Live 24! Padova, vigilia di Natale in famiglia per i Biancoscudati

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Ore 21.00 – (Il Piccolo) I numeri non mentono mai, le statistiche anno dopo anno difficilmente sballano, per cui alla fine del girone di andata si può già trarre un primo bilancio della stagione dell’Unione Triestina 2012. Guardando naturalmente solo al campo, al netto delle traversie societarie, anche se quest’ultime hanno ovviamente influito moltissimo sul rendimento della squadra. La Triestina ha chiuso il girone di andata con 19 punti ed è bene chiarire subito che è un cammino insufficiente per la salvezza. Del resto, la posizione attuale (quartultimo posto) costringerebbe l’Unione a giocarsi i play-out contro l’Abano. Negli scorsi anni la quota salvezza era più o meno collocabile a 40 punti, anche se ne sarebbero bastati in realtà 39: negli ultimi due anni, per la precisione, la sestultima (che quindi è costretta ai play-out) è sempre infatti arrivata a 38 punti. Triestina dunque quasi in linea con l’obiettivo da raggiungere? Niente affatto: quest’anno, con il girone a 20 squadre (negli ultimi campionato ce n’erano 18), ci sono ben quattro partite in più da giocare, 38 invece di 34. Pertanto l’attuale classifica della Triestina è ancora più deficitaria. Per capirci di più ci viene in soccorso la media punti a partita. In questa stagione l’Unione 2012 viaggia alla media esatta di 1 punto a partita, cosa che la porterebbe a uno score finale di 38 punti. Ed è evidente che serve qualcosa di più. Se negli ultimi campionati a 39 punti in 34 partite ci si arrivava con una media di 1,15 punti a match, questo ritmo parametrato su 38 incontri porta a una quota di 44 punti: oggettivamente, punto più punto meno, dovrebbe essere quella la soglia da raggiungere per garantirsi la salvezza diretta ed evitare la forca dei play-out. Non a caso, alla fine del girone di andata, le prime squadre in salvo, ovvero Levico Terme e Dro, hanno 22 punti, esattamente la metà di quanto dovrebbe servire a fine stagione. A confermare che i numeri difficilmente mentono. Pertanto alla Triestina, in questo girone di ritorno, serviranno probabilmente 25 punti per acciuffare la salvezza. Il fatto è che questo compito, per i noti motivi societari, sarà in mano a una squadra quasi totalmente diversa rispetto al girone di andata. La Triestina di inizio di stagione, senza le turbolenze che l’hanno colpita quasi immediatamente, valeva una medio-alta classifica; quella dopo le epurazioni e le partenze, una salvezza più o meno tranquilla, mentre quella attuale è forse da retrocessione diretta. Ora bisognerà vedere se la nuova proprietà riuscirà in pochi giorni a rimettere in piedi una squadra dignitosa, che valga almeno metà classifica e che possa recuperare il terreno perduto. Altrimenti si rischia davvero grosso.

Ore 20.30 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Il carbone a Marta Bettina, il panettone a tutti gli altri. Dopo l’allenamento di ieri pomeriggio, il brindisi di Natale tra dirigenti, staff e giocatori ha dato il «rompete le righe» e l’arrivederci a lunedì 28. Turbato da una notizia non troppo allegra per il giovanissimo gialloblù Alessandro Marta Bettina. Il comeliano infatti è stato squalificato per tre turni a seguito del cartellino rosso ricevuto domenica a Motta di Livenza. Il motivo? «Per avere colpito con un pugno alla schiena un calciatore avversario, a gioco in svolgimento ma con il pallone lontano dall’azione di gioco», si legge nel comunicato del Giudice sportivo. Così è deciso, l’udienza è tolta. Dunque niente prime tre giornate del girone di ritorno per lui e arrivederci a tra un mese, il 24 gennaio, in occasione di Belluno-Levico. PEDIATRIA GIALLOBLÙ – Bella iniziativa da parte di società e squadra al gran completo che ieri hanno fatto visita alla nuova area materno infantile del San Martino. L’Ital-Lenti Belluno ha voluto esprimere, in occasione del periodo natalizio, la vicinanza della società gialloblù al ruolo sociale dell’ospedale di Belluno e in particolare manifestare soddisfazione per la nuova struttura pediatrica. I giocatori hanno donato al direttore Luigi Memo un gagliardetto, una sciarpa e il libro dei 100 anni del calcio Belluno. Sciarpa e un berretto gialloblù invece per una giovane ospite del reparto che ha salutato i giocatori e ricevuto i doni della società. AUGURI SU YOUTUBE – Per far arrivare gli auguri a tutti i tifosi la squadra, con Yari Masoch alla chitarra, ha realizzato un video che è possibile vedere su YouTube digitando il titolo «Natale gialloblù 2015».

Ore 20.00 – (La Provincia Pavese) E’ stato comunque un anno record nella storia del Pavia calcio. Quello migliore nella terza serie nazionale dopo le stagioni dal ’50 al ’53 che portarono alla B (fino al ’54-’55). Sessantuno punti fatti in 36 gare, tra la seconda parte della stagione 2014-2015 e la prima di quella in corso. Anche meglio dei 60 punti in 37 partite fatti dieci anni fa, nel 2005, quando gli azzurri lottarono per due stagioni consecutive per la promozione in serie B. Nonostante le difficoltà degli ultimi tempi, la frenata in campionato e l’esonero di Marcolini, il 2015 resta dunque un anno memorabile: 35 punti fatti da gennaio a maggio in 20 gare, altri 26 da settembre a dicembre. Il 2015, poi, è nella storia anche per il cammino in Coppa Italia: mai gli azzurri erano arrivati fino al quarto turno, mai avevano incontrato e sconfitto una squadra di serie A (il Bologna) e c’è da mangiarsi le mano per come è sfumata la possibilità di fare il bis contro il Verona all’inizio del mese e approdare così a un ottavo di prestigio e grande fascino contro il Napoli al San Paolo. I campionati di alta classifica di queste due ultime stagioni hanno anche riportato il pubblico al Fortunati, ma negli ultimi mesi purtroppo l’affluenza allo stadio si è confermata inferiore di circa quattrocento unità rispetto al campionato 2014-2015. Pavia è scivolata al settimo posto nel girone A di Lega Pro, quanto a presenze medie: 1.183, appaiato al Bassano. In questa speciale classifica rimangono in testa Reggio Emilia e Padova con oltre quattromila spettatori a partita in media, seguita da Cremona, Mantova e Alessandria (a cavallo dei 2.500) e quindi da Cittadella (1.875). Si conferma dunque quella perdita di spettatori registrata già all’inizio della stagione, sia pure con un leggero recupero nelle ultime gare. Intanto la squadra ieri mattina ha svolto l’ultimo allenamento prima della pausa di Natale. Si riprende nel pomeriggio di lunedì 28 dicembre, fino a mercoledì. Poi altro stop per fine anno fino al pomeriggio di domenica 3 gennaio quando comincerà la settimana di preparazione per il prossimo turno di campionato, che il Pavia gioca domenica 10 gennaio alle 15 al Fortunati contro la FeralpiSalò. Già per quella data potrebbero esserci volti nuovi tra gli azzurri, considerando che a gennaio si apre il mercato invernale e la società pare intenzionata a intervenire in maniera robusta sull’organico. Che nei prossimi allenamento verrà valutato attentamente dal nuovo allenatore Fabio Brini.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) Insieme al nuovo presidente Gabriele Gravina (che ha ricevuto 31 voti contro i 13 di Pagnozzi e i 7 di Marcheschi) sono stati eletti i membri del nuovo consiglio direttivo della Lega Pro. Si tratta di Cerrai (Lupa Roma), De Meis (Rimini), Lovisa (Pordenone), Maglione (Melfi), Miani (Ancona), Nitti (Pro Patria), Sannella (Foggia), Tardella (Maceratese)mentre a larga maggioranza è stata rinviata l’elezione dei due vicepresidenti. Gravina resterà in carica dal 1 gennaio al dicembre 2016, quando verranno indette nuove elezioni.

Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) Il mercato invernale per quanto riguarda la Lega Pro aprirà ufficialmente il 4 gennaio (e proseguirà fino alle ore 23 del 1 febbraio) ma molti affari sono già in fase avanzata di trattative ad alcuni attendono soltanto di essere firmati e depositati. Le voci si concentrano soprattutto sugli attaccanti: una delle ultime ha accostato Perez dell’Ascoli alla Reggiana ed il granata Pesenti tra i preferiti della Pro Patria, intanto la società bustocca è alla febbrile ricerca di un nuovo portiere. La Pro Patria infatti, avrebbe messo gli occhi sul giovane Eddi Gava, portiere classe 1994 di proprietà della Ternana (dove l’anno scorso, via Reggiana, era finito il pari ruolo Sala). Tornando alle punte: L’attaccante Domenico Danti dell’Albinoleffe, assente contro la Reggiana perché squalificato, è nel mirino del SudTirol ma piace anche a Teramo e Catanzaro. Il pari ruolo Matteo Momentè, del Mantova, è invece sul libro dei desideri della Pistoiese mentre a sua volta il club virgiliano ha messo gli occhi su Saveriano Infantino della Carrarese. In cima alla lista “invernale” della ambiziosa Spal c’è invece il forte Alessandro Cesarini del Pavia.

Ore 18.30 – (Gazzetta di Reggio) «Il Mirabello ha un grande potenziale ed è inserito in una zona interessante di Reggio. Non può essere il secondo stadio della città, perché lo stadio di Reggio è il Mapei che a me piace chiamare Giglio. Ma l’impianto di via Matteotti può essere ripensato per svolgere anche altre funzioni, penso ad esempio come campo da gioco per altri sport». Daniela Gozzi, una lunga esperienza come dirigente granata e poi come presidente della Mirabello 2000, la società che ha costruito lo stadio Giglio, è un’esperta di impianti sportivi. Dopo più di dieci anni al Milan come responsabile dello stadio San Siro ora continua la sua attività come consulente per le società sportive. La Reggiana vuole recuperare il Mirabello, dove da quest’anno si è insediata l’Accademia del calcio. Come valuta questa aspirazione? «Molto importante. E’ lo stadio storico della città e ha una sua importanza anche da un punto di vista della memoria, potrebbe essere il Filadelfia di Reggio (lo stadio che il Torino sta ristrutturando e sarà sede del museo e dei campi per le giovanili, ndr). Che la Reggiana voglia restituire alla collettività questo spazio mi sembra una cosa molto positiva». La Reggiana mira alla serie B. Come valuta il progetto societario? «Molto bene. Ho un’impressione positiva della dirigenza. Vedo tanto entusiasmo, il coinvolgimento di sponsor e della città, senza dimenticare i tifosi che devono essere sempre al centro di ogni progetto. Mi sembra che la società si stia muovendo bene». C’è uno sforzo anche per rilanciare il merchandising. Dal punto di vista del marketing la società è già di una categoria superiore. «E anche questo è un molto importante. Ho visitato lo store in piazza Prampolini, ho visto tante cose carine. E’ il segno della volontà di fare le cose per bene». Nel 1995 il Giglio era il modello. Oggi è lo Juventus Stadium: impianto di proprietà, museo, eventi… Qual è il suo stadio ideale? «Non esiste un modello unico che vada bene per tutte le realtà . Ogni stadio va calato nella realtà del territorio. L’importante è che sia un luogo d’aggregazione e risponda alle esigenze della città. E deve essere in grado di genere ricavi sufficienti per coprire i costi di manutenzione e di ammodernamento». Dal 2003 al 2014 lei è stata responsabile di San Siro. Il Milan voleva costruire uno stadio nuovo, ma il progetto è poi sfumato. La “Scala del calcio” secondo lei è un impianto superato? «Per me no. E’ immerso in una zona ben servita dalla metropolitana e con alcuni interventi, compresi quelli che verranno fatti per la finale di Coppa Campioni di quest’anno, credo vada ancora benissimo. Si è detto che è troppo grande e che il terzo anello non serve più, per questo basta chiuderlo». Per il recupero del Mirabello la sua esperienza potrebbe essere molto importante… «Vedremo».

Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Il nuovo presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, eletto martedì a Firenze e che dovrebbe avvalersi dell’apporto del dirigente del Mantova Serafino Di Loreto nello staff amministrativo che gestirà la Lega fino al 31 dicembre 2016, in un’intervista è intervenuto sulla eventualità di un ritorno ai tre gironi di Lega Pro da 20 squadre: «Non è una possibilità – ha dichiarato Gravina – il format è a sessanta squadre, il problema è capire come tornare a sessanta squadre. Ci sono delle norme che impongono delle condizioni per poter far parte della Lega Pro e dobbiamo capire se queste condizioni sono in linea con la possibilità di tornare a sessanta. Il Collegio di Garanzia nella sua ultima decisione è stato molto chiaro, il format è a sessanta squadre. Qualcuno mi attribuisce la possibilità di permettere una sola retrocessione, secondo me però a questo punto del campionato è poco percorribile, però so che ci sono degli interventi di natura legale e il risultato non lo posso ipotizzare. I criteri li stabilirà il Consiglio federale, e la Lega Pro come format deve prevedere sessanta squadre. Poi noi decideremo il nostro futuro».

Ore 17.30 – (Gazzetta di Mantova) In attesa dell’apertura ufficiale del mercato, lunedì 4 gennaio 2016, le società di Lega Pro stanno muovendosi per ipotecare i primi affari. La Pro Patria sta trattando con la Ternana il prestito del portiere Gava, classe 1994. Il prossimo avversario del Mantova, l’Albinoleffe, è protagonista delle trattative per l’attaccante esterno Domenico Danti, 26 anni, che dopo la prima parte di stagione ha svariate richieste: ad aver sondato la disponibilità dei bergamaschi alla cessione sarebbero state Teramo, Catanzaro e Sudtirol. Sull’attaccante Nicola Petrilli del Padova ci sarebbero due club di Lega Pro come Reggiana e Cremonese pronte a presentare un’offerta a gennaio per strapparlo ai veneti. Padova e Reggiana sarebbero a duello anche per il difensore centrale Trevor Trevisan, della Salernitana. Alessandria e Feralpi Salò sarebbero sulle tracce dell’attaccante Christian Cesaretti, 14 presenze e 4 reti con la maglia del Pontedera. Il club piemontese sarebbe anche sulle tracce dell’ex attaccante del Frosinone Lupoli, 10 presenze e 2 gol, attualmente all’Arezzo ma destinato a cambiare squadra.

Ore 17.00 – (Gazzetta di Mantova) Fra le ipotesi di scambio prevalenti per il mercato del Mantova prende corpo quella con il Pavia, che avrebbe manifestato il suo interessamento per l’esterno biancorosso Valerio Foglio, non alle prese con la stagione migliore della sua carriera. Il Mantova avrebbe formulato un paio di candidature per la partenza del giocatore, sempre che arrivi il gradimento dall’ex Novara. La prima riguarda il difensore Martin, di scuola Sudtirol, che però sarebbe in procinto di accasarsi in serie B. La seconda ha per protagonista un attaccante, ed al riguardo sono salite non poco le quotazioni di Stefano Del Sante, 29 anni, poco utilizzato da mister Brini e ancor meno dall’esonerato Marcolini. L’ex attaccante biancorosso ha sin qui giocato 8 partite e segnato 1 gol mentre nei due campionati giocati alla Vigor Lamezia ne ha messi a segno 17 in 61 partite. Col Mantova Del Sante ha firmato 23 gol in 67 partite e sarebbe indubbiamente un giocatore gradito alla società biancorossa e allo stesso tecnico Javorcic. L’alternativa sarebbe rappresentata da Mattia Marchi, 26 anni con 11 presenze e 2 gol quest’anno, che però è già corteggiato dal Bassano e dal Catanzaro. Sul fronte della difesa resta in piedi l’idea di uno scambio col Lumezzane fra Gavazzi e Belotti, col biancorosso che però sabato con la Pro Patria ha offerto una prestazione convincente e potrebbe rimanere a disposizione di Javorcic qualora non andassero in porto le operazioni che la società intende realizzare. Resta alta l’attenzione sul trequartista Tripoli, dell’Ascoli.

Ore 16.30 – (Gazzetta di Mantova) Il male del Mantova non è nelle gambe, sufficientemente risparmiate dalla casualità degli infortuni che ogni stagione piombano sul calcio. Il male del Mantova è nella testa, nelle paure che attanagliano un gruppo fisicamente a posto ma forse fragile come il guscio d’un uovo nella gabbia degli elefanti. Ivan Javorcic è preoccupato ma non angosciato dalla situazione, sa che è fondamentale lavorare molto sul piano tecnico-tattico e moltissimo sotto l’aspetto caratteriale, ed è proprio per questo che nel confermare la fiducia nelle qualità dei suoi sottoposti il mister si dichiara pronto, prontissimo, a riprendere il suo lavoro in campo. E fuori… Mister, domenica saranno due mesi dal suo arrivo al Mantova. Problemi? «Tanti ma non più del normale, molto concentrati nel tempo ma tutti superabili e come mi attendevo al momento di prendere in mano la squadra. Del resto in queste situazioni non è semplicissimo lavorare. Ma l’ho fatto con entusiasmo e rispetto ad allora sono ancor più motivato». A chi accusa il Mantova di non avere carattere che dice? «Dico che fuori casa abbiamo un rendimento superiore a quello in casa, dove siamo alle prese con una serie di motivazioni inconsce di difficile soluzione, che ci limitano». Difficile ma risolvibile? «Sicuramente, dobbiamo imparare ad esprimerci con la medesima aggressività e grinta che mostriamo nelle partite fuori casa. L’anno scorso a Brescia facevamo benissimo in casa, molto meno fuori». Siete in credito con la fortuna? «Sono abituato a non crearmi alibi e ad accettare sempre il verdetto del campo. Se dovessi dire cosa ci manca parlerei di tre punti in due partite, con la Giana Erminio e la Pro Patria. Tre, non di più; comunque non li abbiamo e quindi ci teniamo i nostri. Stop». Quanto peso hanno avuto i problemi fisici? L’infermeria è affollata… «Tengo a dire che la preparazione non ha portato infortuni in serie come mi è capitato di sentire, si tratta di problemi legati a momenti di gioco e non all’attività prepartita. Sotto l’aspetto della tenuta fisica stiamo bene, ci esprimiamo bene e questa è la prova di come il lavoro che è stato svolto dallo staff è stato ottimo». È tempo di mercato, che farà il Mantova? «Interverrà per rendere più competitiva la squadra sulla base delle mie indicazioni e soprattutto delle possibilità che potranno aprirsi. Sono costantemente in contatto con il presidente Sandro Musso e il ds Alfio Pelliccioni, la società ci è estremamente vicina e pronta a cercare di affidarmi una rosa ancor più competitiva». Così com’è questo Mantova sprofonda? «Ma figuriamoci… Non possiamo dimenticare i limiti che ha questa squadra ma siamo fuori strada se crediamo che i miei ragazzi non abbiano le qualità per essere in grado di risalire. Provate a pensare che nel giro di poche settimane rientreranno Caridi, Beretta, Anastasi e Carini; Ruopolo intanto sta recuperando al meglio, questi saranno cinque acquisti veri e propri. La situazione non può che migliorare, specie se lavoreremo con grande impegno fin da lunedì». Albinoleffe avvisato? «Noi puntiamo a migliorare ancor di più, imparando a giocare con maggiore intensità e convinzione nelle nostre qualità. Sfrutteremo al meglio questi giorni di pausa».

Ore 16.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’aveva dichiarato in più occasioni che il suo obiettivo era entrare a far parte del Consiglio direttivo di Lega Pro per cambiare le cose. Quando però ha saputo di essere stato veramente eletto Mauro Lovisa non è riuscito a nascondere, dietro all’ovvia soddisfazione, anche un briciolo di sorpresa. Un attimo, poi è entrato subito nella sua nuova veste: «Ho sempre detto – afferma re Mauro – che il comando della Lega Pro deve tornare ai presidenti, a quelli che pagano di tasca propria. Per questo – spiega – ho sposato in pieno il programma di Gabriele Gravina (neoeletto presidente, ndr) il cui obiettivo è la centralità dell’importanza dei presidenti». La road map di Gravina comprende l’ampliamento dei playoff sino al decimo posto, i playout per le ultime 5. «Un cambiamento – ha spiegato lo stesso Gravina – che deve essere fatto nell’ambito di una riforma più ampia in cui possono essere inserite anche le “seconde squadre”, ma con paletti e regole precise». Il 2016 sarà quindi un anno vibrante per «abbandonare definitivamente – come recita la premessa del suo programma – la stagione dell’ipocrisia». Lovisa è pronto. «Chiederò – afferma – una tavola rotonda per capire se le società di A e B ci considerano o meno. La Lega Pro può diventare veramente il bacino dei giovani, ma le sorelle maggiori devono riconoscerci (diritti televisivi, pubblicità, contributi, ndr) questo ruolo importante. Non sarò – promette – un consigliere morbido. Non andrò – conclude sorridendo – a Firenze a scaldare la sedia».

Ore 15.30 – (Messaggero Veneto) La speranza dei tifosi relativa all’ingresso di Lovisa nel consiglio di Lega Pro è che il Pordenone possa avere una maggiore considerazione nella stanza dei bottoni. In queste stagioni di serie C si è lamentato di contare poco, nel mondo “pro”, situazione in qualche modo testimoniata dai numerosi errori arbitrali subiti dai ramarri e dall’esiguo numero di rigori a favore avuti: nella precedente annata appena due uno con Zubin nel girone d’andata del 2014-2015 col Como, l’altro con Franchini al ritorno nella stessa gara. Nessuno – proprio così – durante questa stagione. Una statistica difficile da commentare, da un lato, soprattutto se si guarda al Pordenone di Tedino, che si è spesso reso pericoloso in area avversaria. Pochi sapranno, in seguito a questa carenza, che capitan Stefani è il rigorista scelto da parte dello staff tecnico. Anche sotto questo profilo si spera che nel 2016 i numeri migliorino.

Ore 15.00 – (Messaggero Veneto) Incontenibile lo è sempre stato: da giocatore e da presidente. Promette di essero anche nella sua nuova veste di consigliere di Lega Pro. «Non andrò a Firenze a scaldare la sedia: lavorerò per cambiare la serie C. Deve diventare una categoria trasparente e che ripaghi chi investe nei giovani». Alla vigilia di Natale eppure Mauro Lovisa ha voglia di parlare di lavoro, di calcio, ancor più dopo la nomina ricevuta. Il presidente del Pordenone è entusiasta del suo nuovo incarico, che ha accettato anche per dare lustro e potere alla sua società. Obiettivo, salire più in alto possibile. «Voglio che il mio club diventi il nuovo Carpi». Lovisa, partiamo da qui: a Telefriuli ha dichiarato di puntare alla serie B in tre anni. «Per questo dico che punto a ripetere la storia del Carpi, e di società come Cittadella, Lanciano, Crotone. Se sono arrivate a quel livello, non vedo perché non possiamo farlo anche noi. Entrare nella serie cadetta vorrebbe dire maggiore visibilità, introiti televisivi». Un altro mondo: come pensa di arrivarci? «Attraverso un progetto sportivo, fatto anche con i prodotti del nostro settore giovanile. Il percorso l’abbiamo cominciato quest’anno, affidando il mercato al nostro consulente Giorgio Zamuner, a mister Bruno Tedino e il suo staf. Loro due sono le anime, le menti di ciò che sinora abbiamo fatto. Raggiungiamo in fretta i 40 punti, arriviamo tra le prime otto per disputare la Tim Cup e poi pensiamo all’anno prossimo». E al mercato alle porte? «Interverremo solo per necessità, nel caso in cui Marchi non tornasse al top. A quel punto si andrà a prendere un difensore, che però sarà di qualità, giovane, con potenzialità per rimanere con noi anche la prossima stagione. Anche perché voglio rivedere Pasa in mezzo al campo: è un “professore”, con lui nel vivo del gioco possiamo essere devastanti». Intanto il Pordenone acquista potere col suo ingresso nel consiglio di Lega Pro. «Lavorerò duro anche lì. Primo obiettivo: far riacquistare credibilità alla serie C. Quindi cominciare a dialogare con le leghe di A e B, ridurre il gap tra noi e loro. Infine incentivare i club che credono nei vivai». La terza serie sfornava talenti a ripetizione negli anni ’90. «Deve tornare a essere così. Il Pordenone punta tanto su questo. Siamo una delle poche società che investono seriamente nel settore giovanile. Il futuro passa da qui e a mio parere così si può fare qualcosa di serio». A proposito di giovani: ha ingaggiato un maestro della materia come Bruno Tedino. Sarà l’asse portante del futuro del Pordenone? «Il mister ha un contratto biennale non a caso. Se continua così, si può pensare di allungarglielo ulteriormente. E questo discorso vale anche per alcuni giocatori, come Pasa, ma anche Stefani, Mandorlini. Poi c’è Pederzoli che ha un triennale. Questi sono elementi che ritengo fondamentali nel progetto». Ha lottato per confermare Careri, che sinora non è mai andato in panchina. Si aspetta di vedere anche lui nel 2016? «Gianni troverà il suo spazio. Ho fiducia nei nostri portieri e in lui, che ritengo un simbolo della società». Si riprende a gennaio, in programma sei scontri salvezza di fila. «Ripeto: facciamo subito più punti possibili per arrivare a 40. C’è un futuro vincente da programmare».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il suo Venezia si è messo subito in carreggiata, Giancarlo Favarin però non stacca il piede dall’acceleratore. Al programma degli allenamenti della sosta, già eloquente visto che dal 28 dicembre al 5 gennaio – vigilia di Venezia-Dro al Penzo (ore 14.30) – gli arancioneroverdi non rifiateranno più, il tecnico toscano aggiunge parole altrettanto chiare. «Ci aspetta un girone di ritorno infernale, ma dovrà esserlo per i nostri avversari – sorride -. Dieci punti su 12 sono un buon bottino e gara dopo gara c’è stata una notevole crescita. All’inizio ero un po’ preoccupato, conoscevo i giocatori di nome ma non i problemi di una squadra costruita per vincere e che comunque era stata a lungo in testa». Il cambio del modulo ha giovato agli arancioneroverdi ma il lavoro del nuovo allenatore è stato anche psicologico. «Il 4-2-3-1 è perfetto per una squadra con le capacità tecniche per schierarsi con 4 attaccanti che giocano divertendosi come si è visto con Giorgione e Triestina. Carbonaro davanti a tutti è nella sua posizione ideale, Serafini invece tra le due linee è devastante e dopo le squalifiche ha dimostrato tutta la caratura e la «testa» di uno che è stato ad alti livelli. Al tempo stesso ho cercato di scuoterli mentalmente, serviva un’iniezione di autostima». Un pronostico per la seconda parte del torneo? «Il girone di ritorno è sempre più difficile, nei primi due mesi voglio un Venezia a testa bassa per arrivare nella migliore condizione possibile al faccia a faccia del 28 febbraio al Penzo col Campodarsego. Sarà una gara decisiva a prescindere dal fatto di essere in testa o secondi, prima però avremo 9 gare fondamentali». Tre anni dopo ha ritrovato un Venezia «americano» anziché «russo»: differenze? «Sul piano societario oggi c’è maggiore organizzazione, una struttura più solida e idee più chiare a parità di obiettivi. Grazie al ds Perinetti ho una rosa completa in tutti i reparti». Per Favarin si chiude un 2015 vincente e in altalena. «Dalla serie D vinta ad Andria all’illusione di allenare il Pisa, nella mia città. Dopo Pisa avrei accettato solo il Venezia per vincere ancora».

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dodici gol in due partite ma anche zero ammoniti negli ultimi 180 minuti. I record positivi del Venezia non riguardano solo la produttività dell’attacco ma anche l’aspetto disciplinare. Dopo aver collezionato cartellini gialli e rossi a ripetizione, il fatto di essere usciti dalle ultime due gare senza una sanzione arbitrale rappresenta un «primato». O, piuttosto, è il segno della ritrovata serenità di una squadra che si è lasciata alle spalle il periodo di flessione e ora, con un solo punto dal Campodarsego, si appresta a disputare il girone di ritorno da protagonista. Nell’arco delle 19 partite fin qui disputate sono state ben sette le espulsioni con il record del doppio cartellino rosso per Serafini e Carbonaro nella sconfitta con l’Este. Ma anche nelle successive due partite con Belluno e Union Ripa erano arrivate le espulsioni di Beccaro e Calzi. Negli ultimi due match con Giorgione e Triestina il conto dei cartellini è pari a zero. E sono invece fioccati i gol: 12 in due partite, per un totale di 43 reti segnate a fronte di 11 gol subiti. Il Venezia detiene il miglior attacco e la miglior difesa del girone C. Molto staccata la capolista Campodarsego che ha 32 gol segnati e 14 subiti. Si avvicina alla difesa arancioneroverde solo l’Este, con 12 reti subite. Il secondo miglior attacco del girone è quello della Virtus Vecomp con 35 gol. I numeri del Venezia non sono però i migliori in assoluto: nel girone B il Piacenza ha segnato 44 gol ed è in testa con 50 punti, mentre nel girone D il Parma ha 47 punti. La squadra di mister Favarin riprenderà ad allenarsi lunedì 28 dicembre e mercoledì 30 sarà impegnata in amichevole a Martellago.

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Dieci punti in quattro partite, 13 reti realizzate e una sola al passivo, il distacco dal Campodarsego sceso da tre a un punto: scossa doveva essere, scossa c’è stata. L’avvento di Giancarlo Favarin ha rimesso in marcia il Venezia e il tecnico pisano punta al bis del 2012 e anche a riprendersi quella Lega Pro solo annusata la scorsa estate a Pisa. «È stato un anno nel complesso positivo per quanto mi riguarda» commenta il tecnico del Venezia, «per me è arrivata la promozione con la Fidelis Andria, poi la chiamata del Pisa, che per un pisano come me era toccare il cielo con un dito, poi l’esonero prima dell’inizio del campionato a causa del cambio di proprietà, infine la chiamata del Venezia. In serie D sarei tornato solo qua e l’obiettivo è che il 2016 ridia al Venezia e a me la Lega Pro». Come quattro anni fa, Favarin ha l’ “obbligo” si vincere il campionato. «Situazione simile, ma anche in un contesto diverso. Ho trovato una società solida, con un progetto ambizioso, maggiore organizzazione, strutture migliorate. Allora c’era Cinquini come certezza, adesso ho trovato Perinetti, che non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Conoscevo molti dei giocatori in rosa, ma poco la squadra nella sua completezza. Non sapevo quali fossero i problemi, per cui il bottino di 10 punti in quattro partite è più che positivo». Venezia a un punto dal Campodarsego. «Prima dello scontro diretto a fine febbraio, ci sono due mesi e tante partite. Il Venezia deve arrivare a quella sfida davanti ai padovani, ripartire a testa bassa e non sollevare mai il piede dall’acceleratore. La squadra nelle ultime settimane è cresciuta tantissimo, la rosa presenta tanti giocatori di qualità, la concorrenza fa bene e alza l’intensità degli allenamenti». Con il nuovo modulo il Venezia ha cominciato a concretizzare le occasioni da rete costruite. «Credo che il 4-2-3-1 sia il modulo ideale per le caratteristiche dei giocatori che ho in organico, mi consente di giocare con quattro attaccanti, Serafini alle spalle della punta centrale può diventare devastante, ha risposto alla grande dopo avere scontato la squalifica, e non solo come reti realizzate. Carbonaro punta avanzata, secondo me, rende di più, anche perché così deve essere molto più disciplinato. Oltre a vincere, la squadra sembra anche divertirsi con questo sistema di gioco». Il 6 gennaio si riparte a Sant’Elena contro il Dro. «Il girone di ritorno sarà difficilissimo per tutte le squadre» avverte Favarin, «tutte hanno un obiettivo e faranno di tutto per non lasciare punti per strada. Quasi quasi mi dispiace sia arrivata la sosta, visto che eravamo lanciati, ma è fondamentale per tirare il fiato, recuperare qualche elemento acciaccato e lavorare insieme per farci trovare prontissimi alla ripresa del campionato».

Ore 13.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Ci sono partite da giocare e partite da vincere: contro il Latina era partita da vincere, senza «ma» e senza «se». Il Vicenza invece trova solo un punto, il decimo casalingo in dieci partite disputate. Poco, davvero poco: urge un cambio di rotta ma almeno fino al mercato l’impressione è che le cose faranno fatica a prendere una rotta diversa. Chi non ha la capacità di reagire e non se la sente, stia fuori: queste, più o meno, le parole di mister Pasquale Marino e di qualche giocatore dopo la debacle di sabato scorso a Chiavari. Si parlava di fame, voglia di vincere e di furia agonistica: tutte qualità che contro l’Entella in campo non si sono viste, ma ad essere sinceri neanche a Terni e neanche contro il Novara. Logico quindi che ci si aspettasse dei cambi rispetto agli undici di sabato scorso e i cambi ci sono, in tutte le zone del campo. Al centro della difesa a far coppia con Sampirisi gioca El Hasni, preferito a Mantovani in non perfette condizioni fisiche. Le maggiori sorprese in mezzo al campo; nel ruolo di play non c’è’ Modic, giocatore di qualità ma forse ancora un tantino acerbo per la cadetteria: al suo posto gioca Urso, che giovane lo è pure lui ma che, almeno in questo momento, pare poter garantire maggiore affidabilità del compagno. In mezzo si rivede pure Galano, impegnato nell’insolito ruolo di interno, ruolo peraltro già ricoperto con risultati più che lusinghieri nella vittoriosa trasferta di Avellino. In avanti con Giacomelli e Raicevic il trio è completato da Gatto: per lui un’altra chance importante, dopo le poco positive ultime esperienze. Scelte importanti, utili per dare la scossa e per far capire che il posto garantito non ce l’ha nessuno; scelte importanti che, con il mercato che si avvicina, per qualcuno potrebbero sapere di bocciatura senz’appello. L’avvio è stentato, ma probabilmente è anche normale che sia così: il post Entella e le relative polemiche che ne sono seguite deve essere metabolizzato. La squadra è in difficoltà, di gioco se ne vede pochino e di scarsa qualità, ma per lo meno il pubblico del Menti pare capire e non fa mancare il proprio incitamento. I biancorossi cercano delle varianti al proprio gioco tipo il trio da fuori, questo sconosciuto. Ci provano in tanti, senza fortuna, anche se Galano al 24’ per poco non trova l’angolino sotto la traversa. Ma il pericolo maggiore lo crea il Latina, al 32’ con un tiro di Dumitru che supera Vigorito, ma Sampirisi sulla traiettoria salva a pochi passi dalla linea di porta. È’ il preludio al vantaggio degli ospiti: Laverone perde malamente palla, Schiattarella ne approfitta e dal limite buca Vigorito. Il Vicenza e’ in bambola e non ne becca più una; al 38’ Acosty potrebbe chiudere la partita ma la sua conclusione si stampa sul palo. Al 9’ della ripresa il momento più importante del match; salvataggio di Vigorito su Acosty, sul capovolgimento di fronte Galano trova il gol del pareggio dopo un’azione piuttosto confusa. Il Vicenza si scuote, trova coraggio e una maggiore fluidità di manovra che non porta però alla costruzione di concrete occasioni da rete. Al 30’ biancorossi vicini al raddoppio: sciagurata deviazione di un difensore che manda la palla a sbattere sul palo, sulla ribattuta Gagliardini si incarta, perde l’attimo e non trova la deviazione vincente da pochi passi. È l’ultima azione degna di nota. Il Vicenza non trova altri spazi e finisce in parità tra fischi sonori, questa volta anche da parte dei tifosi della Sud. Le feste sono alle porte. Ci fosse da credere ancora in Babbo Natale e nella letterina da appendere sotto l’albero verrebbe da chiedere un po’ di chiarezza a livello societario e sul progetto tecnico. Il mercato di riparazione bussa alle porte e il Vicenza non può farsi trovare impreparato.

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Stangatina natalizia per due squadre padovane di Serie D su quattro. Le partite dell’ultima giornata del 2015, specie quella burrascosa della Luparense, hanno causato un turno di stop per il tecnico Cunico e uno anche per gli espulsi Pregnolato e Severgnini. Carbone anche per l’allenatore dell’Este Pagan, squalificato per due giornate.

Ore 12.00 – (Gazzettino) Qualche giorno fa il vicepresidente Giancarlo Pavin nel saluto ai tifosi per Natale diceva che il miglior augurio che si possa fare è quello che il Cittadella resti sempre nelle mani della famiglia Gabrielli. I sostenitori granata possono dormire sonni tranquilli, perché Andrea Gabrielli alla sua «creatura» ci tiene, eccome, e farà tutto il possibile per riportarla dov’è stata per sette anni di fila, in serie B. Il numero uno della società rivisita con noi un anno solare che ha lasciato in eredità uno dei momenti più amari della storia granata, la retrocessione in Lega Pro: «Non sono stati momenti facili, ma avevo detto che si ripartiva subito e l’abbiamo fatto. Si è ritrovato lo spirito giusto, tutti hanno compreso le difficoltà del passaggio dalla serie B a quella di Lega Pro, meno visibile e più onerosa sotto certi aspetti». Svanito il ripescaggio tra i cadetti, negato da un regolamento vecchio e da rivedere che non tiene conto della solidità economica e finanziaria di una società, Gabrielli si è concentrato sulla nuova categoria. Presidente, il momento peggiore dell’anno è senza dubbio la retrocessione: «È stato un brutto colpo per tutti. Non possiamo affermare che il 2015 venga ricordato positivamente nella storia granata, abbiamo perso la serie B dopo sette anni consecutivi. Speravo sempre di potercela fare, come successo in passato, non ci siamo riusciti. Fa ben sperare per il futuro vedere il Cittadella primo in classifica in Lega Pro, almeno questo compensa in parte le amarezze patite». Il momento più bello, quindi, è il primato riconquistato: «Non c’è dubbio, anche perché alla vigilia del difficile impegno di Cremona non so quanto potesse essere ipotizzabile rivedere subito il Cittadella al primo posto. È un segnale positivo, dev’essere di buon auspicio per l’anno nuovo». È stata messa in piedi una rosa di giocatori all’altezza della categoria, per puntare al vertice. Stefano Marchetti ha fatto un buon lavoro, ma lei come ha vissuto i giorni in cui il direttore generale quest’estate è stato molto vicino a cambiare società? «Si rischiava di perdere un elemento importantissimo per noi. Non ho mai messo pressioni a Stefano, perché la prospettiva di finire in serie A credo rappresenti il sogno di ogni persona che lavora nel settore. Alla fine sono convinto, e lo so, che Marchetti abbia fatto una scelta di cuore nel restare a Cittadella, e la sua permanenza mi ha dato ancora più forza nel continuare». È cambiato invece l’allenatore: «Non era mai successo nella mia gestione. Venturato è la persona giusta per noi, come mentalità. È umile, un gran lavoratore, sensibile direi. Si è inserito bene, l’ambiente ha risposto nel modo migliore, possiamo quindi dire che la scelta fatta è quella giusta». Presidente, vincere non è mai facile, in nessuna categoria: «Lo sappiamo, ci sono tante squadre attrezzate come non mi sarei mai aspettato, basti vedere cosa sta facendo l’Alessandria in Coppa Italia. Cercheremo di fare il possibile per restare dove siamo sino alla fine». La partita che gli è piaciuta di più in questi mesi? «Quella di Pordenone. È dove abbiamo giocato forse meglio, con grande intesa e manovre rapide». La sorpresa tra i giocatori? «Non mi piace fare dei nomi, posso giudicare molto positivamente personalità come Iori e Pascali, gente da spogliatoio. Tutti però stanno facendo bene». Il Cittadella ha investito tanto anche per la copertura della gradinata est: ha avuto la risposta che si aspettava dai tifosi? «Dopo la retrocessione non mi ero fatto illusioni, adesso che siamo primi il pubblico dovrebbe essere più numeroso. C’è bisogno anche dei tifosi per vincere il campionato. Di positivo è la continua creazione e il consolidamento dei gruppi organizzati». Cosa chiede al 2016? «Di vincere il campionato. Parliamo però di uno sport, prima di tutto spero ci sia serenità nelle famiglie, lavoro per uscire dalla crisi degli ultimi anni».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Non accadrà nulla. O forse sì. A ripensare all’aria che si respirava l’anno scorso, nei giorni che precedevano il mercato di riparazione della serie cadetta, alla ricerca di quei rinforzi che poi non sono bastati per agguantare la salvezza, fa specie ritrovarsi ora senza niente da chiedere a… Babbo Natale. In casa Cittadella il regalo è già arrivato, sotto forma di un primato in classifica che consente di avvicinarsi con la massima serenità alle feste. E la speranza, come spiega il direttore generale Stefano Marchetti, «è che a gennaio non succeda nulla. Per esperienza, però, so che il mercato è imprevedibile». Significa che, se capitasse l’occasione, non vi tirereste indietro? «Esatto. Credo che la nostra rosa sia completa così, ma allo stesso tempo starò attento a valutare le eventuali proposte che arriveranno. Questa squadra, è sotto gli occhi di tutti, ha disputato un girone d’andata strepitoso e non ha la necessità di essere ritoccata. Sappiamo, però, che il ritorno sarà più difficile, perché le altre si rafforzeranno, e tutti, contro di noi che siamo in testa e abbiamo alle spalle tanti anni di B, daranno di più». Da Sgrigna a Minesso, da Cappelletti allo stesso De Leidi: sono tanti i giocatori che l’anno scorso erano titolari fissi – o quasi – nella categoria superiore e che oggi fanno spesso panchina. È più facile che si registri qualche uscita piuttosto che un nuovo arrivo? «Al momento nessuno ha chiesto di essere ceduto. L’ho ribadito più volte: io ringrazio i ragazzi che ci hanno portato in vetta e, soprattutto, ringrazio chi ha giocato meno ma quando è stato chiamato in causa ha sempre offerto il suo contributo. Tutti sembrano aver capito che far parte di una rosa costruita per competere per il primo posto comporta anche il rischio di dover stare in panchina. E tutti sanno che l’obiettivo principale è vincere il campionato: riuscirci è anche nell’interesse di chi trova poco spazio. Poi, ci sta che qualcuno sia scontento perché non gioca, e ci mancherebbe: mi preoccuperebbe di più se non accadesse». Come passerà le feste? «Rimarrò con la mia famiglia, a casa. So già che proverò a staccare dal calcio ma che poi mi ritroverò a rivedere le partite di questa stagione in tivù». Cosa si augura per il Cittadella? «Che il gruppo sappia mantenere la mentalità che ha dimostrato di avere sin qui. Il gol di Paolucci alla Cremonese ne è l’emblema: in dieci contro undici Jallow è andato a sovrapporsi a Schenetti, che poi si è spinto in profondità mentre altri due giocatori si inserivano da centrocampo». E dell’elezione di Gravina a presidente della Lega Pro dopo 18 anni di Macalli, cosa pensa? «Noi in Lega Pro siamo appena arrivati e in questi mesi abbiamo cercato di capire. Una cosa mi auguro: che Gravina sappia ricompattare la categoria e ridarle la considerazione che merita».

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Auguro ai giocatori che si possano esprimere al meglio delle loro possibilità perché Padova li ama, e dobbiamo approfittare dell’appoggio che abbiamo dalle istituzioni cittadine. Contiamo di avere tutti al nostro fianco per arrivare al successo». Proprio Pillon si limita a un flash. «Spero di poter dare una grande soddisfazione alla società e ripagare la fiducia che mi ha dato». Prima del brindisi per lo scambio di auguri, anche la ripetizione di un rito già celebrato alla cena di Natale di un anno fa, vale a dire la consegna a nome della squadra di una mega bottiglia di champagne da parte di Marco Cunico al presidente Bergamin. «L’anno scorso è andata bene – afferma il giocatore – e siamo convinti che anche quest’anno brinderemo a qualcosa».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Quindi conclude. «Mi dicono che sono una persona che ride poco, vorrà dire che lo farò di più. Quest’anno il motto dovrà essere il sorriso». Sulle aspettative in vista del 2016, ecco il presidente Bergamin. «Ci si augura sempre che il nuovo anno possa essere migliore di quello passato, lavoreremo perché ciò accada, ma non sempre nel calcio le capacità e le qualità coincidono alla fine con i risultati dato che ci vuole anche un pizzico di fortuna. Per ottenerla non c’è però una ricetta prestabilita, quindi dobbiamo puntare esclusivamente sulle nostra forze. Mi auguro che il nostro allenatore sia l’artefice del nuovo anno che ci deve portare non tanto al successo, ma alla voglia di fare bene con professionalità, applicazione e passione».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Poi il via agli interventi, a cominciare da Roberto Bonetto. «In questo momento la nostra missione è fortificare la società al fine di renderla più solida dal punto di vista economico e dare una continuità. Un passo in avanti l’abbiamo fatto con l’ingresso dei nuovi soci Massimo Poliero, Giampaolo Salot e Moreno Beccaro, a breve ci sarà quello di Walter Tosetto, e li ringrazio per aver avuto fiducia nel sottoscritto e in Bergamin. Il nostro programma è portare il Padova dove merita nel minore tempo possibile. Quando io e Bergamin abbiamo fondato questa società un anno e mezzo fa, ci eravamo prefissati di portala in Lega Pro e grazie ai ragazzi dell’anno scorso abbiamo compiuto la missione. Adesso invece è tutto più difficile: siamo in un’altra categoria e anche noi come dirigenza abbiamo sbagliato qualcosa. Prenderemo insegnamento dagli errori commessi nella prima fase per evitarli nella seconda. Noi comunque lavoriamo per il bene del Padova: non siamo imprenditori che hanno i soldi nel cuore, abbiamo il Padova nel cuore».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Un bilancio del 2015 andato in archivio e propositi nonché aspettative per il nuovo anno che verrà. Così si è consumata martedì sera al ristorante Al Tezzon di Camposampiero la cena per festeggiare il Natale organizzata dal Padova. A fare gli onori di casa il presidente Giuseppe Bergamin e l’amministratore delegato Roberto Bonetto davanti a trecento invitati, in un clima come sempre molto familiare e reso ancora più magico dalle festività. Presente naturalmente lo staff tecnico e dirigenziale al gran completo, e i giocatori accompagnati dalle loro famiglie: sorrisi da parte di tutti, anche se qualcuno nel mercato invernale ormai alle porte sembra destinato a fare le valigie. Non è mancato lo spazio dedicato alla solidarietà con una decina di maglie da calcio messe all’asta (450 euro la cifra più elevata per la terza maglia biancoscudata con la firma di Neto Pereira e compagni), e il cui ricavato è stato devoluto alla Onlus Priscilla, una casa famiglia di accoglienza per bambini con situazioni di disagio.

Ore 10.20 – (Gazzettino) Non fa più parte del Padova da qualche settimana dato che è stato esonerato, ma in occasione della cena di Natale la società ha voluto ricordare con un lungo applauso Carmine Parlato, che nella passata stagione è stato l’artefice in panchina della promozione della squadra in Lega Pro. È stato l’amministratore delegato Roberto Bonetto a menzionare l’ex allenatore biancoscudato e anche l’ex preparatore atletico Alan Marin. «Non sono più con noi, ma ci hanno portato in Lega Pro. Auguro buone feste anche a loro». Altro tributo speciale è stato riservato a Daniel Niccolini, l’unico giocatore a non poter essere presente alla cena. Proprio l’altro ieri lo sfortunato difensore, che ha riportato un infortunio alla gamba sinistra domenica in uno scontro di gioco fortuito con Petkovic, si è recato a Perugia per un consulto con uno specialista dove appunto è stato appurato che l’entità del danno è più grave di quanto si potesse immaginare. Per fargli sentire la vicinanza di tutti i presenti, è stato chiamato al telefono e gli è stato riservato un lungo applauso. Dopo le feste il difensore sarà operato per la ricostruzione del ginocchio, ma per lui purtroppo la stagione può considerarsi già terminata.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Dopo qualche dichiarazione estiva in cui la dirigenza si era sbottonata un po’ troppo sugli obiettivi stagionali della squadra, nessuno ha più intenzione di parlare di alta classifica. Anche se le ambizioni, come ha confermato Bergamin, restano forti: «Ci si aspetta sempre che l’anno venturo sia meglio di quello passato, noi ce lo auguriamo, ma sappiamo che nello sport i risultati non sono sempre all’altezza delle qualità. Per questo dobbiamo contare solo sulle nostre forze e mi auguro che il nuovo allenatore Bepi Pillon, che è in un ambiente che ama, ci faccia far bene. I giocatori sono amati, le istituzioni ci sostengono, in quest’ottica potremo arrivare al successo». Ci sono stati altri due momenti significativi. Prima la telefonata che il presentatore della serata, Remigio Ruzzante, ha fatto a Daniel Niccolini, la cui voce è rimbalzata in sala direttamente dalla clinica di Perugia ed è stata accolta da grandi applausi. Quindi il regalo che Marco Cunico ha donato, a nome della squadra, alla società: una bottiglia di champagne, come l’anno scorso. «Portò bene, quindi abbiamo deciso di ripeterlo», ha spiegato il capitano. «Convinti che si potrà brindare per qualcosa anche alla fine di questa stagione».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La speranza di disputare una seconda parte di campionato da protagonisti, ma anche i ricordi dell’anno che sta per finire, pervasi da un bel po’ di nostalgia. Tra le poche linee di continuità tra la gestione Bergamin- Bonetto e quella Cestaro, c’è la classica cena di Natale, andata in scena martedì sera come sempre al ristorante “Al Tezzon” di Camposampiero. Aria distesa tra i giocatori, che hanno sfoggiato la nuova divisa sociale prima di partire per le vacanze, mentre è toccato secondo tradizione ai due soci storici innalzare i calici per il brindisi. L’amministratore delegato Roberto Bonetto ha fatto una promessa speciale: «Mi dicono che rido e sorrido poco, vorrà dire che il mio impegno per il prossimo anno sarà quello di farlo più spesso», ha spiegato l’ad prima di dedicare agli ospiti la poesia “Il tuo sorriso” di Pablo Neruda. “Quando io e Bergamin fondammo la società non avremmo mai immaginato di riportarla subito tra i professionisti. Ce l’abbiamo fatta e ci vogliamo ripetere, consapevoli che abbiamo commesso anche alcuni errori. Infine vorrei ringraziare Carmine Parlato: anche se oggi non è più il nostro allenatore, ha fatto molto per noi».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Ha trascorso il compleanno a casa, con mille pensieri e un ginocchio da rifare da zero. Daniel Niccolini, che proprio ieri ha compiuto 33 anni, dopo la visita effettuata due giorni fa a Perugia dal professor Giuliano Cerulli, che opererà il ginocchio sinistro gravemente danneggiato dallo scontro con Petkovic nel corso del match con il Bassano, è tornato a casa a Firenze, dalla famiglia, dove trascorrerà le feste. Dovrà subire probabilmente due operazioni per ricostruire il ginocchio. La prima, in artroscopia, per sistemare il piatto tibiale fratturato, e un’altra per rimettere a posto l’intera articolazione: legamento collaterale mediale, legamento crociato posteriore e collaterale laterale, menisco mediale e tendine del bicipite femorale. L’intervento, a Roma o ad Arezzo, potrebbe aver luogo intorno al 4 gennaio: Cerulli, martedì, ha riscontrato un’articolazione troppo gonfia per intervenire subito. Il recupero potrebbe durare sette o otto mesi.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Centrocampo Fra le opzioni valutate c’è anche il ritorno di Giovanni La Camera , che lascerà il Pavia. La controindicazione: lo stipendio elevato, il fatto che sarebbe un cavallo di ritorno che, come si sa, non fa impazzire De Poli. La premessa fondamentale è che devono uscire dei giocatori attualmente in rosa. Il primo indiziato è Manuel Giandonato , che potrebbe lasciare il Padova nella prossima finestra di mercato. Abbozzato con la Juve Stabia uno scambio con Carlo De Risio , che sta trovando poco spazio con le Vespe dopo la firma a sorpresa arrivata in estate in seguito al lungo tira e molla con il Padova. In uscita c’è anche Alban Ramadani , che non ha convinto (eufemismo): per lui avviati i colloqui con Pro Patria e Renate, ma ci potrebbe essere anche una pista in Svizzera. Fra gli altri, proposti anche Cruciani (Benevento), mentre Botta firmerà a breve per un club di Lega Pro dopo aver atteso invano un segnale da Padova. C’è poi il problema Corti , alle prese con una microfrattura al coccige. Attacco Altinier si è guadagnato la conferma con le ultime prestazioni, possibile cessione per Cucchiara (mai impiegato), verrà tagliato Amirante , che rischia un nuovo intervento chirurgico al ginocchio. Arriverà un attaccante: folta concorrenza per Infantino (si svincolerà dalla Carrarese), si parla anche di Ebagua (Como), Sparacello (Trapani), Plasmati (Catania), e Cristofari (Pro Piacenza).

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Mercato e dintorni, il via alle danze è appena cominciato. Il faccia a faccia tra Giuseppe Pillon e Fabrizio De Poli andato in scena martedì, per fare il punto della situazione in vista della riapertura delle liste prevista per il nuovo anno, ha prodotto una serie di novità destinate a orientare in modo definitivo la strategia del club di viale Nereo Rocco. Una precisazione importante: se dovesse arrivare un successo ad Alessandria alla ripresa del campionato, a quel punto la società potrebbe decidere di allargare ulteriormente i cordoni della borsa. Difesa E’ la priorità più urgente della squadra, fra i nomi in ballo eccco i più caldi. Salviato è fuori lista a Bari, padovano, in grado di giocare esterno destro, sinistro e all’occorrenza centrale. Pillon lo ha già avuto a Livorno, la pista decollerà? Pesoli è in scadenza di contratto a Pescara, aspetta la B ma prenderebbe volentieri in considerazione la possibilità di tornare a lavorare con Pillon. Ha esperienza, carattere, i contro sono rappresentati dall’età e dallo stipendi. Su Trevisan da settimane circolano voci secondo cui tornerebbe volentieri Padova, la società in ogni caso non prende in considerazione la soluzione e sembra un no definitivo. Il nome nuovo per la difesa è Sbraga (Carrarese). Forte centrale della Carrarese, romano, classe 1992, un passato nel settore giovanile della Roma e della Lazio, a Pisa e a Salerno. La situazione del club toscano induce all’ottimismo, visto che con la messa in mora voluta dai giocatori è possibile lo svincolo a parametro zero i primi di gennaio. Pista da tenere in grande considerazione. Proposto anche Maccarone (L’Aquila), mentre Gorzelewski non sarà tesserato.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Retrocessione, mancata iscrizione, sparizione dal calcio professionistico. E pensare che fino a poco tempo prima si lottava per la A… «Preciso che io non ho mai scoraggiato Cestaro a investire dal momento del mio arrivo. Nonostante non fossi ancora all’interno del club, a gennaio gli suggerii anzi di comprare Acerbi, che era stato trattato da Rino Foschi col Chievo. La massima serie economicamente era un affare e avrebbe sistemato tutti i conti». L’anno dopo lei fu a capo del Padova con Fabrizio Salvatori ds. Che cosa si rimprovera? «La scelta di Pea come allenatore, mentre Salvatori aveva in mano Di Francesco. Per il resto avevamo preso tanti giocatori di livello eccellente: Rispoli, Babacar, Viviani, Ze’ Eduardo, Farias, senza dimenticare Silvestri e Cionek, Iori e De Feudis. La volontà era fare il salto di categoria». E’ vero che avevate in mano Iachini? «Prima della partita col Sassuolo avevamo un accordo con Iachini. Che, però, era in parola col Siena da qualche giorno. Se il Siena non avesse perso con la Fiorentina, probabilmente sarebbe cambiata la storia del Padova». Sono in molti a pensare che ci fosse un disegno volto a far sparire il Padova dal calcio professionistico. «Lo escludo nella maniera più assoluta. Semplicemente la cessione non è andata come ci aspettavamo. Ma a chi mi accusa ricordo che riuscii a salvare Lazio e Parma che versavano in gravissime difficoltà economiche». A che punto è la liquidazione del vecchio Padova? «C’è stato un accordo con i creditori, che verranno pagati secondo le intese raggiunte. Non c’è stato fallimento, questo è molto importante». Capirà, però, che a un tifoso interessa poco… «Lo capisco molto bene. Ma ognuno di noi ha sempre lavorato per il bene della società. La storia di Marcello Cestaro lo testimonia. Per lui è una ferita ancora aperta».

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) Un anno e mezzo dopo, qualcuno parla. E quel qualcuno è Luca Baraldi, il manager emiliano chiamato da un club che «doveva essere ceduto perché il gruppo Unicomm non voleva più investire nel calcio» e che fu autore del passaggio di consegne (da Marcello Cestaro a Diego Penocchio) più controverso che si ricordi della storia del Calcio Padova. Preludio, peraltro, alla sparizione del club di viale Rocco dal calcio professionistico circa dodici mesi dopo. Il vecchio Padova nel frattempo è stato messo in liquidazione con concordato, Baraldi è diventato responsabile del settore acquisizioni sportive di Segafredo-Zanetti, il nuovo Padova si è rialzato. Baraldi, cosa accadde al termine della stagione 2012-2013? «Fui chiamato dalla famiglia Cestaro perché i conti del club erano in disordine e il Padova spendeva quanto una squadra di media classifica in serie A. Il club doveva passare di mano». Vecchiato, Coli, Penocchio. Ma c’era anche il patron del Carpi, Stefano Bonacini… «Tutto vero e quest’ultima era una trattativa sostanzialmente chiusa. Poi accadde l’imponderabile e cioè la promozione in B del Carpi nella finale playoff con il Lecce. Non se l’aspettava nemmeno Bonacini, che a quel punto si tirò indietro…». Ed ecco Diego Penocchio. Una scelta rovinosa, considerata la fine che ha fatto poi la società. «Chiesi aiuto a Massimo Giacomini, patron di Gsport, chiedendogli che mi presentasse un potenziale acquirente fra quelli che conosceva nel mondo del calcio. Ecco Penocchio, ex vicepresidente del Parma e che offriva garanzie imprenditoriali e un progetto sulla carta serio. Non lo conoscevo, ma lo presentai alla famiglia Cestaro e a quel punto la decisione la presero i vertici di Unicomm, il mio compito finiva lì».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 32, Alessandria 31, Bassano 28, FeralpiSalò 27, Pavia e SudTirol 26, Reggiana 25, Cremonese, Cuneo, Padova e Pordenone 22, Giana Erminio 21, Lumezzane e Pro Piacenza 19, Mantova 15, Renate 12, AlbinoLeffe 11, Pro Patria 7.

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, i risultati della sedicesima giornata: Padova-Bassano 1-1 (Favalli (Pd) al 26′ pt, Fabbro (Ba) al 38′ st), Lumezzane-AlbinoLeffe 2-0 (Nossa (Lu) al 31′ pt, Sarao (Lu) al 37′ st), Cremonese-Cittadella 0-1 (Paolucci (Ci) al 38′ st), Reggiana-Alessandria 1-1 (Marras (Al) al 24′ pt, Mogos (Re) al 34′ pt), Mantova-Pro Patria 1-1 (Capua (Pp) al 5′ st, Momenté (Mn) al 44′ st), Renate-Cuneo 1-0 (Napoli (Re) al 6′ pt), SudTirol-Pro Piacenza 2-1 (Rantier (Pp) al 27′ pt, Kirilov (St) al 40′ pt, Tait (St) al 47′ st), FeralpiSalò-Giana Erminio 0-2 (Marotta (Ge) al 2′ pt, Perico (Ge) al 19′ st), Pordenone-Pavia 0-2 (Malomo (Pv) al 24′ pt, Ferretti (Pv) al 17′ st).

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Macron Store, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 23 dicembre: primo giorno di riposo per i Biancoscudati dopo il “rompete le righe” post-cena di Natale




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