Padova, Bonetto: “Nuovi ingressi in società? Siamo vicini a chiudere qualcosa… E se penso da dove siamo partiti mi vengono i brividi!”

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Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello/Gazzettino, Pierpaolo Spettoli

La voce è quella squillante dei giorni migliori. Il ritorno dall’Indonesia, dove si è recato per motivi di lavoro subito dopo Pasqua, è stato dolce come il miele. L’ad biancoscudato Roberto Bonetto guarda ancora una volta la classifica e sorride: «E’ proprio bella, non c’è che dire… Per perdere il primo posto a questo punto dovremmo davvero suicidarci. Bastano due punti, potrebbero bastarne anche meno e poi è fatta. Speriamo già domenica prossima». C’è un gran sole e scoppia la primavera a Padova; il vessillo del biancoscudo veleggia sopra il ponte di comando in tutto il suo splendore. Manca pochissimo, solo la matematica, per abbandonare una categoria che con questi colori c’entra zero. E poi si potrà tornare a parlare di Lega Pro e di professionismo, il primo passo per tornare grandi. «Ho sempre avuto grande fiducia in questa squadra e in questi ragazzi — esulta Bonetto — se penso da dove eravamo partiti l’estate scorsa, ossia dal mettere in piedi da soli io e Bergamin una magnifica utopia, quella di ripartire da zero, mi vengono i brividi. Ricordo i primi giorni, la partenza per il ritiro di Asiago con un pullman noleggiato in fretta e furia, i giocatori che parevano un gruppo di amici pronti per una scampagnata, senza divise, senza palloni, senza nulla…».

«Ecco, se ripenso a tutto questo devo dire che siamo stati proprio bravi. So bene che Padova con la serie D non c’entra nulla, ma per ripartire bisognava fare il primo passo, quello più difficile. E non era automatico riuscire a vincere il campionato al primo tentativo». I Biancoscudati Padova volano alti nel cielo, a +11 su quell’AltoVicentino che a lungo ci ha provato, ma che alla fine ha chinato la testa di fronte a una squadra praticamente perfetta. La vittoria sulla Sacilese e il contemporaneo ko dei vicentini a Belluno lanciano in orbita la squadra di Parlato. «E la cosa bella è che adesso si potrà programmare con calma il futuro — sorride Bonetto — esattamente quello che volevamo. Il tempo dei Paperoni è finito, pensiamo al fatto che in serie A 16 società su 20 sono ancora riconducibili a un unico proprietario. E allora visto che il mondo del calcio è quello che è, visto che in molti hanno paura di scottarsi, non arriverà magari un socio ricchissimo ma una serie di imprenditori che abbiano voglia di condividere con noi un progetto che guarda lontano. Siamo vicini a chiudere qualcosa, quando sarà il momento convocheremo una conferenza stampa e faremo gli annunci che dobbiamo».

E che punti per prima cosa a recuperare il nome Calcio Padova, visto che ormai l’accordo fra Comune e vecchia proprietà è definito nei dettagli: «In settimana chiederò un appuntamento al sindaco — chiosa Bonetto — perché è arrivato il momento di definire tutto e di scoprire le carte. Anche noi dobbiamo essere certi di quello che possiamo fare, abbiamo grande fiducia in Bitonci e in quello che sta facendo per la nostra società e per questi colori». L’anno prossimo torneranno tanti derby, Bonetto però si augura non quello col Bassano. «Sono andato a vedere Bassano-Venezia domenica — dice — e ho parlato sia con Renzo Rosso che con Werner Seeber. Rosso mi ha detto scherzando che ci vedremo l’anno prossimo ma io mi auguro proprio di no, perché il loro posto è in serie B. Devono farcela e secondo me ce la faranno. Seeber, invece, lo conosco da tantissimo tempo, da quando eravamo a Cittadella ed è anche grazie a questi rapporti che abbiamo potuto prendere Bortot. Chissà, magari i buoni rapporti favoriranno qualche altro affare. Prima, però, bisogna chiudere definitivamente il conto e festeggiare. E programmare…».

Allora come è stato il profumo della Lega Pro? «Bello, al di là del fatto di avere conosciuto il presidente Renzo Rosso. È la prima volta che vedevo una partita di questo campionato e con tutto rispetto abbiamo molti giocatori che ci possono stare». A parlare è l’amministratore delegato Roberto Bonetto che domenica subito dopo la vittoria con la Sacilese è “scappato” in fretta e furia dall’Euganeo insieme al diesse De Poli per andare a vedere Bassano-Venezia congedandosi dalla sala stampa appunto con la frase «vado a sentire un po il profumo di Lega Pro». Bonetto si sofferma sul suo faccia a faccia con mister Diesel. «È un imprenditore che porta alta la bandiera italiana nel mondo e dato che sono amico di Werner Seeber (direttore generale del Bassano nonché ex Cittadella come Bonetto, ndr) ho fatto due chiacchiere con lui nell’area hospitality, fa sempre piacere. Poi ho visto una partita d’alta classifica: può darsi che mi sbagli, ma non ho visto tutta questa differenza con noi». Sta dicendo che siete già proiettati alla costruzione del Padova in ottica futura? «Cominceremo a fare certi ragionamenti con calma ed è un lavoro che faranno il direttore sportivo e l’allenatore che avremo».

Beh, De Poli e Parlato non sono confermati? «Si devono confermare anche loro, ma è chiaro che la nostra intenzione è tenerli. Chi ha lavorato bene merita la nostra fiducia. In questo momento però dobbiamo pensare a vincere il campionato domenica con il Legnago e dalla prossima settimana potremo parlare in maniera ufficiale. Ma è fuori discussione che è nostra intenzione tenerli». Quindi nell’allestimento della squadra non ci saranno grandi stravolgimenti. «Io non sono un tecnico, ho solo detto secondo la mia impressione ci sono molti giocatori che possono stare senza problemi in Lega Pro». Qualche settimana fa riguardo alle vicende societarie aveva dichiarato che sperava di dare qualche notizia dopo Pasqua. Come è la situazione? «Sono appena rientrato dall’Indonesia, oggi pomeriggio (ieri, ndr) abbiamo un incontro con Bergamin nel quale facciamo una panoramica su eventuali soci e strutture, dopodiché abbiamo già alcuni appuntamenti fissati. Tra un paio di settimane mi auguro di organizzare una conferenza stampa per parlare di diverse cose: logo, denominazione, ingresso di soci e conferma del diesse e del tecnico. Questo è l’obiettivo».

Tornando all’immediato dopo gara con la Sacilese, cosa ha provato? «Le emozioni sono state intense e l’abbraccio con mio figlio è stato meraviglioso. Quando siamo partiti in agosto sembrava che fosse una gita scolastica, con questo pullman, io ero in jeans e i ragazzi in pantaloncini corti. Riuscire a fare ciò che abbiamo fatto non è cosa da poco. Forse dobbiamo ancora renderci conto di ciò che abbiamo realizzato in questi mesi. Siamo stati bravi, fortunati, ma è stata una cosa intensamente voluta sin dal primo giorno nel quale abbiamo fondato la società. Ricordate che quel giorno avevo detto quale era il mio motto per il 2014: chi non pensa di realizzare l’impossibile, non realizza neanche il possibile. E noi ci siamo riusciti. Mentre alla festa di Natale ho detto che il mio motto per il 2015 è avere un cuore umile. E l’umiltà è quello che ci deve restare dentro, senza montarci la testa». Del budget che lei e il presidente Bergamin avete messo per l’attuale stagione non avete mai svelato le cifre. «Ma questa è una cosa nostra». Immaginiamo che sia comunque destinato a lievitare per affrontare il prossimo campionato. «Per forza di cose salirà in Lega Pro. Ma è solo per il motivo che nei professionisti, a differenza del campionato nazionale dilettanti, devi pagare i contributi Inps e quindi il costo lavoro raddoppia. Ci regoleremo di conseguenza, ma faremo, faremo sì».




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