Padova-Reggiana, l’analisi del “Mattino di Padova”

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Vince il Padova, e questa è la notizia. Secondo successo all’Euganeo (il primo, e unico, era stato con il Forlì), il terzo dall’inizio del torneo (a Gubbio il solo blitz in trasferta). Crisi finita e Brevi salva la panchina? La risposta per il momento è sì, nel secondo caso, ma per quanto riguarda il primo quesito restiamo sospesi sino a fine settimana. Intanto un responso il campo lo ha dato, e non è da sottovalutare: la squadra ha giocato per il suo allenatore, oltreché per se stessa, non solo superando (bene) una Reggiana che aveva perso sin qui una sola partita (con il Bassano, alla prima), venendo da sette risultati utili consecutivi, ma anche gettando sul tappeto verde quelle qualità che da tempo tutti invocavano: cuore, grinta, sacrificio. E capacità di soffrire. Un esempio per tutti: Alfageme, letteralmente trasformato rispetto al giocatore abulico e inconcludente delle precedenti gare. Il tecnico, dunque, si rimette in carreggiata ad un passo dall’esonero, fortemente difeso dal direttore generale Zamuner. È stata vinta una battaglia, non la guerra. Se il Padova è veramente rinato, lo capiremo da Santarcangelo in avanti: perché la continuità di gioco, e di risultati, è fondamentale in questo girone, dove l’equilibrio regna sovrano.

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Il Padova si sblocca dopo tre partite a digiuno di gol (Mantova, Teramo e San Benedetto del Tronto), e se anche l’1-0 giunge su palla inattiva l’importante è essere davanti al temuto avversario. Il quale commette l’errore di aspettare troppo i biancoscudati nella sua metà campo, per cercare ripartenze, sì, pericolose, ma non sempre finalizzate al meglio. Brevi – che ha mandato il vice Bergamo a sostituirlo per la tradizionale intervista pre-gara con la Rai – non ha cambiato nè uomini nè assetto. Sono gli stessi undici scesi in campo nelle ultime due trasferte. A loro il compito di dimostrare che sono tutti con il mister. Gioca molto di nervi, il Padova, consapevole di non poter sbagliare più nulla. Del resto, a parte il solito incitamento della “Fattori” (che aveva accolto Altinier & C. con il più classico dei cori, “Tirate fuori i co….ni”), il resto dello stadio – poco più di 5.000 gli spettatori, record stagionale di presenze, il precedente era con il Mantova, l’1 ottobre, 3.957 fra paganti e abbonati – segue attento, e in silenzio, che cosa accade.

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Unica nota stonata: il comportamento del preparatore atletico Fabio Martinelli, che nei minuti finali butta via i palloni raccolti dai raccattapalle, con l’intenzione di perdere tempo, “beccandosi” addirittura con il pubblico della tribuna Ovest. Imbarazzante davvero. Ci voleva un clima surreale, dopo una settimana turbolenta, per scuotere i biancoscudati. Che restano sempre decimi in classifica, ma si portano a -5 dalle prime. A Santarcangelo, sabato, è attesa la conferma. Altrimenti siamo di nuovo daccapo.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)

 




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