Padova-Mantova, Zamuner: “Giocando così faticheremo sempre! Ma Brevi…”

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La tifoseria contesta, la proprietà si dice preoccupata, e il campo non fornisce segnali incoraggianti. Non è un bel periodo per il Padova, e la gara con il Mantova ha messo a nudo tutte le fragilità di una squadra che, settimana dopo settimana, è calata sempre di più quanto ad intensità e bontà del gioco proposto. Il progetto – così balbettante in questo inizio di stagione – per il momento prosegue, e anche se il Padova ha raccolto 9 punti in 6 partite (e di questi, 3 li ha messi insieme tra Fano e le gare interne contro Albinoleffe, Maceratese e Mantova), Oscar Brevi non è in discussione. Ma bisognerà trovare alla svelta la causa dei mali della squadra perchè sabato si va a Teramo, e da lì in poi comincerà il percorso con tutte le big, una dietro l’altra. Un calendario che va affrontato prendendo un bel respiro: da martedì prossimo, infatti, i biancoscudati incontreranno in serie Sambenedettese, Reggiana, Santarcangelo, Modena, Bassano, FeralpiSalò, Parma, Venezia e Pordenone. E dovranno farlo con ben altro spirito. «Mi aspettavo una partita diversa contro il Mantova», l’ammissione del d.g. Giorgio Zamuner.

«Non siamo ancora la squadra che avevamo in mente: sabato siamo mancati sotto l’aspetto dell’intensità, della determinazione e della voglia di vincere la gara. Non possiamo essere contenti, e credo che i ragazzi siano i primi a saperlo. Non è scritto da nessuna parte che il Padova debba vincere tutte le partite, ma lo 0-0 lascia l’amaro in bocca perché non siamo riusciti a trovare nemmeno quei 20 minuti di vera spinta in cui il gol si avverte nell’aria. Pensavo che alla lunga, quando il Mantova avrebbe allentato il pressing, la nostra forza sarebbe uscita. Ma non è stato così». Per quale motivo secondo lei? «La spiegazione la dobbiamo trovare con l’allenatore. Le prime gare avevamo un’identità, anche se non eravamo brillantissimi almeno tenevamo bene il campo, e non posso credere che la gara di Fano abbia minato un lavoro partito dal primo giorno di ritiro. La squadra si allena bene, il gruppo è solido, ed è per questo che credo ancora che una ripresa sia nelle nostre corde. Da un mese ci alleniamo con determinati problemi di organico, ma questo non può essere un alibi perché le alternative ci sono».

Anche a centrocampo, dove nè Mandorlini nè Gaiola sono riusciti a sostituire a dovere Filipe? «In settimana Emerson era stato provato in cabina di regia, ma negli ultimi giorni avevamo visto segnali incoraggianti da Gaiola, abbiamo deciso di puntare su di lui perché pensavamo fosse il momento giusto. Ha pagato un po’ l’esordio, è stato un po’ timido, ma il problema non è stato lui: io stesso l’ho preso quest’estate convinto delle sue qualità». Non ha la sensazione che tra Maceratese, Gubbio e Mantova la prestazione del collettivo abbia registrato continui passi indietro? «Ho la sensazione che lo si sia fatto con il Mantova, quello sì: la vittoria strappata con i denti a Gubbio doveva darci una spinta. Non mi preoccupa tanto il pareggio o la classifica, ma il fatto che, se siamo quelli di sabato sera, faremo fatica a portare a casa risultati importanti». E tra un po’ arriva il periodo durissimo, con tutte le grandi da affrontare. «Dobbiamo arrivarci fiduciosi, e già sabato a Teramo dare un segnale che ci siamo».

«Poi, chissà, forse le partite contro le grandi sono proprio quelle che psicologicamente ci servono per dare quale qualcosa in più, lo scopriremo solo tra un po’. Di certo arriveranno test importanti e capiremo la forza reale della squadra, che non credo debba accontentarsi di fare un campionato di metà classifica. Abbiamo nelle corde qualità tecniche e fisiche, non mi spaventa andare ad affrontare tutte le big una dietro l’altra: ci basta trovare il tasto giusto da toccare per risolvere le nostre difficoltà fisiche, mentali e caratteriali». Qual è la posizione di mister Brevi, del quale la piazza ha già cominciato a chiedere la testa? «Ne verremo fuori tutti insieme. È assolutamente chiara la mia posizione: spesso in queste situazioni sono sempre i tecnici a pagare, ma se avessi visto allenamenti sotto ritmo o una squadra che non lo segue, penserei che non abbia in mano il gruppo. Non è così, io sono convinto di trovare una soluzione insieme a lui e allo staff». Il battibecco a fine gara tra Mandorlini e Germinale non è un segnale di nervosismo? «La squadra è tranquilla e lavora bene, ma sente che non sta dando e offrendo le prestazioni che vorrebbe e che la gente si aspetta. I ragazzi sono i primi a soffrire questa situazione, ma l’armonia non manca».

(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)

Per il Padova, opposto al tutt’altro che irresistibile Mantova, poteva essere il sabato del salto di qualità sul fronte della classifica, alla luce dei pareggi ottenuti da quasi tutte le big, sul piano della continuità, dopo la vittoria nella giornata precedente a Gubbio, ma soprattutto su quello del gioco, con una squadra più libera mentalmente proprio per effetto dei tre punti conquistati in terra umbra. E invece il modesto pareggio a reti bianche dell’Euganeo, oltre a portare delusione tra i tifosi, sentimento manifestato pure da parte del presidente Bergamin, non ha registrato un minimo passo in avanti nella prestazione corale della squadra. E se da una parte c’è l’attenuante delle assenze di Neto Pereira in avanti e di De Risio e Filipe a centrocampo – ma pure il Mantova era in formazione rimaneggiata – va al tempo stesso ricordato che è stata allestita una rosa attrezzata sulla carta per ovviare alle inevitabili defezioni, che il Padova, nella sua veste quasi definitiva, lavora ormai da quasi tre mesi e che sulla sua strada finora ha trovato le avversarie, classifica alla mano, più abbordabili.

I numeri parlano di un attacco che fatica a pungere – un gol su azione d’angolo nelle ultime due gare e sei in totale – a fronte di una difesa seconda nel complesso solo a Venezia e Reggiana e imbattuta negli ultimi 180 minuti, ma nel complesso il calcio finora espresso dai biancoscudati è nettamente al di sotto delle potenzialità della rosa. Per questo motivo eventuali futuri passi falsi del Padova, già a partire dalla prossima doppia trasferta a Teramo e San Benedetto, farebbero traballare la panchina di Brevi, anche se nel consulto tra i soci delle ultime ore si è deciso di proseguire all’insegna della continuità. Anche il direttore generale Giorgio Zamuner non vede nel tecnico il problema da risolvere. «L’allenatore – spiega – non è in discussione anche se ci aspettavamo tutti una partenza diversa non solo nei risultati. Come tutti i lunedì mattina, domani (oggi, ndr) ci ritroveremo e rivedremo insieme la partita per fare qualche riflessione a freddo». Possibili provvedimenti o accorgimenti relativamente alla squadra? «Vedremo di capire insieme se c’è da modificare qualcosa, può essere anche un aspetto banale, per fare in modo che torni un po’ di serenità e la squadra provi a fare quantomeno quello che gli riusciva all’inizio. Le ultime due partite – aggiunge – hanno infatti registrato un’involuzione sul piano della prestazione che preoccupa e dobbiamo invertire in fretta la rotta».

Poi il diggì tira indietro il nastro di questo inizio di stagione: «Con Albinoleffe e Forlì, pur non brillando eccessivamente e con i meccanismi da oliare, avevamo un’identità ed erano state costruite varie occasioni da rete, mentre la sconfitta a Fano e il pari con la Maceratese hanno un po’ minato le certezze. La situazione va presa in mano con decisione e fermezza, dato che con il Mantova si sono visti poco la fame e la determinazione di portare a casa il risultato». Risultato che non è necessariamente il frutto di una partita dominata per novanta minuti. «Sapevamo che i lombardi avrebbero disputato un incontro all’insegna dell’aggressività e anche le grandi di serie A concedono agli avversari qualche minuto, ma poi con il loro calo non sono venute fuori la nostra forza e qualità per imporre il gioco. Solo alla fine del primo tempo, muovendoci più velocemente, ci siamo infatti resi pericolosi». C’è chi accusa il 3-5-2. «In questa fase il problema non è come come viene schierata la squadra, ma il suo atteggiamento e il modo di interpretare la partita. Senza volere cercare alibi, l’assenza di Filipe in regia si è fatta sentire più del previsto».

(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)




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