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In una stagione oggettivamente complicata e in cui i risultati sono oggi molto al di sotto delle attese, a Padova ha inevitabilmente tenuto banco nelle ultime ore il caso dello scontro fra Massimiliano Mirabelli e un tifoso avvenuto sabato in tribuna all’Euganeo dopo il fischio finale della partita con la Juventus Next Gen. Un episodio figlio della tensione che circonda l’ambiente da diverse settimane a questa parte e cioè, in particolare, da quando gli ultras biancoscudati hanno iniziato a contestare il direttore sportivo. I motivi specifici di questa contestazione si possono parzialmente intuire, ma al momento non si conoscono nel dettaglio e alcuni passaggi francamente mi sfuggono. Questo clima di tensione, unito ai risultati deludenti, con la squadra che oggi sarebbe addirittura fuori dai playoff ha fatto da miccia all’episodio di sabato. Il primo a sapere di avere sbagliato è lo stesso Mirabelli e bene ha fatto la società a scusarsi in privato con il tifoso e a favorire un incontro riappacificatore fra i due, senza strascichi giudiziari che sinceramente aggiungerebbero solo motivi di ulteriore tensione a un ambiente in fibrillazione. In questo momento è giusto abbassare i toni, cercare di tenere il timone dritto, anche perché la squadra non può non risentire di quello che le accade attorno. In un momento in cui Vincenzo Torrente ha preso in mano il gruppo e lo sta facendo tornare su buoni livelli, anche l’allenatore dev’essere aiutato a poter lavorare nelle condizioni giuste e proficue per i risultati della squadra. Ha chiesto un difensore centrale, un regista e un centravanti e la società sta provando ad accontentarlo. Quello che posso testimoniare, essendo io nella cabina tv riservata a Elevensports accanto a quella in cui ha assistito alla partita il ds, è che Mirabelli ha seguito il match con tanta partecipazione, che imprecava ai gol sbagliati, che si è disperato in più di un’occasione e che ha mostrato sincero interesse per quanto accadeva in campo. In definitiva, quello che vedo è un uomo che tiene al suo lavoro, che soffre perché le cose non girano come vorrebbe e che, pur essendosi trovato in una situazione diversa da quella che gli era stata prospettata inizialmente, sta cercando di gestire una sorta di anno zero con tutte le forze disponibili.

Continuo a leggere interventi di tifosi che paragonano Mirabelli a dirigenti dell’era Penocchio, quando sì, chi era al comando gestiva una situazione pre-fallimentare, mostrando ben poco interesse agli esiti della contesa. Per quello che vedo e che so mi sembra fuori luogo un simile paragone, pur all’interno di un contesto in cui i risultati, questo è innegabile, non stanno arrivando. Contrariamente a nove anni fa, però, in questo caso il club è nelle mani di un finanziere che ha una squadra a tre punti dalla vetta della Ligue1 e che pure in Colombia gestisce il Millionarios nella massima serie da diverso tempo e con la dimostrazione di una capacità manageriale indiscussa. A Padova, questo dicono i risultati, non è riuscito per ora a replicare i successi franco-colombiani. Con una garanzia di solidità certificata, che fa a pugni con i risultati ottenuti quest’anno, ha annunciato sin dall’inizio della stagione tramite i suoi uomini un ridimensionamento. Se non ancora non si fosse capito, Mirabelli sta cercando di rimettere insieme i cocci di chi lo ha preceduto e, ricordando questo, non sto certamente negandone gli errori. Il fatto è che, quando hai un budget importantissimo, gli sbagli commessi vengono annacquati molto più facilmente, quando il budget si dimezza ogni passo falso pesa molto di più.  E così, se nel corso degli anni i vari Mokulu, Gabionetta, Daffara, Rondanini, Culina, Zecca, Fazzi, Baraye, Castiglia, Sylla, Galli, Biasci (gestito nel peggiore dei modi), Nicastro, Paponi, Jefferson, Settembrini, Cissé comprato infortunato, Beretta curato e poi mandato via sono stati nascosti dal super budget messo a disposizione con effetti soltanto procrastinati e che adesso si fanno sentire, ogni errore di Mirabelli (Zanchi e Gagliano su tutti) rimbomba molto di più. Ma non ci sono soltanto deragliamenti nel suo operato, bensì anche operazioni brillanti, su tutte Liguori che, con un terzo dell’ingaggio rispetto a Cosimo Chiricò, ha già segnato otto gol senza far rimpiangere il suo predecessore, diventando un capitale del club, oppure il lancio di Vasic (che non aveva mai avuto spazio in precedenza) e la crescita di Cretella. Ci sarebbero anche Ilie e Calabrese, che ritengo abbiano qualità allenabili e migliorabili, ma quando si tratta di giovani, a volte bisogna sopportare anche dei fuori pista, perché altrimenti i diretti interessati non giocherebbero in terza serie, bensì in ben altre categorie.

Capitolo cessioni e fuori lista. Semplicemente risibile ipotizzare che Torrente, che ha una carriera che parla per lui, si faccia imporre il fatto di non schierare Igor Radrezza né titolare, né part time. L’allenatore lo vede tutti i giorni e, come Bruno Caneo, non vede quello che vorrebbe vedere. Tutti, ma proprio tutti, quelli che lo conoscono, confermano che è un allenatore che ragiona e sceglie con la sua testa e non parla con la bocca altrui. Con tutto il rispetto, il Padova non può dipendere da un singolo giocatore e, quanto a Salvatore Monaco, di cui molti invocano il reintegro, sarà sufficiente ricordare che a Perugia il diretto interessato visse una situazione identica a quella di Padova. Per quale motivo questo precedente non è sufficiente a instillare il dubbio che, forse, dalla parte del torto non sia il Padova, che ha cercato in ogni modo di favorirne un’altra sistemazione, bensì sia il giocatore? Se è vero che il passato insegna, ecco che questa semplice considerazione dovrebbe aiutare a comprendere quello che accade. 

Per chiudere. Manca tremendamente, in questo panorama, la voce di Joseph Oughourlian. Nessuno chiede che intervenga tutte le settimane, ma siccome negli anni precedenti, due o tre volte l’anno il patron ha fatto conoscere il suo pensiero, sarebbe molto importante che oggi tornasse ad esplicitare in prima persona quello che succede, che dicesse che questo anno di ridimensionamento è funzionale a un rilancio nella prossima stagione, che desse una prospettiva quantomeno nel medio termine che aiutasse il tifoso a stringere i denti in attesa del futuro. Ci si può davvero stupire che Padova non accetti una stagione in cui persino l’accesso ai playoff diventa incerto? Allo stesso modo respingo totalmente la teoria secondo cui, se Oughourlian mollasse, non ci sarebbe nessuno pronto a rilevarne il pacchetto di maggioranza. Lo si disse per anni anche nell’era Cestaro, ribadito da più parti e poi alla resa dei conti nessuno ha chiesto scusa quando Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto puntualmente fecero ripartire il club dopo la sparizione dello stesso dal calcio professionistico. In quel tempo era semplicemente utopistico che un imprenditore serio si facesse carico di oltre 10 milioni di debiti, oggi, se mai Oughourlian decidesse di passare la mano, sono pronto a scommettere che qualcuno pronto a raccoglierne l’eredità ci sarebbe e si farebbe vivo. La palla ce l’ha in mano Oughourlian, qualche trattativa nel recente passato c’è stata e non è decollata. Ora credo sia il tempo di tornare a parlare. Nel suo stesso interesse, prima di tutto per tutelare quello che rimane un suo investimento per cui ha immesso risorse davvero significative negli ultimi tre anni e mezzo. 




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About Dimitri Canello

Direttore responsabile del sito web Padovagoal. Nato a Padova l'11 ottobre 1975, si è laureato nel marzo del 2002 in Lingue Orientali con la specializzazione in cinese. Giornalista professionista dal settembre 2007, vanta nel suo curriculum numerose esperienze televisive (Telemontecarlo, Stream Tv, Gioco Calcio, Sky, La 7, Skysport24, Dahlia Tv, Telenuovo, Reteazzurra, Reteveneta, Telecittà), sulla carta stampata (collaborazioni con Corriere dello Sport, Tuttosport, Corriere della Sera, Repubblica, Il Giornale, World Soccer Digest, Bbc Sport online, Il Mattino di Napoli, Corriere del Veneto) e sui media radiofonici (RTL 102.500, Radio Italia Uno)

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