Live 24! Teramo-Padova, -5: si riparte dalla Guizza per preparare la doppia trasferta

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Ore 22.30 – (Il Centro) Un punto guadagnato o due persi? E’ l’interrogativo che ha accompagnato il Teramo nel viaggio di ritorno dalla lunga trasferta di Bolzano. Se si analizza la gara contro il Sudtirol fino al quarto d’ora della ripresa, prevale il rammarico per non avere ottenuto qualcosa in più (Petrella ha avuto l’occasione dello 0-2), ma se si guarda al calo dell’ultima mezz’ora il punto raccolto allo stadio Druso è da accettare con il sorriso (determinante la parata di Rossi su un tiro di Cia). Restano, però, due dati di fatto: la cura Nofri continua a fruttare risultati positivi (cinque punti in tre partite) mentre la vittoria in trasferta resta un fastidioso tabù da sfatare (l’ultimo successo risale addirittura allo scorso gennaio). «Abbiamo fatto un altro passo in avanti», sottolinea il direttore generale Gianluca Scacchioli, «ed è la cosa più importante in questo momento. Un pizzico di rammarico per il risultato di Bolzano c’è, e mi riferisco allo svolgimento dell’incontro fino all’ora di gioco. Nel complesso siamo soddisfatti di come stanno andando le cose da quando c’è stato il cambio in panchina. La squadra è adesso più equilibrata e ha valori ben più evidenti. Se dovessimo battere il Padova al Bonolis (si gioca sabato alle 18,30, ndc) avremmo una media d’alta classifica». In vista del match di sabato si tenterà di recuperare Federico Carraro, l’elemento che può dare più qualità al centrocampo biancorosso. Carraro, tra l’altro, è nato proprio a Padova e ci terrebbe a rientrare contro la squadra della sua città. «Contiamo di averlo a disposizione», dice Scacchioli, «il problema muscolare è clinicamente superato, poi in settimana capiremo se Carraro è effettivamente in grado di giocare». A proposito di centrocampo, nella trasferta di Bolzano è arrivata la prima rete stagionale del 21enne Danilo Bulevardi, che bene si sta disimpegnando sulla fascia sinistra. «Bulevardi ha sempre un atteggiamento positivo ed è sempre determinato. Questi aspetti contano tanto all’interno di un gruppo. Siamo estremamente contenti di lui», fa notare Scacchioli, «e sta dimostrando di avere le caratteristiche per giocare anche da esterno e di presentarsi in zona gol». Il dg del Teramo non sembra preoccuparsi del piccolo passo indietro fatto registrare dall’attacco contro il Sudtirol: «Non parlerei di passo indietro. Sansovini si è dato da fare come sempre mentre Jefferson forse non ha avuto la lucidità vista in precedenti occasioni, ma si è fatto ugualmente valere sul piano della fisicità fino a quando è rimasto in campo». Da sistemare è invece la tenuta difensiva. In sette giornate di campionato la porta di Francesco Rossi è rimasta inviolata soltanto in una occasione (contro il Fano) e nell’azione che ha portato al gol del Sudtirol si è notata eccessiva facilità di sfondamento sulla fascia destra. All’orizzonte c’è l’esame Padova, una delle nobili decadute del girone B di Lega Pro. La formazione veneta, guidata da Oscar Brevi, è reduce da uno scialbo 0-0 casalingo contro il Mantova. Nell’ambiente patavino serpeggia un po’ di malumore per i risultati raccolti finora e la panchina di Brevi (espulso sabato per proteste) non sembra del tutto solida. Oggi la ripresa degli allenamenti in casa Teramo. La Berretti. E’ arrivato un pareggio anche per la squadra Berretti allenata da Rinaldo Cifaldi. I baby del Teramo hanno infatti chiuso sul 2-2 la gara interna contro il Lecce, valida per la seconda giornata di campionato (girone D). Sono andati a segno, tra i biancorossi, Fabrizi e Palladini. La Berretti del Teramo ha 4 punti in classifica ed è ora attesa dalla trasferta di Taranto in programma sabato alle 15.

Ore 22.10 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il buon pari ottenuto a Padova, oggi pomeriggio il Mantova riprenderà la preparazione in vista della seconda trasferta consecutiva, in programma sabato (ore 16.30) a Macerata. Nel clan biancorosso tiene banco come al solito l’infermeria. Marchi, infatti, ha subìto a Padova una forte botta alla coscia e oggi sarà sottoposto a ecografia. Per quanto riguarda Salifu, che nel corso del match ha subìto una concussione cerebrale («come il ko di un pugile», spiega il medico sociale Enrico Ballardini), le sue condizioni non preoccupano. Dopo aver perso conoscenza per alcuni istanti, infatti, il mediano si è ripreso e adesso sta bene. Per un paio di giorni, però, si allenerà a parte a scopo precauzionale. In gruppo dovrebbe invece tornare subito Skolnik, che ha saltato l’ultimo match a causa di una contusione al polpaccio. Lo staff medico proverà poi a recuperare per sabato Caridi e Siniscalchi, rispettivamente reduci da uno stiramento ai flessori e da un ematoma alla coscia. Per entrambi, comunque, non è scontato il rientro nella trasferta marchigiana. Sicuramente fuori causa è invece Ruopolo, che ne avrà per un’altra decina di giorni dopo lo stiramento muscolare avuto nella gara contro la FeralpiSalò. Dopo l’allenamento odierno, il programma della squadra proseguirà secondo i consueti ritmi: domani seduta mattutina, mercoledì allenamento pomeridiano, giovedì e venerdì ancora tutti al lavoro al mattino.

Ore 22.00 – (Gazzetta di Mantova) Se sul campo la squadra – pur con tutti i suoi limiti e avendo totalizzato due punti in meno rispetto alla passata stagione – dà segnali confortanti, fuori dal campo la situazione del Mantova continua a essere allarmante. Oggi pomeriggio il presidente Musso e patron Di Loreto (ieri irraggiungibili per la Gazzetta) saranno ricevuti dal sindaco Palazzi, al quale intendono chiedere un aiuto concreto, addirittura «l’ingresso della Tea al 10% nell’Acm». Nel frattempo, però, la cordata romana – tuttora proprietaria del 75% del club – riapre il fronte e fa sapere che «alle condizioni attuali non si firma la restituzione di quote», mentre i soci mantovani si chiamano definitivamente fuori dai giochi. «Noi non vogliamo più saperne di trattative e altre cordate – dice Giambattista Tirelli -, rispetteremo l’accordo verbale che abbiamo con i bresciani fino al termine di questa stagione e stop. Dunque basta riunioni, basta incontri con possibili nuovi partner e così via». Insomma, è ancora tempo di burrasca e il perché lo spiega bene lo stesso Tirelli: «Ragazzi, qui il succo è che per arrivare a luglio servono due milioni di euro (fra gestione e debiti) e bisogna trovare chi li paga. Musso e Di Loreto finora si sono comportati più che bene e questo va loro riconosciuto. Ma la verità è che per gestire un club in Lega Pro bisogna tirar fuori un milione e mezzo all’anno: e chi arriva, dopo un po’ non ne vuol più sapere perché la cosa è pesante da sostenere. Noi abbiamo provato a trovare soluzioni in questi sei anni e pensavamo di esserci riusciti prima con Lodi e poi con la Sdl. Ma non è stato così. Purtroppo è il sistema non sta in piedi. Specie se non si trova un socio di maggioranza che si impegni a gestire e a garantire economicamente, magari con disponibilità tali da puntare alla serie B, dove invece il sistema dei contributi permette alle società di stare in piedi. Tutte le altre soluzioni – continua Tirelli -, a prescindere dalle persone coinvolte, sono delle pezze. Di cordate parliamo ormai da 6 anni e sappiamo bene che così non funziona. Dunque, se i bresciani adesso vogliono provare ad andare avanti con Belfanti e Di Matteo, noi non abbiamo nulla in contrario. Ma ci chiamiamo fuori in maniera netta, pur ribadendo che verseremo fino all’ultimo euro quanto pattuito con Musso e Di Loreto. Su questo abbiamo un accordo verbale, ma per noi è come se fosse scritto». Il discorso di Tirelli è però sul “dopo”, che rischia di non arrivare, almeno a sentire Marco Claudio De Sanctis: «Sono amareggiato e deluso perché quotidianamente leggiamo attacchi gratuiti nei nostri confronti da parte di Di Loreto. Anziché apprezzare il nostro comportamento e la nostra disponibilità a fare un passo indietro per il bene del Mantova, dopo l’intervento della Lega, ci si continua a dare addosso. Allora vorrei ricordare che il 75% del Mantova è ancora nostro e che non so a quale titolo, per esempio, Musso e Di Loreto andranno a parlare con il sindaco. O quali quote pensano di vendere a Belfanti senza il nostro assenso. Nei giorni scorsi si era discusso di arrivare a una soluzione condivisa, che potesse anche vederci in minoranza ma con dei ruoli precisi (e magari con un’opzione sul club per il prossimo 30 giugno), invece qui ci si comporta come se non esistessimo. Io ho sempre cercato di essere diplomatico, ma non sono solo in questa avventura: si rendono conto, Musso e Di Loreto, che se da domani Folgori e Barberis si stufano, staccano il telefono e se ne fregano, il Mantova è morto? Spero davvero che si torni a ragionare con pacatezza e buonsenso – conclude De Sanctis -, perché così non si va da nessuna parte».

Ore 21.40 – (Gazzetta di Modena) Antonio Caliendo, dopo la fatal Novara e la retrocessione, non parla più con nessuno. Silenzio ovviamente preceduto dall’immancabile promessa di riportare il Modena dove lo aveva preso da Casari. Caliendo, nonostante le difficoltà provocate dalla retrocessione, ha mantenuto in vita la società e iscritto la squadra in Lega Pro, ma la sopravvivenza del Modena è sempre sul filo del rasoio. Perchè non fare il bel gesto di portare avanti una delle trattative intavolate per la cessione del club, tra cui quella con il gruppo Ballotta, e favorire un ricambio ormai indispensabile visto che tutta la città, dal Comune, ai tifosi alle forze imprenditoriali, in questa proprietà non credono più. E chi vuole comprare esca allo scoperto e ci metta il volto. Per giocare a carte scoperte, non gettare fumo negli occhi e togliere ogni alibi anche sulle presunte ed esorbitanti richieste che il patron avrebbe avanzato a chi si è affacciato alla sua porta. Caliendo sa che il ciclo è finito, eviti almeno l’eutanasia del Canarino.

Ore 21.30 – (Gazzetta di Modena) Il Modena dovrà ancora attendere una nuova occasione per festeggiare il ritorno alla vittoria davanti ai propri tifosi. La avrà già sabato, quando ospiterà il Sudtirol nella seconda gara casalinga consecutiva, ma per sfruttarla dovrà riuscire a fare quello che fino ad ora non è stato in grado di regalare al pubblico del Braglia, se non in maniera del tutto casuale: un gol. Sé è vero che a non subire reti non si perde, circostanza che si è già verificata in tre delle quattro gare giocate in casa, quando non si segna è impossibile vincere. Dopo lo 0-0 al debutto con il Parma, nel quale la sfortuna aveva giocato la propria parte, i pareggi a reti inviolate contro Maceratese e Bassano hanno avuto un effetto soporifero, contro rivali che non hanno quasi mai tirato in porta al pari dei canarini. Uno spettacolo deprimente, al quale si sarebbe forse potuto assistere nel derby con la Reggiana se l’autogol di Sabotic non avesse permesso alla formazione di Pavan di sbloccarsi al Braglia e due dormite colossali non avessero restituito ai granata il favore con gli interessi. Andasse meglio la musica fuori casa si parlerebbe di una maledizione, il fatto è che lontano dalle mura amiche il Modena ha fatto poco meglio, concentrando nell’unica sua gara vinta le due reti segnate in trasferta. Tabula rasa a Salò, invece, e un solo palo su punizione ad Ancona. Nei campionati professionistici italiani due sole squadre su 102 hanno fatto peggio dal punto di vista realizzativo: si tratta di Empoli e Vibonese (in campo ieri sera), ferme a due gol segnati. Delle tre reti messe a segno dal Modena, va aggiunto, una è arrivata su calcio di rigore ed una grazie ad un’autorete. L’unico vero gol su azione è quello con il quale i ragazzi di Pavan si sono sbloccati dopo 333 minuti di digiuno dall’inizio del campionato, l’incornata di Schiavi su cross di Basso al 64’ della trasferta di Teramo. Ora i minuti di astinenza tornano ad essere davvero importanti ed ovviamente preoccupanti: il gol manca dal 32’ del derby con la Reggiana, arrivato ormai 237 minuti fa, e da quel momento il numero di tiri verso la porta avversaria si conta sulle dita di una mano. Inquietante è anche la striscia di gare senza vittorie al Braglia: in questo campionato siamo già a quattro partite senza i tre punti, che aggiunte alle ultime due della passata stagione con Crotone e Pescara portano il totale a quota sei. L’ultimo colpo casalingo dei canarini resta il 3-0 conquistato contro il Perugia il 19 aprile. Ormai sono passati sei mesi…

Ore 21.20 – (Gazzetta di Modena) Dal ritorno in Lega Pro stiamo assistendo a uno degli spettacoli calcistici peggiori proposti dal Modena negli ultimi 25 anni. Un quarto di secolo in cui i gialli hanno toccato l’apice e il paradiso della serie A, trascorso tanti anni in B, ma anche masticato amaro in campionati di serie C senza risorse e alla prese con crisi societarie paragonabili a quella attuale, vedi gli ultimi anni della gestione Degli Albertini quando le formazioni di Mazzola, Fedele e Regno non proposero certo calcio champagne: il Braglia era mezzo vuoto e la contestazione alle stelle, nulla a che spartire con i fischi da sfinimento che sempre più spesso centrano la formazione di Pavan. Che dal punto di vista dello spettacolo è probabilmente tra le peggiori dell’ultimo quarto di secolo della storia canarina. Il mister non può contare, e gliene va dato atto, su un organico di prima grandezza: era partito benino in estate puntando sul 4-rombo-2, modulo che esaltava le capacità in regia di Giorico e i guizzi in trequarti di Schiavi e Tulissi. Con l’inizio del campionato e la tendenza dei gialloblù di mettersi a specchio sugli avversari, ecco il 4-3-3, modulo che non trova nella rosa attuale gli uomini giusti per essere praticato con successo sia in attacco che a centrocampo. Nell’unica vittoria delle prime sette giornate a Teramo, il Modena ha centrato il bersaglio grosso quando nella ripresa e sotto di un gol, Pavan è passato al 4-2-3-1 con Tulissi, Schiavi e Basso sulla trequarti offensiva a dar man forte a Ravasi. Il modulo giusto? La rimonta e la vittoria in Abruzzo avrebbero imposto almeno un secondo tentativo anche perchè tutti e tre i reparti avevano lanciato segnali positivi. Invece ritorno al 4-3-3 in casa con la Reggiana (derby perso) e ad Ancona (altro ko) e l’innovazione del 4-4-2 con il Bassano per “specchiarsi” sui temuti uomini di D’Angelo. Il Modena doveva solo crescere in attacco e a Teramo sembrava aver individuato la strada giusta che è stata, però, subito abbandonata in favore di moduli che stanno togliendo al Modena anche quella forza a centrocampo che tutto l’ambiente della Lega Pro gli riconosceva. Questa squadra non è il Parma, il Venezia e nemmeno il Pordenone, ma forse qualcosina in più sotto l’aspetto del gioco, dello spettacolo e dei risultati potrebbe proporlo se indirizzata sulla retta via. Anche perchè le squadre viste finora, tra cui alcune pretendenti alla B, non sono sembrate così migliori a conferma di una povertà tecnica generalizzata nell’attuale serie C che non ha nulla a che vedere con quella dei tempi di Ulivieri e nemmeno di De Biasi. Il Modena potrebbe risolvere qualche problema se Pavan, o chi per lui se la situazione dovesse precipitare, riuscirà a scegliere il modulo giusto e dargli un volto. Quello attuale è straziante, perchè perseverare?

Ore 21.00 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana domani ha l’occasione per raggiungere il secondo posto in classifica, alla pari proprio con il Venezia, e poi sabato prossimo affronterà in casa il Fano. Due match sulla carta abbordabili per farsi sotto in classifica Il campionato comunque non sarà una passeggiata per nessuno e il turno appena concluso lo dimostra. Anche le corazzate Venezia e Parma, costruite con grandi risorse, faticano in trasferta e per ora non scappano. I ducali sabato sono tornati da San Benedetto del Tronto con un punto d’oro, conquistato in rimonta sul campo di una squadra di vertice. Anche il Parma è stato ricostruito nel mercato estivo e dunque a sprazzi mostra evidenti difficoltà di gioco e di amalgama, salvo poi trovare la giocata giusta con Nocciolini, già a 4 reti, e Calaiò (3). Il Venezia invece ha deluso a Pordenone: i Lagunari hanno subito il gioco dei Ramarri e non hanno mai dato l’impressione di poter riprendere in mano il match. Così per Pippo Inzaghi è arrivata la prima sconfitta stagionale, che conferma la regola che in questa categoria c’è da combattere su ogni campo. «In Lega Pro bisogna essere più cinici», ha detto l’ex bomber. Il cammino del Venezia fino ad ora comunque rende ancora più prezioso il punto strappato dalla Reggiana allo stadio Penzo. Se escludiamo la manita del Feralpisalò ai danni del Forlì (ultimo con appena 2 punti in classifica) il turno è stato decisamente interlocutorio e si sono visti moltissimi pareggi. Nel prossimo turno i match clou saranno Venezia- Sambenedetesse, Bassano- Pordenone e poi il posticipo del lunedì tra Parma e Feralpisalò. Il Santarcangelo e il Fano, avversarie dei granata di domani e sabato, hanno pareggiato in casa, rispettivamente con Ancona e Maceratese. Il Modena ha fatto 0-0 in casa con il Bassano mentre il Sudtirol ha pareggiato 1-1 con il Teramo: la squadra altoatesina sta viaggiando al di sotto delle aspettative, nonostante abbia dimostrato anche allo stadio Città del Tricolore di essere una formazione ostica.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) Con quattro reti subite la Reggiana ha la seconda miglior difesa del girone B della Lega Pro. La squadra di Leonardo Colucci ha però giocato una gara in meno. La miglior retroguardia per ora è quella del Venezia, con appena 3 reti. Nel girone A meglio fanno solo Viterbese ed Alessandria, con un passivo rispettivamente di 1 e 2 gol. Il Pordenone, primo in classifica ha subito ben 8 reti (la metà in una sola gara, quella con il Parma), ma ne ha anche fatte ben 15, di cui 7 ad opera del solo Arma. La Reggiana è invece a 9 reti. La squadra granata di questa stagione ha confermato la solidità difensiva della scorsa stagione. Alla coppia Sabotic-Spanò si sono aggiunti Rozzio e Trevisan. Quest’ultimo deve ancora avere l’occasione di mettersi in mostra mentre il numero 15 è già un punto fermo della formazione. I centrali di difesa sono dunque il settore più solido al momento, tanto che Colucci può permettersi il lusso di tenere in panchina Spanò per farlo rifiatare. Mentre sulla fascia destra Mogos e Ghiringhelli si contendono la maglia da titolare, sulla sinistra gioca sempre il francese Giron per indisponibilità di Pedrelli, terzino da cui ci tutto l’ambiente si aspetta molto.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Reggio) L’attacco granata si è inceppato nelle ultime due gare e i centrocampisti non segnano e non vanno nemmeno al tiro. Il più brillante fin qui è stato Jacopo Manconi, che dopo prestazioni di alto livello, in terra bresciana è arrivato con il fiatone e ha giocato con il freno a mano tirato. Stesso discorso vale per Marco Guidone. Centravanti idolatrato giustamente dai tifosi per la sua generosità e per il rapporto gol fatti-minuti giocati, almeno fino a quando Marchi ha giocato. Da titolare, “big drive” ha offerto prestazioni soddisfacenti dal punto di vista dell’impegno e del lavoro “sporco”, ma in fase conclusiva è arrivata poca roba, condizionato da un dolore al ginocchio che si porta dietro da due settimane. Anche Nolè, tornato all’altezza del suo pedigree di fantasista e libero di svariare su tutto il fronte d’attacco, nonostante pagelle positive è calato offensivamente. Per fortuna, andiamo dicendo da due mesi che la Reggiana ha una rosa lunga e composta da 23 titolari. E allora, proviamo ad immedesimarci in Leonardo Colucci e voltiamoci verso la panchina. Per prima cosa, l’occhio cadrà in tribuna sulla quale è comodamente seduto Alessandro Cesarini. Un giocatore che tutte le squadre di LegaPro invidiano alla Reggiana e che per fortuna loro è ancora infortunato. Il Mago, così viene soprannominato, ne avrà ancora per un paio di mesi e tornerà a dicembre. La sensazione è che sarà di fatto il primo rinforzo del mercato invernale. Tolto l’ex Pavia, Marchi sta bruciando le tappe per tornare a vestire la casacca titolare, tuttavia la tabella di marcia non prevede il suo utilizzo dal 1’ nel match di domani. Più probabile col Fano. Infine, ci sono due giocatori che per il momento hanno piazzato in fronte un bel punto interrogativo: Otin Lafuente e Falcone. Dell’aragonese abbiamo qualche indizio raccolto nel precampionato e un’apparizione nel finale col Bassano, la quale gli è bastata per scodellare un bell’assist in occasione del momentaneo pareggio granata. Gracilino, ma con personalità: in un momento di scarsa forma fisica, il suo apporto potrebbe tornare utile, tuttavia Colucci sembra esserselo dimenticato in panchina. Sul brindisino, invece, non abbiamo che qualche spezzone di partita qua e là. Dopo la mezz’ora di Lumezzane, potrebbe essere giunto il suo momento per una maglia da titolare. «Sto meglio, anche se non ho fatto la preparazione estiva col Catania – ha ricordato dopo lo 0-0 di sabato – ma questa mezz’ora mi è servita per mettere benzina nelle gambe». Toccherà a lui domani sera?

Ore 20.30 – Lega Pro girone B, la classifica aggiornata: Pordenone 16, Venezia 14, Gubbio, FeralpiSalò e Sambenedettese* 13, Bassano e Parma 12, Reggiana* 11, Padova* e Santarcangelo* 9, Lumezzane 8, AlbinoLeffe*, Ancona, Mantova, Modena, SudTirol e Teramo 6, Fano 5, Maceratese* 4, Forlì 2 (* una partita in meno).

Ore 20.25 – Lega Pro girone B, fischio finale: AlbinoLeffe-Gubbio 1-2, al gol di Loviso al primo minuto rispondono nella ripresa Valagussa e Rinaldi.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Non cambia l’atmosfera attorno alla Reggiana nonostante la prestazione scadente di Lumezzane davanti agli occhi del presidente Mike Piazza, questo almeno è quanto si è potuto intuire ieri mattina, alla repentina ripresa delle attività, dalle parti di via Agosti. Nessuna polemica infatti nel solito drappello di tifosi che segue abitualmente la squadra. Questo non significa che tutto proceda bene infatti mister Leonardo Colucci sul prato ha torchiato a dovere i suoi per una buona mezzora prima di iniziare la seduta e stavolta le facce erano molto meno sorridenti rispetto ai giorni scorsi. Quello di sabato è stato certamente un passo falso per i granata tuttavia non c’è nulla di che disperarsi visto che nel girone B ha dominato il segno X ed, inoltre, Nolè e compagni avranno subito la possibilità di riscattarsi nel recupero del quarto turno di campionato, in programma domani sera al Città del Tricolore alle ore 20.30, che in caso di vittoria proietterebbe la formazione allestita da Andrea Grammatica al secondo posto in coabitazione col quotato Venezia. Mancherà Dario Maltese, squalificato per il rosso rimediato negli ultimi minuti a Lumezzane, e questa non è una bella notizia visto che Mattia Bonetto continua a lavorare al differenziato ma il tecnico di Cerignola potrà riproporre Federico Angiulli dal primo minuto sulla sinistra, confermando Simone Calvano a destra, e destinare Andrea Bovo al ruolo di regista. Infine non va dimenticato che Alessandro Sbaffo ormai è pronto a dire la sua e là davanti Ettore Marchi spera di poter essere tra i titolari (ieri però ancora cyclette per lui) mentre invece Alessandro Cesarini e Daniele Pedrelli continuano a lavorare al differenziato. Come consuetudine post-partita defaticante per chi ha giocato ed allenamento normale per gli altri. Oggi intanto è già tempo di rifinitura, che la truppa sosterrà dalle 15.30 sempre in via Agosti, per capire meglio l’undici che affronterà i romagnoli.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) «Abbiamo fatto investimenti che possono contribuire a costruire un ciclo vincente, senza fare follie, rispettando i parametri che ci eravamo dati, in linea con quelli della scorsa stagione. Abbiamo l’obbligo di provarci ma non di essere promossi». Dopo il deludente pareggio in trasferta a Lumezzane il ds Andrea Grammatica ci tiene a mettere nella giusta prospettiva il campionato della Reggiana. Direttore, però quest’anno la Reggiana ha una rosa decisamente completa e le aspettative sono dunque alte. «Non mi voglio nascondere, la rosa è completa e abbiamo cercato di fare una squadra omogenea. Ma da qua a definirci una corazzata sarebbe sbagliato. Siamo una rosa giovane e non abbiamo sbandierato l’obbligo di fare subito il salto di categoria come hanno fatto Venezia e Parma, che hanno speso somme fuori dalla portata delle società di Lega Pro». Eppure anche le cosiddette corazzate per ora non stanno amazzando il campionato… «L’unica squadra che lo sta facendo è l’Alessandria nel girone A. Ma sono tre anni che lavorano su un impianto di gioco e sono arrivati adesso a costruire una squadra che con la Lega Pro non c’entra niente. Un ciclo vincente lo crei solo nel tempo, se parti da zero, con l’ossatura della squadra da fare è molto difficile». Dunque la Reggiana non è una corazzata? «La Reggiana è una squadra competitiva, che ha giocatori come Marchi e Bovo, che arrivano da categorie superiori, ed altri che sono retrocessi o hanno giocato in Eccellenza. Dietro c’è un progetto, un’idea di squadra e società che sta venendo avanti, ma sarebbe sbagliato dire che siamo i più forti sulla carta. Vedremo cosa dirà il campo». I granata hanno pareggiato a Lumezzane, ma anche le altre hanno faticato. «La giornata è lo specchio della Lega Pro, dove campi come Lumezzane nascondono molte insidie. Noi abbiamo mostrato stanchezza fisica e mentale». Cosa salva della prestazione? «Essere usciti imbattuti, essere la seconda miglior difesa del girone: questo è il bicchiere mezzo pieno». Chi vede come favorita? «Non credo che nella prima parte di campionato qualcuno scapperà. Credo che sui campdi Bassano, Pordenone, Lumezzane, sarà difficile che qualcuno faccia i tre punti». Il pareggio di Lumezzane era nell’aria però ha creato ugualmente molta delusione. Come mai? «Perché la prestazione fisica e nervosa è stata deludente. Nel finale potevi anche trovare il guizzo invece non ci siamo riusciti». In attacco da due gare i granata hanno problemi. «In questo momento davanti non siamo in condizione ottimale e in questa categoria nessuno può permettersi di non avere a disposizione giocatori come Marchi e Cesarini. Guidone inoltre non è al meglio». La squadra sente la pressione della città? «Non parlerei di pressione, non mi piace. Reggio è un valore aggiunto. Si sente l’entusiasmo e questo ci motiva a dare il massimo».

Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone primo in classifica fa sognare, logico che attiri anche l’attenzione. D’altronde il calcio professionistico dà e toglie, crea visibilità attorno una città finalmente tornata sulla mappa del pallone e attira potenziali “predoni”, in realtà assolutamente legali e senza qualcosa da nascondere. Anzi, con tanto da proporre. Ci si metta poi le paillettes e il cocktail è pronto. Sabato contro il Venezia c’erano tutti: allenatori, sindaci (Alessandro Ciriani mimetizzato, ma neanche poi tanto, in curva tra gli ultras) e uomini-mercato. E questi ultimi più degli altri erano al Bottecchia con il canocchiale. Obiettivo numero uno, Matteo Buratto. Il centrocampista classe 1994 è finito infatti nel mirino dell’Empoli, quindi della serie A. Club abituato alle scommesse e a pescare nelle categorie inferiori, quello toscano. Purtroppo, però, il numero 20 pordenonese ha vissuto una delle peggiori serate della sua giovane carriera. Prima qualche difficoltà in avvio (due palloni persi figli di altrettanti stop non perfetti), poi il problema muscolare avvertito già nel primo tempo, quando per raggiungere un pallone troppo lungo ha sentito tirare il muscolo della coscia. Per Buratto ora si parla di stiramento e di uno stop che in quel caso potrebbe variare dalle due alle quattro settimane. Ma il giocatore continua a piacere al club toscano, che ormai ha messo gli occhi sul pupillo di Tedino. Due anni fa su Buratto ci fu la Virtus Lanciano (allora in serie B), poi però non se ne fece nulla. Oggi un infortunio rischia di complicare la strada del centrocampista verso il grande calcio. Ma l’interesse è serio.

Ore 19.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Nel primo tempo la partita non ha avuto storia, alla fine i pordenonesi sono stati bravi e coraggiosi ad esultare, perché quando vinci una gara così ci vuole anche coraggio ad esultare. Aspettiamo il ritorno». Il protagonista della sfida, dentro e fuori dal campo, di sabato sera è stato Davide Facchin, il portiere del Venezia. Determinante la sua svista per la firma di Semenzato sull’1-0: letteralmente, ha spalancato la porta ai neroverdi. Il numero 1 ospite si è presentato primo fra i suoi ai cronisti in sala stampa. Facchin non si è fermato all’episodio che è costato la prima sconfitta veneziana: ha tirato le somme dell’ieri e già lanciato la sfida per il domani. «È stata una disputa che è cambiata perché noi abbiamo preso la traversa e io ho fatto la stupidata (riportando un eufemismo, ndr)» è andato dritto al succo del discorso. Il portiere lagunare non ha usato fronzoli per sintetizzare l’incontro perso al Bottecchia. Assumendosi tutte le proprie responsabilità. «Uno se le deve prendere – ha affermato – e quello che è venuto dopo tutto bene, ma noi portieri ogni errore lo si paga a carissimo prezzo. Si può lavorare poco in settimana su queste cose, è un infortunio che fa parte del ruolo. Stavolta è stato pesantissimo». EX DI BRUTTO – Che brutta sera, Alex Pederzoli. Aveva cercato di instradare il suo ritorno sulla via amichevole, con dichiarazioni dolci, evitando ogni possibile appiglio di screzio. Nessun abbaglio. Niente da fare, però, che lui avesse l’altra maglia e non più quella del Pordenone è bastato perché l’accoglienza non fosse solo quella riservata ad un ex, ma a uno che quel matrimonio lì non lo doveva fare. Sul piano tecnico ha perso il confronto, singolo e di reparto, con Burrai e colleghi in mezzo al campo. Tecnicamente e sportivamente ci sta. Già la prima volta che ha cercato di concludere a rete, non solo di giostrare la palla in ampiezza, son piovuti fischi al suo indirizzo. Prima della partita, in fase di riscaldamento, qualcuno dalla tribuna lo ha chiamato ad alta voce per salutarlo. Casi isolati, rispetto al mucchio sonoro successivo. Nel dopo partita, pure Bruno Tedino ha fatto riferimento a lui, indicandolo come possibile suggeritore per Pippo Inzaghi nel cambio modulo veneziano.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ora basta: ramarro, cambia pelle! Abbandona quella da «sorpresa», lacerata ormai dal tentativo impossibile di trattenere un corpo in esuberante crescita. Sei primo, davanti a tutti, con 2 lunghezze di vantaggio, spinto dall’entusiasmo di un presidente che mezza Italia ti invidia e dall’amore di un popolo che, riposta la tradizionale freddezza naoniana, ti ama, ti segue e canta in coro le tue prodezze. E sei pure accompagnato dal sostegno locale e regionale della politica che al Bottecchia ha trovato terreno per sincere larghe intese. Dopo la notte magica del derby neroverde che ha regalato successo (1-0), sorpasso sul Venezia americano e conquista del primato, il sogno raccontato sottovoce sino a sabato pomeriggio è ora diventato obiettivo da dichiarare apertamente: serie B. COMPLICITÀ – Giustificano la crescita delle ambizioni non solo il primato e i numeri delle prime 7 giornate neroverdi (5 vittorie, miglior attacco con 15 reti e una difesa che nelle 5 gare in cui Tedino ha potuto schierare quella titolare ha incassato 2 soli gol), ma anche la constatazione che le supposte «grandi» tanto grandi poi non sono. Il predestinato Parma lo è stato solo a Pordenone (4-2), aiutato da 3′ di blackout neroverde. Il Venezia non ha ancora trovato il modo di trasformare in potenziale offensivo i bigliettoni verdi di Joe Tacopina. Ha suscitato un po’ di tenerezza sabato sera in conferenza stampa un dimesso Pippo Inzaghi (osannato al passaggio sotto la tribuna prima dell’inizio del match) quando ha dichiarato: «È stato il Venezia più bello dell’anno; abbiamo dominato e mai sofferto; il Pordenone è passato grazie al caso». Riferimento alla papera di Facchin sulla conclusione di Semenzato che ha deciso numericamente il match. Pippo, pur detto con tutto l’affetto e la stima per il suo passato da giocatore, si è scordato dei tre interventi miracolo del suo portiere, che hanno evitato al Venezia una punizione ben più severa e a lui una prevedibile valanga di critiche. CRESCITA – Sul ruolo da protagonista che il Pordenone può recitare in questa stagione Mauro Lovisa non ha mai avuto dubbi. «Chi vuole la B – va ripetendo sin da Arta Terme – dovrà fare i conti anche con noi». Qualche perplessità aveva sulla risposta agli sforzi della società da parte del pubblico, della politica locale e soprattutto degli operatori economici freddi verso lo sport. Le cose sono cambiate. «Sabato – afferma con soddisfazione – siamo stati aiutati dalla marea neroverde». L’appoggio della nuova amministrazione cittadina è risultato evidente nella posa a tempo di record delle tribunette. Ora re Mauro fa una rivelazione che rafforza ulteriormente le ambizioni della società e del suo popolo: «Ci sono imprenditori che finalmente si stanno avvicinando al Pordenone». Ramarro pronto per una monarchia costituzionale. BRAVO BRUNO – Chi gradisce di meno il cambio ufficiale di ruolo è proprio il regista della crescita. Tedino quest’anno ha fatto tutto: dal casting alla regia, dalla direzione di produzione ai costumi, mimetzzando con abiti sobri (se non addirittura dimessi) i suoi attori. Bravo. Ora dovrà essere ancora più bravo a rivestirli da protagonisti riconosciuti evitando al contempo stress e atteggiamenti da primedonne. A partire da sabato, quando il ramarro scenderà al Rino Mercante di Bassano da capolista.

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Oltre le previsioni. Già, perché il big match Pordenone-Venezia ha battuto il record di spettatori da quando il club neroverde è tornato in Lega Pro: 2.400 persone al Bottecchia, superate – secondo i dati forniti dalla società – le presenze avute col Padova e col Pisa la scorsa stagione, quando sugli spalti erano in 2.300. Comincia a rispondere alla grande la città, si capisce lo sforzo che sta facendo la società per stare così in alto in Lega Pro e si prende d’assalto lo stadio: è vero, il match era di cartello visto che si affrontava la capolista, tuttavia non è scontato che si risponda presente in massa. Invece sabato l’impianto di via Stadio era affollato. C’era, tra gli altri, un tifoso vip, ovvero il primo cittadino di Pordenone Alessandro Ciriani: il sindaco ha voluto vivere la partita in gradinata, in mezzo agli ultras e al suo popolo. E non era la prima volta. Che sia stata un mossa per acchiappare ulteriori simpatie tra la gente non è dato sapere: fatto sta che ha lasciato da parte le emozioni “gessate” da tribuna e si è buttato nell’arena, postando anche diverse foto della serata sul suo profilo Facebook. Ultras vip o meno, la città è sempre più legata al Pordenone e col passare del tempo si rivela dunque giusta l’installazione della tribuna laterale est, sistemata a fianco quella centrale: col Venezia era affollata di famiglie e di bambini, andando a creare la situazione che, negli stadi più grandi, si vede nei distinti. Sospinto dal suo popolo, così, il Pordenone vola e per la prima volta sfata un tabù. Era dalla scorsa stagione che cercava il successo di prestigio, la vittoria con una squadra che la precedeva in classifica: è arrivata, con merito, e anche questo può essere il la per un campionato di vertice assoluto.

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) A tanti luccicavano gli occhi nell’ammirare la regia illuminante di Burrai oppure il tocco di palla divino di Berrettoni: è indiscutibile, gli elementi di maggiore classe sono loro due. Eppure a molti non è passata inosservata la grande, generosa, prestazione sulla fascia sinistra di Michele De Agostini, alla sua migliore prestazione da quando è a Pordenone: l’intera corsia coperta con l’energia di un ragazzino, nonostante siano quasi 33 le primavere. Tu chiamale se vuoi, motivazioni. «Qualche soddisfazione me la voglio ancora togliere – attacca dopo la partita con il Venezia –. Anche se gli anni passano, se sto così come adesso posso ancora dire la mia e mettermi a disposizione di questo gruppo. Sono contento, per me, per la squadra, per il Pordenone». Ne ha da vendere, il terzino di Tricesimo, di voglia. Reduce dall’infortunio nell’ultima gara di playoff col Pisa, in ritiro era partito in secondo piano: ha lavorato sodo e si è conquistato la maglia da titolare dalla gara col Mantova. Da allora non è più uscito, anche se Tedino ci aveva pensato dopo l’errore di Macerata di dieci giorni fa. «Si è giocato la maglia con Pellegrini – spiega il tecnico – ma alla fine ha prevalso la voglia di confermarlo dopo un brutto pomeriggio: non meritava di essere bocciato per un solo passaggio a vuoto». Si può proprio dire che De Agostini ha ripagato la fiducia del trainer. «E’ un buon momento – afferma il terzino friulano – e penso che tutti debbano essere orgogliosi di questo gruppo e della società Stiamo facendo un grande lavoro, ora dobbiamo solo continuare. Affrontavamo una delle squadre più forti del campionato, eppure siamo riusciti a vincere con merito: ci tenevamo, anche perché c’era ancora l’amaro in bocca per com’era andata la partita col Parma. Ora però pensiamo ad allenarci: da buon friulano preferisco le parole ai fatti». In tribuna, a sostenere De Agostini, c’era anche papà Gigi, grande ex terzino della Juventus e della nazionale. La sera prima del match si trovava a Torino per un evento legato al suo ex club bianconero, a cui è molto legato: è tornato di corsa per la gara di Michele. «Sono undici anni che i miei genitori fanno sacrifici per potermi vedere dal vivo – afferma – sono orgoglioso e contento di ciò che fanno per me e di essere il figlio di un grande campione come mio papà». Cuore vero, De Agostini, ed è giusto ricordarlo anche ai tifosi, che a volte si innamorano di giocatori ruffiani che alla prima folata di vento lasciano la barca. Lo scorso giugno, quando in molti già cercavano nuova sistemazione, il terzino disse, senza alcun dubbio, di voler rimanere dov’era. Perché ci teneva e credeva nel progetto. Questo primato è anche suo, che ci ha creduto dall’inizio.

Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) Nel giorno del suo 96º compleanno, il Pordenone si è fatto il regalo più bello. Ha conquistato il primato in Lega Pro battendo con merito e scalzando il Venezia. E l’aspetto che fa felici i tifosi è che questa posizione in classifica non è assolutamente casuale. È stata costruita proprio con l’obiettivo di stare lassù, la formazione di Bruno Tedino, e al di là delle comprensibili dichiarazioni da “pompiere” che il tecnico ha rilasciato nel dopo-gara coi lagunari, il gruppo ha tutto per poterci rimanere. Già: sono tante le ragioni per cui i ramarri possono ambire a conservare la vetta, a disputare un campionato di vertice e, quindi, a sognare il grande salto in serie B. Soprattutto una, dettata dal punto di vista caratteriale. Cioè che il Pordenone, arrivato in cima, non vuole fermarsi qui. Cifre record. Cinque vittorie (più di tutti), 15 reti segnate (miglior attacco), 9 punti in trasferta (come nessun altro): sono questi gli altri primati – oltre a quello di classifica – che la formazione di Tedino vanta dopo 7 giornate nel girone B di Lega Pro. Tutti gli altri a inseguire, compreso il Venezia costruito per distruggere il torneo. La vittoria coi lagunari di sabato scorso è stato l’elogio della praticità e, inoltre, il manifesto di come la squadra sia cresciuta, tornando a chiudere la porta dopo 6 gol in 2 gare: dopo aver subìto la furia nei primi 20′ dell’avversario, senza mai però barcollare, i ramarri si sono ripresi, tenendo il campo e trovando il gol (fortunoso) dell’1-0. Dopodiché hanno continuato a macinare gioco, sfiorando in alcune circostanze il 2-0 e rischiando davvero in una sola circostanza, quando il portiere Tomei ha detto “no” a Ferrari in un momento molto delicato del match. Il successo è stato meritato ed è stato reso indiscutibile dalla prestazione del secondo tempo. Eppure l’estremo difensore del Venezia Facchin non era molto d’accordo: «Ci vuole coraggio – ha detto – per festeggiare una vittoria ottenuta in questo modo». Continuare. Un punto di vista come un altro, quello del numero uno lagunare, fors’anche condizionato dalla mezza papera costata il gol decisivo. Fatto sta che il Pordenone, ora a più 2 sugli arancioneroverdi, guarda avanti e mette nel mirino la trasferta di Bassano di sabato prossimo (alle 20.30): al Mercante in Lega Pro non ha mai vinto (2 ko per 1-0) e ora serve cambiare rotta. Ci sono tutti i presupposti affinché accada. Adesso i neroverdi hanno il vento in poppa, un centravanti infallibile come Arma (7 reti, capocannoniere), uno spogliatoio unito, un Burrai sempre più padrone della squadra e del centrocampo per non parlare del tecnico, Bruno Tedino, ormai tra i top allenatori di tutta la Lega Pro. Non se ne risenta qualcuno, ma in questo primo posto c’è molto la mano del tecnico, maniacale nel preparare le partite, fine tattico e profondo conoscitore del calcio italiano. Finalmente, a 52 anni, Tedino sta raccogliendo ciò che avrebbe meritato prima – ovvero gloria e risultati. Se continua così, a Pordenone è di passaggio. A meno che non vada in serie B con i neroverdi: c’è una squadra e una città che non vogliono fermarsi.

Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) Il Modena di sabato ha rievocato un memorabile aneddoto del celeberrimo Petisso, Bruno Pesaola, inarrivabile stratega che alla fine degli anni Settanta, alla vigilia di una partita se ne uscì con questa esternazione: «Domani noi attaccheremo a tutto spiano». Poi finì che a tutto spiano invece attaccarono gli altri. E lui stupendamente serafico in sala stampa nel dopo gara. «Embè? Mi hanno rubato l’idea…». Ecco, il Modena, pressato chiaramente da una piazza delusa e sul piede di guerra, è andato cianciando per giorni che avrebbe assaltato il Bassano a caccia dell’improcrastinabile vittoria. E al contrario, pur giocando in casa se ne è stato rintanato nella sua metà campo a sperare di non buscarne mai e affidandosi completamente ai suoi pesi massimi di retrovie, tutti marcantoni molto fisici ed intimidatori. Ovvio che non si può farne una colpa al Modena se dopo due ko di fila è andato in panico e, preso dalla strizza, ha preferito non rimediare altri sberloni sul muso. Però da parte dei canarini, per quanto bagnatissimi e spauriti, era lecito attendersi un atteggiamento più impavido, specie tra la loro gente che difatti al 91′ ha mostrato di non gradire con una sonora e prolungata fischiata. Poi qualcosa non ha funzionato anche nel sistema offensivo giallorosso. Che ad esempio non ha mai saputo alzare i ritmi, mutare le cadenze in corso d’opera, peraltro l’unica maniera per muovere la difesa altrui e sbilanciare l’assetto blindatissimo degli emiliani. Invece Bassano pur manovrando alla ricerca degli spazi e aggredendo per ampiezza nel tentativo di allargare il campo, l’ha fatto in modo eccessivamente scolastico e prevedibile senza accelerazioni o cambi di velocità quando non di gioco. Una prova che, seppur alimentata da un piglio appena superiore, ha ricordato il vano assedio di Lumezzane 15 giorni fa con la differenza che allora il Bassano chiuse addirittura buggerato e stavolta ha salvato la buccia scongiurando l’atrocissima beffa. Ergo i dangeliani stentano se si tratta di sfondare: o pescano un vantaggio rapido come accaduto la settimana precedente col Santarcangelo oppure rischiano di non finalizzare un accidente limitandosi a un possesso sterile e alla lunga persino stucchevole. Poi è palese che non è certo il mancato raid al Braglia a incidere sulla classifica quanto invece il ruzzolone di Lumezzane e soprattutto i punti buttati nel cestino nel pari gonfio di rimpianti con l’Alto Adige. Certo che riguardando il film del duello di sabato, stupisce che un tecnico sovente felicemente ispirato lo nei cambi e nella lettura di gara come D’Angelo, non abbia spedito dentro Grandolfo in coppia con Maistrello varando il doppio centravanti negli ultimi 20′ per far saltare il bunker, appoggiandosi piuttosto a seconde punte ed esterni con un filo di gas. Pace. Bassano resta nei primi cinque ed è un gran colpo. Veda semmai di stecchire sabato sera al Mercante il Pordenone capolista. Rivoluzionerebbe umori e stati d’animo.

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Squalifiche finite e Fabiano in ripresa. Sono queste le buone notizie per Pippo Inzaghi, che oggi pomeriggio al Taliercio inizierà a preparare i 90′ con la Sambenedettese. Da verificare le condizioni di capitan Domizzi, uscito ad inizio ripresa per una contrattura all’inguine la cui reale gravità non è nota. Quella di sabato contro la Samb (0-0 nell’amichevole del 31 luglio a Cascia) sarà la prima di due gare casalinghe in otto giorni – entrambe alle 16.30 – visto che il 15 al Penzo salirà il Teramo. I terzini Garofalo e Baldanzeddu hanno scontato le due giornate di stop, mentre Fabiano potrebbe rientrare in gruppo ad un mese esatto dall’infortunio al ginocchio di Mantova. Sabato mancherà solo Stulac, impegnato con l’Under 21 slovena nelle due gare di qualificazione a Euro 2017 (il 7 a Kaunas con la Lituania e l’11 ottobre a Milanovac contro la Serbia). MINI ABBONAMENTI – Fino a sabato i non abbonati (ma possessori di Supporter Card) possono sottoscrivere i mini abbonamenti nella sede di viale Ancona a Mestre e agli sportelli Vela: assistere a 7 gare delle 8 casalinghe in programma sino a fine 2016 (escluso il derby col Padova) costerà 40 euro in curva sud, 70 nei distinti Solesin, 100 in tribuna laterale, 150 in centrale e 300 in tribuna d’onore.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) I rimpianti del Venezia dopo la perdita dell’imbattibilità sono ancora lì, stampati sulla traversa del Bottecchia. E non stupisce che il giorno dopo la «ferita» di Davide Marsura debba ancora rimarginarsi. «Fossimo passati in vantaggio dopo neanche 20′ saremmo qui a commentare sicuramente un altro risultato – la convinzione dell’esterno sinistro arancioneroverde -. Forse ho calciato fin troppo bene, diciamo che stavolta la sfortuna ci ha messo lo zampino andando a compensare quel pizzico di buona sorte avuto contro il Lumezzane». Prima della mezzora, invece, il Pordenone ha trovato il gol da tre punti. «Oltre alla mia traversa in un’altra occasione avevo impegnato il loro portiere, poi ci ha provato anche Fabris, insomma in quella fase andavamo davvero a mille. Purtroppo Facchin è stato beffato da un rimbalzo, una volta sotto qualcosa si è inceppato perché siamo diventati più passivi e nella ripresa ci siamo affidati troppo ai lanci lunghi risultando meno efficaci pur avendo tutti gli attaccanti in campo ad un certo punto». Quanto trovare il gol è realmente un problema? «Sette reti finora non sono tante, significa che dobbiamo servire meglio le nostre punte. Geijo è fortissimo, sta a noi renderlo più partecipe e metterlo nelle condizioni di concludere. Anche Higuain senza assist a sufficienza faticherebbe a segnare». Marsura ritiene che il primo ko stagionale non ridimensioni affatto il Venezia. «Avessimo perso 3-4 a zero giocando malissimo saremmo noi i primi a preoccuparci, invece la prestazione c’è stata tutta. Magari può sembrare una forzatura, ma a mio avviso questa può essere la classica sconfitta salutare, per tirare una linea e ripartire con ancora maggiore convinzione. Non dimentichiamo che finora abbiamo avuto un calendario durissimo, abbiamo risposto egregiamente nonostante varie assenze, tant’è che siamo secondi a due punti dalla vetta e non dimentichiamo che restano da giocare 31 gare ancora». Sabato al Penzo subito la ghiotta chance di riscattarsi contro la Sambenedettese. «Ad oggi è la vera sorpresa del campionato senza dubbio, ha un punto in meno di noi pur avendo giocato una gara in meno. Sarà una sfida tostissima, ma essendo la prima di due consecutive al Penzo dovremo riscattarsi subito, non ci sono tanti discorsi. In campo starà a noi metterli sotto puntando sul maggiore entusiasmo».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Occorre fare qualcosa per essere meno scontati, questo Venezia può e deve essere più cattivo in zona gol». Non si fascia la testa per la perdita del primato, ma al contempo il ds Giorgio Perinetti non sottovaluta la poca prolificità degli arancioneroverdi davanti alla porta avversaria. «Sette gol sono sicuramente pochini, soprattutto se rapportati al volume di gioco creato dalla squadra. Va da sè che il dato non dipende solo dagli attaccanti, questo è ovvio: tutti i giocatori devono sentirsi nella possibilità di fare qualcosa in più già dal prossimo faccia a faccia d’alta classifica con la Sambenedettese». Il dirigente lagunare nell’analizzare il momento ricorda anche il calendario affrontato dal Venezia. «In sette giornate abbiamo giocato quattro volte in trasferta e affrontato tante big, come la Reggiana al Penzo, Parma, Pordenone fuori senza scordare il match di Ancona e il dazio disastroso che ci ha lasciato in termini di squalifiche. Al Bottecchia mancavano i terzini titolari Garofalo e Baldanzeddu, poi a inizio secondo tempo si è fatto male pure Domizzi: questo non per cercare appigli di qualche tipo, ma solo per dire le difficoltà oggettive oltre alla forza degli avversari. Voglio vedere cosa faranno le altre negli scontri diretti». Su quest’ultimo punto Perinetti punge le concorrenti: «Questo campionato è ricco di ipocrisia, tutti scaricano le pressioni e i favori su Venezia e Parma, ma a prescindere dagli investimenti nessuna tra Pordenone, Padova, Feralpi e molte altre ha ragione di nascondersi. Sabato per mezzora la partita non è esistita, purtroppo non abbiamo concretizzato e un mezzo infortunio di Facchin lo paghiamo fin troppo a caro prezzo. Pellicanò ha fatto benino, Tortori non è entrato in partita, dobbiamo lavorare a testa bassa perché possiamo crescere ancora». Perinetti oggi in Sicilia assieme al suo collaboratore Leandro Rinaudo interverrà alla «Conference Cefalù» per parlare di «Il Venezia e il ritorno tra i professionisti, sognando la serie A». Tra gli ospiti era annunciato anche il presidente Joe Tacopina, il quale invece arriva oggi in città prima di volare a Londra al «The sport business summit» del 5-6 ottobre in casa del Chelsea: un anno fa proprio allo Stamford Bridge Tacopina aveva parlato per la prima volta da patron arancioneroverde alla vigilia della sua investitura ufficiale a Venezia.

Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia segna poco (sabato niente) e ha così lasciato la vetta della Lega Pro a favore di un Pordenone che si è dimostrato formazione concreta e bella da vedere, dotata di qualità pari a quelle dei lagunari. Sì al Bottecchia si sono trovate di fronte due delle protagoniste certissime di questa stagione, che saranno in grado di lottare sino alla fine per la promozione diretta ma anche di garantire gioco piacevole e spettacolo. Molto più di quanto ha fatto il Parma – almeno contro il Venezia e contro il Pordenone (pur vincendo) – mentre restano ancora da valutare, per noi, le capacità di Sambenedettese (sabato arriverà al Penzo) e Feralpisalò che appaiono comunque lanciatissime. Come detto ad avvio stagione, dunque, una Lega Pro davvero di alta qualità, nella quale il Venezia si è inserito da subito con naturalezza nonostante una squadra tutta nuova. Eh già, perchè a Pippo Inzaghi – esagerato nell’incensare la sua squadra nel dopopartita al Bottecchia – bisogna riconoscere il merito di aver ben assemblato questo Venezia più che gradevole. Ma sabato non è stato così brillante il gioco lagunare: dominato il campo sino al gol locale (arrivato al 27’ del primo tempo su conclusione di Semenzato non controllata dal portiere Facchin), il Venezia si è ritrovato a dover accelerare i tempi per cercare di riprendere il match, non esprimendosi al meglio con troppi lanci lunghi, e trovandosi costretto poi a qualche adeguamento tattico per rendere più importante il lavoro offensivo. Ma nonostante la necessità di recuperare la squadra di Inzaghi ha proposto bel gioco pur soffrendo un po’ troppo dietro e non riuscendo a segnare. Insomma ancora una volta è mancata la concretizzazione: Venezia piacevole ma privo del top player lì davanti. L’attesa delle reti di Geijo si sta facendo davvero lunga…

Ore 17.40 – (La Nuova Venezia) Oggi ripresa degli allenamenti per la squadra di Inzaghi. Il calendario propone ora due sfide consecutive al “Penzo”, sabato 8 contro la Sambenedettese e sabato 15 con il teramo, in entrambi i casi alle 16.30. In infermeria Maurizio Domizzi, il difensore ex Udinese è uscito dal campo anei primi minuti del secondo tempo della partita di Pordenone indicando un fastidio nella zona inguinale. Sarà sottoposto nelle prossime ore agli esami necessari ma sicuramente starà per qualche giorno a riposo. Da stabilire dunque se sarà recuperabile per sabato, ma nel caso di forfait salvo imprevisti toccherà a Malomo giocare in coppia con Modolo. Procede intanto il recupero di Fabiano, mentre sul fronte degli squalificati sia Garofalo che Baldanzeddu hanno scontato la seconda giornata di squalifica e saranno disponibili.

Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Lo strano sabato sera di Davide Facchin a Pordenone: la papera sul gol di Semenzato (che poi in sala stampa ha chiamato in altro modo, ndr) la rabbia appena dopo aver visto la palla in rete e il riscatto nella ripresa. Perché il riscatto c’è stato, eccome, con almeno tre grandi interventi, di cui uno su un colpo di testa di Rachid Arma con il pubblico che l’aveva già vista dentro. Non ci fosse stato l’episodio chiave del primo tempo, Facchin sarebbe stato il migliore in campo del Venezia, l’eroe di Pordenone. Ma quell’errore pesa e lui, con onestà, lo ammette senza tanto girarci attorno. «Ho fatto una “cagata”» dice senza troppi giri di parole per descrivere l’episodio «anche se quello fatto dopo non conta. È il ruolo di portiere, lo sappiamo bene che ogni minimo errore si paga a caro prezzo. Ma andiamo avanti, pensiamo alla prossima partita al Penzo contro la Sambenedettese». Facchin descrive quel tiro di Semenzato che dalla tribuna pareva tutto ma non irresistibile. «La palla mi è saltata davanti e si è trattato di un errore pesante. Ora dobbiamo risistemare le cose». Quando gli spazi si sono aperti nella seconda parte della ripresa, il Pordenone è andato vicino più volte al colpo del ko e se il Venezia è rimasto a galla sino alla fine, merito va proprio a Facchin che ha evitato guai peggiori. «Nel primo tempo abbiamo fatto bene» prosegue il portiere analizzando i 90’ «quasi non c’è stata storia. Nel frattempo, dobbiamo mettere in archivio questa prima sconfitta e già non vediamo l’ora di giocare sabato prossimo». Dunque sguardo rivolto alla Sambenedettese, altra squadra da alta classifica con una partita in meno (contro il Padova). «In Friuli abbiamo disputato un buon primo tempo» dice Davide Marsura autore di una traversa che avrebbe potuto cambiare la partita «e nella ripresa, più passava il tempo e più aumentavano le difficoltà. Abbiamo perso ma usciamo a testa alta». Altro protagonista dell’incontro Vittorio Fabris, che più volte ha provato delle accelerazioni vincenti ma con poca fortuna. «Nel secondo tempo potevamo fare meglio» spiega «e dispiace aver perso a Pordenone visti i tanti pareggi della giornata. Ci è mancata un po’ di cattiveria. Ogni gara ha le sue complicazioni e dobbiamo guardare avanti a partire da sabato prossimo».

Ore 17.20 – (La Nuova Venezia) Operazione Sambenedettese al via. Altra partita d’alta classifica per il Venezia, quella in programma sabato (stavolta alle 16.30) a Sant’Elena e magari sarà interessante vedere la reazione del gruppo dopo la prima sconfitta. Filippo Inzaghi mantiene massima serenità nella sua analisi. «Dobbiamo ripartire dal primo tempo di Pordenone, sembra strano anche dirlo, ma nella partita che segna la nostra prima sconfitta abbiamo giocato la miglior frazione di gara, il primo tempo, di tutta questa prima parte della stagione. Ovvio che non ci sia motivo di fare drammi per la sconfitta». Il discorso ci può stare, ma sicuramente negli spogliatoi il tecnico piacentino si sarà fatto sentire con i suoi giocatori, quantomeno colpevoli di aver preso il gol in superiorità numerica, undici contro dieci pordenonesi. «Ritengo il gol del Pordenone abbastanza casuale» risposta immediata di Inzaghi «ma sulla necessità di farsi più furbi, insomma, di essere più smaliziati, qui non ci sono dubbi. L’ho detto anche in precedenza, prima di questo episodio che poi ha portato alla sconfitta di Pordenone». «Il gol sicuramente ci ha fatto male, non ce lo aspettavamo, è arrivato in una fase di gioco nella quale stavamo andando benissimo. Del resto nel calcio queste cose possono capitare. Abbiamo perso una partita, vabbè, il Pordenone ci ha scavalcato. Sabato prossimo si torna in campo, battiamo la Sambenedettese a magari torniamo noi al primo posto in classifica». Al di là degli episodi, Inzaghi fa anche una valutazione sul gioco espresso dal Venezia nella serara pordenonese. «La partita è stata preparata bene, abbiamo sviluppato un ottimo lavoro soprattutto sulla corsia di destra, da quella parte ci siamo creati grande spazio, anche se il risultato non ci premia. se poi parliamo del secondo tempo, ci sono state anche alcune situazioni in cui siamo andati molto vicini al gol, quella di Ferrari, per dirne una. La squadra ha giocato con grande disponibilità, i campbi possono averci sbilanciati in avanti ma è logico, eravamo sotto e dovevamo pareggiare, per questo ho messo Tortori e Ferrari . Ci siamo sbilanciati, nel finale abbiamo subito un paio di contropiede» aggiunge Inzaghi «anche questa è una logica conseguenza. Ma la squadra ha retto. In totale, llo 0-1 di Pordenone non deve demoralizzarci, ma casomai aiutarci a capire qualcosa da correggere». Non consola il tecnico, infine, nemmeno l’idea di aver perso contro la squadra migliore tra quelle finora affrontate. «Io non faccio classifiche» chiude «abbiamo affrontato Parma, Reggiana, Pordenone, e possiamo giocarcela con tutte».

Ore 17.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.40 – Qui Guizza: partitella finale. Non vi partecipa Mazzocco, che lascia anzitempo il campo.

Ore 16.20 – Qui Guizza: si passa al lavoro atletico.

Ore 16.00 – Qui Guizza: lavoro impostato sul possesso palla.

Ore 15.40 – Qui Guizza: tornano in gruppo sia De Risio che Filipe.

Ore 15.25 – Qui Guizza: termina il colloquio e inizia l’allenamento.

Ore 15.05 – Qui Guizza: colloquio Brevi-squadra in campo.

Ore 14.50 – (Giornale di Vicenza) Certi numeri, su questo giornale, li avevamo dati ancora il 15 agosto, all’indomani della partita di Coppa Italia malamente persa ad Empoli, evidenziando lacune strutturali che andavano ben oltre il risultato negativo. «Questa, oggi, è la realtà – scrivevamo, attirandoci da qualche parte accuse di disfattismo e critica faziosa -. Il Vicenza attuale non ha un organico in grado di reggere l’impatto con un calendario che in un mese prevede 7 partite una dietro l’altra. Questo Vicenza ha bisogno di innesti subito pronti, perché in questo momento non ha un numero sufficiente di giocatori, e in aggiunta molti di quelli che ci sono, per diversi motivi, non sono nelle condizioni di rendere al meglio. Sperando che chi ha salvato il Vicenza dal fallimento e ora sta rimettendo i conti in ordine sia nelle condizione di spendere adesso quel qualcosa in più necessario per non condannare fin da subito la squadra ad un campionato di affannosa rincorsa. Sarebbe un azzardo molto rischioso, per tutti». I numeri odierni, purtroppo, certificano che per l’appunto in questo mese, in queste prime 7 partite di campionato, è accaduto esattamente quello che temevamo: Vicenza inchiodato sul fondo della classifica con appena 5 punti, frutto di una sola vittoria, 2 pareggi e 4 sconfitte, con soli 4 gol fatti (secondo peggior attacco del campionato) e ben 13 subiti (peggior difesa assieme alla Pro Vercelli). L’ultima débacle è costata la panchina a Franco Lerda, che sicuramente non è immune da responsabilità ma di certo non aveva la bacchetta magica.LA CHIAVE. Il pesantissimo 4-1 subito a Chiavari è figlio di un tipo di prestazione purtroppo già visto altre volte quest’anno. L’ormai ex tecnico biancorosso lo aveva rimarcato nel dopogara: l’Entella è stata una squadra chirurgica nel concludere a rete, centrando lo specchio 4 volte e trovando il gol altrettante, con un’efficacia del 100%. Di contro il Vicenza ha avuto prolificità e precisione esattamente dimezzate: 2 tiri nello specchio, 1 gol. Ancora una volta ai biancorossi poco è servito tenere maggiormente il pallino del gioco (58% di possesso contro il 42% dei liguri), fraseggiando con sufficiente precisione (65% di passaggi riusciti, 54,3% per gli avversari), né presidiare piuttosto a lungo la metà campo avversaria (per 12 minuti e 33 secondi, a fronte dei 7 minuti e 31 secondi registrati dalla squadra di Breda). Quello del Vicenza si conferma infatti un gioco troppo sterile, che produce poche verticalizzazioni e poche azioni incisive, come sintetizza l’indice di pericolosità che ha visto Galano e compagni raggiungere un valore di appena 34,5 (in una scala da 1 a 100) mentre bomber Caputo ha dato una grossa mano a far salire l’Entella fino al 60,8.IN EVIDENZA. A spadroneggiare in mezzo il campo, trascinando i padroni di casa, è stato sicuramente Troiano, autore di una prestazione efficacissima testimoniata da due dati incrociati: è lui a guidare la classifica dei “rubapalloni”, avendo strappato palla dai piedi dei biancorossi per ben 35 volte, ed è ancora lui il giocatore dell’Entella ad avere collezionato il maggior numero di passaggi riusciti, 47. Come si può notare, in questa graduatoria specifica in apparenza non sfigurano alcuni biancorossi (Pucino leader assoluto con 54, seguito da Urso con 53 e Signori con 49), ma come sottolineato in precedenza troppo spesso si è trattato di passaggi brevi ed orizzontali, poco utili al fine di orchestrare una manovra davvero incisiva. Sarà questo uno degli aspetti sui quali, da subito, dovrà mettersi al lavoro il successore di Franco Lerda per cercare soluzioni di gioco alternative. In bocca al lupo, di tutto cuore.

Ore 14.40 – (Giornale di Vicenza) Non sarà un freddo bilancio a spiegare chi è Franco Lerda e cos’ha fatto per il Vicenza l’allenatore di Fossano, che quando è stato chiamato a sostituire Marino, a metà marzo, ha dato fondo a tutta la propria esperienza, alla voglia di rimettersi in gioco, alla «presunzione», come aveva detto nella prima intervista rilasciata al nostro giornale, di poter salvare il Vicenza. E ce l’ha fatta. In condizioni al limite, con una squadra che aveva la necessità di rialzarsi bene e immediatamente per evitare la retrocessione. La prima volta Lerda è riuscito nell’impresa.Il tecnico piemontese aveva undici partite a disposizione, i biancorossi occupavano il terzultimo posto ed erano a terra, più psicologicamente che fisicamente. La prima col Cagliari è stata sfortunata. Ma poi è iniziata la rincorsa. Ad Ascoli si è materializzata la svolta, con la Ternana allenata allora da Breda (sì, proprio quello che sabato ha fatto mandare a casa Lerda), il Vicenza ha preso quota ancora. A Brescia, con il rigore nel recupero messo a segno da Galano (dov’è finito ora quell’attaccante che solo alcuni mesi fa si è fatto ammirare per dedizione, sacrificio e fantasia-al-potere?), ha dato un’ulteriore spallata per la salvezza. Fino alla vittoria con la Virtus Entella per 2-1. Già, proprio la stessa formazione che sabato ha inondato il Vicenza di (nuovi) problemi, primo fra tutti l’esonero di Lerda e la ricerca del suo sostituto. Contro i liguri al Menti, lo scorso 7 maggio, il Vicenza ha di fatto messo in cassaforte la permanenza in B.Il periodo estivo è stato infinitamente travagliato. Il caso-Brighenti, poi ceduto al Frosinone di Marino, e sostituito dall’argentino Fontanini (una presenza in campionato, con la Spal), è stata la punta dell’iceberg. La stagione del Vicenza è franata già in quel momento, a luglio, nel ritiro di Andalo. Il caso-Raicevic che ha riguardato l’adeguamento del contratto, con gli emolumenti dell’attaccante – che fino all’ultimo doveva partire – spiattellati pubblicamente, ha fatto precipitare la situazione. Senza contare che il ritiro è stato complicato per altre ragioni: qualche infortunio di troppo ha contribuito a togliere serenità al Vicenza e al suo allenatore. Di queste e altre situazioni Lerda ha dovuto, in un modo o nell’altro, farsi carico. Mandando giù più di qualche boccone, cercando di tenere il più possibile la barra del timone dritta per non destabilizzare lo spogliatoio, aspettando sostituti all’altezza e provando, comunque, ad infondere fiducia ai giocatori, all’ambiente, alla piazza, e lavorare.Lerda è arrivato schietto e schietto se n’è andato (dopo la sconfitta di Chiavari gli sarebbe stata comunicata la decisione dell’esonero presa dal presidente Alfredo Pastorelli), anche se probabilmente ha battuto i pugni un po’ troppo tardi, quando le cose erano bell’e fatte: la società aveva già fatto il mercato e il Vicenza pronto (pronto?) a partire alla prima di campionato era già stato formato. Lerda ha continuato a lavorare in silenzio.Dopo il ko all’esordio con il Carpi ha parlato apertamente: «Sono due, non uno, i difensori centrali che mi servono». Gli hanno preso Esposito e Zaccardo ma le cose non sono mutate. Lerda è stato esonerato dopo 7 giornate in cui il Vicenza ha raccolto 5 punti, perso 4 partite, ne ha vinta una; adesso si trova in ultima posizione e le responsabilità, oggettivamente, sono anche in parte sue.Lerda ha lasciato Vicenza, dove diceva di stare bene. Gli piaceva la città, apprezzava il centro tecnico Morosini e la tifoseria.E pensare che solo pochi giorni fa, in una lunga intervista, il diesse Tesoro gli aveva manifestato fiducia. Lerda che si è paragonato ad un imbianchino («mi chiami e io do il colore, se non vado bene mi cambi») avrà anche commesso degli errori nella sua seconda gestione. Forse gli è mancata la continuità nelle idee: il 4-2-3-1 che aveva fatto le fortune del Vicenza nell’ultima parte della scorsa annata non è stato più riproposto con convinzione. Eppure un po’ di colore vero al Vicenza, almeno nella passata stagione, l’ha dato.

Ore 14.30 – (Giornale di Vicenza) Le ferite fanno male. E un allenatore che viene esonerato è sempre una ferita per la squadra. Francesco Benussi, il capitano del Vicenza in questo particolare avvio di stagione in cui mancano per infortunio Stefano Giacomelli e Salvatore D’Elia, ha la speranza che il taglio deciso dalla società possa fare bene.Benussi, come ha preso la notizia dell’esonero di Lerda? Mi dispiace. E penso di poter parlare anche a nome dei miei compagni. Tutti assieme, a marzo, avevamo cominciato un nuovo percorso con Lerda e volevamo proseguire sulla strada tracciata facendo il meglio possibile.In questi casi si dice sempre che l’allenatore paga per tutti.Le responsabilità principali sono nostre. Noi siamo scesi in campo finora e non c’è dubbio: l’esonero di Lerda ora ci renderà ancora più responsabili. Spero che questo taglio netto si riveli positivo.Un giocatore della sua esperienza di sicuro saprà come reagire a questa situazione…In carriera ho assistito ad una trentina di rivoluzioni in panchina almeno.Al di là della pesante sconfitta, è stata la prestazione a deludere. Il Vicenza è stato piatto e passivo, l’atteggiamento arrendevole.Non c’è nulla da dire, se non che per me e i miei compagni questa è peggio di un’offesa. È peggio che essere giudicati scarsi o presuntuosi. La prima cosa da fare è non cercare alibi».Quanto c’è di vostro nel 4-1 di Chiavari?Siamo i principali responsabili di questa brutta figura. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa per cambiare questa situazione. La medicina non c’è, serve solo lavorare e ripartire con umiltà.Lerda nelle interviste del dopogara aveva sottolineato il cinismo dell’Entella.Io ho preso quattro tiri e quattro gol e mi arrabbio prima di tutto con me stesso. È una partita difficile da valutare.Non è solo un problema di mentalità. Il Vicenza ha dimostrato anche sabato di avere enormi limiti e carenze a livello tecnico.Non riusciamo a dare e fare quello che vorremmo e questo è l’aspetto più fastidioso.Nessuno è esente da colpe quando accadono queste cose. Nemmeno la dirigenza.Credo che ciascuno di noi debba fare un bell’esame di coscienza. In questo momento la cosa più sbagliata è addossare colpe a uno o all’altro.Lei è il capitano e ha un compito più importante di tutti gli altri nello spogliatoio. Cosa farà per prima cosa alla ripresa?Da questa sconfitta tutti, io per primo, dobbiamo imparare la lezione. Bisogna dare molto, molto di più. A fine partita lei e i suoi compagni siete andati a scusarvi con i tifosi.Mi pare il minimo. Era doveroso. Siamo sempre andati a scusarci quando abbiamo fatto male e a prenderci gli applausi quando li meritavamo.Il nuovo allenatore dovrà risolvere molti problemi e tra questi anche la vulnerabilità della difesa. Quattro gol subíti a Chiavari, tre a Ferrara, due ad Ascoli, due a Salerno… Anche questo inizia ad essere un problema di non poco conto. Subiamo tanti gol ma ne facciamo anche pochi. Comunque l’unica medicina che conosco è quella del campo e del lavoro, non dobbiamo piangersi addosso e indicare i colpevoli per nessuna ragione.

Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) La domanda che ieri sera i tifosi si facevano era una sola: ma Franco Lerda è stato esonerato si o no? Questo perchè la società biancorossa alle 20 di ieri ancora non aveva emesso un comunicato ufficiale nel quale sanciva il divorzio dal tecnico. Insomma si era nella situazione alquanto anomala che sì, all’allenatore biancorosso era stato detto dopo la gara persa malamente a Chiavari, contro l’Entella, che era sollevato dall’incarico, ma 24 ore dopo non era ancora stata data notizia ufficiale. Insomma sulla carta Lerda è il tecnico del Vicenza, ma in pratica non lo è già più. Comunque ufficialità o meno ieri è stata una giornata intensa per il presidente Alfredo Pastorelli e il direttore sportivo Antonio Tesoro che hanno iniziato le consultazioni per trovare chi siederà sulla panchina biancorossa. Molti i nomi circolati fin da sabato tra cui quelli di Gianluca Atzori e Cristiano Scazzola entrambi presenti a Chiavari ad assistere alla gara dei biancorossi. Ma in realtà ieri a Vicenza sono arrivati altri due allenatori: uno al mattino, Angelo Gregucci, l’altro nel primo pomeriggio, Alberto Bollini. L’ex Gregucci, è stato alla guida del club biancorosso per quasi tre stagioni dal 2006 al 2009, era stato contattato nella serata di sabato e ieri mattina ha avuto appunto l’incontro con il presidente Alfredo Pastorelli e il diesse Antonio Tesoro. Incontro cordiale, come si usa dire in queste situazioni, ma che ha portato ad un nulla di fatto, insomma l’ex tecnico ha ringraziato per la stima, ma ha rifiutato in quanto ancora legato all’Inter dove avrebbe dovuto fare il secondo di Roberto Mancini che invece è stato poi esonerato. L’intenzione di Gregucci è di attendere cosa farà l’ex nerazzurro per poi magari seguirlo pure nella nuova avventura.Nel primo pomeriggio invece i dirigenti biancorossi hanno incontrato Alberto Bollini, spinto da Antonio Tesoro che lo ha avuto come allenatore in Lega Pro, a Lecce, da febbraio a giugno 2015, quando ne era direttore sportivo. In questo caso non è arrivato un “no grazie”, ma la trattativa pare comunque tutta in salita in quanto Bollini ha un contratto triennale con la Lazio dove ricopre in questo momento l’incarico di coordinatore del settore giovanile. Insomma ha chiesto tempo per riflettere e dovrebbe dare una risposta al massimo entro la mattinata. Proprio per questa incertezza oggi proseguiranno i colloqui con altri allenatori, una soluzione bisogna trovarla in fretta perché domenica ci sarà la prossima partita in casa con il Cesena e il successore di Lerda dovrà avere un minimo di tempo per prendere contatto e allenare la squadra.Sono emersi ieri i nomi di altri due possibili candidati alla panchina biancorossa, quelli di Pierpaolo Bisoli e di Carmine Gautieri e proprio loro saranno con ogni probabilità i prossimi due ad essere contattati, sempre considerando che rimane in pista la candidatura-Bollini e che le riflessioni in casa biancorossa sono andate avanti nel corso della notte. Chiaro che la giornata di oggi dovrebbe essere in ogni caso decisiva per uscire dalla crisi tecnica in cui il Vicenza si è infilato come in un tunnel di cui, a ieri sera, non si vedeva ancora un’uscita.Evidentemente si sperava in un esito ben diverso della partita con l’Entella ed invece il verdetto del campo è stato tale da convincere proprietà e dirigenza del Vicenza alla sterzata immediata, correndo i rischi ovvi in queste situazioni, quando cioè non c’è un’alternativa pronta. Non è neppure da escludere del tutto che il prescelto alla fine sia magari un nome a sorpresa, perché sono stati in tanti tra sabato sera e ieri a proporsi al Vicenza tra gli allenatori in cerca di panchina, come sempre succede in casi del genere.E se non si dovesse trovare neppure oggi il successore? Lerda è sempre sotto contratto (gli è stato rinnovato per due anni ad inizio stagione), ma che resti in sella sembra proprio da escludere, così come altamente improbabile è una soluzione interna per la prossima gara.

Ore 14.00 – (Mattino di Padova) Sul terreno di gioco le squadre non si sono risparmiate, come due pugili hanno boxato sino all’ultimo round. Sugli spalti la gente si è divertita con i sei gol, i due rigori e le numerose occasioni da rete. Ma negli spogliatoi i due tecnici non sono poi così contenti. Giovanni Soncin si rammarica per l’ennesima occasione fallita, con il suo Noale che in casa, nelle tre partite disputate, non ha ancora ottenuto una vittoria, ma solo due pareggi e una sconfitta. «Non riusciamo a fare gol nei momenti decisivi» inizia il tecnico di Eraclea «e buttare via punti così preziosi comincia a darmi fastidio. Sia in occasione dell’1-0, sia quando siamo andati sul 3-2, abbiamo sprecato troppo per chiudere la partita. Anche sul 3-3 abbiamo avuto due grosse opportunità, forse errori di concentrazione». Sulla stessa frequenza d’onda è il tecnico della Vigontina Vincenzo Italiano. «Sono arrabbiatissimo per gli errori commessi, ma strappare il pareggio in dieci e su questo campo è davvero tanto, mi consola il fatto che siamo in grado di tenere botta di fronte a chiunque. È stata una partita spettacolare, ma quando si prendono troppi gol ci sono tante cose su cui lavorare» conclude Italiano «Alla fine entrambe le formazioni erano stanchissime, e se qualcuno avesse segnato, sarebbe stato il gol decisivo. Qui a Noale era importante non perdere».

Ore 13.50 – (Mattino di Padova) A Noale va in scena la fiera del gol, con la Vigontina che realizza un’impresa che resterà nel proprio album dei ricordi migliori: in dieci nel finale è riuscita a strappare il pareggio, al termine di una gara ricca di colpi di scena. Un 3-3 scoppiettante e divertente quello tra Calvi e Vigontina: ha lasciato il segno nella quinta di andata, specie per lo spiriti indomito dimostrato dall’undici padovano. Entrambe le formazioni nel turno precedente avevano finalmente trovato il primo successo stagionale e ieri ci hanno provato con convinzione ad incamerare altri tre punti. La Vigontina si è presentata con la rosa al completo, mentre i noalesi hanno dovuto rinunciare ancora una volta a centrocampo a Gusella. Un solo giro di lancette e la Calvi Noale ha “rischiato” subito di passare in vantaggio. Retropassaggio corto per Vanzato, sulla cui traiettoria si è inserito Fantinato. L’arbitro Piazzini di Prato ha ritenuto l’uscita del portiere fallosa e ha concesso il calcio di rigore della cui trasformazione si è incaricato capitan Fortin. Rincorsa, botta centrale e forte con palla che coglie la traversa piena! Per 15’ palla che staziona a centrocampo, ma al ventesimo la partita s’infiamma di nuovo. Al 21’ Chin, dopo aver recuperato palla, è partito sulla sinistra ed è arrivato dentro l’area: conclusione deviata e pallone sul palo alla sinistra di Vanzato. Sulla respinta Fantinato ha recuperato e ha servito Bandiera che dal limite ha trovato il sette per il vantaggio dei padroni di casa. A questo punto la Calvi ha avuto forse il torto di non chiudere l’incontro, sprecando almeno due preziose ripartenze, così al 33’ è stata punita sugli sviluppi di un calcio d’angolo, quando Casagrande dal limite ha trovato l’angolino basso alla sinistra di Fortin per il pareggio. La partita rimane godibile con azioni veloci e continui capovolgimenti di fronte, forse con qualche errore di troppo. Al 39’ Barichello ha impegnato Vanzato, poi respinta sui piedi di Ndoj che calcia alto. Sorpasso della Vigontina al 42’. Michelotto ci prova con un bel tiro da fuori e supera di nuovo Fortin per il 2-1. Allo scadere Pilotto sfiora il pari di testa su calcio d’angolo calciato da Fantinato. Nel secondo tempo le due formazioni ripartono all’arrembaggio. Il ritmo rimane alto. Soprattutto la Calvi spinge sull’acceleratore e al 4’ l’undici di Noale arriva al pareggio con Barichello, bravo a sfruttare un assist di Fiorica dalla destra. Un bel gol. Sulle ali dell’entusiasmo al 12’ la squadra veneziana passa pure in vantaggio. Azione sulla destra di Fiorica, palla a Fantinato che entra in area, dribbla Thomassen e viene messo giù. Fallo, seconda ammonizione ed espulsione. Dal dischetto lo stesso Fantinato non sbaglia e porta in vantaggio il Calvia. Sembra fatta, ma succede l’imponderabile. In dieci uomini e sotto di una rete la Vigontina non si arrende e riprende a macinare trame offensive. Al 25’ arriva al meritato pareggio con Episcopo che con un tiro dalla distanza lascia di stucco Fortin per il 3-3. La Calvi nel forcing finale sfiora poi ripetutamente il gol vittoria, clamorose le occasioni di Marton e Coraini, ma il risultato non cambia.

Ore 13.30 – (Gazzettino) Soddisfatto a fine match il tecnico neroverde Luca Tiozzo, che dopo il terzo tempo ha accompagnato la squadra sotto gli spalti a prendersi gi applausi del pubblico, dopo la vittoria allo scadere sulla Carenipievigina. «Nel primo tempo potevamo fare meglio. ma nella ripresa – analizza Tiozzo – siamo riusciti ad allungarci di più e anche l’episodio del rigore è nato da un bel taglio di Fracaro, che poi da rigorista designato non ha fallito dagli undici metri. Sulla fase di possesso palla abbiamo fatto bene, ma non benissimo. Il nostro ritmo era buono ma forse dovevamo alzarlo. Non è una alibi ma l’erba del campo era un pò alta e questo ci ha un pò penalizzati». «Abbiamo concesso poco agli avversari – continua nell’analisi il tecnico neroverde – Mentre Villanova si è disimpegnato molto bene, con almeno tre interventi importanti ».  Tra le note positive la condizione fisica degli aponensi, che in campo sembravano avere più benzina degli avversari: «Vedo i ragazzi in allenamento e non mollano mai. Corrono sempre come i tori e faccio i complimenti a loro. Anche perché non corrono e basta, ma lo fanno con grande intelligenza e intensità».

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Un rigore (sacrosanto) al novantesimo è manna dal cielo. Una goduria, fra l’altro, per l’Abano, che batte l’Eclisse Carenipievigina – compagine costruita per la lotta salvezza – con fatica, ma con una forza d’animo da big del girone. Decide il risultato Filippo Fracaro, numero 10 che si carica sul groppone la fase offensiva dei neroverdi, pure in una partita, quella dello stadio delle Terme, in cui non si riesce a tirare fuori un ragno dal buco. Bisogna dire, tuttavia, che la tattica lievemente “catenacciara” dei trevigiani, almeno per un bel pezzo del match, funziona che è una meraviglia: l’Abano ha sugli esterni due frecce come Nobile e Rampin, entrambi “azzannati” dalle coperture di esterni e terzini, Moretti e Janko da una parte, Canzian e Della Vedova dall’altra. E neanche Fracaro riesce a muoversi liberamente, perché difesa e centrocampo, per vie centrali, non concedono un centimetro che sia uno. Ne viene fuori una partita bruttissima, certo, ma positiva per Paolo Zanardo (ex di turno) e colleghi, che possono colpire da un momento all’altro, anche se le prime conclusioni arrivano dai piedi di Busetto e Ferrante, sponda Abano, entrambi sfortunati nella mira (12′ e 16′). Il primo sussulto dei giallorossoblù arriva invece al 39′, quando la punizione di Canzian costringe Cottignoli a un intervento più efficace che bello. Il portiere dell’Abano salva tutto al 41′, quando Zanardo invita al tiro in controbalzo Janko, deviato con un balzo che dire felino è un eufemismo. L’Abano ha un’occasionissima all’inizio della ripresa: è il minuto 49, infatti, quando Nobile cambia marcia sulla sinistra e poi serve Fracaro, bravo, a sua volta, a pescare Ferrante. Il tiro del centravanti italo-argentino impegna Villanova, così come la botta di Busetto nell’azione successiva. L’estremo dell’Eclisse si supera pure su Fracaro al 64′ ma può solo guardare il sinistro di Ferrante, imbeccato da Zattarin, che si spegne fuori, a pochi centimetri dall’incrocio dei pali. Si ripiglia, sul finire, l’Eclisse Carenipievigina, che non scomoda troppo Cottignoli con la conclusione di Frezza. Ed è l’ultima fiammata trevigiana, perché all’89’ Fracaro si inserisce benissimo in area e trova il contatto con Zanette, che non può fare altro che accettare la decisione dell’arbitro Frascaro. Dal dischetto Filippo Fracaro pare un ghiacciolo e spiazza Villanova, mandando il pallone alla sua destra. I 4’ di recupero concessi dal fischietto fiorentino non bastano per l’assalto disperato e la Pievigina si deve arrendere.

Ore 13.00 – (Corriere delle Alpi) Soddisfazione Vecchiato. Contro l’Este non è arrivata una vittoria, il Belluno ha dovuto accontentarsi di un pari, ma la prova dei gialloblù è stata convincente, contro una formazione competitiva che sarà protagonista. Roberto Vecchiato, nonostante manchi la vittoria a lui e ai suoi ragazzi da un mese, è contento per il punto guadagnato: «È stata una bella partita e la squadra ha fatto molto bene», spiega l’allenatore del Belluno, «in campo si è vista tanta voglia ed è uscita una prestazione positiva da parte di tutta la squadra. Abbiamo avuto occasioni e ne abbiamo anche concesse ai nostri avversari. Magari tra un mese partite come queste le vinciamo tutte 3-0, vedremo. Il pareggio? È molto importante perché è arrivato in rimonta, non è mai facile una volta che ti trovi a rincorrere una buona squadra». Gol da dimenticare. Se c’è una cosa che al tecnico gialloblù non è piaciuto, è stata la rete segnata da Volpato, che ha messo in difficoltà più volte il Belluno durante il match: «Abbiamo preso un brutto gol», continua Vecchiato, «ci eravamo detti prima della partita e durante l’intervallo a cosa dovevamo stare attenti, per evitarlo ma è arrivato esattamente così. Questo ovviamente mi dà fastidio. Il Belluno è sulla strada giusta? In queste prime cinque giornate di campionato abbiamo sempre fatto la partita, sono state molto simili tra loro. L’unica diversa è stata quella del Carenipievigina, quella non è stata positiva». Corbanese in gol, Brotto ancora no. Il capitano ha messo a segno la sua seconda rete in campionato, la terza stagionale contando la Coppa Italia. «Simone ha segnato anche mercoledì e oggi ha avuto più di un’occasione. Mancano i gol di Brotto? Mancano i suoi come quelli di tanti altri in squadra, lui è uno dei nove vecchi, vale come tutti gli altri. Gianmarco non è un giocatore da 20 gol, ma lo sapevamo. Per quanto riguarda Petdji, ha giocato molto bene, è un ragazzo forte e siamo soddisfatti di essere riusciti a portarlo qua. Può fare il terzino ma anche la mezzala. In vista del derby questo punto è vero che non muove tanto la classifica ma in questo momento dobbiamo avere pazienza e continuare a lavorare duramente».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Vero, ci poteva pure scappare il colpo grosso. Ma, alla fine, il bicchiere dell’Este è decisamente mezzo pieno. E il tecnico Michele Florindo può sorridere: «Era la prova che mi aspettavo dopo la brutta partita con la Calvi Noale. Il pareggio è giusto e mi soddisfa. Forse abbiamo avuto occasioni più nitide rispetto ai nostri avversari. Tuttavia, l’1-1 ci sta». Il pubblico ha assistito a una sfida piacevole, intensa e ricca di capovolgimenti, tra due squadre che, in termini calcistici, predicano lo stesso verbo: amano giocare la palla, hanno una mentalità offensiva e il loro pensiero è orientato a ottenere il massimo. A costo di ritrovarsi con il minimo. «Ho fatto i complimenti a Vecchiato – riprende il timoniere dell’Este -; il suo Belluno, a livello di gioco, è davvero una grande squadra. È destinata a stare nei quartieri alti della classifica. Portare via punti da questo campo sarà difficilissimo per tutti: ecco perché mi tengo ben stretto il pari». L’unico neo è legato all’infortunio di Munarini. «Ha un problema muscolare che dovrà essere valutato. Ed è un vero peccato perché stiamo parlando di un giocatore che dà profondità: con Volpato forma una grande coppia».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Pareggio in rimonta. Il Belluno conquista un punto al Polisportivo contro l’Este grazie alla rete di bomber Corbanese che risponde al gol di inizio ripresa di Volpato. Dopo il gol subito, nato da un’amnesia in marcatura di Granara che si dimentica completamente Volpato in area, i gialloblù non si sono persi d’animo e hanno continuato a spingere trovando la rete con il loro capitano, più veloce di tutti a ribadire in rete la respinta di Lorello. L’ex del match è l’attaccante del Belluno Brotto che con la maglia dell’Este ha giocato per due stagioni segnando 14 gol in campionato. L’Este, rispetto allo scorso anno, ha otto giocatori nuovi in campo, i “vecchi” sono Lorello, Tessari e Montin. È proprio l’ex Brotto a dare il via alle ostilità e nei primi 5’ ci prova due volte, ma la sua prima conclusione viene deviata in angolo e sugli sviluppi il colpo di testa finisce sul fondo. Al 15′ Munarin lascia sul posto Granara e una volta in area si lascia cadere, per l’arbitro non ci sono gli estremi per il calcio di rigore. Alla mezzora Volpato viene dimenticato in area da Granara, l’attaccante ha il tempo di stoppare in area e calciare di potenza a tu per tu con Borghetto che dli dice di no con una parata che salva il risultato. Sul capovolgimento di fronte Petdji crossa rasoterra per Corbanese che ha una buona occasione ma la girata del capitano del Belluno è troppo debole e non spaventa Lorello. Nel finale Brotto ci prova ma entrambe le conclusioni finiscono sul fondo. Dopo un primo tempo equilibrato, e un minuto di recupero, le squadre vanno a riposo sul punteggio di 0-0. Il secondo tempo inizia con una doccia gelata per il Belluno che si trova in svantaggio dopo cinque minuti. Granara, di nuovo, si perde Volpato in area. Quest’ultimo ha il tempo di stoppare la palla, prendere la mira, e battere un incolpevole Borghetto sul primo palo. Mister Vecchiato al 24′ effettua un doppio cambio buttando nella mischia Franchetto e Masoch per Sommacal e Quarzago. Passano due minuti e il Belluno trova il pareggio. L’azione parte dalla destra con uno scatenato Petdji che salta due uomini in area e serve al limite dell’area la corrente Miniati che calcia di prima intenzione. La conclusione viene respinta da Lorello ma sulla ribattuta è più veloce di tutti Corbanese che in scivolata anticipa i suoi marcatori e segna l’1-1. Al 35′ st una palla in mezzo all’area del Belluno mette in difficoltà Granara e Borghetto, la sfera arriva a un avversario e Petdji è bravo in scivolata a salvare la situazione prendendosi non pochi rischi nell’intervento. Nel finale il Belluno prova a spingere per portare a casa l’intera posta ma non trova il guizzo vincente e il match finisce 1-1. L’Este avrebbe potuto osare un po’ di più per i 3 punti.

Ore 12.20 – (Gazzettino) «Niente è compromesso, ma l’atteggiamento della squadra non mi piace. Dobbiamo cambiare registro, altrimenti si fa dura a centrare gli obiettivi prefissati». Mantiene il suo aplomb nel dopo-gara il presidente Daniele Pagin, che non manca però di tirare le orecchie ai giocatori. «Deluso? No, ma mi dispiace soprattutto per i nostri tifosi che anche questa volta ci hanno seguito in pullman. Nel primo tempo abbiamo sottovalutato l’avversario, mentre nella ripresa abbiamo giocato sempre nella loro metà campo. Abbiamo preso un palo, ci stava anche un rigore a nostro favore, ma non recrimino su questi episodi, piuttosto sul fatto che dobbiamo andare in campo con la giusta mentalità e non l’abbiamo fatto. Del resto tutti ci affrontano come la squadra da battere, e non possiamo permetterci di sottovalutare nessuno». Così il tecnico Enrico Cunico: «Abbiamo preso due gol in tre minuti alla fine del primo tempo, e diventa poi difficile recuperare con un avversario navigato come la Virtus Vecomp. Due gol che potevamo evitare, e che non si possono prendere se sei una squadra che ambisce a certe posizioni di classifica. Non abbiamo fatto bene nel primo tempo, mentre nella ripresa la reazione c’è stata e abbiamo avuto anche alcuni episodi come il palo e il rigore su D’Appolonia che non sono andati come speravamo». Come si spiega l’atteggiamento sottotono della prima frazione? «È un aspetto che dobbiamo chiarire, perché con il Mestre l’atteggiamento è stato da squadra importante, e in questa occasione invece non lo è stato. Se non riusciamo a trovare continuità anche sotto questo punto di vista, non è facile andare avanti con i risultati». Non manca un flash del diggì Attilio Gementi: «Abbiamo preso nove gol in cinque partite, sono troppi per una squadra che punta a fare qualcosa d’importante. Credo che sia il caso di prendere in considerazione il fatto che prima dobbiamo coprirci e poi proviamo a fare male davanti. A parte Lauria e un rigore di Radrezza, mancano anche i gol degli attaccanti, questo per dire che non è solo problema di un reparto. E se incassiamo troppi gol significa anche che il centrocampo non copre a sufficienza. Ora ci aspettano due partite consecutive in casa, e dobbiamo ottenere il massimo».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Come la tela di Penelope: quello che il Campodarsego riesce a tessere in casa, poi lo disfa in trasferta. Ed è così che a Verona, in casa della Virtus Vecomp, la squadra di Enrico Cunico crolla ancora una volta, come era avvenuto ad Abano due settimane fa. Due rovesci pesanti nella forma (4-1 sotto i Colli allora, 3-0 ieri in casa degli scaligeri di Gigi Fresco) come pure nella sostanza: le vittorie con Belluno e Mestre sono solo metà dell’opera, se poi lontano dal “Gabbiano” la squadra si trasforma e non riesce ad essere ugualmente concentrata. Nel 3-4-2-1 disegnato da Cunico, infatti, non c’è ancora l’acciaccato Meloni, ma ci sono Radrezza, il recuperato Lauria e un D’Appolonia che sino al match di coppa con la Vigontina era parso in condizioni di forma eccellenti: il tridente leggero del Campodarsego, purtroppo, è un’idea interessante che nei risultati rimarrà sulla carta. Perché se il gioco è sostanzialmente equilibrato, e le poche occasioni sin dal via connotano una gara tutt’altro che spettacolare, a fare la differenza è la cattiveria nei momenti topici. La prima frazione, combattuta in mezzo al campo e con un leggero predominio di una Virtus Vecomp apparentemente più convinta, prende una direzione netta proprio negli ultimi minuti, e sono due errori a condannare la squadra di Cunico. Il primo è di Beccaro, che al 43’ si dimentica Alba, pescato in profondità dal perfetto assist di Maccarone e bravo a presentarsi solo davanti a Brino e a trafiggerlo sul palo lungo. Il secondo, quindi, nasce appena fuori dall’area e permette al rapace Manarin di rubare la sfera in una zona pericolosissima: l’attaccante veronese si accentra, prende la mira e scarica alle spalle di Brino – non esente da colpe – il pallone del 2-0, facendo esplodere l’esultanza del pubblico. Nel giro di tre minuti, il Campodarsego si ritrova tramortito negli spogliatoi con due reti sul groppone, a chiedersi come reagire ad un simile epilogo di frazione. Cunico prova a scuotere i suoi, e ad inizio ripresa manda in campo Aliù, un attaccante, al posto di Lebran, un difensore. I buoni propositi, però, si infrangono sulla buona sorte veronese: al 10’, sull’unica nitida occasione da gol costruita, Lauria estrae dal suo solito mancino una parabola che supera Gottardi, ma si stampa sul palo interno. È praticamente l’ultimo rantolo di un Campodarsego che, da lì in poi, continuerà a macinare gioco senza riuscire però ad impensierire la difesa dei padroni di casa. Che anzi, ancora una volta, al 90’ calano pure il tris sfruttando la verve nei minuti di recupero del solito Manarin: “sombrero” ad irridere Gal, e destro vincente rasoterra sull’uscita di Brino.

Ore 11.50 – (Gazzettino) Il pullman che riporta a casa il Cittadella dalla trasferta di Trapani arriva al Tombolato con un’ora di ritardo, ad accogliere la squadra lo striscione «Per noi tifosi siete sempre stupendi. Bravi». Tra i primi a scendere c’è Roberto Venturato, che immediatamente tranquillizza tutti sulle sue condizioni di salute: «Non ho niente». Il tecnico precisa quanto gli è successo nell’immediato dopo gara di sabato: «Non ho avuto alcun tipo di malore. Ho accusato la tensione al termine di un incontro molto tirato, ma non c’è stato alcun segnale che potessi stare male. Ho comunque deciso di fare un esame di controllo». In terra siciliana il Cittadella ha vinto una partita dura, maschia. È stato messo da parte il fioretto per impugnare la spada. «Era difficile vincere – prosegue Venturato – per la voglia di riscatto della squadra di Cosmi, per il pubblico che ha sostenuto i giocatori per tutto l’incontro, per il terreno sintetico sempre insidioso e per il vento contrario del primo tempo. Ne è scaturita così una gara di grande intensità. Più difficili i primi quarantacinque minuti, nella ripresa invece siamo saliti di baricentro, gestendo il possesso della palla, e ne è uscita una frazione di buon calcio da parte nostra. Abbiamo fatto due gol e sfiorati altrettanti, soffrendo solo un po’ nel finale il generoso arrembaggio degli avversari. Torniamo con tre punti molto significativi». Diciotto punti sui 21 disponibili: ma ha senso parlare ancora di salvezza o sono cambiati gli obiettivi stagionali? «La nostra dimensione è questa, logicamente la situazione attuale ci soddisfa, siamo contenti di quanto fatto, ma mancano troppe gare da qui alla fine. Pensiamo allora a una partita per volta, rendendoci conto che per disputare un campionato di un certo spessore il Cittadella dovrà migliorare ancora molto. Trapani è un bel segnale che mi arriva, deve darci ulteriore consapevolezza dei nostri mezzi, convincerci che possiamo fare qualcosa di importante». E fanno quattro vittorie in trasferta su altrettanti incontri, tra l’altro su campi tradizionalmente ostici per i colori granata come Bari e Avellino, altri su terreni sintetici come Vercelli e Trapani che nascondono sempre insidie. È più di un segnale. «Il Cittadella vuole provare a vincere, sempre e dappertutto. Cerca di imporre il proprio calcio senza distinzione tra gli avversari che incontra di volta in volta. Insisto nel dire che la squadra ha ampi margini sui quali lavorare per crescere ancora e pure tanto. Deve lavorare, e credere di potersela giocare contro tutti». I vari Litteri, Arrighini e Strizzolo si conoscono, adesso c’è gloria anche per il più giovane della rosa, Kouamé. «È un ragazzo che ha valori, l’ho già detto al termine della partita con il Novara. Ha ottime qualità, deve crescere ancora molto a livello mentale e fisico perché il campionato di serie B è duro e logorante, ma ha tutte le caratteristiche per ritagliarsi il suo spazio all’interno di una rosa come la nostra». Lo vede come contropiedista? «È abbastanza completo. È in possesso di buone doti tecniche, ha struttura e capacità di ripartire negli spazi. Tante qualità che deve imparare a usare, a sfruttare nel corso della partita». Sabato arriva il Frosinone che non pare in grande spolvero. «È una formazione appena retrocessa dalla serie A, ha una rosa importante ed è guidata da un allenatore di spessore. Sarà una partita molto difficile».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) «Sto bene, sto bene… Mi spiace per tutto il clamore che si è creato». Il cuore matto di Roberto Venturato batte di passione per il suo lavoro. Il giorno dopo la vittoriosa trasferta di Trapani, il tecnico ha diretto regolarmente l’allenamento del Cittadella al Tombolato. E, prima di presentarsi in campo, ha tenuto a chiarire che gli accertamenti eseguiti all’ospedale siciliano al termine del match non devono allarmare. «Il mio non è stato un malore, semplicemente a fine partita avevo il battito un po’ accelerato per la tensione. Al termine di incontri come quello di sabato succede. È stato giusto eseguire un controllo, ma ha confermato che non c’era nulla di preoccupante». Ad accogliere lui e i suoi uomini all’arrivo al campo il presidente Andrea Gabrielli e il vice Giancarlo Pavin, oltre ad uno striscione sul cancello dell’impianto: «Per noi tifosi siete sempre stupendi, bravi». Bravi, sì. Anche ad adattarsi alla situazione e a saper usare la sciabola invece del fioretto in un confronto spigoloso. «Quella di Trapani è stata una vittoria importante, per molte ragioni», spiega l’allenatore granata. «Per la voglia e la determinazione della squadra di casa, per il pubblico che l’ha sostenuta in modo straordinario, per il sintetico a cui è sempre necessario abituarsi in fretta, e per il vento che ci ha disturbato parecchio. Abbiamo avuto difficoltà a gestire la partita nella prima frazione, mentre nella seconda abbiamo sfoderato un prestazione di grande spessore, mantenendo il possesso della palla, alzando il baricentro e creando tre o quattro occasioni da gol, sfruttandone un paio. Abbiamo di nuovo sofferto un po’ alla fine, ma è stata una gara di grande intensità, in cui siamo riusciti a portare a casa un risultato prezioso». Già, e a questo punto, colta la sesta affermazione su sette incontri e cancellato lo scivolone con il Brescia, pare fuori luogo continuare a parlare della salvezza come dell’unico obiettivo stagionale. «Ma deve rimanere questo! Sicuramente siamo soddisfatti della nostra posizione, eppure mancano tantissime gare e dobbiamo continuare a pensare partita per partita. Per provare a disputare un campionato di maggiore spessore dobbiamo ancora migliorare molto. In Sicilia abbiamo, però, dato un bel segnale, prima di tutto a noi stessi, offrendo una prestazione che ci deve regalare ulteriore fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi». È la settima vittoria consecutiva in trasferta tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di questa, con il Cittadella in grado di violare anche stadi tradizionalmente ostili come quelli di Bari, Vercelli e Avellino, oltre a Trapani. «Vogliamo esprimere ovunque un calcio di un certo tipo. Ho sempre insistito su questo punto e continuerò a farlo perché abbiamo ampi margini di crescita: voglio una squadra che sappia andare a giocare in qualsiasi campo per imporsi». Raramente Venturato si sofferma sulle prove dei singoli, ma per Kouamé, che ha avuto un impatto devastante al Provinciale, lo fa volentieri: «È un ragazzo che ha dei valori e ottime qualità, lo avevo detto ancora prima che avesse modo di debuttare con il Novara. Certo,deve ancora crescere sotto l’aspetto mentale e fisico, ma ha dimostrato di poter stare benissimo nella nostra rosa, in un campionato difficile come quello di Serie B. Si esalta nelle ripartenze, ma è un giocatore abbastanza completo, che ha struttura fisica e capacità». E adesso ci si prepara per la sfida con il Frosinone in programma sabato sera al Tombolato. «È retrocesso dalla Serie A mantenendo una rosa importante e chiamando un allenatore di spessore. È reduce da due sconfitte, ma non dobbiamo farci distrarre da questi ultimi risultati perché ha un gruppo di grande qualità. Sarà un’altra gara complicata». Vero. Ma intanto il Cittadella ci arriva con più del doppio dei punti degli uomini di Marino (18 contro 8). Chi se lo sarebbe immaginato appena un paio di mesi fa?

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Allenamento pomeridiano per capitan Iori e compagni, ieri al rientro da Trapani. Invece che alle 14.30 è slittato di un’ora abbondante, perché, atterrati alle 12.30 a Venezia, i giocatori hanno pranzato direttamente in aeroporto. Una volta al Tombolato, il gruppo è stato diviso in due, con una seduta defaticante per chi è sceso in campo sabato e una più intensa per gli altri. Oggi riposo, domani la ripresa, nella settimana che si chiuderà con l’anticipo di sabato alle 20.30 con il Frosinone (con la Serie A ferma per gli impegni della Nazionale le altre gare di Serie B si giocheranno di domenica, eccezion fatta per l’altro anticipo, Novara-Ascoli). Nelle file granata non ci saranno squalificati: fra le quattro ammonizioni rimediate allo stadio Provinciale, quella che pesa di più è stata comminata a Bartolomei, che, al quarto giallo stagionale, entra nella lista dei diffidati.

Ore 11.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Una squadra ripiegata in se stessa”) Se il Cittadella riesce a fare bottino pieno anche quando non brilla sul piano del gioco allora sono dolori per tutti. È successo sabato a Trapani e qualcosa di simile lo si era già visto anche due settimane fa in casa dell’Avellino. Segnali di presenza e di sostanza, che danno l’idea di una squadra compatta, pronta al sacrificio e allo stesso tempo chirurgica nello sfruttare i punti deboli degli avversari. Chi continua a mordere il freno è invece il Padova. Davvero modesta la prova dei biancoscudati di fronte a un Mantova reduce da tre ko di fila. Gli effetti benefici del successo ottenuto a Gubbio sono durati lo spazio di pochi minuti, poi la truppa di Brevi si è ripiegata in se stessa e ha messo a nudo tutte le sue attuali inadeguatezze a livello di personalità e di gioco: fiato corto, idee confuse, ritmi lenti, zero intensità, manovra monocorde e prevedibile, pallone che scotta tra i piedi. Una sorta di smarrimento generale che inquieta non poco visto che la squadra lavora insieme da quasi tre mesi, ma sembra ancora lontana da quell’idea di gioco che l’allenatore vorrebbe trasmettere. Urge dunque un rapido cambio di rotta, che chiama in causa tutte le componenti. La società ha il dovere di tener sempre ben dritta la barra del comando, da una parte provando a disinnescare le tensioni e dall’altra pretendendo dalla squadra un calcio più corale e redditizio. Al tecnico spetta al compito di trasmettere più qualità e determinazione ai giocatori i quali a loro volta devono dimostrare nell’atteggiamento di meritare la maglia che indossano.

Ore 10.50 – (Gazzettino) Poi il diggì tira indietro il nastro di questo inizio di stagione: «Con Albinoleffe e Forlì, pur non brillando eccessivamente e con i meccanismi da oliare, avevamo un’identità ed erano state costruite varie occasioni da rete, mentre la sconfitta a Fano e il pari con la Maceratese hanno un po’ minato le certezze. La situazione va presa in mano con decisione e fermezza, dato che con il Mantova si sono visti poco la fame e la determinazione di portare a casa il risultato». Risultato che non è necessariamente il frutto di una partita dominata per novanta minuti. «Sapevamo che i lombardi avrebbero disputato un incontro all’insegna dell’aggressività e anche le grandi di serie A concedono agli avversari qualche minuto, ma poi con il loro calo non sono venute fuori la nostra forza e qualità per imporre il gioco. Solo alla fine del primo tempo, muovendoci più velocemente, ci siamo infatti resi pericolosi». C’è chi accusa il 3-5-2. «In questa fase il problema non è come come viene schierata la squadra, ma il suo atteggiamento e il modo di interpretare la partita. Senza volere cercare alibi, l’assenza di Filipe in regia si è fatta sentire più del previsto».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Per questo motivo eventuali futuri passi falsi del Padova, già a partire dalla prossima doppia trasferta a Teramo e San Benedetto, farebbero traballare la panchina di Brevi, anche se nel consulto tra i soci delle ultime ore si è deciso di proseguire all’insegna della continuità. Anche il direttore generale Giorgio Zamuner non vede nel tecnico il problema da risolvere. «L’allenatore – spiega – non è in discussione anche se ci aspettavamo tutti una partenza diversa non solo nei risultati. Come tutti i lunedì mattina, domani (oggi, ndr) ci ritroveremo e rivedremo insieme la partita per fare qualche riflessione a freddo». Possibili provvedimenti o accorgimenti relativamente alla squadra? «Vedremo di capire insieme se c’è da modificare qualcosa, può essere anche un aspetto banale, per fare in modo che torni un po’ di serenità e la squadra provi a fare quantomeno quello che gli riusciva all’inizio. Le ultime due partite – aggiunge – hanno infatti registrato un’involuzione sul piano della prestazione che preoccupa e dobbiamo invertire in fretta la rotta».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Per il Padova, opposto al tutt’altro che irresistibile Mantova, poteva essere il sabato del salto di qualità sul fronte della classifica, alla luce dei pareggi ottenuti da quasi tutte le big, sul piano della continuità, dopo la vittoria nella giornata precedente a Gubbio, ma soprattutto su quello del gioco, con una squadra più libera mentalmente proprio per effetto dei tre punti conquistati in terra umbra. E invece il modesto pareggio a reti bianche dell’Euganeo, oltre a portare delusione tra i tifosi, sentimento manifestato pure da parte del presidente Bergamin, non ha registrato un minimo passo in avanti nella prestazione corale della squadra. E se da una parte c’è l’attenuante delle assenze di Neto Pereira in avanti e di De Risio e Filipe a centrocampo – ma pure il Mantova era in formazione rimaneggiata – va al tempo stesso ricordato che è stata allestita una rosa attrezzata sulla carta per ovviare alle inevitabili defezioni, che il Padova, nella sua veste quasi definitiva, lavora ormai da quasi tre mesi e che sulla sua strada finora ha trovato le avversarie, classifica alla mano, più abbordabili. I numeri parlano di un attacco che fatica a pungere – un gol su azione d’angolo nelle ultime due gare e sei in totale – a fronte di una difesa seconda nel complesso solo a Venezia e Reggiana e imbattuta negli ultimi 180 minuti, ma nel complesso il calcio finora espresso dai biancoscudati è nettamente al di sotto delle potenzialità della rosa.

Ore 10.20 – (Gazzettino) Almeno dall’infermeria sembrano arrivare buone notizie. I centrocampisti De Risio e Filipe, ristabiliti dai rispettivi guai fisici, venerdì hanno ricevuto il via libera dallo staff medico per il rientro nel gruppo e dunque oggi alle 15.30 alla Guizza, alla ripresa della preparazione, saranno in campo con i compagni. Questa settimana prevede un programma standard di allenamenti, con la doppia seduta di domani e quella a porte chiuse all’Appiani del giovedì, in attesa del trittico di sfide che vedrà i biancoscudati impegnati sabato alle 18.30 a Teramo, martedì 11 alle 14.30 nel recupero in trasferta con la Sambenedettese e poi nel posticipo serale di lunedì 18 all’Euganeo con la Reggiana. Nei giorni che dividono le due gare esterne la squadra resterà nelle Marche e si allenerà a Castel di Lama, in provincia di Ascoli. POSTICIPO. Oggi alle 18.30 si completerà il programma del girone B con il posticipo tra Albinoleffe e Gubbio.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una medaglia a due facce e i tanti dubbi…”) L’altra faccia della medaglia del calcio di casa nostra è invece coperta di ruggine, depositatasi in modo inaspettato dopo i segnali più che discreti giunti da Gubbio. Il Padova non convince, è tornato indietro sulla strada che dovrebbe portarlo a recuperare posizioni su posizioni, e adesso naviga a metà del plotone con davanti due impegni esterni (Teramo sabato 8 e il recupero di San Benedetto del Tronto martedì 11) molto delicati.Dopo il terzo pareggio consecutivo all’Euganeo dominano la delusione e la sfiducia nella stragrande maggioranza dei tifosi. Non si può dare loro torto, la squadra di sabato contro il Mantova è parsa senz’anima, con un’identità e una personalità molto fumose, a tratti bloccata nello sviluppo delle trame di gioco e scarsamente pericolosa in attacco. Il primo ad essere chiamato in causa è ovviamente l’allenatore (a proposito, che senso ha applaudire la decisione dell’arbitro di espellerlo, quasi ad accentuare il distacco nei suoi confronti per i risultati poco confortanti, come hanno fatto molti spettatori della tribuna ovest?), a cui si rimprovera di non aver dato un gioco e di compiere scelte sbagliate o azzardate senza cavare un ragno dal buco. Certo, al riscontro del campo bisogna dire che le sue idee sin qui non hanno convinto, ma è anche vero che i giocatori non lo aiutano, spesso nascondendosi durante l’arco dei 90’ oppure intestardendosi in iniziative solitarie destinate ad esaurirsi contro le difese avversarie. È anche vero,tuttavia,che chi ha costruito quest’organico in alcuni settori ha toppato: com’è possibile che non ci sia un’alternativa seria a Filipe nel cuore del centrocampo? E su Germinale e Alfageme, che diciamo? Uno è arrivato con grossi dubbi sul suo stato fisico dopo l’operazione al ginocchio, l’altro senza uno straccio di preparazione vera nelle gambe.La domanda viene conseguente: bisognava rivoluzionare tutto a giugno e luglio per arrivare a simili risultati?

Ore 09.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una medaglia a due facce e i tanti dubbi…”) Il Cittadella è in fuga, seguito dal Verona che, come organico e stipendi, costa almeno dieci volte tanto la rosa granata. Come dire: non sempre i soldi fanno la differenza o, se volete, decidono le sorti di un campionato, sebbene la “corazzata” gialloblù resti la principale favorita al ritorno tra le elette della categoria superiore. Quella del gruppo di Gabrielli, Marchetti e Venturato sta diventando la più bella sorpresa del calcio italiano, alla pari del Chievo in Serie A. Perché, anche quando non sono esteticamente piacevoli (come ad Avellino o nel primo tempo di Trapani, l’altroieri), Iori e compagni ricorrono al cinismo e alla concretezzaper far girare a loro favore l’esito di una partita. E vincerne sei su sette, di cui quattro in trasferta, certifica la statura della capolista della SerieB, alla quale pure la dea bendata ha dato una mano, sotto forma di rigori sbagliati, traverse e pali colpiti dagli avversari, e salvataggi sulla linea. Ma la fortuna aiuta gli audaci, e il Citta osa più di qualunque altro, come dimostra la voce “reti segnate” (15, contro le 16 del Verona). La risposta giunta da Trapani, più che una verifica del carattere e della personalità dei padovani, ribadisce la bontà dell’impianto messo in piedi in estate: scelte calibrate, giocatori affamati o in cerca di rivalsa, giovani interessantissimi (come l’ivoriano Kouamé). E allora viene facile ricordare i casi di Carpi, Frosinone e Crotone del recente passato per pronosticare comunque un’annata diversa dalle solite per il “gioiello” di provincia. I meriti ci sono tutti, la posizione è solida, il passo è quello di una squadra che non sembra avere alcuna intenzione di mollare, e che potrebbe dire la sua sino in fondo. Se fosse Serie A diretta – ma pronunciamo la parola magica sottovoce – ci sarebbe da scrivere un libro a caratteri d’oro, perché l’impresa avrebbe del titanico, eppure collocare alla fine il Citta in zona playoff (dunque fra il terzo e l’ottavo posto) non deve suonare azzardato. Venturato (che si è ripreso bene dal malessere patito alla fine del match in Sicilia) ripete sino alla noia che «la filosofia non cambia», e fa bene, tenendo i piedi saldi a terra, però ammetterà che, con le vittorie in serie, l’appetito, come si suol dire, vien mangiando, e non si può più far finta di niente o sminuire l’importanza del ruolo assunto giornata dopo giornata. Per cui giusto vivere di gara in gara, non snaturando se stessi e sposando il divertimento come principiobase del proprio atteggiamento in campo, ma con un occhio attento alla classifica, perché più inaltosi sta e meglio è.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) «Poi, chissà, forse le partite contro le grandi sono proprio quelle che psicologicamente ci servono per dare quale qualcosa in più, lo scopriremo solo tra un po’. Di certo arriveranno test importanti e capiremo la forza reale della squadra, che non credo debba accontentarsi di fare un campionato di metà classifica. Abbiamo nelle corde qualità tecniche e fisiche, non mi spaventa andare ad affrontare tutte le big una dietro l’altra: ci basta trovare il tasto giusto da toccare per risolvere le nostre difficoltà fisiche, mentali e caratteriali». Qual è la posizione di mister Brevi, del quale la piazza ha già cominciato a chiedere la testa? «Ne verremo fuori tutti insieme. È assolutamente chiara la mia posizione: spesso in queste situazioni sono sempre i tecnici a pagare, ma se avessi visto allenamenti sotto ritmo o una squadra che non lo segue, penserei che non abbia in mano il gruppo. Non è così, io sono convinto di trovare una soluzione insieme a lui e allo staff». Il battibecco a fine gara tra Mandorlini e Germinale non è un segnale di nervosismo? «La squadra è tranquilla e lavora bene, ma sente che non sta dando e offrendo le prestazioni che vorrebbe e che la gente si aspetta. I ragazzi sono i primi a soffrire questa situazione, ma l’armonia non manca».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Anche a centrocampo, dove nè Mandorlini nè Gaiola sono riusciti a sostituire a dovere Filipe? «In settimana Emerson era stato provato in cabina di regia, ma negli ultimi giorni avevamo visto segnali incoraggianti da Gaiola, abbiamo deciso di puntare su di lui perché pensavamo fosse il momento giusto. Ha pagato un po’ l’esordio, è stato un po’ timido, ma il problema non è stato lui: io stesso l’ho preso quest’estate convinto delle sue qualità». Non ha la sensazione che tra Maceratese, Gubbio e Mantova la prestazione del collettivo abbia registrato continui passi indietro? «Ho la sensazione che lo si sia fatto con il Mantova, quello sì: la vittoria strappata con i denti a Gubbio doveva darci una spinta. Non mi preoccupa tanto il pareggio o la classifica, ma il fatto che, se siamo quelli di sabato sera, faremo fatica a portare a casa risultati importanti». E tra un po’ arriva il periodo durissimo, con tutte le grandi da affrontare. «Dobbiamo arrivarci fiduciosi, e già sabato a Teramo dare un segnale che ci siamo».

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) «Non siamo ancora la squadra che avevamo in mente: sabato siamo mancati sotto l’aspetto dell’intensità, della determinazione e della voglia di vincere la gara. Non possiamo essere contenti, e credo che i ragazzi siano i primi a saperlo. Non è scritto da nessuna parte che il Padova debba vincere tutte le partite, ma lo 0-0 lascia l’amaro in bocca perché non siamo riusciti a trovare nemmeno quei 20 minuti di vera spinta in cui il gol si avverte nell’aria. Pensavo che alla lunga, quando il Mantova avrebbe allentato il pressing, la nostra forza sarebbe uscita. Ma non è stato così». Per quale motivo secondo lei? «La spiegazione la dobbiamo trovare con l’allenatore. Le prime gare avevamo un’identità, anche se non eravamo brillantissimi almeno tenevamo bene il campo, e non posso credere che la gara di Fano abbia minato un lavoro partito dal primo giorno di ritiro. La squadra si allena bene, il gruppo è solido, ed è per questo che credo ancora che una ripresa sia nelle nostre corde. Da un mese ci alleniamo con determinati problemi di organico, ma questo non può essere un alibi perché le alternative ci sono».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) La tifoseria contesta, la proprietà si dice preoccupata, e il campo non fornisce segnali incoraggianti. Non è un bel periodo per il Padova, e la gara con il Mantova ha messo a nudo tutte le fragilità di una squadra che, settimana dopo settimana, è calata sempre di più quanto ad intensità e bontà del gioco proposto. Il progetto – così balbettante in questo inizio di stagione – per il momento prosegue, e anche se il Padova ha raccolto 9 punti in 6 partite (e di questi, 3 li ha messi insieme tra Fano e le gare interne contro Albinoleffe, Maceratese e Mantova), Oscar Brevi non è in discussione. Ma bisognerà trovare alla svelta la causa dei mali della squadra perchè sabato si va a Teramo, e da lì in poi comincerà il percorso con tutte le big, una dietro l’altra. Un calendario che va affrontato prendendo un bel respiro: da martedì prossimo, infatti, i biancoscudati incontreranno in serie Sambenedettese, Reggiana, Santarcangelo, Modena, Bassano, FeralpiSalò, Parma, Venezia e Pordenone. E dovranno farlo con ben altro spirito. «Mi aspettavo una partita diversa contro il Mantova», l’ammissione del d.g. Giorgio Zamuner.

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Sono tantissime le testimonianze di cordoglio e affetto che stanno giungendo in queste ore alla famiglia Scantamburlo, dopo la notizia della scomparsa di Vittorio. Lo storico talent scout biancoscudato è morto sabato mattina all’età di 86 anni, lasciando la moglie Lina e le tre figlie, che lo hanno assistito sino all’ultimo. Tanti messaggi arrivati non solo dai calciatori più famosi che Scantamburlo ha scoperto e lanciato, da Alessandro Del Piero a Pippo Maniero, ma anche dalle decine di giocatori che sono stati allenati da lui, soprattutto negli anni 70 e 80 nelle formazioni giovanili del Padova. I funerali si terranno domattina, alle ore 10.30, nella basilica di Santa Giustina, a Padova. Una scelta non casuale. Negli ultimi anni Scantamburlo ha vissuto nel quartiere della Mandria, ma in gioventù, dopo essere nato a Conselve, è cresciuto proprio a due passi da Prato della Valle e Santa Giustina. Un quartiere che è stato decisivo anche per far crescere la sua passione calcistica, come ha ricordato nel libro scritto con Facchinetti, visto che si è innamorato del calcio assistendo alle prime partite nel catino dello stadio Appiani.




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