Live 24! Padova-Bassano, il giorno dopo: un pareggio che lascia l’amaro in bocca

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Ore 22.40 – (Corriere delle Alpi) A quel famoso spot pubblicitario, il Belluno avrebbe risposto che no, non gli piace vincere facile. Probabilmente il tecnico Vecchiato si sarebbe risparmiato volentieri qualche rischio di troppo negli ultimi minuti. «Lo sappiamo che il calcio è strano. Il primo tempo sarebbe dovuto finire con un punteggio più largo. Si può dire che il doppio vantaggio era quasi stretto. Anche nella ripresa abbiamo creato e sbagliato tanto. Poi va così, hai un solo gol di vantaggio nei minuti di recupero e allora sai di rischiare. Però nell’analisi complessiva della partita il risultato non è stato mai in discussione». Che ci fosse un po’ di rilassamento nel secondo tempo lo si è capito anche dal fatto che, più di una volta, il tecnico gialloblù ha richiamato a gran voce i suoi ragazzi. «Più che altro mi hanno fatto arrabbiare gli sprechi. In una partita come questa non è possibile fare solo due gol. Però siamo contenti di aver vinto». In merito ai singoli, non ci si aspettava la scelta di Solagna tra i pali al posto di Brino, che si era ben comportato nelle ultime partite. «Sono entrambi portieri più che validi, questo è certo. Solagna ha un anno in più e questo fa la differenza, nel computo della scelta dei fuoriquota. Stavolta ero dell’idea che meritasse di giocare lui perché aveva fatto bene prima dell’infortunio. Non c’è un portiere titolare e questo mi permette di tenerli sempre pronti». Fine girone d’andata. Quarto posto, 34 punti, a meno 10 dalla vetta e a due dal terzo posto. Rispettate le attese della vigilia? «L’unica squadra che sta facendo cose eccezionali è il Campodarsego. Tutte le altre sono nella normalità delle cose. Sicuramente nel girone d’andata abbiamo avuto qualche delusione, ma per il terzo Natale consecutivo siamo tra le prime e questo credo sia importante». Programma degli allenamenti nella sosta. Ancora un paio di allenamenti prima della pausa, il 22 e il 23 alla Goal Arena. Poi ci si ritroverà il 28 per altri tre giorni. Dal 2 gennaio, poi, via ai lavori per la prima di ritorno del 6 a Tamai.

Ore 22.30 – (Corriere delle Alpi) Belluno da viaggio. La squadra gialloblù autografa la quinta vittoria consecutiva fuori casa, chiudendo così col sorriso il 2015. Un 2-1, con la doppia firma di Corbanese e Duravia, oltre al gol dei trevigiani a tramonto della sfida. A tratti spettacolare il primo tempo della squadra di Vecchiato. Pallone sempre tra i piedi, velocità d’azione, due gol, un altro paio annullati e un’espulsione provocata. Strettissimo il comunque gratificante doppio vantaggio. Ripresa di controllo e gestione, forse troppo. Qualche palla gol sprecata fino alla rete di Vianello e al rosso di Marta Bettina. Timore di vanificare tutto, ma per fortuna finisce bene. E così il Belluno chiude al quarto posto al giro di boa, due punti dietro l’Este e alla pari con la Virtus Vecomp. C’è il Tamai appena dietro, e il giorno della befana trasferta proprio in casa dei mobilieri. Qualche sorpresa, in linea di massima, nella formazione titolare. Out Mosca per la varicella e non al meglio Masoch, Vecchiato sceglie Solagna tra i pali al posto di Brino e Quarzago come terzo a metà campo. Riproposta la formula da trequartista di Duravia, appena dietro la coppia composta da Corbanese e Acampora. Bella cornice di pubblico al Samassa, quasi equamente divisa tra pubblico di casa e ospite. In campo, invece, si parla solo bellunese. Il forse troppo pretenzioso 3-4-3 della Liventina si rivela un colabrodo, con i centrali difensivi spesso in imbarazzo. Il problema, soprattutto, sono i movimenti di Duravia. A volte sulla fascia destra, a volte più accentrato, il numero undici fa spesso perdere le sue tracce. Anche l’inserimento costante in prima linea di Quarzago sarà una nota tattica interessante. In tutto questo il Belluno, nei primi sette minuti, ha già messo un paio di palloni davanti a Rossi e conquistato altrettanti di corner. A sinistra invece l’asse Pellicanò-Miniati-Acampora ha meno libertà di fare. Ma proprio l’ex Monfalcone è protagonista in occasione del vantaggio. Lancio millimetrico da dietro di Calcagnotto, palla ad Acampora che filtra benissimo in area un pallone d’oro, premiato dal solito preciso inserimento di Corbanese. E’ 1-0. Ancora il Cobra, quattro minuti dopo, manda di poco alto sul solito, preciso cross di Duravia. Superiorità in campo che, oltre che tecnica, diventa pure numerica. Millimetrico lancio di Bertagno per Acampora anticipato in uscita da Rossi. L’ex Portogruaro però tocca con la mano fuori area. La sentenza dell’arbitro Scordo ha il colore rosso. E’ Ghedini a lasciare il posto a Berto, subito bravo sulla punizione precisa di Miniati. Capitolerà comunque il numero dodici di casa un minuto dopo. Cross di Pellicanò, non ci arriva Quarzago, Duravia invece sì. Respinto il primo tiro ma non il secondo che va dentro. Boem prova il primo, inguardabile tiro dei suoi. Finale di tempo con un doppio gol annullato per fuorigioco. A Pescosta prima, ad Acampora poi. Ripresa e Liventina che, se non altro, cambia atteggiamento, provando a riaprire la gara. Il Belluno in contropiede c’è ma spreca troppo. Farinazzo ha due bei palloni ma in entrambe le occasioni non sfrutta adeguatamente la chance. Vianello tenta un paio di volte di crearsi le situazioni buone per bucare Solagna, ma è Bertagno a fallire il tris con una conclusione fuori di pochissimo. Siamo al 90’ e pare possa comunque bastare. E invece no. L’interessante Dene scodella un bel cross in area e Vianello di testa riapre incredibilmente i giochi. Il Belluno perde certezze e pure Marta Bettina. Ingenuo sgambetto a metà campo, rosso diretto. Si finisce con un corner per la Liventina. Bravo in uscita Solagna. E, cosa impensabile a fine primo tempo, al triplice fischio si tira un sospiro di sollievo.

Ore 22.00 – (La Provincia Pavese) Dario Biasi ha finito la partita di Pordenone dopo 90’ di autentico sacrificio. Con Angelo Siniscalchi si è sobbarcato il compito di bloccare le sfuriate di De Cenco e Cattaneo, due bomber in gran forma. «Sapevamo che avremmo affrontato una partita tosta. Così è stato. Ma noi abbiamo interpretato il ruolo nel modo migliore: è stata una grande partita soprattutto per l’atteggiamento che abbiamo messo in campo. Bisogna fare i complimenti a questa squadra: la trasferta al Bottecchia era tutt’altro che facile». Soddisfazione per i tifosi, in particolare quel drappello – circa 20 persone – che si sono sobbarcati un viaggio di quasi 800 chilometri (tra andata e ritorno). Biasi è un giocatore di grande esperienza (ha 36 anni), con un lungo passato in serie A e B. Sa cosa significa cambiare allenatore, e l’addio a Marcolini non è stato facile per lo spogliatoio. «Purtroppo è partito Marcolini, ma l’arrivo di un nuovo allenatore impone sempre di giocare al meglio. Stefano ci ha dato una grossa mano, soprattutto a livello mentale. Per questo, forse, abbiamo tirato fuori una partita di carattere. Che dà morale e convinzione».

Ore 21.40 – (La Provincia Pavese) Luca Ghiringhelli sabato sera al «Bottecchia» ha finito la partita stremato. Ha giocato a centrocampo facendo il cursore, tornando sempre. Una partita di sacrificio riservata a chi ha polmoni d’acciaio, come lui. «Questa vittoria ci voleva proprio – dice Ghiro – anche perché il Pordenone è un’ottima squadra che ha fatto faticare a tutti. Sapevamo che al Bottecchia serviva una grande partita. Siamo riusciti nell’intento, grazie soprattutto a un impegno mentale fondamentale». Ghiringhelli ammette che il Pavia visto nel mese di novembre e i primi giorni di dicembre sembrava spento: «Il nostro impegno c’è sempre stato. Forse contro i “ramarri” abbiamo tirato fuori qualcosa in più. Quando mandano via un allenatore – spiega – noi giocatori siamo punti nell’orgoglio, perché se un mister viene allontanato è colpa anche nostra. Per questo motivo sabato sera abbiamo tirato fuori qualcosa in più. In settimana – ammette l’esterno pavese – ci siamo guardati in faccia e abbiamo fatto una prestazione d’orgoglio. Sapevamo di trovare una squadra forte, serviva carattere. E non abbiamo vinto grazie alla giocata di un singolo, ma grazie a una bella prova di squadra». A Pordenone il Pavia ha stretto i denti e sofferto: «E’ normale – dice l’azzurro -. I friulani hanno una squadra che gioca con entusiamo, hanno sempre tenuto lo stesso mister e giocano a memoria». Ma la sofferenza del Pavia è stata soprattutto dopo aver segnato il gol: «E’ normale in quel momento del gioco. Loro sono forti e non hanno accettato di essere sconfitti». Allo stadio Bottecchia il Pavia ha giocato con un 4-4-2. «In fase di non possesso noi esterni stringevamo – conferma Ghiringhelli – per aiutare la difesa». Arrivare a Natale, comunque nel gruppo di testa, può solo dare morale alla squadra. «Se mancassero poche partite alla fine sarebbe un problema, ma non abbiamo ancora finito il girone d’andata….». «La squadra che mi ha colpito di più? Dobbiamo ancora incontrare la Feralpi, ma dico certamente il Cittadella. E’ una squadra forte. Credo sia la squadra più organizzata nel nostro girone. Poi sicuramente l’Alessandria e la stessa Cremonese, che non ti fa giocare. Ma noi dobbiamo pensare alle nostre partite».

Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) E’ arrivato il giorno di Fabio Brini. Ieri il nuovo tecnico del Pavia ha condotto il primo allenamento e oggi verrà presentato alla stampa. L’accordo tra il club e il tecnico marchigiano che ha all’attivo quattro promozioni in B – l’ultima col Carpi – c’è già da diversi giorni, ma è stato tenuto in freezer fino alla gara di Pordenone, dove la squadra è stata guidata in panchina (e prima ancora in settimana) dal tecnico della Berretti Stefano Rossini. E Rossini dopo sette giorni consegna a Brini un gruppo tornato alla vittoria dopo quasi due mesi, nonostante le tante assenze. E’ un successo che rilancia il Pavia dopo la frenata nelle giornate precedenti, culminata nell’esonero di Michele Marcolini. La vittoria a Pordenone, su un campo violato quest’anno solo dal Cittadella, ha anche permesso agli azzurri di rosicchiare punti alle rivali che stanno davanti: tre lunghezze rubate alla FeralpiSalò, superata in casa dalla Giana Erminio, due al Bassano stoppato sul pareggio a Padova e due anche all’Alessandria fermata sull’1-1 dalla Reggiana, che a sua volta viene scavalcata dagli azzurri. Invariato invece il -6 dal Cittadella, che vince a Cremona e si riprende il primo posto a scapito dell’Alessandria. Intanto Brini ha formulato al club le prime richieste in vista del mercato che si apre a gennaio. Vorrebbe due difensori centrali da lui allenati l’anno scorso a Benevento e cioè Emanuele Padella, 27 anni, dal 2011 al 2013 in B al Grosseto, e Fabio Lucioni, 28 anni, anche lui in B con la Reggina due stagioni fa. Entrambi sono tuttora titolari della squadra giallorossa. In uscita si pensa sempre a Marino e Malomo, che proprio a Pordenone ha segnato la rete dell’1-0, ma nell’operazione per portare in azzurro i due difensori potrebbe rientrare Stefano Del Sante, che verrebbe girato al Benevento. Altra probabile uscita in difesa è quella di Andrea Cristini, che ha giocato pochissimo quest’anno. La terza richiesta di Brini riguarda una vecchia conoscenza del Pavia: Umberto Eusepi, autore in azzurro di un’ottima mezza stagione nel 2010-2011 e l’anno scorso tra i migliori marcatori della Lega Pro, sempre nel Benevento di Brini. Le 17 reti segnate in Campania, dopo le 14 della stagione precedente a Perugia, gli sono valse in estate l’attesa chiamata in B, alla Salernitana, dopo che il Pavia a giugno aveva fatto un tentativo per riportarlo in azzurro. Tentativo che si era fermato di fronte alle richieste economiche del procuratore. Ora ci si riproverà, puntando sul fatto che l’attaccante romano a Salerno sta trovando poco spazio. Ma potrebbe non bastare. In uscita invece ci sarebbe l’interessamento del Catanzaro per Mattia Marchi. A quanto pare, comunque, nessuno è ritenuto incedibile.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) Il presidente biancorosso Sandro Musso ha trascorso una giornata in febbrili contatti con i soci e con il ds Alfio Pelliccioni per mettere a punto le strategie del mercato biancorosso. La convinta volontà di procedere ad un rinnovamento ampio della rosa andrà tracciata sulla base delle possibilità di scambio di giocatori, principale forma di calciomercato in questo periodo stante l’obbligo di conservare la rosa a quota 24. Il patron, l’altra sera a colloquio con i tifosi, tende a ribadire la sua totale responsabilità per le scelte del mercato e degli allenatori: «Peccato non riesca a vedere una comune volontà in tutti di lavorare per il bene del Mantova, serve più buon senso e serve un maggiore equilibrio in questa fase delicatissima. È lampante che sono stati commessi errori ed è proprio per non ripeterli che stiamo lavorando alacremente, senza ripensare troppo al passato o a chi ha sbagliato. Solo in questo modo sapremo rispondere in modo efficace alla fame di risultati che ha questa piazza, servono positività e pazienza». Entro la settimana i bene informati danno per possibili le prime operazioni, pur se il mercato della Lega Pro si aprirà il 4 gennaio. Sulla lista dei partenti i nomi di Valerio Foglio (per Martin, esterno sinistro), Gabriele Puccio (per Lo Bue, laterale destro) e Matteo Momentè (per l’ex Stefano Pietribiasi) appaiono i più probabili e proprio da Pavia, Lecce e Bassano che li avrebbero nel mirino dovrebbero partire nuovi contatti prima dealle festività natalizie. Altro nome vicino alla partenza è quello di Fabio Gavazzi, che avrebbe richieste da parte del Lumezzane, pronto a mettere sul piatto della trattativa il difensore Belotti. Fra i possibili nuovi giocatori si parla anche del trequartista Piero Tripoli, attualmente all’Ascoli.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Sabato, per il match con la Pro Patria, Ivan Javorcic si è seduto sulla panchina del Mantova per l’ottava volta (esclusa la sconfitta in Coppa Italia con la Spal). Ci sono quindi i presupposti per confrontare il suo operato con quello di Riccardo Maspero, esonerato all’ottava giornata di campionato (sconfitta 3-0 a Padova). Nel calcio, si sa, spesso i numeri non rispecchiano la realtà: stando alle fredde cifre, infatti, si scopre che l’ex tecnico biancorosso ha fatto meglio del suo successore. Maspero ha raccolto 8 punti (8 gol fatti e 12 subiti) in altrettante partite, contro i 7 portati a casa dall’Acm in versione croata (6 gol fatti e 11 subiti). Per i tifosi sarà quindi un Natale di rimpianti? No, per vari motivi. Il primo è che vanno considerate le avversarie: Maspero ha pareggiato al Martelli contro il non irresistibile Pordeone (1-1) e a Cremona (3-3), prima di perdere in casa con la Reggiana (0-2) e la settimana successiva, alla sesta, 1-0 a Cuneo. Stiamo parlando di squadre che oggi si trovano nel gruppone di metà classifica. Le uniche due gioie nelle prime otto gare dell’annata sono arrivate in casa contro Renate (1-0 all’esordio stagionale) e Lumezzane (2-0 alla settima), compagini che al momento occupano rispettivamente la terzultima e la quintultima posizione nel girone A di Lega Pro. Insomma otto punti in otto giornate, sì, ma senza mai incontrare formazioni di vertice se si esclude il Sud Tirol, contro cui il Mantova ha perso 2-1 fuori casa. Maspero ha lasciato in eredità a Javorcic una squadra fragile dal punto di vista tecnico e nervoso e che soltanto con Renate e Lumezzane non ha subito reti. Se sotto la guida tecnica di Maspero l’Acm ha incontrato squadre che, almeno secondo le aspettative estive, erano più o meno tutte alla portata, Javorcic si è trovato a fronteggiare le prime della classe. Tra l’altro dovendo lavorare con una rosa costruita da altri. Pronti via il croato ha perso in casa con la Giana Erminio (1-2), non certo il Barcellona, ma una formazione che dovrà lottare fino alla fine per mantenere la categoria: stiamo parlando comunque della gara d’esordio, a cui il mister è arrivato dopo aver diretto pochi allenamenti. Una settimana dopo i biancorossi hanno portato a casa tre punti d’oro dal campo del lanciatissimo Bassano (1-0). Anche l’undicesima giornata è da incorniciare: 0-0 esterno con il Cittadella, all’epoca capolista e oggi seconda ad un punto dall’Alessandria. Il secondo stop è arrivato in casa contro la FeralpiSalò (1-2), altra squadra di vertice. Poi, dopo il buon punto conquistato a Pavia (2-2 in rimonta), altra debacle interna, stavolta pesante (0-4), contro l’Alessandria oggi capolista in Lega Pro e capace di sconfiggere in Coppa Italia prima Palermo e poi Genoa (in entrambi i casi in trasferta). I pareggi contro Pro Piacenza (0-0 esterno) e l’1-1 al Martelli di sabato contro la Pro Patria, infine, restituiscono l’immagine di un Mantova che fatica a creare occasioni da gol, anche con le “piccole”. A questo proposito, però, si deve tenere conto del fatto che Javorcic ha dovuto rinunciare per periodi più o meno lunghi ai centrocampisti Puccio e Caridi e alle punte Momentè, Beretta e Anastasi, senza parlare di Ruopolo che da settimane gioca nonostante un serio problema al ginocchio.

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Pordenone «Pederzoli sarà multato». Mauro Lovisa è chiaro e non concede scuse al furiclasse neroverde. «L’applauso all’arbitro – afferma il presidente – non mi è piaciuto per niente. È cosa che non si fa. Giusto il cartellino rosso nei suoi confronti». QUESTIONE DI ETICA – L’espulsione porterà alla squalifica. La seconda stagionale a carico del giocatore che salterà la gara con il Giana Erminio il 9 gennaio e quella successiva al Bottecchia con la Pro Piacenza. Il danno procurato ai compagni e alla società iniziato sabato (Pordenone in 10 per i 26 minuti finali della gara persa con il Pavia) si prolungherà quindi sino alla ripresa del campionato. «Al di là del problema che ci crea l’assenza di un giocatore di grande classe come lui – riprende re Mauro -, il suo comportamento mina anche la nostra filosofia societaria che è basata sull’etica. Come facciamo a dire ai ragazzini delle giovanili che bisogna essere rispettosi delle regole e dell’autorità, arbitri compresi, se lasciamo passare senza conseguenze l’applauso di Alex?». RE MAURO CICISTA – La sconfitta con il Pavia (0-2) non ha creato grossissimi guai al Pordenone che rimane in una relativamente tranquilla posizione di centro classifica a quota 22. Lovisa ha smaltito le tossine del sabato con un lungo giro in bicicletta lungo la pianura alluvionale del Tagliamento. «Facciamo 3 punti a Gorgonzola alla ripresa – esterna il suo ottimismo il presidente – e giriamo a quota 25. Alzi la mano – sorride – chi avrebbe immaginato lo scorso agosto che a dicembre saremmo potuti arrivare così in alto. Con il Pavia – spiega il suo stato d’animo – abbiamo chiuso il ciclo terribile che ci ha messo a confronto con le formazioni migliori del girone. Adesso ci aspettano sfide decisamente più abbordabili con Giana Erminio, Pro Piacenza, Mantova, Renate e Pro Patria che dovrebbero portarci abbastanza vicino a quota salvezza. Prima ci arriveremo – sottolinea – prima cominceremo a divertirci in tranquillità lanciando anche i nostri giovani». NATALE SERENO – Nonostante la sconfitta con il Pavia il Natale neroverde sarà sereno. «Sì – conferma Lovisa -, siamo soddisfatti del lavoro fatto. Adesso però la pausa arriva al momento giusto. La volontà sabato non è mancata nei ragazzi, ma – ammette – non vedo più la brillantezza di un mese fa. Se fossero al top De Cenco e Filippini non avrebbero mancato ghiotte occasioni. Devono ricaricare le pile anche Mandorlini e Cattaneo, tanto per fare un paio di nomi. Poi dobbiamo recuperare Marchi e Strizzolo. Alla ripresa – confida re Mauro – sarà di nuovo il Pordenone sorpresa di inizio stagione. È la mia promessa a tutti i nostri tifosi ai quali – conclude Lovisa – auguro di passare un Natale sereno e chiedo di accompagnarci anche nel 2016 come hanno fatto quest’anno nonostante l’amarezza della retrocessione cancellata poi dal ripescaggio». PROGRAMMA – I ramarri si alleneranno ancora oggi e domani al De Marchi. Poi Tedino concederà a tutti una pausa lunga dal 23 al 28 dicembre. Qualcuno come il brasiliano De Cenco approfitterà per fare una capatina a casa. Quindi ripresa con nuova pausa più limitata per capodanno.

Ore 19.40 – (Messaggero Veneto) Tifosi che hanno applaudito, ma anche molti che hanno abbandonato anzitempo lo stadio, fischiando addirittura la squadra di Tedino. La prestazione col Pavia del Pordenone ha lasciato scontenta una parte dello stadio, che per la prima volta nel corso della stagione ha rumoreggiato. Cosa vuol dire, questo? Che una parte della tribuna si è calata completamente nella categoria e ha cominciato a pretendere di più dal gruppo di Tedino. Per certi versi è anche un buon segnale. Nel senso: i “ramarri” hanno dimostrato di starci alla grande, in Lega Pro, e quindi alcuni tifosi pretendono di più. Un motivo d’orgoglio, per la squadra, se si pensa che la scorsa stagione la gente arrivava allo stadio già quasi rassegnata del suo – inglorioso – destino. Criticare fa parte del gioco, anche se va detto che alcuni fischi sono sembrati ingenerosi, alla luce dell’ottimo girone d’andata disputato dal Pordenone. In fin dei conti la squadra può chiudere la prima manche del campionato a quota 25, che significa una proiezione finale tra i 47 e i 52 punti. In altre parole significa salvezza molto tranquilla. Un traguardo impensanbile visto da dove si è partiti e con il tipo di squadra allestita, ovvero con un budget ridotto (500 mila euro sono stati investiti per il ripescaggio) e costruita nel giro di un mese, con alcuni giocatori che non hanno neppure sostenuto il ritiro arrivando a metà agoto. Senza contare gli indisponibili dell’ultimo mese. Il Pordenone ritornerà nel suo stadio il weekend del 16-17 gennaio con la Pro Piacenza, per il primo match del girone di ritorno: sarà curioso vedere come verrà accolto, considerate le aspettative manifestate durante la gara di due giorni fa col Pavia.

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Una comprensibile stanchezza, i numerosi infortuni, avversari di valore: dicembre è stato amaro per il Pordenone. Col Pavia è maturata la terza sconfitta nelle ultime 4 gare e, complice la vittoria di ieri del Lumezzane, i “ramarri” hanno chiuso il 2015 con tre sole lunghezze di vantaggio sui play-out. Nessun campanello d’allarme, anche perché i neroverdi sono a 22 punti in compagnia di tre squadre; bensì una constatazione di cosa è costato il calo, che però non può cancellare ciò che la squadra ha fatto sinora. Anche col Pavia, nonostante la sconfitta. Positivo. Sì, perché il match con i lombardi, al di là del rovescio per 2-0, ha avuto diverse note liete. Il Pordenone, pur lamentando assenti e acciaccati, ha dimostrato ulteriormente di avere un’identità e dei principi di gioco: si cerca il gol, si prova a fare la partita. Sempre. Il Pavia ha accusato il Dna dei neroverdi, tanto che è stato bersagliato e salvato solo dal suo portiere, Facchin. Qual è stata la differenza tra le due squadre, allora? Il cinismo. Il team di Rossini ha timbrato le due occasioni create, il gruppo di Tedino no. Il motivo della partita è tutto qui. E proprio su questa assenza di concretezza che il tecnico neroverde, a fine gara, ha manifestato tutto il suo disappunto. La classifica. I risultati di ieri, poi, hanno portato i neroverdi ad avere un margine di soli tre punti sulla zona play-out. “Colpa” del Lumezzane, salito a quota 19 (in compagnia della Pro Piacenza) dopo aver superato l’Albinoleffe. Non serve però preoccuparsi oltremodo, e non solo perché il Pordenone divide la posizione in classifica con Cuneo, Padova e Cremonese, con inoltre un punto di vantaggio sulla Giana Erminio (prossima avversaria). Non c’è bisogno di far suonari allarmi perché i “ramarri”, tra gennaio e febbraio, hanno sei partite di fila per blindare la salvezza: Giana, quindi Pro Piacenza, Albinoleffe, Mantova, Renate e Pro Patria. Tutti rivali nella zona rossa. Prospettive. In questa lunga sosta – si riprende il 9 gennaio – Tedino dovrà recuperare tutti gli effettivi e ricordare che servirà partire forte, per arrivare il prima possibile all’obiettivo prefissato. Cioè la salvezza. Le vittorie prestigiose di Reggio Emilia e Cuneo hanno fatto parlare di play-off, ma va sempre ricordato che il traguardo numero uno è il mantenimento della categoria. La strada sinora percorsa è quella giusta. La vettura neroverde nel 2016 andrà soltanto mantenuta in carreggiata.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) I tifosi avevano chiesto una grande risposta del pubblico in occasione di questo big match. E alla fine allo stadio si è visto il record stagionale: 4881 spettatori, lo stesso identico numero della gara contro il Padova. Considerata concomitanza con il basket al PalaBigi e la domenica di shopping prima di Natale, è stato un buon risultato. Per superare quota 5mila ci sarà tempo nel girone di ritorno, se i risultati continueranno a spingere in alto la Reggiana. Ieri la Curva Sud, dove c’era molta gante, non ha voluto sfigurare davanti ai quasi 500 alessandrini arrivati sulle ali dell’entusiasmo del passaggio ai quarti di Coppa Italia. Prima del fischio d’inizio le Teste Quadre hanno mostrato una bella coreografia, alla quale avevano lavorato nel corso della settimana, dandosi appuntamento allo stadio con buon anticipo. Poi durante il match è stato esposto lo storico striscione dell’Ultras Ghetto, in memoria di Cimino, uno dei fondatori, al quale ha riservato una dedica anche il Gruppo Vandelli. Per tutta la partita le due tifoserie hanno spinto le proprie squadre, cantando ed applaudendo, rispettandosi e senza prendersi di mira. Alla fine la Reggiana ha salutato i propri tifosi tra gli applaudi. Il pubblico ha gradito la prova di carattere e di qualità della squadra di Colombo. Solo dopo la brutta prova interna con il Pordenone i tifosi avevano fischiato i giocatori, ma subito dopo non avevano mancato di dare il loro appoggio nella trasferta di Cittadella. Il pubblico granata resta dunque un’arma importante della squadra, in casa come in trasferta. I tifosi avrebbero voluto un bel regalo di Natale, come tutto l’ambiente, ma ai giocatori visti ieri in campo non si poteva chiedere molto di più. Ora per tutti un po’ di riposo e poi il 10 gennaio si ricomincia dallo stadio Mercante di Bassano.

Ore 18.40 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana non riesce più a vincere davanti al proprio pubblico, ancora una volta deve accontentarsi di un pareggio e di una prestazione confortante. Via , l’1-1 con la capolista Alessandria ci può anche stare. Resta il rammarico di qualche occasione di troppo sciupata. Vasile Mogos si dichiara «Arcisoddisfatto della nostra partita, specialmente in fase difensiva, tatticamente siamo stati perfetti, abbiamo concesso quasi nulla al miglior attacco del campionato». La rete del pareggio… «E’ una giocata che proviamo spesso in allenamento, sappiamo delle qualità di Nolè nel servire palloni filtranti tra i difensori avversari, ci ho creduto, poi non so nella circostanza c’è stata una scivolata, quando ho preso il pallone non ci ho pensato due volte, ho visto il palo largo libero ed ho calciato». La partita come l’avevate preparata? «Come si è sviluppata sul campo, lasciando all’Alessandria un poco di palleggio, ma poi andando a pressarla per ripartire e mettendoci attenzione massima nelle uscite difensive». Per Mogos la Reggiana ha commesso soltanto un errore… «Nell’azione del goal subito, siamo stati tratti in inganno dal fischio arbitrale, poi lui ha fatto continuare, l’ Alessandria è stata rapidissima e noi ci siamo fatto trovare un poco impreparati». Qualche errore di troppo in fase conclusiva, in certe partite determinate occasioni vanno sfruttate al meglio… «Io ho grande fiducia in Arma e Nolè, sono sicurissimo che nel girone di ritorno saranno proprio loro a tirarci fuori dai guai, ad un attaccante può capitare di incappare in una giornata non precisissima, ma le loro qualità non si discutono»., Un giudizio sul girone ascendente della Regia, adesso: ad una gara dal giro di boa, la classifica vi soddisfa o c’è del rimpianto? «Guardate, io alla classifica solitamente non ci penso, tanto cambia ogni settimana, i conti li faremo alla fine, per il resto l’impegno c’è stato, di partite ne abbiamo steccate un paio al massimo, con il Pordenonein casa e nella trasferta a Busto Arsizio dove non siamo riusciti a vincere cpntro la Pro Patria che era ancora a zero punti, probabilmente avremmo meritato qualcosa in più». «Ma il cammino è ancora lungo, non ha senso dare adesso dei giudizi perché bisogna solo navigare a vista ».

Ore 18.30 – (Gazzetta di Reggio) Il presidente Stefano Compagni manda gli auguri di Natale a tutti, tifosi e giocatori, con un po’ di rammarico per aver lasciato per strada altri due punti che sarebbero stati meritati. Le è piaciuta la Reggiana? «La partita è stata bella e ci siamo tutti divertiti, peccato solo per il risultato perché non ha premiato il tanto impegno messo sul campo dalla squadra. Abbiamo creato ancora una volta tante buone occasioni senza riuscire a finalizzare contro una squadra vera». La classifica preoccupa? «Fare i tre punti significava rimanere attaccati alla vetta mentre così ci sarà da faticare di più ma siamo sulla strada giusta». Avete già deciso come muovervi sul mercato? «Il direttore Ferrara, insieme al tecnico Colombo, sanno dove intervenire e lo faremo in tempi brevi per avere eventuali rinforzi già a disposizione quando il campionato riprenderà». Ci saranno anche partenze? «Qualcuna sarà inevitabile perché non si può giocare in trenta». Dopo la sosta c’è il Bassano. «Però finora nessuna squadra ci ha messo sotto ed andiamo sempre in campo coscienti delle nostre possibilità per provare a fare la partita perciò non temiamo nessuno». Le è piaciuta la coreografia dei tifosi prima della partita? «Bellissima, sono stati bravi come sempre. Si meritavano un bel regalo di Natale perché danno sempre tutto fino al 95′ quindi, per loro come per me, c’è il rammarico di aver vinto l’ennesima partita ai punti, ma in questo sport conta poco»

Ore 18.20 – (Gazzetta di Reggio) Non è arrivata la vittoria e i sentimenti di Alberto Colombo sono un misto di soddisfazione, rammarico. «Sabato in fase di presentazione di questa partita – spiega l’allenatore granata – avevo detto che contro squadre come l’Alessandria non puoi sbagliare niente e se ti si presentano tre palle gol pulite e non riesci a capitalizzarle, diventa tutto difficile. Perché è impensabile che poi loro te ne concedano altre». Tanto di cappello all’Alessandria quindi? «Assolutamente, i piemontesi formano un’ottima squadra ma anche noi abbiamo fatto una partita molto positiva e tatticamente abbiamo giocato bene, soprattutto dietro». E avete concesso davvero poco. «Due palle: il gol e il tiro a giro di Fischnaller. Ma questo non è bastato: serviva la partita perfetta e lo sarebbe stata se avessimo capitalizzato almeno una delle tre clamorose accasioni che ci sono capitate». Era l’Alessandria che si aspettava con questa difesa così alta? «Si, me l’aspettavo così. Li avevamo studiati e sapevamo che avrebbero giocato in questo modo e l’idea era quella di provare ad infilarli. Ci abbiamo provato in un paio di occasione nel primo tempo ma senza trovare il gol. E contro queste squadre quando ti capita una mezza palla la devi capitalizzare». Quanto ha influenzato la serata no in attacco? «Hanno fatto tanto lavoro sporco ma è logico che all’attaccante, soprattutto a un cecchino come Rachid Arma, di capitalizzare al massimo. Speriamo che anche per lui abbia termine questo periodo poco positivo e poco fortunato. A volte basta un gol per ritrovare la fiducia». E Nolè? «Ha fatto un grandissimo lavoro in fase di non possesso e forse si è stancato eccessivamente. Ha perso alcuni palloni ma poi è abile a farsi trovare negli spazi giusti al momento giusto». Nel complesso come giudica quindi la gara? «A livello di squadra non posso che essere soddisfatto. Poi possiamo giudicare il singolo e vedere chi ha giocato bene e chi ha giocato meno bene, ma nel complesso sono soddisfatto». «E’ logico che ultimamente finiamo sempre le partite con quel rammarico per non aver portato a casa qualcosa in più che forse meritavamo». Manca una giornata al giro di boa che sarà il 9 gennaio a bassano e la Reggiana ha raccolto 25 punti: giusto così? «Non sono contento. Avere gli attuali punti di ritardo sulla prima in classifica dopo queste prestazioni, mi fa dire che non posso essere contento. Forse perché abbiamo fatto fatica a gestire i momenti difficili, però un passo alla volta cerchiamo di uscirne». Chiudiamo con gli auguri di Natale ai tifosi? «Loro hanno vinto, anzi stravinto anche questa partita e per questo si meritano un grandissimo augurio di buon Natale; sperando – termina il trainer della Reggiana – che il nuovo anno porti almeno ad avere le soddisfazioni reciproche dell’anno scorso».

Ore 18.10 – (Gazzetta di Reggio) Si è rivista la bella Reggiana dello scorso campionato. Tanta intensità, cattiveria agonistica e bel gioco. E’ mancata la lucidità sotto porta in tre occasioni per soddisfare la richiesta di mister Alberto Colombo, che voleva la partita perfetta. Ma ieri al Città del Tricolore il pubblico ha assistito a una bella partita e i granata hanno dimostrato di non essere inferiori alla capolista Alessandria, che pareggiando 1-1 ha perso il primato a vantaggio del Cittadella, vittorioso in trasferta a Cremona. Ora la Reggiana è a 7 punti dalla vetta e 3 dai playoff e non potrà più permettersi momenti come quelli vissuti a novembre, sempre che l’obiettivo sia sempre quello del salto di categoria. Uno degli aspetti più positivi della serata è stato il carattere. Dopo lo svantaggio la squadra non ha sbandato, anche se Perilli ci ha messo ancora una volta i guantoni per evitare il colpo del ko. Poi Nolè e compagni si sono rimessi subito in carreggiata e hanno iniziato a macinare gioco, sprecando il pareggio con Arma e raggiungendolo poi con il sempre più provvidenziale Mogos. Nella ripresa i granata hanno sfiorato un gol clamoroso con Pesenti, entrato al posto dell’attaccante marocchino, senza che gli ospiti si siano mai resi davvero pericolosi. Ai punti avrebbe vinto la Reggiana, anche se poi concretamente si è divisa la posta con gli avversari. Da sottolineare il grande rientro di Sabotic, che ha preso con sicurezza le redini della difesa, costrigendo il temibile Bocalon a girargli alla larga. Il ritorno del montenegrino, affiancato dai sempre più sicuri Spanò e Frascatore, danno un po’ di tranquillità in più a Colombo, anche in vista del prossimo rientro di Parola e della crescita di De Biasi nelle partite precedenti. I tifosi avevano chiesto una bella risposta di pubblico e ieri al Città del Tricolore si sono sfiorate le 5mila presenze. E’ bastato tornare alla vittoria con l’Albinoleffe per ridare entusiasmo a tutto l’ambiente. Fin dal fischio d’inizio Reggiana e Alessandria hanno dimostrato di essere molto determinate e ben messe in campo. Il match è rimasto nella prima fase bloccato dal punto di vista tattico. Al 20’ Arma ha avuto l’occasione per aprire i giochi, ma solo davanti a Vannucchi ha sparato fuori di molto. Tre minuti dopo si è concretizzata la spietata legge del gol, con Marras che ha insaccato su cross di Bocalon. Poteva essere una mazzata, dal punto di vista psicologico, ma i granata hanno subito ripreso il filo del gioco, tranne che nei minuti immediatamente successivi, dove Perilli ha salvato su un bel tiro di Fischnaller. Al 32’ Arma ha avuto un’altra occasione, più difficile della precedente, ma il portiere ha respinto con i piedi. Un minuto dopo ci ha pensato Mogos a ristabilire la parità. Sul finire del primo tempo Siega si è fatto apprezzare per una bella iniziativa sulla sinistra con una conclusione che si è spenta a lato. Nella ripresa l’Alessandria ha iniziato a sentire il peso degli sforzi di Coppa Italia, contro il Genoa, ed è calata in intensità. La partita si è dunque sbloccata, si sono visti più errori e più fiammate rispetto al primo tempo. La squadra di Colombo è cresciuta, anche se i grigi hanno dimostrano di essere sempre in partita e pronti a fare male da un momento all’altro. L’occasione più clamorosa della ripresa è capitata sui piedi granata al 65’: Siega è andata sul fondo, ha crossato in mezzo e Pesenti ha fatto la barba al palo da distanza ravvicinata. Poteva essere il colpo della vittoria, invece ancora una volta la squadra ha raccolto meno di quello che avrebbe meritato, con grande rammarico del mister, del presidente e di tutti i tifosi. Ora c’è tempo per riposarsi e passare le feste in famiglia e poi si inizierà a preparare la trasferta del 10 gennaio a Bassano, che ha pareggiato 1-1 in casa del Padova.

Ore 17.40 – (Il Piccolo) Nella tribuna centrale del Penzo c’è anche il patron Silvano Favarato. «È già importante che la squadra sia qui in campo vista la settimana appena trascorsa. Parlerò quando avrò mostrato alla città fatti concreti» si limita a dire il numero uno dell’Unione. Insomma per spiegare il progetto è tutto rinviato. Non si sottrae invece al classico contraddittorio di fine partita il tecnico Paolo Doardo. Per un allenatore è imbarazzante commentare una sconfitta per 6-1. «Con questa squadra ridotta all’osso e contro un avversario così forte eravamo preparati a subire – dice – ma sono abbastanza soddisfatto del fatto che la squadra non ha mai rinunciato al gioco e nel primo quarto d’ora è stata anche bene in campo. Sarebbe stato più facile buttare la palla in tribuna ma a cosa sarebbe servito? Questo atteggiamento è fondamentale per cominciare il lavoro lungo e duro che abbiamo davanti». I nuovi arrivati le hanno fornito qualche buona indicazione. «Mi è piaciuto Dalla Riva e anche Abrefah è stato positivo nonostante la sua forma debba crescere parecchio. Sempre relativamente al fatto che hanno fatto con noi uno-due allenamenti. Del resto anche Piscopo non giocava da quasi due mesi e oggi ha dato un buon apporto. Poi voglio spendere una buona parola per i giovanissimi che hanno debuttato in questa categoria». A proposito di lavoro la nuova Unione deve recuperare tanto terreno se non vuole precipitare ancora di più in classifica. «Adesso facciamo due giorni di allenamenti – conclude il tecnico – poi dal 28 dicembre lavoreremo senza interruzioni. Nei primi giorni di gennaio arriveranno gli altri rinforzi». Ma quanti saranno i nuovi arrivi e in che settore interverrà lo società? «Non voglio dire nulla ma c’è un progetto tecnico tattico sulla base del quale lavoriamo». Buon lavoro e auguri.

Ore 17.30 – (Il Piccolo) Nel vecchio ma affascinante stadio Penzo avvolto nella bruma di Sant’Elena, l’eco ovattato dei canti “forza Unione e Unione alè” fanno viaggiare il ricordo agli anni passati al Rocco. Il tifo è ovviamente per l’altra Unione. Quella veneziana fallita sei mesi fa ma riconosciuta e sostenuta dai suoi supporter. L’Unione di Trieste, quella senza tifosi e appena salvata (forse) da un altro fallimento, mette in campo undici ragazzi che a mala pena si conoscono. Surreale ma vero come il risultato tennistico che la Triestina moderna mai aveva subito. Sei reti nella porta del baby Bonin e una siglata da Giordani. Risultato che ci sta. Epilogo più che prevedibile in un confronto impari tra una Triestina 4.0 che riparte da sottozero, con un nuovo tecnico e senza allenamenti, e un Venezia massiccio e costruito per vincere il campionato (Campodarsego permettendo) nonché spietato a sfruttare tutte le chance offerte dagli avversari. Tutti si aspettavano un pesante rovescio e così è stato. Anche se il manipolo di uomini a disposizione di Doardo non ha sbracato, anzi. Il 6-1 è maturato per manifesta inferiorità. La gara mortificante per lo spettatore giuliano è comunque un’occasione per vedere alcuni dei nuovi all’opera. Dalla Riva a sinistra e soprattutto il ghanese Abrefah a centrocampo mostrano di poter essere utili. Al Penzo quantomeno danno una mano ai ragazzi a evitare di colare a picco. Davanti Giordani è reduce da tre turni di stop, Volk è svelto ma piccolino. Troppo poco per scalfire gente come Soligo e Modolo. Miani fa il terzino, Andjelkovic e Di Dionisio i centrali, Ciave e il rientrante Loperfido i laterali di un centrocampo guidato da Spadari. Per una quindicina di minuti l’Unione di Trieste tiene il campo, ma al 15′ comincia a fare acqua. Bastano 10′ agli arancioneroverdi per affondare il gommone di Doardo con quattro siluri. Carbonaro fugge a destra e batte sul primo palo Bonin, poi su corner di Fabiano lo stacco di testa di Modolo è imprendibile. Passano 5′ e il piattone del bomber Serafini non perdona. Innocenti lo imita al 26′. Poker e match non chiuso, sepolto. Dopo la sosta, con la nebbia sempre più densa (anche come metafora sul fronte triestino), il tecnico ospite inserisce il reintegrato Luca Piscopo (al posto di Volk). C’è più consistenza dietro alla linea mediana ma Carbonaro tira fuori dal cilindro un interno destro da applausi. Applausi che arrivano anche per Giordani in gol conseguente a una sgroppata di Dalla Riva (chapeau al pubblico veneziano e lo stesso vale per l’arbitro Susana Vitulano). Sul 5-1 il Venezia giochicchia ma trova anche il gol del set con Serafini pronto a sfrutta uno svarione di Bonin. Esordiscono anche Del Bello e Farosich. Per loro una piccola-grande soddisfazione in un pomeriggio che tutti vorrebbero dimenticare ma che nessuno dimenticherà. Bisogna cambiare pagina presto. Le nuove maglie esibite non bastano…

Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Raggiante a fine gara il presidente lagunare Joe Tacopina, ripartito sabato mattina per New York ma spettatore in diretta da oltre oceano del secondo set (dopo il 6-0 al Giorgione) del suo Venezia contro la malcapitata Triestina. «Sono felice, il cambio di marcia è evidente e mi piace poter dire che siamo tornati, abbiamo ritrovato quella fame di gol che avevamo smarrito – le parole di Tacopina -. Sono orgoglioso di questo finale di girone di andata e mi complimento con “coach” Favarin e i ragazzi per il lavoro che stanno facendo». «I nostri 44 al giro di boa sono certamente un buon numero di punti – aggiunge il dg Dante Scibilia – soprattutto tenuto conto del ritardo con cui siamo partiti quest’estate, peraltro da zero e dovendo costruire tutto quanto, non dimentichiamocelo. La cosa incredibile l’ha fatta il Campodarsego che va applaudito perché fare meglio di questo Venezia, chiudendo a 45 e imbattuto il girone di andata, è oggettivamente un’impresa». L’operazione sorpasso del team arancioneroverde ripartirà il 6 gennaio dal Penzo contro il Dro, intanto però la società non ha tardato a riaprire i cordoni della borsa intervenendo sul mercato. «Il ds Perinetti scherzando aveva detto che il budget era stato sforato con Barreto, un innesto che all’inizio non era previsto. Il suo addio? Purtroppo è andata com’è andata, ora però i conti si stanno allineando anche grazie a qualche contratto di sponsorizzazione in fase di definizione. Per il main sponsor della maglia, invece, se ne sta occupando direttamente il presidente negli States». In sede di bilancio scontato ritornare sul cambio di panchina, con l’addio a Paolo Favaretto dopo l’unico ko con l’Este e i successivi 10 punti su 12 conquistati con Giancarlo Favarin. «Un paio di settimane prima dell’avvicendamento ci eravamo resi conto che c’era qualche problematica. Ora i risultati si vedono sul piano dell’atteggiamento che è più aggressivo e convinto». Dopo l’exploit del derby col Mestre la crescita di presenze del pubblico ha rallentato. «A gennaio partirà il nostro Progetto Scuole nelle elementari e superiori di Mestre e Venezia. Lavoreremo anche con le società gemellate per coinvolgere nuovi tifosi».

Ore 16.50 – (La Nuova Venezia) È partita la caccia al Campodarsego. Un po’ perché i padovani hanno perso due punti, un po’ perché il campionato va a riposo per 17 giorni e il Venezia dopo il 6-0 di Castelfranco e il 6-1 alla Triestina ha rimesso le marce alte al motore, aumentandone i giri. «Sarebbe bello continuare» dice il bomber Paolo Carbonaro al decimo centro stagionale di cui uno in coppa «ma godiamoci il momento. Anche gli arrivi in settimana dimostrano di avere qualità, quello che serve per vincere il campionato». Altra doppietta per il numero 11 del Venezia, dopo quella di sette giorni prima al Giorgione. E dopo il suo primo gol, la gara è stata una discesa libera. «I centrocampisti sono bravi a servirmi» commenta «e tutto è nato da un’azione quasi in fotocopia fatta qualche attimo prima. Il Campodarsego ha fatto bene sinora ma vogliamo essere noi primi». Fa tristezza vedere la Triestina conciata così e l’attaccante ricorda la sua esperienza a Monza. «È capitato anche a me» aggiunge «so cosa significhi non pensare solo al calcio per dei ragazzi che hanno una famiglia. Spero che casi simili ce ne siano sempre meno». Anche Matteo Serafini scrive due volte il suo nome sul tabellino alla voce “reti segnate”. «Giriamo bene come squadra» commenta «ci aiutiamo e chi sta fuori fa il possibile per mettere in difficoltà l’allenatore. Con Favarin stiamo lavorando per sfruttare l’ampiezza del campo, i tagli e il possesso palla. Il Campodarsego è sì primo ma dovremmo essere pronti a sfruttare ogni loro passo falso». Primo gol stagionale per Marco Modolo, anch’egli iscritto al club dei marcatori in una giornata dove un po’ tutti hanno cercato la via della rete. «Da un po’ mi mancava» dice il difensore «anche se nelle gare precedenti avevo avuto delle opportunità e c’ero andato vicino. Ovvio che segnare faccia sempre piace e aiuta molto, anche a livello morale. Non è stata una gara scontata, da fuori può sembrarlo, perché la Triestina aveva poco o nulla da perdere ma passeremo un bel Natale». Gioisce Giacomo Innocenti, seconda rete consecutiva dopo quella rifilata al Giorgione una settimana prima, che aveva dato il via alla precedente sagra. «I risultati stanno venendo fuori» spiega «come ruolo ho sempre fatto l’esterno ma a volte mi sono adattato a fare la punta. Torniamo a meno uno, se continueremo così alla lunga arriveremo primi». La Triestina ha fatto poco davanti e una rara occasione e riuscita a superare Guglielmo Vicario. «Non fa piacere subire una rete sul 5-0» fa sapere il portiere del Venezia «perché dai l’idea di un calo di concentrazione. Però abbiamo fatto una grande gara e con il Dro dovremmo continuare la corsa». In sala stampa arriva il messaggio del presidente Joe Tacopina dagli Stati Uniti. «Sono felice per questo risultato» scrive «che evidenzia il cambio di marcia. Vedo lo spirito giusto, sono orgoglioso dei ragazzi e del lavoro dell’allenatore. Siamo tornati».

Ore 16.40 – (La Nuova Venezia) Sguardo rilassato, dieci punti sui dodici a disposizione da quanto è subentrato a Favaretto, una dozzina di reti tra Castelfranco e Triestina, il Campodarsego che pareggia in casa con il Mestre e un meno uno alla pausa di Natale. Che vorrebbe di più dalla vita l’allenatore del Venezia? «Abbiamo fatto una gara da squadra che deve vincere il campionato» dice Favarin «con una buona manovra, disponibilità di tutti al sacrificio, un netto miglioramento rispetto agli ultimi incontri. Spiace aver preso quella rete nel secondo tempo, perché era evitabile». Ora arriva la sosta fino al 6 gennaio, quando al Penzo arriverà il Dro per la prima di ritorno e a Favarin un po’ dispiace fermarsi. «Un po’ spiace in effetti» spiega il tecnico «perché avevamo iniziato a ingranare. Guardo, però anche al lato positivo e nei prossimi giorni potremmo recuperare qualche giocatore acciaccato e migliorare la condizione. Tra il primo e secondo tempo ho tolto Cernuto per un problema fisico per inserire Beccaro». Il programma del periodo natalizio prevede un’amichevole mercoledì 30 dicembre contro il Real Martellago (Eccellenza). Da lì riprenderà la corsa, con il Campodarsego ancora primo ma sopra di un punto, anche se continua a restare imbattuto. «Complimenti a loro» continua Favarin «perché sono i campioni d’inverno. Hanno fatto un grande girone d’andata e bisogna dargliene atto. Da parte nostra, abbiamo tante soluzioni anche con i nuovi innesti e davanti continueremo con i quattro».

Ore 16.30 – (La Nuova Venezia) Il Venezia è tornato. Titolo ideale per un cinepanettone con gli arancioneroverdi assoluti attori protagonisti, che si congedano dal proprio pubblico per la sosta natalizia regalando un successo (6-1) contro la giovanissima Triestina. Facile si potrà dire, però sono proprio queste le partite che possono nascondere insidie, sottovalutando chi trovi davanti e rischiando la classica figuraccia. Invece i giocatori di Favarin dimostrano di essersi scrollati di dosso la ruggine accumulata, con una partita dominata in lungo e in largo e gli avversari relegati al ruolo di comparsa. Peccato per il solo svarione a inizio ripresa che ha fatto perdere a Vicario l’imbattibilità dopo 323’. Che l’aria fosse cambiata lo si era già capito sette giorni fa a Castelfranco nel 6-0 rifilato al Giorgione, ma stavolta il Venezia ha davvero impressionato offrendo un primo tempo impeccabile. Possesso palla pressoché totale, basato su una fitta ragnatela di passaggi impostati da Soligo e Acquadro, allargati sulle fasce per Fabiano e Innocenti, e poi a trovare con estrema facilità Serafini (anche nei panni di fine suggeritore, ndr) e Carbonaro. In 25’ sei tiri in porta e quattro gol la dicono lunga, con il solo vero avversario che fin dalle prime battute si è capito poter essere la nebbia. Sono 12’ di fuoco quelli che si trova ad affrontare Bonin tra i pali della Triestina. Dal 14’ al 25’ il Venezia è straripante: Carbonaro con un destro ravvicinato proprio all’incrocio, Modolo di testa su corner, Serafini dopo una azione corale orchestrata sulla destra da Fabiano e Carbonaro, e infine Innocenti su assist millimetrico di Serafini, chiudono subito la partita. La Triestina non c’è, non passa quasi la metà campo, mentre il Venezia chiude ogni spazio, pressa subito i portatori di palla avversari e con Soligo e Acquadro recupera continuamente palloni. Sfida a senso unico con gli alabardati che mostrano tutte le loro lacune in un momento societario e tecnico di transizione. Ma Favarin fa bene a spingere sempre i giocatori, per non rischiare inutili cali di tensione ed evitare brutte sorprese. Il Venezia non è sazio, e lo dimostra dopo appena 4’ nella ripresa. Carbonaro vuole fare le cose in grande e fa un gol “alla Del Piero”, rientrando dalla sinistra e infilando un tiro a girare che non dà scampo a Bonin. Quasi la fotocopia di quello segnato dall’interista Brozovic pochi giorni fa a Udine. La Triestina è alle corde, e qui il Venezia sbaglia, commettendo l’unica disattenzione della partita che porta alla rete della bandiera di Giordani, ma il merito è tutto di Dalla Riva per costruzione dell’azione e assist. Vicario perde l’imbattibilità ma non l’attenzione, e si fa poi trovare poi pronto quando serve. Il sigillo è di Serafini di testa, dopo la traversa colpita da Innocenti. E’ il 13’ e da questo momento la partita attira l’attenzione solo per gli scongiuri antinebbia, che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico fino al termine. Con appuntamento rinnovato al 6 gennaio per la sfida interna al Dro. E il Campodarsego nel mirino, a un solo punto.

Ore 16.10 – (Gazzettino) Ci si augurava un Natale diverso in casa rossoblu. L’ultimo turno di campionato, invece, rischia di far andare il panettone di traverso alla Luparense San Paolo, pesantemente sconfitta tra le mura amiche da una diretta avversaria di classifica. Da mettere in conto anche le due espulsioni – Pregnolato e Severgnini – che vanno a sommarsi a quella del tecnico Enrico Cunico. Per l’allenatore risulta difficile commentare la prestazione della squadra contro l’Union Ripa: «Penso non sia giudicabile. Ci sono stati nostri errori durante la partita, la gara però è stata compromessa sin dall’inizio da episodio sfortunato dell’arbitro, definiamolo così. Pregnolato, infatti, era intervenuto sul pallone, non sulle gambe dell’avversario, invece ci ha dato il rigore contro e l’espulsione. Da lì tutto si è complicato, come si può facilmente comprendere, soprattutto a livello mentale». Una direzione di gara pesantemente contestata dal pubblico di casa: «Forse sarebbe giusto parlare proprio dell’arbitro più che della partita – prosegue Cunico -. Devo fare un elenco? Un rigore non assegnato a noi, cartellini gialli sventolati solo nei nostri confronti, decisioni sempre a nostro sfavore, l’espulsione di Servergnini… Lo ripeto: noi abbiamo le nostre colpe, ma mai come questa volta ritengo ci siano valide attenuanti». Certo però che quella con l’Union Ripa era una gara da vincere… «Era nostra intenzione puntare ai tre punti, se non ci fosse stata l’espulsione dopo una manciata di minuti, chissà: magari avremmo visto un’altra partita. Un colpo pesante da mandare giù, bisogna migliorare e crescere a livello mentale, perché si deve essere più forti anche dell’errore dell’arbitro». La rosa dei giocatori è stata radicalmente cambiata: «La sosta arriva al momento giusto, ci vuole tempo per amalgamare il gruppo e portarlo al 6 gennaio, quando ripartirà il torneo, in buone condizioni anche a livello fisico. Dei “vecchi” ne sono rimasti soltanto tre, si deve lavorare e noi lo faremo, da subito». Oggi, infatti, la Luparense San Paolo tornerà ad allenarsi, pochi i giorni di riposo durante le festività natalizie.

Ore 15.50 – (Gazzettino) Nonostante l’espulsione, Andrea Pagan è raggiante al termine del derby vinto contro l’Abano. «La squadra mi è piaciuta molto – commenta il tecnico giallorosso – Ha fatto il suo gioco. Forse potevamo concretizzare meglio alcune situazioni offensive, ma abbiamo sofferto pochissimo, non ricordo dei loro tiri in porta». «La vittoria è sicuramente meritata – continua l’allenatore dell’Este – Stiamo lavorando bene ed è stato molto importante superare questo ostacolo, che non era facile. L’Abano ha dei giocatori forti, ha appena cambiato allenatore e ha aspettative importanti. Per noi era importante chiudere bene il girone d’andata e ci siamo riusciti. Ora pensiamo alle meritate vacanze e dal 6 gennaio ripartiremo con l’obbiettivo di migliorarci ancora, anche se non sarà facile perché abbiamo spinto molto nel girone d’andata e migliorare i 36 punti vuol dire superare i 70 punti a fine campionato. Ma cercheremo comunque di fare meglio». L’allenatore dei neroverdi Karel Zeman analizza con lucidità la sconfitta: «Volevamo fare le stesse cose dei nostri avversari, ma loro le stanno facendo da molto più tempo di noi. Sono sicuro che se facevamo questa partita tra un mese, potevamo competere meglio. In campo tra i giocatori ci sono state molte imprecisioni e la squadra è stata troppo lunga. Da un punto di vista tattico vorrei una squadra che punti sempre la porta, mentre prima era abituata a tenere la palla anche quando si poteva verticalizzare». «La classifica ora piange – continua Zeman – ma vogliamo crescere settimana dopo settimana sia dal punto di vista tattico che atletico. Credo che possiamo fare un bel campionato».

Ore 15.40 – (Gazzettino) Allo stadio delle Terme l’Este si aggiudica il derby di Natale, superando con un gol per tempo l’Abano. Con questa vittoria i giallorossi conquistano l’undicesimo risultato utile consecutivo in campionato, chiudendo il girone d’andata al terzo posto solitario. L’Abano targato Zeman è invece ancora un cantiere aperto. Il 4-3-3 voluto dal nuovo tecnico è ancora in fase embrionale, e la classifica lascia molto a desiderare, con gli aponensi invischiati nella zona playout. Lo stesso modulo, disegnato da Pagan, è invece ultra collaudato e senza troppe difficoltà riesce a mettere sotto i cugini, apparsi anche non troppo determinati e “cattivi” nell’attaccare la palla. Approccia meglio il match l’Este, sfruttando la velocità delle corsie laterali e alcuni errori in fase di disimpegno dei termali. Da una palla persa a centrocampo, nasce il gol del vantaggio atestino: al 16′ Arvia si invola sulla corsia destra e sforna un bel cross per Marcandella, che in area neroverde salta più in alto di tutti e con un pregevole colpo di testa supera Ruzzarin. L’Abano prova a reagire e al 20′ costruisce un’azione pericolosa con Gnago, che dall’out destro fa partire un bel cross che Tiozzo, anticipando gli attaccanti, devia di poco sopra la traversa della porta difesa da Lorello. Il derby è sempre una partita sentita e un agitato Pagan viene allontano dal campo dal direttore di gara al 28′, a causa di alcune vivaci proteste in occasione di una rimessa laterale non assegnata ai suoi. I padroni di casa con il passare dei minuti diventano più intraprendenti, ma l’Este riesce sempre a controllare bene la situazione. Nel finale l’occasione più nitida per pareggiare dell’Abano: Zattarin crossa dalla sinistra per Fusciello, che devia molto bene di testa, ma Lorello con balzo felino dice no al numero undici neroverde. Nella ripresa l’Abano prova a invertire subito il trend della partita, ma la difesa giallorossa si chiude sempre molto bene. Gli aponensi si rendono pericolosi al 10′ con Fusciello, bravo a servire in area Bortolotto, che defilato sulla sinistra cerca di superare con un pallonetto Lorello, ma la palla supera di poco la traversa. L’Este, a parte questo episodio, controlla sempre molto bene la situazione, cercando anche il secondo gol per mettere al sicuro il risultato. Da segnalare al 18′ una pericolosa conclusione di Marcandella, deviata provvidenzialmente in angolo da Thomassen. Il raddoppio degli atestini arriva al 32′ dagli sviluppi di un calcio piazzato: Rosina pennella in area per Mastroianni, che di testa supera Ruzzarin, raggiungendo quota undici reti in campionato. Il due a zero dell’Este taglia definitivamente le gambe ai ragazzi di Zeman, che non riescono più a impensierire la sempre attenta retroguardia giallorossa. E sul derby cala il sipario.

Ore 15.20 – (Gazzettino) Il tecnico biancorosso Antonio Andreucci, che non ha potuto seguire i suoi ragazzi dalla panchina per gli effetti della squalifica inflitta a seguito della gara con il Fontanafredda, commenta così la gara: «È stata una partita equilibrata. Nel complesso il pareggio ci sta, ottenuto con una squadra che è venuta con la volontà di fare risultato. A nostro merito la capacità di andare in vantaggio due volte, con la buona spinta del secondo tempo; poi la sfortuna data da episodi, come l’autogol». «L’avere mantenuto l’imbattibilità – continua Andreucci – è un esclusivo merito che va ai ragazzi. Anche questa volta abbiamo fatto una partita gagliarda e chiudiamo il girone d’andata un punto sopra al Venezia. Un risultato che ci riempie di orgoglio, in considerazione anche della differenza di risorse. Adesso sarà importante sfruttare i giorni di festa per recuperare le energie perchè a gennaio, il 6 e il 10, sono già in programma impegni». Per Stefano Pelizzer lo scendere in campo da primi in classifica porta dei mutamenti negli atteggiamenti delle squadre avversarie: «Quando si affronta la prima, le squadre danno veramente tutto. Il risultato del girone di andata dà sicuramente una grande soddisfazione. Ora approfitteremo della pausa per recuperare, dato che per il tipo di gioco che facciamo spendiamo molto». La sintesi del capitano biancorosso, Maurizio Bedin al giro di boa: «Era difficile fare meglio dopo la vittoria di campionato e coppa l’anno scorso, ma la posizione attuale è meritata. Per ora va bene così, stacchiamo un po’ con la testa per essere pronti a ricominciare, vincendo con l’Union Ripa». Soddisfatto del primato in classifica e dell’imbattibilità perpetuata per tutto il girone e che condivide ora solo con il Parma, in serie D, il presidente Daniele Pagin, che comincia a proiettarsi nel futuro: «Il fatto di essere primi in classifica porta entusiasmo, interesse, il seguito di pubblico è aumentato, in casa ed in trasferta. Il fatto di giocarsi il campionato col Venezia è un sogno che sta diventando concreto e in prospettiva, i primi mesi del prossimo anno serviranno per pianificare e organizzare il futuro. Da gennaio un primo passo sarà la trasformazione della società in srl, con l’allargamento della base sociale grazie all’ingresso di nuovi soci».
Per il numero uno biancorosso il sogno Lega Pro non va realizzato senza tutta una serie di condizioni che si devono cominciare ad analizzare ben prima, muovendosi appunto in quel senso.

Ore 15.10 – (Gazzettino) L’ultima gara del girone d’andata certifica definitivamente negli annali il titolo di campione d’inverno assegnato in solitudine al Campodarsego che, pareggiando con il Mestre, mantiene un punto di vantaggio sul Venezia, secondo. I locali si presentano con il tipico modulo che sta dando gli ottimi risultati che si vedono, mentre il Mestre risponde con due linee classiche a 4, accompagnato da un’ottantina di tifosi che colorano e animano la tribuna ospiti del “Gabbiano”. All’inizio non si vedono elementi di superiorità evidenti di una squadra sull’altra, ma al 10′ i padroni di casa andrebbero in rete con Radrezza che corregge in scivolata, al centro dell’area, un assist di Aliù, salvo la non convalida da parte dell’arbitro, che rileva un tocco di mano del biancorosso. Radrezza prova a restituire l’assist ad Aliù, con una punizione angolata deviata di tacco, ma il portiere mestrino intercetta. Pochi attimi ed un’azione nella quale mettono piede Galliot e Cacurio, viene splendidamente finalizzata da Aliù, con una rovesciata in area che lascia immobile Cont Zanotti, che poi sventa il tracollo andando a chiudere sul primo palo il varco per una insidiosa punizione di Bedin dalla tre quarti. È un buon momento per il Campodarsego, che però capitalizza poco, lasciando man mano l’iniziativa agli arancioneri, con un minimo vantaggio che si annulla al 38′, quando Tedesco da sinistra mette in mezzo un pallone su cui Ferrari riesce ad inserirsi, appoggiando in rete e pareggiando così il conto. L’undici di casa, con in panchina Stevanato per la squalifica di Andreucci, torna in campo inserendo a breve giro Kabine per Cacurio. Il neo entrato porta in dote un inserimento sulla fascia sinistra condita da una pennellata precisa per Aliù, che nei pressi del secondo palo ha buon agio ad andare in tuffo e deviare di testa per il nuovo vantaggio. Poco dopo c’è un’azione confusa che potrebbe anche portare alla terza rete, con un rimpallo che va in faccia a Kabine, con palla che caracolla nei pressi della linea di porta e viene fortunosamente allontanata. Il Mestre non dimostra tuttavia di mollare e cerca di annullare nuovamente lo svantaggio: ci riesce alla mezz’ora, su azione derivata dall’unico calcio d’angolo guadagnato dagli uomini di Tiozzo. Migliorini dalla bandierina batte e la sfera plana nella mischia, con una deviazione di Pettarin ed un contro rimpallo di Aliù che vanifica la sua rete precedente, mandando in pari di nuovo il tabellino. Il momento buono del Mestre non diventa per poco trionfo qualche minuto dopo, quando Ferrari riesce ad inserirsi di potenza in un varco della difesa di casa, andando a battere al volo in area, ma Vanzato si dimostra reattivo e di piede riesce a respingere la conclusione insidiosa. Alla fine il “Campo” è ancora imbattuto e capolista. La favola continua.

Ore 14.50 – (Mattino di Padova) Si chiude con un risultato negativo un girone d’andata piuttosto controverso per l’Abano. Dopo la gara, i nervi dell’entourage aponense non sembrano essere così tesi. Anzi, i giocatori escono dagli spogliatoi piuttosto sollevati e con tanto di pandoro segno che, forse, c’è bisogno di serenità e voglia di dimenticare questi primi mesi turbolenti, segnati da una classifica deficitaria (a sorpresa), dalle cessioni eccellenti e dall’esonero del tecnico Massimiliano De Mozzi. Non perde la calma, manco a dirlo, nemmeno il tecnico Karel Zeman, insediatosi sulla panchina dell’Abano neanche dieci giorni fa: «Sapevamo che sarebbe stata una partita tra due squadre che utilizzano la stessa disposizione tattica» esordisce il “Boemo Jr”. «Tuttavia, l’Este è stato più bravo di noi a interpretare la gara». Cosa non ha funzionato nella manovra aponense? «La squadra era troppo lunga e, di conseguenza, poco compatta» replica Zeman. «Dopo la partita con l’Union Ripa, in cui avevamo giocato meglio noi, siamo incappati in una sconfitta senza troppe note positive. Ora lavoreremo sodo perché voglio più movimento verso la porta. La squadra, secondo l’idea di gioco dell’allenatore che mi ha preceduto, era abituata a tenere molto la palla mentre io voglio più verticalizzazioni». Sconsolato ma fiducioso è invece il patron neroverde Gildo Rizzato: «Sono dispiaciuto perché ho visto la squadra poco grintosa» commenta. «L’Este arrivava prima su tutti i palloni. È andata così: ora dobbiamo rimetterci in sesto e recuperare terreno nel girone di ritorno. Ci rifaremo». In casa dell’Este, invece, regna l’euforia. Dallo spogliatoio atestino si alzano cori e schiamazzi, che quasi coprono la voce del capitano Alessandro Lorello: «Siamo terzi contro ogni pronostico» afferma il portiere ventottenne. «Dico la verità: non me lo sarei mai aspettato. Chiudere il girone d’andata così in alto e con una squadra tutta nuova è veramente un ottimo risultato. Ora, però, non dobbiamo adagiarci o sentirci arrivati. Ci aspetta un girone di ritorno completamente diverso, dove tutti vorranno fare punti per raggiungere gli obbiettivi prefissati». Non nasconde la soddisfazione nemmeno l’allenatore atestino Andrea Pagan (allontanato dall’arbitro al 28’ per proteste): «Penso che oggi (ieri, ndr) non ci sia stata storia» sentenzia il trainer chioggiotto, affiancato dal presidente Renzo Lucchiari, che gli tira qualche pacca sulle spalle per complimentarsi. «Non ricordo parate di Lorello e nemmeno pericoli in area di rigore». Poi aggiunge: «È stato un primo scorcio di campionato al di là di ogni aspettativa. Noi, però, vogliamo migliorare: il 6 gennaio ripartiremo con grande voglia».

Ore 14.40 – (Mattino di Padova) Nessuna inversione di tendenza ma solo tante conferme. L’Abano di Karel Zeman non riesce a farcire di crema il pandoro, mentre l’Este può iniziare a stappare anzitempo, vincendo 2-0 allo stadio delle Terme contro una formazione temibile ma ancora da risistemare dopo l’esonero di mister Max De Mozzi. I neroverdi, infatti, possono solo aggrapparsi al triplice fischio, una vera e propria liberazione da un trimestre che più amaro di così non si può. Terzo posto per l’Este e sedicesimo per l’Abano: il derby, a dirla tutta, sembra rispecchiare un divario in classifica spropositato sulla carta (gli aponensi hanno una rosa degna della medio-alta classifica), con i giallorossi padroni del campo e i neroverdi dipendenti dai lampi di Bortolotto e Gnago, nella speranza che qualcosa migliori o che, dall’altra parte, qualcuno combini pasticci. Svarioni che l’Este, in questo momento, non sa neanche dove stiano di casa. La difesa tiene botta mentre il reparto avanzato sembra aver acquisito una certa dimestichezza con il gol. Marcandella firma l’1- 0 di testa (una rarità per il trequartista) alla prima occasione utile, sfruttando l’ottimo traversone dalla destra di Arvia. L’Abano, troppo macchinoso in fase di costruzione, si fa più intraprendente quando la palla arriva a Gnago: come al 19’ quando lo spilungone ivoriano affonda sulla destra e poi serve al centro Fusciello, anticipato da Favaro (a rischio autogol). Lo stesso Fusciello prenota una gita in lavatrice al completino bianco-crociato di Lorello, impegnato con una zuccata da pochi passi. Nella ripresa a preoccupare la retroguardia giallorossa è Bortolotto, servito da Fusciello: il fantasista aponense prova un cucchiaio troppo ambizioso. Dall’altra parte Marcandella si gira in un metro quadrato ma trova la scivolata risolutiva di Thomassen (63’). Alla mezzora gli uomini di mister Andrea Pagan (“nascosto” dietro a una vetrata dopo l’espulsione per proteste, incassata nel primo tempo) chiudono i conti e vanno in ferie: la punizione dalla destra di Rosina trova la testa di Mastroianni che spiazza pure Ruzzarin. 0-2. Dopo il raddoppio sul campo di Monteortone calano nebbia e sipario. Il risultato, tuttavia, sembra ormai compromesso e le due squadre attendono solo il fischio finale. L’Este giochicchia mentre l’Abano appare farraginoso: ne esce un quarto d’ora più noioso che mai tant’è che, sugli spalti, c’è chi inizia a scambiare gli auguri con il vicino o addirittura imbocca la via d’uscita dello stadio. L’arbitro Prior decreta la fine del match al termine dei canonici quattro minuti di recupero, giocati a visibilità-zero.

Ore 14.20 – (Mattino di Padova) Mister Antonio Andreucci è soddisfatto del pareggio ottenuto in casa dal Campodarsego contro il Mestre. «È stata una gara equilibrata», osserva il tecnico della formazione padovana, ieri squalificato e sostituito in panchina dal suo vice Luciano Stevanato. «Siamo riusciti a passare in vantaggio per ben due volte contro un’ottima squadra. Penso che i ragazzi abbiano giocato una buona gara, accelerando il ritmo in avvio di ripresa quando hanno dato tanto per tornare in vantaggio. Peccato per l’episodio dell’autogol di Aliù. Dispiace per il ragazzo che ha giocato una grandissima partita, segnando due bellissimi gol». È stata una gara tosta come era nelle previsioni del tecnico biancorosso. «È stata una partita combattuta e non ho nulla da rimproverare ai ragazzi. Anche contro il Mestre hanno giocato una partita gagliarda». Il Campodarsego chiude il girone d’andata da campione d’inverno. «Essere rimasti ancora imbattuti è una bellissima cosa. Credo che essere davanti senza mai aver perso una partita sia motivo di orgoglio per tutti noi. Il merito è esclusivamente dei ragazzi che anche contro il Mestre hanno dato tutto. Chiudere davanti al Venezia e da campioni d’inverno il girone d’andata non può che essere motivo di grande soddisfazione. Noi la corsa dobbiamo continuare a farla su di noi. Siamo consapevoli che la nostra più grande risorsa sia il coraggio». Ora la sosta e il rientro in campo il 6 gennaio con il Ripa La Fenadora, ancora al Gabbiano. «Dopo tanti turni infrasettimanali la sosta servirà per recuperare le energie. Non potremo però rifiatare più di tanto dato che ci attende un doppio turno di campionato il 6 e il 10 gennaio e quelle date non sono poi così lontane».

Ore 14.10 – (Mattino di Padova) Campodarsego due volte avanti, ma due volte raggiunto al Gabbiano da un ottimo Mestre. Finisce con un tutto sommato equo 2-2 interno il 2015 e il girone d’andata del Campodarsego, un girone d’andata chiusosi con il titolo di campione d’inverno e l’imbattibilità stagionale. Poco male se il Venezia battendo la Triestina sia arrivato a -1 dai biancorossi. In casa Campodarsego è giusto far festa ed essere orgogliosi dell’importante traguardo raggiunto. Gara all’ultimo sangue quella del Gabbiano con Aliù ancora una volta mattatore di giornata, autore di una doppietta, ma anche dello sfortunato autogol del pareggio mestrino. Magia e disattenzione. Squadre in campo con schieramenti tattici differenti. Il Campodarsego parte dall’ormai super collaudato 4-3-1-2, con davanti Radrezza ad illuminare le giocate di Aliù e Cacurio. Il Mestre risponde con il classico 4-4-2. L’avvio del match è tutto favorevole al Campodarsego, che al 10’ si vede annullare per un sospetto fallo di mani il gol di Radrezza. È una partenza sprint quella dei biancorossi che dimostrano di voler da subito far valere la leadership in classifica. Aliù pare particolarmente ispirato. L’attaccante, dopo il tentativo di tacco del 13’, fa esplodere il Gabbiano un minuto dopo con una magia da vedere e rivedere più volte. Il cross di Galliot dalla sinistra è raccolto dallo stesso bomber italo-albanese con una rovesciata da applausi che beffa Cont e porta in vantaggio il Campodarsego. Uno dei gol più belli della stagione biancorossa. Ma il Mestre di Luca Tozzo cresce e, pur non risultando particolarmente pericoloso, mette in guardia i padroni di casa. Al primo guizzo i mestrini pareggiano: cross di Tedesco dalla sinistra e Ferrari indisturbato dentro l’area insacca alla destra di Vanzato. Botta e risposta di Aliù. Il pareggio del Mestre porta il match sui binari dell’equilibrio. Nel secondo tempo il match riprende con le squadre molto guardinghe. Ma i padroni di casa hanno dalla loro parte il talento e la forza della prima della classe. Così al 65’ sul cross dalla sinistra del neoentrato Kabine è tanto per cambiare Aliù che sul secondo palo di testa insacca il gol del 2-1 che riporta il Campodarsego avanti. Non finisce però qui, perché al 75’ a sorpresa il Mestre pareggia per la seconda volta con una sfortunata deviazione proprio di Aliù che di testa mette dentro nella propria porta il corner battuto da Migliorini.

Ore 13.50 – (Gazzettino) Non poteva chiedere di meglio Roberto Venturato dall’ultima gara dell’anno. Vittoria a Cremona e primato in classifica (solitario) nuovamente conquistato: «È stata una partita difficile, contro un avversario che in certi frangenti ci ha davvero impegnati. Abbiamo avuto un paio di occasioni nel primo tempo ma è stato bravo il portiere a sbarrarci la strada». Il Cittadella ha perso prima Litteri e poi Iori, sostituito in mediana da Sgrigna. Una mossa rischiosa, ampiamente ripagata. «Ho messo una mezzapunta davanti alla difesa perché era mia intenzione vincere la partita – spiega l’allenatore – Avevo un altro cambio a disposizione, poi invece l’espulsione di Scaglia mi ha costretto a rivedere i piani». I granata hanno sofferto nella parte centrale della ripresa, ma alla fine sono riusciti a prevalere. «Diciamo che negli episodi chiave del secondo tempo ci è andata bene – ammette Venturato – Brighenti ha avuto l’opportunità per fare gol, ci siamo invece riusciti noi nel finale». Una partita studiata e preparata benissimo in settimana. «Sapevo come giocava la Cremonese, una squadra difficile da affrontare, che non ti lascia esprimere il tuo gioco. Ci mette grande fisicità, anche sui palloni da fermo, è brava sugli esterni. Avevo quindi chiesto ai miei di restare molto alti, di aggredire gli avversari, di amministrare la partita. In certi frangenti non ci siamo riusciti e siamo andati in difficoltà. C’è da crescere sotto questo aspetto, ma a Cremona abbiamo ottenuto un successo davvero importante: vincere da queste parti sarà difficile per chiunque». I tre punti sono arrivati sfruttando un episodio, proprio come aveva pronosticato Venturato alla vigilia dell’incontro. «È stata una gara molto equilibrata, come immaginavo. Domenica scorsa abbiamo perso costruendo tantissimo, a Cremona è andata diversamente». Pari per Alessandria e Bassano, il Feralpisalò ha perso. E così il Cittadella si è ripresa la vetta «Possiamo festeggiare bene il Natale e prepararci serenamente per il rientro in campo dopo la sosta. È stata una prima parte di campionato dove nessuna squadra è riuscita ad imporsi sulle altre, sarà un girone di ritorno emozionante, e noi vogliamo essere in prima fila». Alfonso qualche tempo fa era nel mirino della critica, da un po’ di tempo invece si esprime ad alti livelli. Interventi decisivi anche a Cremona. «L’avevo detto, il nostro portiere è valido, deve lavorare intensamente e mettersi sempre in discussione».

Ore 13.30 – (Gazzettino) Vittoria a Cremona e primato riconquistato. L’ultima gara dell’anno non poteva regalare soddisfazioni migliori al Cittadella, che adesso può festeggiare il Natale nel migliore dei modi. Un successo maturato nei minuti finali grazie alla deviazione sottomisura di Paolucci, bravo a farsi trovare pronto al posto giusto nel momento giusto. Tre punti che “pesano” perché portati a casa in inferiorità numerica e dopo avere perso per infortunio prima Litteri e poi Iori. Tra i migliori in campo, oltre all’autore del gol-partita, anche il portiere Alfonso: è doveroso sottolineare i meriti dell’estremo difensore granata che ha sbarrato la strada più volte agli avversari. Decisivo soprattutto un intervento nel secondo tempo a tu per tu con Brighenti. Venturato preferisce De Leidi a Cappelletti per sostituire lo squalificato Pascali, in cabina di regia torna capitan Iori, in avanti ad affiancare Litteri c’è Jallow. La Cremonese di Pea prende in mano l’iniziativa, il Cittadella cerca di ripartire appena entra in possesso del pallone. Il primo sussulto è dei padroni di casa (13′) con un destro di Brighenti dal limite: Alfonso respinge, Scaglia allontana la minaccia. Altro pericolo per la retroguardia granata al 22′, il pallone messo in mezzo da Maiorino passa in mezzo a un paio di giocatori e sbuca davanti al portiere Alfonso, che respinge con il corpo. Si vede il Cittadella al 25′, con Paolucci che si avvita di testa sul cross di Salvi, il pallone termina sul fondo. Alla mezz’ora, dal terzo angolo per la Cremonese, Russo e Rosso staccano di testa ma si ostacolano a vicenda, il pallone finisce sul fondo. L’occasione giusta per il Cittadella capita al 39′, con Paolucci che ci prova da limite, il portiere devia proprio sui piedi di Jallow che non si fa pregare, è bravo Ravaglia a respingere di nuovo. Poco dopo discesa di Jallow e cross al centro, sulla traiettoria c’è Chiaretti che tocca di testa, Ravaglia alza sulla traversa. Niente gol e poche emozioni nel primo tempo: meglio la Cremonese in avvio, poi il Cittadella prende in mano la partita e sfiora il vantaggio. Comincia con il brivido la ripresa. Sul cross di Briganti Schenetti tocca con il braccio, l’arbitro lascia correre. Poi Litteri, cadendo a terra, si infortuna e al suo posto entra Coralli. È costretto a lasciare il campo anche Iori (21′), con Venturato che piazza Sgrigna davanti alla difesa. Mossa coraggiosa ma azzeccata, perché il fantasista non ha sprecato un pallone. Aumentano la pressione i giocatori di Pea, Brighenti appena dentro l’area impegna Alfonso in angolo, quindi il Cittadella resta in dieci per il secondo giallo comminato a Scaglia per un presunto fallo su Brighenti. Lo stesso centravanti grigiorosso al 35′ si presenta tutto solo davanti al portiere, che riesce a deviare il pallone calciato a botta sicura. Era un rigore in movimento. Come spesso succede nel calcio, chi sbaglia viene punito. E il Cittadella passa in vantaggio al 38′: Jallow apre per Schenetti, il pallone indirizzato a Coralli è intercettato da Russo che in pratica lo stoppa per l’accorrente Paolucci. Facile il tocco da due metri del centrocampista a porta spalancata. Ed esplode l’entusiasmo di tutta la panchina.

Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Al termine della partita contro la Cremonese mister Roberto Venturato è chiaramente molto contento per il ritorno alla vittoria del Cittadella in casa della Cremonese : «È stata una partita difficile, contro una Cremonese che ci ha messo in difficoltà. Abbiamo avuto un paio di occasioni nella prima frazione, ma Ravaglia è stato molto bravo. Nella ripresa ho inserito Sgrigna per provare a vincere la partita, ma l’espulsione ci ha rovinato i piani. Successivamente gli episodi ci sono stati favorevoli, anche se complessivamente abbiamo avuto qualche occasione in più. Per noi si tratta di una vittoria molto importante perché ci consente di chiudere la prima parte di campionato in testa alla classifica a +1 sull’Alessandria, passeremo le vacanze con il sorriso sulle labbra». Il tecnico si chiude a riccio quando gli si chiede se nella letterina a Babbo Natale chiederà la promozione in Serie B. «Il campionato è ancora lungo e, senza peccare di presunzione, credo che finora non ci ha regalato nulla nessuno, ci siamo meritati ogni traguardo raggiunto». L’argomento si sposta poi sugli avversari. «Cosa penso della Cremonese? Sapevo che i grigiorossi hanno molta fisicità, quindi in settimana ho cercato di lavorare sull’aggressività in avanti della squadra, sul pressing immediato al portatore di palla. In ogni caso abbiamo ancora molti margini di miglioramento, ma oggi dobbiamo essere felici in quanto vincere a Cremona è veramente complicato e non tutte le squadre ci riescono». Chiaramente soddisfatto anche Alessandro De Leidi, protagonista nella retroguardia del Cittadella. «Abbiamo chiuso un girone di andata davvero strepitoso, al di là di ogni più rosea aspettativa. In chiusura una battuta dell’eroe di giornata Paolucci che ha siglato il gol della vittoria e regalato a tutti un Natale da primi in classifica: «L’obiettivo prima della sosta era questo dopo l’ottimo cammino all’andata».

Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Se è vero che la fortuna è una ruota che gira, il rocambolesco finale del 2015 del Cittadella, ne è la prova lampante. Dopo l’immeritata sconfitta nello scontro diretto di otto giorni fa contro la Feralpi Salò, costato anche la vetta della classifica, i granata si riprendono immediatamente quanto lasciato per strada. E lo fanno al termine di una delle prestazioni meno brillanti della stagione, contro la tenace Cremonese di Pea, piegata a 7 minuti dal novantesimo dal pesantissimo gol di Paolucci. Si dice che la fortuna aiuti gli audaci, e allora è anche giusto rendere merito a un Cittadella che ha saputo soffrire, incassare gli infortuni di due uomini chiave come Litteri e Iori, oltre all’espulsione di Scaglia, e colpire proprio quando sembrava sul punto di affondare. Per completare l’opera, il contemporaneo pareggio dell’Alessandria contro la Reggiana, riconsegna al Citta la vetta della classifica, a più uno sui piemontesi. Sofferenza. Venturato ha sorpreso un po’ tutti, sostituendo lo squalificato Pascali con De Leidi al centro della difesa, preferendo Schenetti a Bobb a centrocampo e Jallow a Bizzotto davanti. Nei primi minuti la partita non è spettacolare, complice un atteggiamento al solito molto accorto della Cremonese. I grigiorossi sono molto bravi a tenere lontani dalla propria area di rigore gli avversari e pian piano salgono di tono. Dopo un tiro pericoloso di Brighenti non trattenuto da Alfonso al 13’, la palla buona capita a Maiorino che fugge verso il portiere granata ma non è svelto e si fa recuperare da Scaglia. Il Citta fatica molto, non riesce a sfondare, ma al 39’, quasi dal nulla, si costruisce l’occasionissima del vantaggio. Paolucci sfrutta un rimpallo fortunoso per presentarsi in area e calciare di potenza, trovando l’ottima respinta di Ravaglia. La sfera capita sui piedi di Jallow, ma il portiere lombardo è ancora prodigioso nel ribattere le conclusione dell’attaccante. Colpaccio. La verve ospite, tuttavia, non continua nella ripresa. Dopo l’intervallo il copione si attesta sulla falsariga del primo tempo, con la Cremonese che tiene in mano la partita. A un certo punto sembra che anche la Dea Bendata giri le spalle a Venturato, costretto ad effettuare due cambi forzati nei primi venti minuti. E sono due cambi che pesano. Al 4’ alza bandiera bianca Litteri, fermato da un guaio muscolare e sostituito da Coralli. Al 21’, invece, è Iori a farsi male, con il tecnico che inserisce Sgrigna nell’inedito ruolo di regista. Il Citta, compresa anche l’assenza di Pascali, si trova praticamente senza la propria spina dorsale. La Cremonese, così, prende coraggio e al 29’ va vicina al vantaggio ancora con Brighenti: Alfonso para. Due minuti dopo lo stesso scatenato Brighenti fugge in contropiede e viene steso da Scaglia. Il difensore, già ammonito, lascia i suoi in dieci. Sembra finita, anche un pareggio sarebbe oro colato, soprattutto dopo l’errore di Brighenti che al 35’ calcia male a tu per tu con Alfonso. E invece, al termine di un attacco poco convinto, Schenetti mette in mezzo un pallone, Russo pasticcia, anticipando l’uscita di Ravaglia e consegnando così la sfera a Paolucci che ringrazia e insacca a porta vuota. Un gol che rappresenta una mazzata terribile per una Cremonese che, ai punti, avrebbe meritato anche più di un pareggio. Alla squadra di Pea, però, non basta nemmeno il confuso forcing finale. Il Citta esulta e può passare le feste da capolista. E per quanto visto in questa prima parte di stagione è un premio comunque meritato.

Ore 12.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Petkovic 6.5; Diniz 6, Fabiano 6, Niccolini 6.5 (Anastasio 5.5), Favalli 6.5; Ilari 6.5, Bucolo 7, Mazzocco 6, Petrilli 5.5 (Cunico sv); Neto Pereira 6.5 (Ramadani 5), Altinier 6.5.

Ore 12.20 – (Gazzettino) Una scelta, quest’ultima, che di fatto ha consegnato le chiavi della partita agli ospiti, con il Padova sempre più rintanato davanti la propria area a difesa del vantaggio. Iocolano ha messo i brividi a Petkovic con un destro al volo che si è stampato sulla traversa. L’atteggiamento troppo rinunciatario della propria squadra ha convinto Pillon a ritornare al 4-4-2 (fuori Petrilli e dentro Cunico, con Ramadani spostato a sinistra). Il Padova ha ripreso un po’ di campo, comiciando anche a vedere il traguardo. Ma da un rinvio dal fondo di Petkovic è nata l’azione che ha permesso al Bassano di acciuffare il pareggio: bravo Fabbro a scattare alle spalle di Fabiano, a resistere al ritorno di Favalli e a trafiggere il portiere in uscita. Due opportunità non sfruttate da Barison hanno certificato la voglia degli ospiti di andare a caccia anche dei tre punti. Il finale è stato però di marca biancoscudata con un paio di mischie che non hanno sortito l’effetto sperato. E l’1-1 è andato in archivio.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Da qui in avanti la supremazia dei biancoscudati è diventata più marcata: ottime le geometrie di Bucolo a cercare sia le giocate sugli esterni e sia le imbucate centrali per gli attaccanti. Ma è stato soprattutto nelle ripartenze che il Padova ha messo alle corde gli avversari. Il portiere Rossi è stato bravo a disinnescare un sinistro in corsa di Petrilli. Nulla però ha potuto al 26’ sulla conclusione radente di Favalli, al suo primo gol tra i professionisti, segnato oltretutto di destro che non è certo il suo piede. Quasi sorpreso da tanto ardore, il Bassano ha faticato un po’ a riorganizzarsi. Iocolano e Falzerano hanno cercato di alzare i ritmi sulle corsie laterali, ma la difesa di casa ha concesso poco o nulla. Tutto però si è maledettamente complicato per il Padova in avvio di ripresa. Già messi sotto pressione dal forcing iniziale del Bassano, i biancoscudati hanno perso in rapida successione prima Niccolini e poi Neto Pereira. Pillon è stato così costretto a ridisegnare la squadra, inserendo Anastasio e Ramadani. Il primo, anche se mancino, è stato schierato a destra della linea difensiva, con lo spostamento al centro di Diniz; il secondo invece è andato a infoltire il centrocampo.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Per oltre ottanta minuti il Padova ha cullato il sogno di superare l’ambizioso Bassano e conquistare il terzo successo di fila. Il tutto battendo anche la sfortuna, che si è manifestata con il gravissimo infortunio a Niccolini (gamba rotta dopo uno scontro fortuito con Petkovic) e il problema muscolare accusato da Neto Pereira. Ma proprio sul più bello, quando ormai la reazione della formazione ospite stava esaurendo il suo furore, la difesa si è fatta sorprendere da un’accelerazione del nuovo entrato Fabbro e il profumo di vittoria è svanito. Agli occhi nostri e dei tifosi rimane però l’immagine più che positiva di una squadra che sotto la gestione di Pillon ha ritrovato la propria identità sul piano del gioco e a livello mentale. Le cose migliori il Padova le ha mostrate nel primo tempo, esibendo un calcio propositivo e mantenendo una buona compattezza tra i reparti. Già dopo cinque minuti la truppa di Pillon ha avuto una clamorosa occasione, ma Neto Pereira da posizione favorevolissima non è riuscito a inquadrare la porta. Il Bassano ha risposto con una girata al volo di Pietribiasi, sventata da Petkovic.

Ore 11.50 – (Gazzettino) L’infortunio di Neto? «Una contrattura, si è fermato subito». Sette punti in tre gare sono comunque un buon bilancio. «Sono contento di quello che abbiamo fatto». Come mai ha inserito Anastasio e non Dell’Andrea che è terzino destro di ruolo? «Ho visto meglio in settimana Anastasio». Giandonato ancora fuori, viene da pensare che se non gioca in queste situazioni, quando mai potrà essere impiegato? «Preferivo giocatori di corsa. Capisco che Giandonato possa essere incazzato, ma anche lui deve mettersi nelle condizioni di farmi pensare a lui». È il turno di Favalli, autore del momentaneo vantaggio. Primo gol da professionista per lui: «Lo aspettavo da sei anni, speriamo di non dover aspettare così tanto per il secondo. È stato uno dei migliori tempi della stagione. Purtroppo gli infortuni hanno influenzato l’andamento della partita e un errore in fase difensiva ci è costato il pareggio». Un flash di Bucolo: «Allunghiamo la serie positiva, e va bene. Abbiamo disputato un grande primo tempo, il Bassano non si aspettava un Padova così. Gli infortuni ci hanno penalizzato, ma si è vista una squadra propositiva».

Ore 11.40 – (Gazzettino) Ancora più esplicito è Bepi Pillon: «In settimana avremo un incontro con la società e qualcosa faremo di sicuro, anche se bisogna vedere quali sono le nostre prospettive». Intanto, in sala stampa già circolava il nome del padovano Simone Salviato che può giocare sia come terzino e sia come difensore centrale: è attualmente fuori lista con il Bari e Pillon lo ha già avuto ai tempi in cui guidava la squadra pugliese. Con Pillon torniamo a parlare della partita. «C’è rammarico per aver perso due giocatori, ho dovuto modificare anche l’assetto difensivo: ho fatto una scelta di protezione (ingresso di Ramadani per Neto, ndr) dato che il loro trequartista si muoveva tra le linee. Pensavo che fosse la cosa più giusta, invece ho visto che la squadra si è abbassata troppo, ha avuto un po’ di sbandamento e ho fatto un’altra modifica (dentro Cunico, ndr) ed è andata un po’ meglio. D’altra parte anche queste situazioni mi consentono di capire diverse cosette che dobbiamo mettere a posto. Forse dovevamo chiuderla nel primo tempo, ne abbiamo avuto la possibilità. Anche se il pareggio è giusto». Il tecnico guarda comunque con ottimismo al futuro. «Sono molto fiducioso, questa squadra ha grandi margini di miglioramento. Il primo tempo mi ha dato grande soddisfazione, nella ripresa ho visto dove siamo andati in difficoltà, e sto cominciando a capire le sfumature di questa squadra. Dobbiamo lavorare, i ragazzi sono molto disponibili».

Ore 11.30 – (Gazzettino) «Senza gli infortuni di Niccolini e Neto Pereira avremo vinto». È l’amministratore delegato Roberto Bonetto ad aprire i commenti nel dopo gara, elogiando la prestazione dei biancoscudati fino al doppio episodio sfortunato. «Fino ad allora la squadra ha dimostrato il suo valore. La mano di Pillon si comincia a vedere, anche nella testa dei ragazzi che sono più tranquilli. Se va dentro quel rigore in movimento di Neto, potevamo chiudere il primo tempo 2-0». Ma il doppio infortunio ha messo a nudo anche una panchina corta e servono rinforzi sul mercato. «Il direttore si è mosso per tempo, ed è chiaro che l’infortunio di Niccolini ci mette nelle condizioni di prendere per forza un difensore centrale. Faremo le nostre considerazioni con calma». Sull’argomento dice di più il presidente Giuseppe Bergamin: «Faremo il punto della situazione con l’allenatore che ha avuto tre partite per vedere la squadra. Vedremo dove fare qualche piccolo ritocco, anche se alla luce del primo tempo abbiamo una buona squadra che ha disputato un’ottima prestazione».

Ore 11.20 – (Gazzettino) Nell’attesa che Niccolini esca dal pronto soccorso, l’immagine sul telefonino della sua gamba infortunata lascia a bocca aperta Cunico e compagni, De Poli si rifiuta di guardarla, al pari di Leonardo Benelle che è il procuratore del difensore. Tra i presenti c’è anche il padre del giocatore, Maurizio Niccolini che era allo stadio. «Quando vedi tuo figlio per terra e tutti attorno alzano le mani, prendi paura. Purtroppo Daniel si è rovinato il compleanno e il Natale, però è un ragazzo positivo anche nei momenti difficili, è così di carattere». Poi, appunto, ecco uscire Daniel che nonostante tutto appare su di morale. Indossa ancora i pantaloncini da gioco e la giacca della tuta del Padova. Sono tutti lì ad attenderlo e a fargli coraggio. Intanto Dionisi va a prendere la macchina del padre di Niccolini che posiziona proprio davanti all’uscita del pronto soccorso: il difensore viene aiutato dai compagni ad accomodarsi nei due sedili posteriori. È il momento di fare ritorno a casa.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Lesione del legamento collaterale mediale, con distacco dell’osso tibiale. È questo il responso della radiografia eseguita al pronto soccorso da Daniel Niccolini, vittima di un infortunio alla gamba sinistra nello scontro di gioco con Petkovic. Sono le 18.45 quando il difensore lascia l’ospedale con le stampelle e su un telefonino guarda l’immagine molto cruda del suo infortunio. Piccolo sorriso, e afferma: «Se mi sono staccato solo il piatto tibiale, sono il numero uno». Al difensore è stata fatta una doccia gessata, e domani andrà a Perugia dallo specialista Cerulli (lo stesso che ha operato al ginocchio Aperi) dove saranno effettuati ulteriori accertamenti e si decideranno i tempi dell’intervento chirurgico. Al capezzale di Niccolini, che tra l’altro compie trentatré anni mercoledì, sono accorsi anche i biancoscudati: l’amministratore delegato Roberto Bonetto, il consigliere nonchè collaboratore dell’area tecnica Marco Bergamin, il direttore sportivo Fabrizio De Poli, i compagni di squadra Cunico, Dionisi, Aperi, Ilari, Petkovic e Bucolo, il dirigente accompagnatore Pierino D’Ambrosio, il magazziniere Oriano Zorzi, il massaggiatore Wais Baron e naturalmente il medico biancoscudato Pierantonio Michieli che è stato sempre al fianco del giocatore sin dai primi attimi dell’infortunio.

Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Petkovic 6.5; Diniz 6.5, Fabiano 5.5, Niccolini 6.5 (Anastasio 6), Favalli 6.5; Ilari 6.5, Bucolo 7.5, Mazzocco 6.5, Petrilli 6 (Cunico sv); Altinier 6, Neto Pereira 6 (Ramadani 5.5).

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) La reazione dei vicentini c’è stata, ma si è rivelata infruttuosa, anche perché Candido faceva molta fatica ad inserirsi tra le linee, così come Pietribiasi era bloccato dai due centrali. Meglio, invece, sia Falzerano che Iocolano, insidiosi quando si accentravano dalle corsie esterne. Infortuni, traversa e gol. Nella ripresa i biancoscudati sono partiti bene, ma all’11’ è caduta sulle loro teste la doppia “tegola” già ricordata. Gravissimo l’infortunio di Niccolini, scontratosi con Petkovic, serio quello di Neto. Pillon è passato al 4-5-1, Sottili si è giocato la carta Fabbro e ha avuto ragione. Dopo una traversa di Iocolano (26’), al 38’ è giunto il pareggio, a coronamento di una pressione ospite che durava da parecchio: lancio perfetto di Misuraca proprio per Fabbro, i difensori centrali e Favalli si sono fatti sorprendere sullo scatto e per l’attaccante è stato facile realizzare. Pillon ha messo dentro Cunico, tornando al 4-4-2, ma nel finale il Bassano ha rischiato di passare in vantaggio due volte con Barison, sul quale, nella seconda circostanza, Petkovic ha fatto buona guardia (45’). Raggiunti a quota 22 Cremonese, Cuneo e Pordenone, il Padova festeggia decisamente un Natale sereno. Certo, la coperta per i ricambi è un po’ corta, ci sarà bisogno di andare sul “mercato” a gennaio. Ma avremo tempo per parlarne, per ora buone feste a tutti.

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Insomma, il risultato alla fine è giusto, e ciò significa settimo pareggio stagionale per il Padova, e settimo pure per gli uomini di Sottili, che rispetto ai rivali sin qui si sono aggiudicati due partite in più. Primo tempo da leccarsi i baffi. Come tutti i derby che si rispettino, il prodotto offerto al pubblico è stato sostanzialmente un concentrato di agonismo, azioni manovrate a tutto campo, intensità e corsa, sia in mezzo che sulle fasce. Unica nota negativa, infortuni a parte, l’arbitro Mei, considerato un emergente: non ne ha indovinata una, lasciando correre su due “mani” in area (Bizzotto da una parte, Bucolo dall’altra) e applicando un personalissimo criterio sulla valutazione dei falli, finendo per scontentare tutti. Ma, tant’è, questo passa l’Aia e non possiamo farci niente. Esaurita la parentesi arbitrale, c’è da dire che l’inizio del match è stato scoppiettante: una clamorosa palla-gol fallita da Neto Pereira, dopo incertezza della difesa bassanese sul corner di Petrilli (6’) e la pronta replica degli avversari, con una bella girata di Pietribiasi, su pallone crossato da Candido, sulla quale Petkovic si è librato in tuffo deviando sul fondo (8’). Palla giocata quasi sempre a terra e con un superbo Bucolo in cabina di regia, il Padova è passato al 26’: Neto Pereira dal vertice destro dell’area ha pescato benissimo Favalli a sinistra e il terzino, che è mancino, non ci ha pensato neppure un secondo, girando al volo, di destro!, nell’angolino, dove Rossi non poteva arrivarci.

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Due partite in una. La prima, durata sino all’11’ del secondo tempo, meritatamente appannaggio del Padova; la seconda, dal 14’ della ripresa – minuto della doppia sostituzione nelle file dei biancoscudati – sino allo scadere dominata dal Bassano, che ha rischiato addirittura di vincere, dopo aver inseguito a lungo. Il primo derby della storia calcistica dei due club veneti si conclude senza vinti nè vincitori, ma lascia soddisfatti i palati dei quasi 5.000 spettatori accorsi all’Euganeo perché in 95’ si sono visti del buon calcio, due squadre bene organizzate e, soprattutto, la voglia di superarsi a vicenda sino alla fine. Che poi non sia arrivata la terza vittoria di fila dell’era Pillon, la cui serie positiva peraltro continua (7 punti in 3 giornate), questo è dipeso dalla forza dell’avversario e anche dallo scombussolamento provocato nelle file dei padroni di casa dagli infortuni che hanno estromesso il difensore centrale Niccolini (finito in ospedale, ne avrà purtroppo per mesi) e l’attaccante Neto Pereira, che ha accusato un guaio muscolare. L’allenatore trevigiano, costretto a rimettere mano all’intero assetto, con l’inserimento di Anastasio (un sinistro di piede) sulla corsia di destra della retroguardia e ad infoltire il reparto centrale con Ramadani, preferito ad un’altra punta, non è riuscito nell’intento di arginare le folate offensive dei giallorossi, la cui qualità dalla metà campo in su è straordinaria.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) «Mi spiace tantissimo, stava facendo una grandissima partita», le parole dell’a.d. Uno dopo l’altro, poi, si sono presentati anche Dionisi, Cunico, Ilari, Marco Bergamin, il ds De Poli e naturalmente Lazar Petkovic. «Quando l’ho sentito urlare, non ho avuto il coraggio di guardare», ha confidato il portiere, sentitosi – suo malgrado – responsabile dell’incidente. «Sul momento mi sono spaventato, perché ho sentito il ginocchio andare un po’ per i fatti suoi», ha raccontato Daniel ai compagni. «Quando mi hanno spostato, ho davvero visto le stelle dal dolore». «Ma lui è sempre stato un ragazzo positivo», le parole di papà Maurizio. «Anche dai momenti peggiori ha sempre tirato fuori i lati positivi». E infatti, dopo essere stato dimesso intorno alle 18.45, Niccolini ha voluto a tutti i costi vedere la raccapricciante sequenza del suo infortunio. «Se mi sono solo staccato il piatto tibiale, sono il numero uno!», ha esclamato scorrendo quelle immagini. Auguri sinceri da tutti.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro con distacco osseo tibiale. Così sentenziano gli accertamenti compiuti dai medici. In poche parole, mentre il ginocchio compiva quel movimento innaturale, la trazione del legamento ha “strappato” uno spigolo del piatto tibiale dalla sua sede naturale. Domani pomeriggio, a Perugia, il giocatore sarà visitato dal professor Cerulli, lo stesso che lo scorso giugno aveva operato il ginocchio di Sebastiano Aperi: sarà lui a decidere quando avverrà l’operazione per ricostruire l’osso fratturato, operazione che dovrebbe avere luogo successivamente, a Roma o ad Arezzo. E c’è pure il rischio che il trauma possa aver danneggiato anche altri legamenti dell’articolazione. In ogni caso, si parla uno stop di diversi mesi. L’abbraccio dei compagni. Ma a Niccolini il sorriso non è andato via del tutto. Mentre aspettava, con la gamba bloccata da una doccia gessata, intorno alla sua barella ha visto arrivare compagni, amici e dirigenti. I primi a raggiungerlo, dopo la partita, sono stati Aperi, Bucolo, il massaggiatore Baron e Roberto Bonetto.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La stagione di Daniel Niccolini è finita dopo 11’ della ripresa di Padova-Bassano. La sfortuna ha voluto accanirsi su di lui a tre giorni dal suo compleanno, che cadrà il 23 dicembre. Il difensore fiorentino ha trascorso poche ore al pronto soccorso del Policlinico Universitario di Padova, prima di tornare a casa. Abbattuto, ma con ancora la forza di sorridere. L’incidente. È successo tutto nello spazio di pochi secondi. Il pallone che rotola nel cuore dell’area di rigore, e Niccolini, da buon difensore, che interviene per spazzare via. Non si accorge, però, che Petkovic sta uscendo e, anticipato proprio dal compagno, non riesce a frenare la corsa. L’impatto tra i due è violentissimo, il portiere frana addosso al compagno e il ginocchio compie un movimento innaturale. Niccolini resta a terra urlando per il dolore, i soccorsi sono immediati: dentro all’ambulanza, a bordo campo, rimane una decina di minuti, durante i quali gli viene somministrata una flebo di antidolorifico. Quindi , insieme al medico sociale, Pierantonio Michieli, e a papà Maurizio, che stava seguendo la partita dalla tribuna, viene trasportato all’ospedale.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Con l’inserimento di Ramadani, invece, ha cambiato anche schema tattico. Perché? «Con l’uscita di Neto ho pensato di aver bisogno di un uomo tra le linee che andasse a disturbare il loro trequartista, e per questo sono passato al 4-5-1. Poi, però, mi sono reso conto che, così facendo, la squadra aveva perso i riferimenti in avanti, e per questo ho cambiato di nuovo e inserito Cunico. Le cose sono andate un po’ meglio, eccezion fatta per quel gol, che con un po’più di attenzione si sarebbe tranquillamente potuto evitare». Nel complesso, queste prime tre gare la possono comunque soddisfare? «Assolutamente. E a rendermi ancora più fiducioso c’è anche la partita di oggi (ieri, ndr): nel primo tempo ho visto una vera squadra, che ha ancora grossi margini di miglioramento. Nella ripresa, poi, ho visto anche le difficoltà, e sono indicazioni che torneranno comunque utili. Useremo la sosta per lavorare, anche sulla condizione fisica. E naturalmente per puntellare la squadra: dopo quanto è successo, siamo costretti a farlo».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Si riferisce agli infortuni? «Certo. All’inizio della ripresa il Bassano aveva preso a spingere e noi stavamo cercando di difenderci con ordine. Poi, all’improvviso, nel giro di un minuto abbiamo perso sia Niccolini che Neto Pereira: è stata una doppia “mazzata” per la squadra, perché, oltre a portare un po’ di sbandamento dal punto di vista mentale per un buon quarto d’ora, mi ha costretto a modificare l’assetto difensivo». Come mai ha scelto Anastasio, un mancino, invece di un destro come Dell’Andrea? «Perché in settimana l’ho visto più cattivo, più pronto, ho scelto solo sulla base delle mie sensazioni. E lo stesso dicasi per Giandonato: volevo gente di corsa, questa era una partita che richiedeva sacrificio e mi sono affidato a chi mi dava maggiori garanzie. Io non guardo i nomi, ma quello che mi è più utile per la squadra: so che (Giandonato) sarà arrabbiato, ma è il primo a dovermi dimostrare che posso contare su di lui».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) Non saranno di certo feste di Natale felicissime. Ma tutto sommato, al netto della sorte che ha deciso di voltare improvvisamente le spalle al Padova, Bepi Pillon può essere soddisfatto. La sua squadra ha portato a casa contro il Bassano un 1-1 di prestigio e di sostanza, anche se l’amarezza per quel gol preso colpevolmente, e soprattutto per gli infortuni di Niccolini e Neto Pereira, rimane. «Sono molto contento», confessa il tecnico trevigiano. «Ho visto una crescita importante, ed è un peccato che una partita così bella alla fine ci lasci solo un punto più due infortuni. C’è rammarico per quanto è successo, ma bisogna anche essere onesti e ammettere che il pareggio è forse il risultato più giusto». Cosa le è piaciuto di più del primo tempo scintillante del suo Padova? «Ho visto nei meccanismi collettivi e nelle situazioni di campo che questo gruppo sta crescendo giorno dopo giorno. In alcuni momenti abbiamo affrontato dei “quattro contro quattro” in fase difensiva senza problemi, altre volte abbiamo saputo mettere in crisi la retroguardia e il centrocampo di una delle formazioni più forti della categoria, anche se l’unica pecca è che forse avremmo potuto chiudere la gara già nella prima frazione. Sono contento, ma non posso essere entusiasta del tutto».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Il migliore in campo è stato Rosario Bucolo, che partita dopo partita ha preso in mano il centrocampo biancoscudato, diventandone un perno insostituibile: «Io cerco di mettere le mie caratteristiche al servizio della squadra», commenta il siciliano. «Potevamo vincere, abbiamo disputato un grande primo tempo, poi forse i due infortuni ci hanno penalizzato. Sono comunque contento del punto, che ci permette di continuare la striscia positiva. Pillon ha un’esperienza tale che ci ha trasmesso serenità e noi dobbiamo solo lavorare e seguirlo. Dobbiamo crederci ancora di più per toglierci delle soddisfazioni con l’anno nuovo». Bucolo ha una dedica speciale: «I nostri tifosi ci sostengono sempre, in più vorrei fare un grande in bocca al lupo a Massimo, tifoso sfegatato, che sta soffrendo ma combatte come un guerriero». Soddisfatta anche la dirigenza. «Se non ci fossero stati i due infortuni, avremmo visto un’altra ripresa e forse avremmo vinto», commenta Roberto Bonetto. «Si comincia a vedere la mano di Pillon. Il mercato? Dopo Natale ci troveremo e vedremo che fare. Se ci saranno occasioni, le coglieremo». Conferma Bepi Bergamin: «Ci troveremo per fare il punto della situazione. Abbiamo disputato un ottimo primo tempo, con grande intensità. Credo che da qui in avanti potremo fare un bel campionato».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Prima rete in carriera a 23 anni, a suggello di una crescita costante e che serve anche a spezzare il “quadrilatero” del gol che aveva contraddistinto fin qui le partite del Padova. È stata una giornata da incorniciare per Alessandro Favalli, giustamente entusiasta dopo aver potuto assaporare la gioia del sigillo personale: «Sono molto contento, è la mia prima rete da professionista e adesso spero di non dover aspettare altri sei anni per segnare ancora…», scherza il terzino, prima di raccontare l’azione: «Ho tagliato in area di rigore, Neto mi ha messo una grande palla e ci ho provato. Mi è andata bene, anche perché di solito il destro lo uso veramente poco. I festeggiamenti? I compagni mi hanno travolto d’affetto, poi dalla panchina mi hanno detto che non sembrava avessi segnato io. Lo dedico alla mia ragazza Miriam, che proprio questa domenica compie gli anni, e alla mia famiglia». Unica pecca, la distrazione difensiva costata il pareggio di Fabbro: «Nella ripresa ci siamo abbassati un po’ troppo e in occasione del gol non ci siamo mossi bene, “scappando” troppo tardi. Peccato, perché mancava poco alla fine, e poi ci siamo anche gettati in avanti per cercare il raddoppio. Resta il rammarico, visto l’ottimo primo tempo».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 32, Alessandria 31, Bassano 28, FeralpiSalò 27, Pavia e SudTirol 26, Reggiana 25, Cremonese, Cuneo, Padova e Pordenone 22, Giana Erminio 21, Lumezzane e Pro Piacenza 19, Mantova 15, Renate 12, AlbinoLeffe 11, Pro Patria 7.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della sedicesima giornata: Padova-Bassano 1-1 (Favalli (Pd) al 26′ pt, Fabbro (Ba) al 38′ st), Lumezzane-AlbinoLeffe 2-0 (Nossa (Lu) al 31′ pt, Sarao (Lu) al 37′ st), Cremonese-Cittadella 0-1 (Paolucci (Ci) al 38′ st), Reggiana-Alessandria 1-1 (Marras (Al) al 24′ pt, Mogos (Re) al 34′ pt), Mantova-Pro Patria 1-1 (Capua (Pp) al 5′ st, Momenté (Mn) al 44′ st), Renate-Cuneo 1-0 (Napoli (Re) al 6′ pt), SudTirol-Pro Piacenza 2-1 (Rantier (Pp) al 27′ pt, Kirilov (St) al 40′ pt, Tait (St) al 47′ st), FeralpiSalò-Giana Erminio 0-2 (Marotta (Ge) al 2′ pt, Perico (Ge) al 19′ st), Pordenone-Pavia 0-2 (Malomo (Pv) al 24′ pt, Ferretti (Pv) al 17′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 20 dicembre: il Padova chiude il 2015 pareggiando 1-1 col Bassano, gravissimo infortunio per Niccolini.




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