Santarcangelo-Padova, Emerson: “Dobbiamo affrontarlo come se fosse il Venezia!”

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Qualcosa di diverso lo si è colto nello spirito, proprio come aveva chiesto Emerson nell’immediato – e infuocato – dopo-gara del “Riviera delle Palme”. Non tutti i problemi possono essere magicamente scomparsi semplicemente grazie al 2-0 sulla Reggiana, ma un che di nuovo già lo si è notato, e quella sincera ammissione del difensore, oggi, assume un significato ancora più importante. «Non avevo detto certe cose per caricare la squadra», spiega il brasiliano nella settimana che conduce al match di Santarcangelo, «ma solo perché era ciò che al “Riviera delle Palme” aveva detto il campo. Era troppo facile andarsela a prendere con il mister: è da tanti anni che gioco a calcio e sento sempre la solita musica. Anche se il responsabile e chi paga per primo è sempre il tecnico, la colpa è di tutti, e quando succedono certe cose c’è sempre una ragione. A volte serve come il pane capire che ci sono momenti di sofferenza in questa categoria, l’importante è che ci sia sempre una reazione. Abbiamo vissuto momenti in cui le cose giravano meno, ma lunedì abbiamo dato la prova che quello è il vero Padova: una squadra furba, intelligente, capace anche di interpretare la gara come ha fatto, bene, contro la Reggiana».

Gli stessi undici, e lo stesso modulo. Cos’è cambiato, allora? «Siamo cambiati noi: sono i giocatori in campo che determinano moduli e risultati, non il contrario. Se tu interpreti il modulo nella maniera giusta, e percepisci il messaggio che ti manda l’allenatore, i tempi e le giocate vengono da soli. A San Benedetto eravamo gli stessi di lunedì sera, ma in quell’occasione più di qualcosa non era girata per il verso giusto: avevamo concesso troppo, permettendo alla Samb di prendere coraggio, così che quando loro hanno cominciato a giocare più sciolti noi, sotto pressione, abbiamo sbagliato di più».

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« Sabato andiamo a Santarcangelo, e dobbiamo affrontarlo come se fosse il Venezia: se ci presentiamo pensando che sia facile da battere, perdiamo già in partenza. Credo che le batoste di Fano e San Benedetto ci siano servite».

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(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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