Venezia, Serafini: “Spero che nel calcio tornino a dominare passione e meritocrazia al posto dei soldi”

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La sua impresa fece il giro del mondo e tuttora, quasi nove anni dopo, raccoglie visioni su Youtube con commenti di applausi e stupore. C’è poco da fare, anche oggi che vuole trascinare il Venezia fuori dalle sabbie mobili della serie D, Matteo Serafini rimane «quello della tripletta a Buffon». Un pallonetto millimetrico, una rovesciata in area e un destro di controbalzo da 30 metri, uno più bello e imparabile dell’altro: così il 37enne attaccante di Calvisano rifilò in appena 40′ al capitano della Nazionale azzurra, con la maglia del Brescia in serie B, più gol di quanti non ne avesse subiti pochi mesi prima nel trionfale Mondiale di Germania 2006. «Oggi mi capita che compagni, avversari o anche qualcuno che è poco tifoso di calcio, mi salutino chiedendomi o facendomi i complimenti per quei tre gol – racconta Serafini -. Sì ormai è una vera e propria etichetta, un marchio che mi porto dietro volentieri, sono orgoglioso di averne rifilati tre in quel modo al portiere più forte del mondo». Quel 10 marzo 2007 Brescia-Juventus si giocò a Mantova, dove i bianconeri ci avevano già lasciato le penne. «Mi sarebbe piaciuto avere come souvenir la maglia di Buffon, ma date le circostanze non era facile andare a chiedergliela. Ci provai tramite Chiellini nel post partita, ma dopo aver chiesto mi disse che l’aveva già promessa. Pazienza, come ho detto mi tengo stretto quelle prodezze anche se in carriera di gol ne ho fatti parecchi altri». Nel curriculum di Matteo Serafini tre promozioni in serie B con Cremonese, Livorno, Arezzo e una in Lega Pro1 con la Pro Patria, nonché 115 reti tra i pro cui vanno aggiunte le 11 realizzate finora a Venezia tra i dilettanti della serie D. «Avrei potuto segnare di più, però la mia è stata una carriera «al contrario». Pur essendo alto un metro e 90 sono arrivato tardi al ruolo di attaccante, dagli 8 ai 23 anni ho giocato nella Cremonese da centrocampista, centrale o mezzala. Di solito invecchiando uno retrocede di ruolo, a me è successo invece di avanzare». Decisivo in tal senso il biennio 2002-2004 ad Arezzo. «L’allenatore Mario Somma mi inventò trequartista e feci numeri importanti, con 14 gol contribuii al salto in serie B. Quello fu il vero spartiacque della mia carriera, avevo 25 anni e cominciai a rimpiangere di non aver guadagnato metri qualche stagione prima». La tripletta a Buffon non ha invece regalato un vero e proprio decollo. «Giocare nel Brescia, nella squadra della mia città, per me era speciale. Purtroppo rimasi una sola stagione, mi prese il Vicenza con un triennale ma mi è rimasto il rammarico di quella mancata conferma e di non aver detto sì al Queens Park Rangers che nell’estate 2007 mi voleva a Londra». A 37 primavere Serafini non ha nessuna intenzione di uscire dal campo. «Ho il patentino di allenatore, però finché mi diverto giocherò per vincere. La mia fortuna è stata quella di crescere come uomo nel vivaio della Cremonese, oggi purtroppo il calcio crea illusioni imponendo l’impiego di giovani che magari emergerebbero comunque ma che più spesso a 22 anni si trovano a piedi e senza un lavoro. Il mio augurio per il bene del calcio è che tornino a dominare passione e meritocrazia al posto dei soldi».

(Fonte: Gazzettino, edizione di Venezia)




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