cunico e Petrilli a sostegno di Neto Pereira e con Fabiano preferito a Niccolini in difesa, e poi il 4-3-1-2, con Giandonato in regia e Cunico alle spalle della coppia Altinier-Neto Pereira. In campo pure Aperi, solo corsa invece per Bucolo.

Ore 11.40 – (Gazzettino) «Una scelta che mi tranquillizza, riposta su una vecchia conoscenza del Padova». Così Giorgio Ferretti, presidente dell’Aicb, commenta l’arrivo di Pillon al capezzale biancoscudato. «Con lui mi sento tranquillo e la decisione è stata presa in maniera ponderata, considerato che l’esonero di Parlato è comunque arrivato in maniera improvvisa e dunque non c’era un’alternativa pronta. Poi, come sempre, a decidere sarà il campo». E in campo il rappresentante della tifoseria organizzata, che venerdì sera si ritroverà al ristorante Al Bosco di Cervarese per la cena natalizia, con ampia rappresentanza del Padova, ha visto Pillon anche nelle vesti di giocatore: «Me lo ricordo bene. All’Appiani era uno che dava tutto. Ora credo e spero possa portare un pò di tranquillità, il carattere certo non gli manca». Anche sulla rete i giudizi sono sostanzialmente positivi, con messaggi di bentornato, il classico in bocca al lupo e qualche voce fuori dal coro che parla di «minestra riscaldata». Sulla vicenda allenatore, gli ultras, senza fare nomi, si erano già espressi nei giorni scorsi: «Chiunque arriverà, se persona seria e pulita – hanno scritto – sarà da noi sostenuto e come sempre faremo la nostra parte. E proprio i ragazzi della Fattori organizzano domani sera alle 21 nella loro sede in via Galilei 50 a Rubano un incontro sulla questione legata allo stadio Plebiscito».

Ore 11.30 – (Gazzettino) Nato a Preganziol l’8 febbraio 1956, Giuseppe “Bepi” Pillon torna a Padova dopo una doppia esperienza nelle vesti di giocatore e allenatore. Ala destra biancoscudata in serie C dal 1977 al 1981 ha collezionato 129 presenze, con 16 reti all’attivo e la promozione dalla C2 alla C1 agli ordini di Mario Caciagli e al fianco di Fabrizio De Poli nella stagione 1980-81. Meno fortunato il suo ritorno da allenatore nel torneo cadetto 1997-98, gestione Viganò. Era il Padova, tra gli altri, di Castellazzi, Allegri, Bergodi, Saurini e Cornacchini, ma le cose non andarono per il verso giusto e a gennaio fu esonerato e sostituito da Colautti. Scarso l’apporto della buona sorte (eloquente in tal senso un ko a Monza per 2-0 dopo avere colpito cinque legni), ma non solo, come ricorda Emanuele Pellizzaro che faceva parte di quel Padova. «La squadra era importante – ricorda – e lui era reduce da ottimi risultati, ma fu difficile la gestione dello spogliatoio in quanto il comportamento di alcuni giocatori fu tutt’altro che esemplare. Io lo ricordo con piacere, nel frattempo ha avuto esperienze importanti e di spessore, confermandosi un allenatore di spessore e adatto alla piazza padovana anche se mi dispiace che Parlato non abbia potuto completare il suo lavoro». Non è la prima volta che Pillon torna dove ha già allenato. È successo a Treviso dove tra il 1994 e il 1997 è passato dalla serie D alla serie B, nel 2004-2005 è arrivato quinto nel torneo cadetto, poi ripescato in A, e tre anni dopo ha ottenuto un’insperata salvezza in B. Diego Bonavina era uno dei protagonisti nella squadra della Marca ai tempi del triplice salto. «Ci ho pure giocato insieme nel Giorgione – racconta – nel suo ultimo anno da giocatore. Di un allenatore con cui si conquistano tre promozioni puoi solo dire tutto il bene possibile. A quei tempi era un amante del 4-4-2, mi ha inventato esterno sinistro di centrocampo sfruttando le mie caratteristiche e ho grande stima per lui, come del resto per Galderisi (altro candidato per la panchina biancoscudata, ndr) e al tempo stesso mi dispiace molto per Parlato. Gli faccio un grande in bocca al lupo e se le cose andranno bene, da padovano, sarò doppiamente felice». Più esperienze per Pillon anche ad Ascoli, con il salto dalla C1 alla B nel 2002 e una salvezza, ancora in B nel 2010.In quel campionato fu pure artefice il 5 dicembre 2009 di un gesto di fair play a favore della Reggina. I marchigiani avevano segnato un gol con un giocatore avversario a terra infortunato e l’allenatore invitò i suoi a fare pareggiare i calabresi. E pure con la Reggina c’è stata una doppia esperienza: amara la prima in serie A nel 2008 (esonerato), con il lieto fine nel 2013 quando a marzo subentrò a Dionigi, centrando un’insperata permanenza in B. Con il Chievo ha raggiunto i massimi livelli, con il settimo posto in massima serie nel torneo 2005-06, diventato quarto per il noto scandalo del calcio, con partecipazione ai successivi preliminare di Champions League persi con il Levski Sofia. Ha allenato pure Genoa, Lumezzane, Pistoiese, Bari, Empoli, Livorno, il Carpi due stagioni fa subentrando a Vecchi e nella passata stagione per due sole gare il Pisa al posto di Braglia, dimettendosi immediatamente.

Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Dopo tre giorni di allenamenti, per così dire, a “regime transitorio” sotto la guida di Rino Lavezzini, questo pomeriggio alle 14.30 alla Guizza la squadra si ritroverà per la prima volta agli ordini del nuovo allenatore. Non è ancora dato sapere se il piano di sedute, che da programma prevederebbe la rifinitura nella mattinata di domani, verrà modificato su indicazione proprio di Bepi Pillon. Quel che è certo è che tra 48 ore il Padova sarà di scena all’Euganeo contro l’Albinoleffe (ore 15) in una sfida delicatissima in chiave-salvezza. Ed è altamente probabile, a questo punto, che le indicazioni dell’ex “vice” di Carmine Parlato risulteranno utilissime al tecnico trevigiano, che altrimenti avrebbe due soli allenamenti per scegliere la formazione da opporre ai bergamaschi. Ieri pomeriggio il Padova ha disputato un’amichevole in famiglia, e il tecnico di Fidenza, che aveva già espresso l’idea di portare avanti un modulo simile a quello di Parlato senza grandi stravolgimenti, ha lasciato intendere comunque alcune mosse utilizzabili contro l’Albinoleffe. Al centro della difesa, anzitutto, insieme a Diniz dovrebbe rivedersi (al posto di Niccolini) il brasiliano Fabiano, nelle ultime settimane quasi “accantonato” dal precedente allenatore. In avanti, se sarà “4-2-3-1”, insieme a Petrilli e Cunico, dietro a Neto Pereira, con ogni probabilità Ilari completerà il tris di trequartisti al posto di Bearzotti, visto che il giovane esterno proveniente dal Verona è rimasto anche vittima di un pestone che lo ha costretto ad abbandonare anzitempo l’allenamento. Al centro del campo, oltre a Corti, spazio a Bucolo qualora riuscisse a recuperare in tempo: anche ieri solo corsa a parte per l’ex capitano del Messina. Se, invece, si passasse ad un centrocampo a tre, le chance di Giandonato si alzerebbero notevolmente. Il tutto, ovviamente, a meno che Pillon non decida sin da subito di mettere in pratica il proprio credo calcistico e cambiare le carte in tavola.

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Con Bettinelli, Pagliari e Galderisi il contatto finale è stato una semplice telefonata, ringraziandoli tutti e tre per la disponibilità. Lavezzini resta come “secondo”. Oggi conosceremo, dunque, il “nuovo” Pillon biancoscudato, capiremo le sue intenzioni e come intenderà mettere mano in uno spogliatoio dove l’aria, ovviamente, è pesante, essendosi resi conto i giocatori, per primi, che gran parte del pessimo quadro attuale è proprio colpa loro. Sabato andrà in panchina contro l’Albinoleffe, ma è ovvio che, avendo solo 48 ore a disposizione prima della partita, si affiderà molto alle sensazioni e ai consigli di Rino Lavezzini, il “vice” di Parlato che continuerà a lavorare anche al suo fianco. Su questo sia il mister che la proprietà si sono trovati pienamente d’accordo. L’obiettivo immediato è, come sostenuto da De Poli, «farci stare tranquilli», per cui ci sarà bisogno di molta psicologia a contatto con il gruppo. Ma Pillon, dall’alto della sua esperienza, crediamo abbia già capito come e dove intervenire. Un grosso “in bocca al lupo!” se lo merita, in attesa della risposta del campo.

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) In sintesi: «Ha i requisiti richiesti, perché innanzitutto conosce diversi giocatori dell’attuale rosa (è venuto all’Euganeo a vedere varie partite, ndr), poi ha un curriculum di tutto rispetto, avendo allenato sia in Serie A che in B che in C, e in ambienti non facili, infine perché vuole fortemente riscattare la sua precedente, negativa esperienza alla guida del Padova». Prima di ufficializzare Pillon («che è diventato la mia scelta solo quando mi sono presentato ai soci», ha puntualizzato il ds), De Poli ha voluto comunicare agli altri papabili la sua decisione, in segno di rispetto. E Moriero, che si era sorbito una trasferta di 1000 chilometri, salendo dalla sua Lecce in Veneto, è stato un signore, prendendo atto dell’orientamento finale senza alcuna polemica (come spieghiamo a parte). Carboni, con cui De Poli ha giocato nel Montevarchi e con il quale ha lavorato sia a Castelfranco che al Genoa, aveva già fatto sapere nel frattempo di aver accettato l’offerta del Siena, dopo l’esonero di Atzori.

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Il rapporto d’amicizia fra i due è rimasto immutato da allora e quando il direttore sportivo lo ha chiamato lunedì al telefono, invitandolo ad un incontro che si è svolto il giorno successivo in un bar di Camposampiero, “Bepi” non ha potuto rifiutare di prendere al volo un’occasione del genere. Lo ha sempre detto, e lo ripeterà, crediamo, anche oggi,: «Con Padova ho un debito e voglio estinguerlo. Quella parentesi chiusasi male dev’essere cancellata». Insomma, il tecnico trevigiano ha un pegno morale nei confronti della città in cui ha giocato e dove ha trovato moglie (la signora Monica è originaria dell’Arcella) e questa è l’occasione giusta per riscattarsi. I motivi della scelta. De Poli è arrivato alla Legor Group di Bressanvido (Vicenza), di cui è titolare Massimo Poliero (uno dei tre imprenditori che hanno affiancato Bergamin e Bonetto nella gestione della società) e dov’era prevista la riunione dei soci della Spa biancoscudata, poco dopo le 15 di ieri. Ha relazionato la proprietà sugli incontri avuti, nell’ordine, con “Nanu” Galderisi, Giuseppe Pillon, Stefano Bettinelli (ex Varese) e Francesco Moriero, e sulle telefonate intercorse con Dino Pagliari e Guido Carboni («Non avevo bisogno di farli venire qui, li conosco talmente bene entrambi che sarebbe bastato un semplice colloquio a distanza, com’è in effetti avvenuto», ha chiarito poi), e quindi ha spiegato le ragioni per cui alla fine la decisione è caduta sul suo vecchio compagno di squadra.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Un accordo che sicuramente prevederà, oltre agli incentivi legati al raggiungimento di determinati risultati (che a questo punto saranno i vertici del club a quantificare), un’opzione per l’allungamento dell’intesa anche alla stagione 2016/17 qualora gli obiettivi vengano centrati. Dettagli da discutere, sui quali non ci dovrebbero essere problemi. De Poli ha scelto un altro ex. Si passa così da un “ex” biancoscudato (Parlato fece parte della squadra che sfiorò la promozione in A nella stagione 1990/91) all’altro, anche se la militanza calcistica del nuovo allenatore risale alla fine degli anni Settanta (come riferiamo a parte). E proprio quella militanza, a cui è seguita la brevissima esperienza in panchina dall’estate 1997 al gennaio 1998 in Serie B, con esonero deciso dall’allora presidente Cesarino Viganò e dai soci Corrubolo e Fioretti, che non evitò alla fine l’amara retrocessione in terza serie, può aver contribuito a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte. Con De Poli (la foto della squadra di quel campionato lo testimonia) Pillon ha giocato nel Padova guidato inizialmente da Mammi e poi da Caciagli. Era il 1980/81 e i biancoscudati salirono in C/1.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Fumata bianca. Dopo tre giorni di silenzio, caratterizzati da una ridda di nomi e ipotesi che aveva comunque un suo fondamento, il Padova ha scelto ieri pomeriggio il nuovo allenatore: Giuseppe (“Bepi” per tutti) Pillon. È lui, 59enne di Preganziol, con residenza a Camprocroce di Mogliano Veneto, il successore di Carmine Parlato, esonerato domenica scorsa dopo il deludente pareggio – il sesto su tredici partite – di Busto Arsizio, sul campo della Pro Patria fanalino di coda del girone A di Lega Pro. Il tecnico napoletano gli lascia una squadra in crisi d’identità, ma fuori dalla zona retrocessione (a quota 15, è due lunghezze sopra i playout), e la missione che la dirigenza biancoscudata gli ha affidato è quella di condurre in porto un campionato possibilmente tranquillo, il che, tradotto in concreto, significa allontanarsi dalle acque pericolose e puntare verso posizioni più consone al blasone del Padova, almeno da metà classifica in su. Contratto sino a giugno, ma… Pillon, che verrà presentato oggi a mezzogiorno nella sala-stampa dello stadio Euganeo e si porterà dietro il preparatore atletico Giacomo Tafuro, suo storico collaboratore, firmerà questa mattina il contratto sino a fine giugno.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Il tecnico gira l’Italia, ma trova fortuna ancora a Treviso, quando subentra a stagione in corso nel 2004, portando una squadra ultima in classifica a giocarsi i playoff per la Serie A. Playoff che, seppur persi, permetteranno al Treviso di essere ripescato in A per la prima volta nella sua storia. Ma il capolavoro arriva l’anno successivo: Pillon sbarca in A alla guida del Chievo, segue il solco del 4-4-2 tracciato da Del Neri e centra un ottimo settimo posto, che, dopo le penalizzazioni di Calciopoli, vale la qualificazione ai preliminari di Champions. Il sogno del Chievo dura solo un’estate, Pillon viene esonerato a stagione in corso e continua il suo peregrinare per l’Italia. Nel 2010 con l’Ascoli si rende protagonista di un gesto di fair play, facendo pareggiare la Reggina dopo che la sua squadra aveva segnato con un avversario a terra. L’ultima esperienza, lo scorso anno a Pisa, è durata una settimana, prima delle dimissioni arrivate a causa del caos societario.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Venti, quaranta, sessanta. Non sono i numeri da giocare al lotto, ma gli intervalli d’età (quasi) regolari che hanno scandito le esperienze di Giuseppe Pillon a Padova. Nato a Preganziol, in provincia di Treviso, l’8 febbraio 1956, Pillon da giocatore arriva in biancoscudato 21enne, in uno dei periodi più bui della storia della società. Vive la tremenda delusione dello spareggio perso contro il Trento nel 1980, prima di rifarsi l’anno dopo conquistando la promozione in C/1, nell’unica stagione giocata al fianco di De Poli. In totale Pillon gioca 129 gare contraddistinte da 16 gol nel Padova, dove ritornerà quasi vent’anni dopo. La carriera d’allenatore di “Bepi” inizia dal basso, in Promozione, ma ben presto vive di luce splendente. Pillon fra il 1994 e il 1997 conquista tre promozioni di fila con il Treviso, portando la squadra della Marca dalla D alla Serie B. Un capolavoro che gli vale la chiamata del Padova per la stagione 1997/98. La squadra però non gira, Pillon viene esonerato a gennaio e a fine anno i biancoscudati retrocedono in C.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Tutto ciò ha raffreddato la pista Galderisi, con il direttore sportivo che si è messo in contatto con Pagliari (rimasto comunque in seconda fila) e Carboni, contattati entrambi per telefono, oltre a Bettinelli (ex Varese), incontrato di persona. Carboni aveva dato la sua disponibilità, ma il Padova ha preso tempo e, per non restare con un pugno di mosche in mano, alla fine ha scelto di accasarsi a Siena. Quindi è spuntato il nome tenuto nascosto fino all’ultimo: Francesco Moriero. De Poli l’ha chiamato chiedendogli un incontro di persona e l’ex ala dell’Inter ha preso il primo aereo da Lecce, arrivando martedì sera in città. Dopo aver dormito all’hotel Europa ieri si è visto con il ds, è rimasto in attesa, ma le sue speranze si sono vanificate nel pomeriggio. «Sono venuto su da Lecce, ma l’ho fatto volentieri», ha commentato sportivamente Moriero. «È stato un colloquio di lavoro, come ne ho fatti tanti. Mi ha onorato molto la chiamata del Padova e di un direttore sportivo preparato come De Poli. Mi spiace non essere stato preso, mi avrebbe fatto piacere, ma auguro a Pillon un grande “in bocca al lupo!”. Ho visto giocare il Padova parecchie volte e ha tutto per risollevarsi».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La prestazione della squadra ha quindi fatto vacillare le ultime certezze su Parlato, anche se quella dell’esonero, domenica scorsa, non è stata una decisione unanime dei soci. C’è chi ha pensato anche di dare un’altra chance a Parlato, prima che prevalesse la scelta di cambiare e con essa la decisione di testare Lavezzini come primo allenatore, senza stravolgere l’intera guida tecnica. Ed ecco la seconda mossa che ha spiazzato la società: proprio Lavezzini non ha voluto prendere in mano la squadra, ha accettato il ruolo di “traghettatore” e tornerà a fare il “vice” sino a fine stagione. A quel punto Fabrizio De Poli si è messo alla ricerca del nuovo tecnico. Nomi e incontri. Giuseppe Galderisi è stato contattato dalla proprietà già domenica, è un nome che avrebbe fatto felice una parte della tifoseria. De Poli, invece, ha preferito sondare anche altri nomi e alcuni tifosi, sui social network, hanno espresso le proprie perplessità riguardo al nome di “Nanu”.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Al culmine dei cinque giorni più tormentati e discussi del nuovo corso biancoscudato, solo una cosa è sicura: la squadra che scenderà in campo contro l’Albinoleffe sarà la prima e unica versione del Padova targato Rino Lavezzini. Certo, sulla carta l’allenatore sarà Giuseppe Pillon, ma è innegabile che la preparazione alla partita, e forse anche le scelte, saranno effettuate dal tecnico emiliano. E non potrebbe essere altrimenti, considerato che Pillon avrà solo due giorni per conoscere i giocatori. Non resta allora da capire perché è passato così tanto tempo dall’esonero di Parlato alla scelta del nuovo allenatore. Quello che sembra emergere, fra retroscena, smentite e un po’ di confusione, è che la società di viale Rocco sia stata spiazzata due volte. La prima quando ha dovuto esonerare il mister napoletano, nei cui confronti c’era gratitudine per quanto fatto lo scorso anno: sebbene negli ultimi due mesi fosse affiorato più di un dubbio riguardo alla gestione tecnica, nessuno si sarebbe aspettato una prova così scialba a Busto Arsizio.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) In mattinata si era capito che Giuseppe Galderisi, il terzo nome rimasto in lizza, era uscito di scena. Rimanevano in ballo, appunto, Moriero e Pillon. Il primo immortalato all’Hotel Europa fra una sigaretta e l’altra, il secondo nella sua villa di Preganziol ad aspettare gli eventi. Alle 14.30 una prima telefonata di De Poli a Pillon, in cui gli veniva preannunciata la svolta, poi quando mancavano pochi minuti alle cinque, l’ultima chiamata che toglieva ogni residuo dubbio. A rimanere col cerino in mano Moriero, che vedeva bocciata la sua candidatura al fotofinish e che lasciava la città poco dopo le 16. Pochissime e scarne le parole di Pillon, che torna sulla panchina del Padova 17 anni dopo e che verrà presentato oggi alle 12 in viale Nereo Rocco: «Sono molto contento di questa soluzione – spiega l’allenatore trevigiano – per rispetto di tutti rimando ogni altro discorso a domani (oggi, ndr )».

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Fra questi non ho incontrato faccia a faccia soltanto Carboni, che conosco da un sacco di tempo e per questo motivo non ritenevo necessario vederlo a quattr’occhi. Per quanto riguarda Moriero, ci siamo sentiti al telefono e gli ho chiesto se fosse possibile vedersi di persona a Padova. E’ arrivato in serata, è andato in albergo e ci siamo incontrati. Non gli avevo mai promesso che sarebbe stato l’allenatore del Padova. Si è fatto oltre mille chilometri da Lecce? Con Moriero sono stato chiaro sin dal primo momento e, dopo l’incontro e la scelta di Pillon, che ho fatto personalmente, ho telefonato a Moriero per comunicare quello che avevamo deciso. Fra noi c’è stato un colloquio cordiale, lui ha capito e ci siamo salutati».

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Un «conclave» soffertissimo e la scelta arrivata per un solo voto di differenza. L’assemblea dei soci del Calcio Padova ha scelto ieri pomeriggio il nuovo allenatore biancoscudato: sarà Giuseppe Pillon a subentrare a Carmine Parlato, esonerato domenica dopo lo 0-0 di Busto Arsizio contro la Pro Patria. Pillon ha battuto al fotofinish Francesco Moriero, arrivato martedì sera da Lecce con un viaggio di oltre mille chilometri. Con la promessa, sembra, che sarebbe stato lui il nuovo tecnico. E qui le versioni divergono perché, mentre fonti vicine all’ex tecnico di Crotone, Frosinone e Grosseto riferiscono il suo forte disappunto dopo il «ribaltone», il direttore sportivo Fabrizio De Poli al contrario spiega: «Non ci sono misteri, ho scelto personalmente Bepi Pillon dopo aver valutato i profili di diversi allenatori.

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 26, Alessandria e FeralpiSalò 24, Pavia 22, Bassano e Cremonese 21, Reggiana e SudTirol 20, Cuneo, Pordenone 19, Giana Erminio 17, Padova e Pro Piacenza 15, Lumezzane e Mantova 13, AlbinoLeffe 11, Renate 9, Pro Patria 3.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, tredicesima giornata (28/29 novembre): Pro Piacenza-Bassano 1-1 (Iocolano (Ba) su rigore al 18′ st, Bini (Pp) al 36′ st), Alessandria-Giana Erminio 1-0 (Bocalon (Al) al 8′ st), Cuneo-Lumezzane 2-0 (Cavalli (Cn) al 26′ pt, Barale (Cn) al 29′ st), Pavia-Mantova 2-2 (Marino (Pv) al 29′ pt, Ruopolo (Mn) al 39′ pt, Ferretti (Pv) al 42′ pt, Ungaro (Mn) al 15′ st), Pro Patria-Padova 0-0, Cittadella-Reggiana 2-1 (Litteri (Ci) al 11′ pt, Iori (Ci) al 38′ pt, Nolé (Re) al 12′ st), SudTirol-Cremonese 1-1 (Brighenti (Cr) al 16′ st, Gliozzi (St) al 29′ st), AlbinoLeffe-Renate 1-0 (D’Iglio (Al) al 37′ pt), FeralpiSalò-Pordenone 2-1 (Filippini (Pn) al 40′ pt, Allievi (Fs) al 5′ st, Romero (Fs) al 41′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 2 dicembre: il nuovo allenatore del Padova è Bepi Pillon, che ha battuto al fotofinish Francesco Moriero.




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