Da dove ripartire

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Era stata un’illusione. Quel Padova visto a settembre, che aveva incantato per un mese affrontando tutte le migliori e facendo sette punti con le prime tre della classifica attuale, è evaporato in fretta. Un peccato, per Bruno Caneo, che ha fallito l’occasione della vita e soprattutto per chi aveva creduto a un Padova competitivo ai massimi livelli nonostante il ridimensionamento estivo. Ma è giusto riconoscere che quella strada era sbagliata, così come probabilmente è stata sbagliata la scelta dell’allenatore in estate. Un allenatore che ha proposto un calcio bellissimo, ma che, non appena gli hanno preso le misure, non è stato in grado di trovare contromisure alternative. Troppo dispendioso, quel calcio che se sei al 100% e hai tutta la rosa a disposizione diventa qualcosa di abbagliante, se invece perdi i pezzi e cali di condizione (com’è normale nel corso di una stagione) si trasforma in un autentico boomerang. Perché quei braccetti che in realtà sono esterni e un solo difensore centrale di ruolo si trasformano in una condanna per tutta la squadra. Perché non è possibile chiedere a un unico vero difensore di prendersi sulle spalle tutta la fase di contenimento. Se non corri a mille anche il centrocampo non offre adeguata copertura, si aprono falle, finisce che persino un top come Valentini va in confusione e gli avversari vanno a nozze. Da dove ripartire, dunque? Dai sette punti conquistati contro le prime tre della classe, la dimostrazione tangibile che la squadra non è scarsa, che non è certo da quattordicesimo posto. Certo, è meno forte dello scorso anno, ma quei presunti primattori oggi da qualcuno rimpianti dove sono oggi? Altrove, secondi, terzi, settimi, non primi, l’unico posto utile (lotteria dei playoff esclusa) per staccare il pass per quella B a cui si è andati vicini per due anni, fallendo il bersaglio per ben quattro volte. Secondi, terzi, settimi, non primi: più avanti chissà, oggi intanto è così. Valgono, quelli che oggi giocano a Crotone, a Vicenza, a Cesena, a Carrara, i soldi che guadagnavano? Il campo ha detto di no, perché se fallisci quattro volte il traguardo, non c’è record di punti che tenga. Il dato di fatto è che la B è rimasta una chimera, che è salito chi ha speso meno di te. E se una volta puoi scusarli, quattro no: quattro diventa un marchio di fabbrica. Ed era giusto cambiare.

La domanda successiva: si è cambiato bene? E’ difficile dare una risposta, perché bisogna mettersi nei panni di chi ha condotto un mercato a costo zero, senza poter spendere un euro di cartellini e con il diktat di cedere tutti i migliori, a qualsiasi costo. Oggi va di moda contestare Massimiliano Mirabelli, che però si è trovato nelle stesse condizioni di chi è arrivato a Padova dopo Rino Foschi, che fece spendere 22 milioni di euro in un anno in Serie B per non raggiungere il risultato, creando le basi per il successivo crac, con sparizione del club dal calcio professionistico. E, anche in quel caso, chi venne dopo passò sotto le forche caudine della contestazione nonostante disponesse di un budget neanche lontanamente paragonabile a quello dell’allora ds. Situazione molto simile a quella di oggi, in cui un direttore che era venuto a Padova sotto ben altre premesse, si è trovato a fare le nozze con i fichi secchi. Ci chiediamo allora: è giusto contestare Mirabelli, o forse bisognerebbe riflettere di quanti danni sono stati fatti da chi ha gettato le basi per l’attuale situazione? Non sappiamo se a Joseph Oughourlian tornerà voglia di investire, certo lascia brutte sensazioni non vederlo mai a Padova, non sentire mai una sua dichiarazione, una sua spiegazione per quello che sta succedendo. Nessuno può essere obbligato a spendere vagonate di milioni come lui ha fatto per tre anni, ma ascoltare dalla sua voce un accenno sul futuro, per capire se quello attuale è un ridimensionamento parziale e temporaneo, se la società magari potrà passare di mano più avanti, o se in fondo c’è voglia di tornare a rilanciare, rassicurerebbe un po’ tutti. E magari spegnerebbe certe voci (smentite) che ipotizzano un passaggio di mano del club non così lontano come si potrebbe pensare. Riprendendo il filo: è così scadente il lavoro di Mirabelli a Padova? La risposta la si avrà a fine stagione, ma tendiamo a pensare che presto verrà rivalutato, quantomeno in parte. Di sicuro Liguori e Cretella, arrivati a costo zero, sono un patrimonio del club che prima non c’era, Vasic è una prossima plusvalenza, Ilie potrebbe diventarlo. In tutto questo, qualche acquisto è stato sbagliato: De Marchi ha fatto pochissimo, Gagliano è un flop totale, Zanchi finora non ha convinto, Russini è nel limbo. Ma Vincenzo Torrente può rigenerarlo.

Resta da dire qualcosa su Torrente. Chi lo conosce sa che di solito in uno spogliatoio depresso entra come un caterpillar e che di solito riesce a rivitalizzarlo. E’ un caratteriale, è adatto a Padova, ha le spalle larghe. Sulla carta, ha le carte in regola per riportare il Padova nelle posizioni in cui dovrebbe stare. Magari non primo, ma quinto, sesto, quarto, settimo, di sicuro non quattordicesimo. Poi ci sarà gennaio, quattro giocatori dovranno fare le valigie e si spera che a Mirabelli venga data la possibilità di operare sul mercato con qualche euro in tasca e non con zero, come in estate. C’è ancora molto da scrivere in questa stagione e non è detto che il verdetto sia quello, impietoso, che racconta oggi una classifica mai così deprimente. 




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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