Le macerie di Sogliano (e non solo) e le similitudini con il 2012

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Sarà bene parlare chiaro, perché a volte la chiarezza è necessaria per comprendere lo stato delle cose. Ci sono direttori sportivi che sono una sciagura per i club dove passano. Basti pensare, per esempio, a Rino Foschi, che ovunque sia andato dietro di sé ha lasciato macerie, contratti capestro e situazioni pre-fallimentari. Esempi? Verona, Padova, Cesena, Palermo, dopo il suo passaggio fatevi un giro nelle pagine storiche delle varie società e capirete cosa è accaduto. Perché dico questo? Perché, se Joseph Oughourlian non avesse ancora una volta aperto il portafoglio e ripianato le perdite dell’ultima stagione, il Padova sarebbe stato in un vicolo cieco. Colpa di tutte le macerie che oggi Massimiliano Mirabelli si trova a dover gestire dopo l’era Sogliano. Un’era in cui in due stagioni sono stati spesi oltre 16 milioni di euro, una cifra mostruosa, che diventano oltre 22 milioni se ci aggiungiamo la prima. Il patron voleva mollare, ma ha deciso di non farlo, convinto dai suoi fedelissimi.

Rilancio, dunque, ma alle sue condizioni, finché qualcuno non si paleserà per rilevare il club. Contrariamente a Marcello Cestaro, che condusse il club dopo anni di gestione dissennata alla sparizione dal calcio professionistico, Oughourlian agirà diversamente. Se cessione dovrà essere, sarà attentamente ponderata e valutata, di sicuro non verranno scaricati 10 milioni di debiti al primo sciagurato, improvvisato avventuriero captato nel sottobosco calcistico come accaduto ai tempi del Cavaliere innominabile. Che sperava che nessuno si sarebbe accorto che la causa di quella situazione era semplicemente lui stesso e non certo il Penocchio di turno, inadeguato, improvvisato, mal consigliato, ma di certo non responsabile di anni di sperperi con cifre da capogiro. Ma di questo parleremo dopo. Quello che vorrei oggi sottolineare in questo editoriale è che se il Padova si trova a dover ridimensionare sensibilmente il proprio budget e a cavalcare un’onda completamente diversa rispetto a quella degli ultimi tre campionati, è soprattutto a causa del comportamento di un dirigente a cui, colpevolmente, è stata lasciata carta bianca e che ha portato a uno schianto fragoroso, per fortuna non definitivo. Vuoi per la mancata presenza fisica di Oughourlian in loco, vuoi per una certa inesperienza nel mondo del calcio di Alessandra Bianchi che avrebbe dovuto alzare paletti più alti, Sogliano si è comportato esattamente come fece Foschi. Ossia, trovata la mucca da mungere, lo ha fatto in modo talmente sconsiderato, da depauperarne la materia prima. Lasciandola non in ambasce, ma di certo impoverita e ansimante. Oughourlian non ha finito i soldi, ma giustamente si è stancato di buttarli dalla finestra.

E così, fra un contratto folle e l’altro (Chiricò, Ronaldo, Della Latta, prima ancora Mokulu, per non parlare di Gabionetta, della sconcertante gestione di Biasci, di Cissé, dei rinnovi di Baraye e di altri carneadi a libro paga in questi anni, tante altre perle alla rovescia nascoste e consegnate in mezzo a una vetrina luccicante ma solo in apparenza), fra una vicenda ritiro imbarazzante su cui è meglio stendere un velo pietoso, in mezzo alle pieghe dell’affare Moro che provocò lo sconquasso di gennaio, il Padova si ritrova a dover ripartire da una scommessa. Quel Bruno Caneo che lo scorso anno alla Turris fece vedere il calcio migliore della Serie C con una squadra che doveva soltanto salvarsi e che invece si arrampicò fino al secondo posto per poi chiudere ottava. Fra un dettame di Gasperini e l’altro, a Padova vedremo un 3-4-2-1 che si annuncia fiammeggiante e, si spera, spettacolare, da capire fino a che punto redditizio. Insomma, ridimensionamento sì, ma con una strada diversa rispetto al passato, che merita quantomeno una chance.

Assomiglia molto alla situazione del 2012, quando comparve sulla scena Luca Baraldi, chiamato dalla famiglia Cestaro per ristrutturare i conti societari e vendere il club e quando il Padova degli sperperi dell’era Foschi, che con 22 milioni a bilancio neppure conquistò l’accesso ai playoff, fu costretto a ridimensionare. E, come tanti ricorderanno, quel Padova inizialmente guidato da Fulvio Pea, sorprese un po’ tutti, con un girone di andata chiuso al quarto posto e un esonero sbagliato non in sé, ma perché  fu sbagliato il sostituto, ossia Franco Colomba e non Giuseppe Iachini, che si tirò indietro all’ultimo per andare a Siena. Tutto questo per dire che può essere un bene partire con aspettative ridotte dopo anni che non hanno portato a nulla di tangibile se non alla fiera dei rimpianti dopo essere arrivati a un metro dal traguardo senza arrivare primi. Sempre superati, sempre secondi, sempre primi fra i perdenti. In una piazza dove le aspettative altissime hanno rappresentato sicuramente una zavorra, la stagione che sta per cominciare, dove il Padova non partirà con i favori del pronostico, potrebbe nascondere gradite sorprese.

E infine un’ultima domanda. Che ne sarà del Padova nel prossimo futuro? Tutti lo negano, ma la situazione è in evoluzione. Nel senso che se dovesse presentarsi un acquirente solido all’orizzonte, potrebbe anche scapparci il cambio della guardia. Ma, se così fosse e se un giorno Oughourlian si stancherà come ha detto a chiare lettere in conferenza stampa Mirabelli, sarà completamente diverso rispetto all’era Cestaro. Oughourlian, alla stregua di un altro grande presidente biancoscudato come Roberto Bonetto, venderà solo se avrà garanzie, altrimenti andrà avanti e non lascerà il Padova in un angolo ad agonizzare. E l’imprenditoria padovana? C’è un nome cerchiato in rosso sulla lista degli industriali più facoltosi della città: quello di Alessandro Banzato, patron di Acciaierie Venete e del Petrarca Rugby. Appassionato di calcio e da sempre tifoso biancoscudato, potrebbe essere lui l’uomo giusto per proseguire un certo tipo di percorso, soprattutto se gli verrà negata la possibilità di portare i tuttineri in URC. Serio, capace, imprenditore vero, con l’entusiasmo giusto. Vittorio Munari, dg del Petrarca, qualche giorno fa mi ha detto: “Un giorno lo vedo presidente del Padova. E se farà il presidente del Padova così come l’ha fatto con il Petrarca, sarà sicuramente un successo”. Per ora è solo una possibilità, ma è giusto darne conto. E intanto dare una chance a Mirabelli e Caneo, apprezzando la serietà di una proprietà che non si è mai tirata indietro. Neppure di fronte ai propri mancati successi




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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