Padova-Gubbio, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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Giornate così, allo stadio, sono impagabili. Peccato che si vivano una o due volte all’anno (quando va bene), senza i “veleni” degli insulti, delle offese e della violenza verbale che siamo costretti, purtroppo, a sciropparci spesso. Ma alle 19.50 di ieri, con il cielo ancora azzurro e pieno di colori sopra le nostre teste, il Padova ha chiuso nel migliore dei modi un’altra domenica storica del suo terzo campionatodi fila in C, dopo la rifondazione operata da quei due “benefattori” che rispondono al nome di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, rimasto poi solo al vertice della società. In quel minuto la promessa fatta nel luglio 2014 dai due imprenditori si è concretizzata nel riconoscimento a lungo sognato, la consegna, da parte del segretario generale della Lega Pro, Francesco Ghirelli, al capitano Nico Pulzetti della coppa destinata alla squadra vincitrice del girone B di terza serie. Una standing ovation che ha ripagato di delusioni, amarezze, dubbi e smarrimenti seguiti a quel periodo, quando, con il nome di Biancoscudati Padova, si dovette ripartire dalla Serie D per evitare che la città e la sua provincia sparissero dal calcio professionistico. Bisoli e i suoi ragazzi hanno, dunque, concluso la stagione con una vittoria che mancava dal 31 marzo, 3-0 al Pordenone, per un bilancio finale da applausi: 17 successi, 12 pareggi e 5 sconfitte. Il tetto dei 63 punti, indicato dallo stesso allenatore dopo il blitz di Santarcangelo come quota-promozione, anche se ne sarebbero bastati 56, certifica una superiorità sugli avversari che non può essere messa in discussione: il Sudtirol, ottimo secondo, è a – 8, Sambenedettese e Reggiana addirittura a – 10. La continuità tanto invocata in tutte le categorie ha pagato alla distanza e questo è il principale merito di Pulzetti & C.Si è salvato il Gubbio, che, pur perdendo, ha evitato il playout (sarà Teramo-Vicenza), e la festa è stata completa anche per gli umbri, che avrebbero meritato il pareggio per quanto prodotto nel finale, quando il Padova, contagiato dall’atmosfera di festa che dagli spalti si propagava al terreno di gioco, ha un po’ “mollato”, rischiando di essere raggiunto e venendo salvato dal palo e da un paio di interventi decisivi di Bindi.

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Adesso c’è la Supercoppa. Sabato alle 18 con il Livorno, all’Euganeo, il primo atto. Sarà un Padova tosto, perché i biancoscudati ci tengono a vincerla.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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