Venezia-Padova, l’analisi del “Corriere del Veneto”

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La sentenza dice Venezia-Matera: la finale di Coppa Italia Lega Pro, con andata il 22 marzo e ritorno il 26 aprile, metterà in palio un trofeo non solo simbolico. E il verdetto del derby con il Padova alla fine è persino prevedibile, almeno alla lettura delle formazioni: quando si capisce come Oscar Brevi praticamente deponga le armi prima ancora di combattere. L’undici scelto, infatti, presenta un solo attaccante (De Cenco) e appena due «titolari», Madonna e Sbraga o Russo, che di solito sono in antitesi l’uno all’altro. Tutti gli altri vengono spediti in panchina o anche in tribuna come nel caso di Altinier (virus intestinale) e Alfageme, non al meglio. Fra le due contendenti, però, chi ha tutto da perdere è il Padova, che in campionato deve recuperare 8 punti alla capolista e che avrebbe tutto l’interesse a giocarsi il pass per la finale fino in fondo. Il 3-1 finale è netto, perentorio, di quelli che non ammettono repliche, maturato grazie a due fiammate all’inizio dei due tempi. La prima di Fabiano, la seconda di Stulac: al Penzo la partita di ritorno sostanzialmente si decide qui. Solo che il trofeo, oltre a finire in bacheca, regalerebbe pure la possibilità di saltare un turno ai playoff e ci si aspetterebbe ben altro, almeno da parte di chi deve inseguire dopo l’1-1 dell’andata all’Euganeo. Il Padova, salvo una rimonta epica, accederà invece agli spareggi promozione e la decisione di fare turnover ha poche spiegazioni logiche. Oggi, insomma, Brevi finisce dritto dietro la lavagna, mentre Inzaghi non sbaglia una mossa e vuole prendersi tutto. Non solo la promozione in serie B, ma anche il secondo trofeo della sua meravigliosa stagione, attingendo a piene mani da una rosa di qualità superiore.

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(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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