Il massimo sforzo (e un rischio)

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La prima considerazione che si può fare commentando la fine della sessione invernale del calciomercato del Padova è che mai è stato messo in campo, da diversi anni a questa parte, un simile spiegamento di forze economico e gestionale per conquistare la promozione. Tanto per capirci: siamo a livelli ben diversi rispetto a quanto fatto nella stagione 2017-2018, l’anno dell’ultima promozione in Serie B sotto la presidenza di Roberto Bonetto. Per questo non si può che riconoscere alla proprietà di Joseph Oughourlian di aver fatto davvero di tutto, ma proprio di tutto, per conquistare la cadetteria. Di questi tempi, con la pandemia covid che ha fatto crollare le entrate delle società calcistiche, dalla prima alla terza serie professionistica fino alle categorie minori, avere un patron così è un lusso che in pochi possono permettersi. Oughourlian sarà pure assente finché si vuole in prima persona in città, ma ha dimostrato di tenere al suo investimento, se così vogliamo definire l’acquisto del Calcio Padova proprio da Roberto Bonetto.

Detto questo, il voto al mercato di gennaio è 7,5, con mezzo punto in meno soltanto per il dubbio che possa mancare qualcosa dietro sulle fasce, ma si tratta di ricami, finiture, dettagli che potrebbero essere superati tranquillamente con ciò che offre la rosa attuale. Rosa in cui Gasbarro era stato preso per fare l’esterno sinistro e adesso se la sta cavando egregiamente da centrale e in cui Pelagatti può tranquillamente essere l’alter ego di Germano sulla corsia destra. Ruolo ricoperto brillantemente anche in Serie B. Se c’è una cosa che il ds Sean Sogliano sa fare nel corso delle sue esperienze, passate e presenti, è farsi aprire il portafoglio dal suo proprietario. Tanto per capirci: con Bonetto presidente (che ha dato il massimo di quanto poteva) pagare un cartellino persino in Serie B non era praticamente possibile, con questa proprietà si è pagato 170mila euro il cartellino di Biasci, che equivale all’ingaggio lordo di un buon giocatore di categoria. Il Padova, dunque ha speso. E, quantomeno sulla carta, ha speso bene. Cosimo Chiricò è un mancino di ruolo, l’unico della batteria offensiva a disposizione di Andrea Mandorlini e farà fare un ulteriore salto di qualità alla squadra, Marco Firenze è un alternativa importante coi piedi buoni sia in mezzo che all’occorrenza pure davanti e Karamoko Cissé scende per la prima volta in C dopo tanti anni di B.

In questo quadro è evidente quanto lapalissiano che il Padova non possa e non debba accontentarsi, ma che debba puntare senza esitazioni unicamente al primo posto. Senza “se” e senza “ma”. La squadra che ha in mano Mandorlini è una Ferrari costruita per vincere e tocca all’allenatore adesso trarre il meglio da questo organico. Vedo un unico, grande, rischio. L’abbondanza persino esagerata di scelte in tutti i reparti, soprattutto l’attacco, mette nelle mani di Mandorlini una sorta di patata bollente. Una situazione che mi ricorda molto l’ultimo Padova di Alessandro Dal Canto, con Ruopolo, Cacia, Hallenis, Jelenic, Lazarevic, Cutolo, Succi e chi più ne ha più ne metta a disposizione per la scalata alla Serie A. Quella volta non finì bene, anche per l’incapacità gestionale dell’allenatore che poi non solo non ha fatto carriera in A come la claque in quegli anni gli pronosticava, ma viaggia adesso senza lampi in una C di medio cabotaggio. Qui ci sono ben otto giocatori offensivi (più Firenze, volendo): Chiricò, Jelenic e volendo Cissé sulla destra, come centravanti Nicastro, Paponi, Santini e volendo Biasci o Cissé, a sinistra Biasci, Bifulco e volendo Cissè. Di sicuro non ci saranno problemi legati alla penuria di giocatori, il problema sarà quello di gestirli adeguatamente e tenere sotto controllo lo spogliatoio sarà una “mission” da non fallire. Ultimamente Mandorlini è finito sotto attacco di una parte consistente della tifoseria per la gestione dell’organico e per un gioco che, da due mesi a questa parte, latita. Del Padova di Cesena o del Padova che sconfisse il Südtirol per 2-0 ci sono tracce appena percettibili e la sensazione è che la squadra si sia parzialmente involuta. Poi ci sono personalismi che vanno soffocati sul nascere, come quel litigio per una punizione accaduto durante la partita col Fano, quel cambio di Kresic mai effettuato nel finale o esultanze a dir poco discutibili, come quella di Santini dopo il gol con il Fano. Il gesto fatto in una sorta di mimo a un non meglio identificato “bla, bla, bla” non mi è piaciuto, a maggior ragione se dopo qualche minuto ti fai espellere scioccamente per simulazione proprio davanti all’arbitro.

Scuse, onestamente, non ce ne sono più. Una squadra che vuole vincere il campionato non può regalare quattro punti contro avversari come Imolese e Fano, perché certe occasioni potrebbero non ricapitare. Serve personalità, equilibrio e autocontrollo. E serve una guida più forte e decisa di quella vista nelle ultime settimane. Non è il caso di travalicare certi confini, ma neppure di mettere la testa sotto la sabbia. Ci si aspetta di più, a partire proprio da Mandorlini, senza trascurare chi scende in campo e, talvolta, non fa quello che dovrebbe. 




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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