Live 24! Padova, tra presente e futuro: la festa continua, ma si pensa già alla prossima stagione

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Ore 21.40 – (Trentino) Un passetto alla volta. Prima la matematica certezza di disputare i playout, poi l’allungo su Triestina e Kras Repen. E adesso? Il Dro lotta per raggiungere un altro traguardo e, allo stesso tempo, coltivare un sogno. L’obiettivo concreto è superare il Giorgione e guadagnare il sestultimo posto, il sogno nel cassetto (ma mica troppo nascosto) è addirittura la salvezza diretta. Che, al momento, dista 4 punti con Tamai e Fontanafredda che non possono non essere preoccupate dalla “remontada” dei droati, capaci di conquistare 7 punti nelle ultime 3 gare grazie ai successi contro Giorgione e Clodiense e al pareggio ottenuto al “Nereo Rocco” con la Triestina. Manfioletti e i suoi hanno una certezza: se saranno capaci di conquistare il bottino pieno nelle ultime tre partite (contro Legnago, Kras Repen e Sacilese: la mission è difficile ma non impossibile) raggiungeranno la salvezza senza dover disputare i playout. In programma ci sono parecchi scontri diretti (i gialloverdi tra due settimane saranno di scena a Monrupino, ma devono ancora disputarsi Fontanafredda – Tamai e Triestina – Fontanafredda) e il Kras Repen deve affrontare la capolista Biancoscudati Padova, che non è intenzionata a fare sconti. Raggiungere e superare Tamai e Fontanafredda non è dunque impossibile ma, allo stesso tempo, non è da trascurare l’ipotesi che il Dro possa allungare ulteriormente nei confronti di Kras Repen o Triestina e portare ad 8 punti il vantaggio nei confronti di una delle due formazioni friulane. E, con tale margine, non ci sarebbero playout, indipendentemente dalla posizione finale occupata dalla sestultima e quintultima della fila. Rimanendo in Serie D ieri è stata giornata di decisioni per il giudice sportivo. Il Mori, dopo la sconfitta (non senza polemiche) in terra trevigiana si è visto comminare una sanzione di 400 euro “per la presenza indebita all’interno degli spogliatoi, di persona non identificata e non iscritta in distinta ma chiaramente riconducibile alla società. La stessa persona, sempre all’interno degli spogliatoi, rivolgeva espressioni irriguardose all’indirizzo degli Ufficiali di gara”. Squalificati per un turno il tecnico Davide Zoller e i giocatori Filippo Benedetti e Stefano Concli. Fermato per una giornata anche il giovane Corrà, difensore del Mezzocorona.

Ore 21.20 – (Il Piccolo) «Abbiamo pochi giocatori d’esperienza, ci manca una punta e Rocco deve ancora imparare a farlo ma la squadra ha avuto una grande reazione. Comunque io sono venuto a Trieste con un unico obiettivo: la salvezza». Il Gagliardi-pensiero alla fine della partita con il Tamai è tanto chiaro e in gran parte condivisibile quanto banale. Tifosi e addetti ai lavori che seguono la Triestina da fine agosto sanno quale sia stata la genesi di questo gruppo. Sanno che l’organico è stato allestito work in progress, sanno che a dicembre quell’organico è stato solo parzialmente aggiustato e sanno anche che la gestione societaria guidata dal presidente-proprietari Pontrelli ha creato non poche tensioni. Quello che forse la città non sa, o non vuole rendersene conto, è che una retrocessione in Eccellenza (lasciando stare l’odiosa ma sempre possibile opzione ripescaggio), sarebbe una sciagura al pari di quanto è successo nel 2011. In un momento nel quale la squadra (indubbiamente poco attrezzata ma non tanto più debole rispetto ad altre concorrenti) dovrebbe concentrarsi su cosa fare in campo l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra sulle ipotesi di eventuali compratori di una cosa che il proprietario in questo momento non sembra intenzionato a vendere. Rino Dalle Rive ha incontrato il sindaco che correttamente non intende sostituirsi al proprietario dell’Unione, altri potenziali investitori (quelli che hanno scelto come consulente per l’area tecnica Totò De Falco) hanno prima parlato con il sindaco e sabato scorso il loro rappresentante ha avuto un colloquio con il presidente Pontrelli. Ma l’obiettivo salvezza è un fattore determinante. Primo perché la prima retrocessione della storia alabardata nei dilettanti avrebbe un effetto ulteriormente depressivo per la piazza. Secondo, ed è quello che più conta, perché scalare di una categoria comporterebbe un costo di 400-500 mila euro per risalire in fretta. E questo aspetto può forse sfuggire a quei tifosi che dagli spalti pensano che sarebbe meglio ripartire da zero (magari dalla terza categoria…), ma non lascia insensibile chi sulla Triestina vuole investire. Chiunque sia il soggetto in questione. Ecco perché per un mesetto ancora, auspicando l’opportunità di giocare lo spareggio play-out, tutte le energie andrebbero concentrate sulla squadra e sui suoi risultati. Ben sapendo che un gruppo che non vince perde fiducia in sè stesso e che quindi il traguardo del mantenimento della categoria è tutto in salita. Perché l’Unione sia in casa che in trasferta ha raccolto solo un pugno di vittorie (quattro). Un pugno maturato in otto mesi che diventerebbe vitale (almeno 2-3 successi) da qui a fine maggio. La ragione non lascerebbe speranze. Ma il calcio non è fatto di sola razionalità. Il calendario è favorevole, la reazione di Tamai ha dimostrato che il cuore della squadra batte ancora. Chi ci crede batta un colpo.

Ore 21.00 – (Tribuna di Treviso) Buone notizie in casa Giorgione. Il ricorso sulla maxi squalifica di Gianmarco Vio è stato parzialmente accolto: le 5 giornate di stop comminate a fine marzo si sono ridotte a 3. Il difensore classe ’95 tornerà a disposizione di mister Paganin già domenica nella sfida interna con l’Altovicentino. Vio era stato stangato per «ingiurie e lieve spinta all’arbitro dopo l’espulsione». Un ritorno importante per i rossostellati in vista del rush finale, con il Giorgione rivitalizzato dall’impresa di Sacile. Il giudice ha fermato per un turno Prosdocimi del Giorgione, Giglio e Perosin del Montebelluna.

Ore 20.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Due punti in tre e si profilano nubi all’orizzonte. Il calendario delle provinciali in serie D aiuterà alla fine, ma al momento non consente calcoli felici. TERZO STOP – Fosse stata troppo brutta per essere vera. Invece era proprio vera. La Sacilese vista contro il Giorgione registra il terzo ko di fila, ma soprattutto palesa una prestazione lontana parente di quelle di cui si era dimostrata capace. Gli ingarbugliamenti in classifica (perso il terzo posto, 4 i punti di vantaggio sulla sesta che è fuori dai playoff) si intrecciano con la situazione societaria (non certo tranquilla, né dal punto di vista personale né come concretezza e rapporti in spogliatoio), tessendo una rete pericolosa che potrebbe intralciare il finale. «Nelle due precedenti sconfitte almeno potevamo essere contenti per la prestazione. In questa sicuramente no», ammette Carlo Marchetto, titolare del timone biancorosso, con una barca che comincia a fare acqua. TRE PUNTI DI ORLO – Tamai e Fontanafredda pareggiano, rispettivamente in casa con la Triestina e a Montebelluna. La vittoria del Giorgione a Sacile però diminuisce il cuscinetto di sicurezza. «Abbiamo paura di vincere», è in sintesi il pensiero di Stefano De Agostini dopo il pari con i giuliani. «È stato uno 0-0 bello, con supremazia nostra, basti vedere l’8 in pagella al loro portiere – sostiene Maurizio De Pieri -. Spero solo che tutti facciano il loro dovere sino alla fine – puntualizza l’allenatore rossonero -, perché già si sono visti risultati molto sorprendenti». Il tutto alla vigilia di un derby che non potrà essere accordato, o accontentato, con un punto ciascuno. Ci sono le altre due regionali, Kras e Triestina, a occupare i posti più bassi dei playout. Il loro distacco da Dro e Giorgione non è tale da annullare l’ipotesi spareggi per chi occupa il tredicesimo piazzamento. Sono 8 i punti di distacco che eluderebbero i confronti, guardando poi agli scontri diretti.

Ore 20.20 – (Messaggero Veneto) Un derby si “carica” da sé. Ma quando può decidere una stagione, la febbre è ancora più alta. E così da oggi per Fontanafredda e Tamai, rivali domenica al Tognon, è tempo di pensare a una gara cruciale. Il perché è presto detto: la classifica vede entrambe le compagini con appena 3 punti in più del Giorgione, sestultimo e in questo momento condannato ai play-out. Insomma, c’è il rischio per entrambe di farsi riacciuffare. Ma c’è pure un’ancora di salvataggio, nella malaugurata ipotesi ciò succedesse, ed è offerta dal regolamento, che da quest’anno prevede che se la sestultima ha 8 o più punti di vantaggio sulla terzultima, si salva direttamente senza bisogno di disputare la gara (unica) di play-out. In questo momento Tamai e Fontanafredda (a quota 37) vantano 9 punti in più della Triestina (28), terzultima. Ma gli alabardati hanno un calendario non proibitivo: il già retrocesso Mori e proprio i rossoneri di De Pieri da affrontare allo stadio Rocco, quindi chiusura sul campo del già salvo Legnago. Non così complicato pure il cammino del Kras, che vanta un punto in più (29) dei “cugini”: domenica potrebbero approfittare dell’ebbrezza del Padova neopromosso in Lega Pro, quindi Dro in casa e Clodiense (squadra data in caduta libera) all’ultima giornata. Rapidi conti alla mano: la terzultima potrebbe spingersi perlomeno a quota 35. Per essere sicura di salvarsi, pertanto, la sestultima deve arrivare a quota 43. Per mobilieri e rossoneri lo spazio di due vittorie: una parrebbe assicurata dal calendario, visto che il Fontanafredda finirà la regular season in casa con il Mori Santo Stefano e il Tamai a Mezzocorona (le due formazioni già retrocesse), l’altra, ed ecco l’importanza della sfida, potrebbe essere in palio domenica. Pure considerato che alla penultima, il “Fontana” si recherà a Trieste, mentre il team di De Agostini ospiterà l’Arzichiampo, ancora in corsa per il terzo posto. Al via, dunque, una settimana da derby, mai come stavolta con la “d” maiuscola.

Ore 20.00 – (Messaggero Veneto) C’è una prima volta per tutto. Anche per vedere un Carlo Marchetto davvero arrabbiato. I play-off sono ancora al sicuro, ma la 3ª caduta di fila non è andata giù al tecnico della Sacilese, che oggi terrà a rapporto la squadra per provare a capire le cause del black-out col Giorgione. «Ne parleremo – dice Marchetto – perché si può perdere in tanti modi, ma non giocando male dall’inizio alla fine. Abbiamo le risorse fisiche e morali per rialzarci subito». Sarà bene sia così, perchè domenica a Chioggia (anche la Clodiense è reduce da 3 ko di fila) potrebbero tornare in gioco pure gli spareggi-promozione.

Ore 19.40 – (Gazzettino, edizione di Belluno) La storia dice Ripa, il presente dice Belluno, i bomber dicono Ripa e Belluno. Il primo è Gianmarco Brotto, il secondo Simone Corbanese. Due amici e già compagni di squadra che domenica pomeriggio si troveranno di nuovo l’uno contro l’altro, da avversari. Il primo neroverde, il secondo gialloblù. E che ora, qui, hanno accettato il faccia a faccia. Una domanda, due risposte, partendo da ciò che la storia di un derby giovanissimo ha finora raccontato: tre vittorie del Ripa (le due in Coppa ai rigori e il trionfale 4-1 nel match di ritorno dello scorso campionato), una vittoria del Belluno (gara di andata dell’anno scorso) e un pareggio (lo scorso autunno). Ma questo derby come andrà a finire? Brotto: «Vince il Ripa, 3-1». Corbanese: «1-0 per il Belluno». Uomo partita? B: «Tomasi». C: «Schincariol». Non credi che il derby bellunese sia sentito più dal Ripa che dal Belluno? Una sorta di Juve-Toro, in cui il Belluno fa la parte della blasonata. B: «Non lo so perché non ho mai vissuto il derby dall’altra parte. È un derby, è una partita particolare, forse il Belluno sentirebbe di più quello con la Feltrese? Io in genere non sento particolarmente le partite, ma mi rendo conto che c’è quel qualcosa in più. E avendoci giocato, nel Belluno, è sicuramente una di quelle partite in cui sono particolarmente felice di esserci». C: «No, ogni derby ha le sue motivazioni, la sua carica, i suoi perché. Noi dopo un brutto periodo abbiamo centrato due bellissime vittorie e non vogliamo fermarci qui, anzi. E loro, allo stesso modo, avranno i loro motivi per volerci battere». Un derby si vince con… B: «… il coraggio. Il coraggio di scendere in campo non per aspettare di non perdere, ma per vincere». C: «… con la convinzione che non si deve mollare un centimetro. Avremmo dovuto capirlo in queste ultime settimane; quando abbiamo mollato le abbiamo prese, quando abbiamo ricominciato a correre l’uno per l’altro abbiamo battuto l’Altovicentino». Domenica puoi scippare un compagno di squadra all’altro. Chi? B: «Uno solo? Se non posso prendere proprio lui, Simone, allora vado sull’altro Simone: Bertagno. Anche se Merli Sala, o Radrezza, o Duravia…». C: «Nessuno, i migliori sono i miei compagni». Corbanese e Brotto insieme. Possibilità? B: «Non lo so proprio, ma lo spero. Chi non vorrebbe giocare con uno come lui al fianco?». C: «Difficile dirlo, di certo – avendoci già giocato – mi farebbe piacere perché Gianma è uno che fa la differenza. E quindi è meglio averlo dalla tua». Il tuo modello? B: «Per cattiveria e completezza dico questo Tevez, ma in assoluto Ronaldo. Quello vero, non Cristiano». C: «Sono milanista, ma dico Del Piero per quello che è stato in campo e fuori. Seguono Zanetti e Maldini». La persona che più ha influito nella tua carriera? B: «Il loro mister, Roberto Vecchiato, per quello che è stato quando ci ho giocato insieme. Mi spiace solo che tutto ciò che mi ha insegnato l’ho capito dopo e non l’ho messo in pratica subito, sul momento, quando a fine anno siamo retrocessi». C: «Tante. Vecchiato per la mentalità e la voglia di vincere, Raschi per quello che mi ha dato a livello umano e spingendomi a credere in me stesso. E poi tutti quei mister che non mi vedevano; è in quei momenti che sono cresciuto». La tua squadra arriverà…? B: «Nelle prime dieci, è il minimo. Speravo ben più in alto, ma abbiamo sbagliato troppo e troppo spesso e ci meritiamo questo risultato. Potevamo dare molto di più». C: «Terzo». La maglia del prossimo anno? B: «Magari ne avessi già una…». C: «Quella gialloblù».

Ore 19.20 – (Corriere delle Alpi) Non è una settimana come le altre, con il derby all’orizzonte e una salvezza alla quale manca ancora la matematica. A tre giornate dalla fine, con la permanenza in serie D da confermare e la prossima stagione da riprogrammare sullo sfondo – anche con i quadri societari da ridefinire – in casa neroverde il direttore sportivo Alberto Faoro non parla di futuro. «Il futuro è il derby di domenica. Ci mancano 3 punti per essere tranquilli e bisogna andare a Belluno per provare a fare risultato. Lo avremmo fatto anche se fossimo stati matematicamente salvi, a maggior ragione visto che ci servono dei punti. Cominciamo la settimana con spirito positivo». La straprovinciale. «Sono tanti anni che giochiamo derby. Quello principale e poi quello provinciale, per cui siamo abbastanza temprati nello spirito. Sarà una settimana tranquilla. Prepareremo la partita con la massima serenità, senza ossessioni». L’infermeria si sta svuotando. Sta finendo l’emergenza in attacco per l’Union. È rientrato finalmente Brotto, che domenica è partito dalla panchina, entrando a partita in corso dopo un pezzo che non giocava. E Mastellotto ha superato le noie al ginocchio, ripartendo con una doppietta. «A parte le condizioni di Solagna da valutare (si è fermato per problemi alla cervicale), per il resto avremo tutti a disposizione», spiega il ds Faoro. «C’è la voglia di andare a Belluno e di chiudere il discorso salvezza, perché abbiamo bisogno di punti». Bentornato Radrezza. Pensando ai cugini, il direttore sportivo dell’Union è «contento che ci sia anche Radrezza, perché se lo merita dopo tutto quello che ha passato», sottolinea Alberto Faoro. Quanto al borsino della vigilia, «il Belluno ha fatto risultati molto importanti perché ha battuto l’Altovicentino, ha vinto anche l’ultima partita ed è lì che sta lottando per obiettivi importanti. Noi abbiamo perso solo una volta nelle ultime otto, per cui non sarà facile fare punti nemmeno per il Belluno», aggiunge il ds neroverde. «Loro sono favoriti per il fattore campo e per la classifica. Stanno facendo complessivamente meglio, però non siamo in un brutto momento nemmeno noi. Siamo abbastanza distanti in classifica, avremmo voluto essere un po’ più vicini, ma non è in discussione nessun tipo di supremazia. È una partita che vale tre punti». Salvezza più vicina. «Non manca solo la matematica», commenta il diesse del Ripa Fenadora. «La vittoria col Mezzocorona è stata importante per andare a 41 punti, però l’ultima giornata abbiamo lo scontro diretto col Giorgione (che è la squadra appena dentro i play out e domenica ha vinto) e non è ancora detta l’ultima parola. È vero che ci sono in mezzo altre due squadre, però ci mancano ancora dei punti per stare tranquilli, 3 per l’algebra».

Ore 19.00 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno è tornato. O forse semplicemente non se ne era mai andato. La vittoria contro l’Altovicentino e quella di domenica contro il Kras Repen hanno fatto fare nuovamente un salto in avanti in classifica ai gialloblù, che con un colpo di reni sono tornati in terzi in classifica e ora non vogliono assolutamente lasciare la posizione. «Come ho sempre detto abbiamo avuto dei problemi oggettivi – spiega l’allenatore del Belluno Roberto Vecchiato – alcuni infortuni medio lunghi ci hanno condizionato non solo le partite, ma anche gli allenamenti, dove eravamo in dodici o tredici al lavoro. Tutto questo sommato all’essere in corsa per la classifica giovani D valore ci ha portato a fare alcune scelte. Qualcuno ci vedeva in crisi? Non era così». Una rosa praticamente al completo. Con la sola assenza di Ruben D’Incà, il tecnico gialloblù ritrova il gruppo che non era così “numeroso” da dicembre. «Siamo contenti – continua Vecchiato – il fatto di essere praticamente tutti presenti ci dà forza e nuove energie per per inseguire il nostro obiettivo play off. I sei punti nelle ultime due settimane ci hanno dato una bella spinta in classifica, complici anche i risultati delle nostre avversarie. Vogliamo continuare su questa strada pensando prima di tutto a noi stessi e lavorando settimana dopo settimana cercando di rimanere lassù in classifica». Una vittoria meritata. Il Belluno si è presentato sul campo difficile del Kras Repen e si è portato in vantaggio con la bellissima rete di Marco Duravia. Nel secondo tempo i gialloblù sono stati riagguantati, ma ci ha pensato Simone Corbanese a ristabilire le distanze con il gol numero ventuno della sua incredibile stagione. «La squadra ha giocato un gran primo tempo, nella ripresa invece i primi dieci minuti non abbiamo fatto bene. Ho cambiato modulo e siamo passati dal centrocampo a rombo al 4-3-3 ed è andata meglio, abbiamo meritato di vincere perché i ragazzi hanno spinto molto più degli avversari. Il Kras Repen si è sempre fatto sentire ma è normale visto che dovevano salvarsi». Ora sotto con il derby. Domenica prossima il Belluno attende al Polisportivo il Ripa Fenadora che è praticamente salvo. «Loro non hanno niente da perdere, avevano ambizioni diverse dalla salvezza ma la loro stagione non è andata in linea con le aspettative. Quella del Belluno, invece, è andata anche oltre. Siamo sempre stati tra le prime cinque, ora siamo terzi e abbiamo preso un premio economico importante. Partita diversa? Ora come ora per noi un avversario vale l’altro anche se è ovvio che sarà un match particolare contro una squadra della nostra stessa provincia».

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Occhi puntati su Korablin, quale futuro darà al Venezia? A salvezza pressoché raggiunta il pallino è fin d’ora nelle mani del presidente Yury Korablin, l’unico a poter sciogliere il nodo vitale relativo alla situazione economica del club. Il patron moscovita all’inizio del 2015 aveva dichiarato di voler tornare in città una volta al mese, la sua ultima uscita pubblica risale però al 21 febbraio: da allora il flusso di denaro dalla Russia (costato un -3 alla squadra e una squalifica fino al 19 agosto per lui, sanzioni contro cui il Venezia farà ricorso) è ripreso a singhiozzo facendo solo presagire un ritorno alla piena normalità. «Le penalizzazioni sono solo l’aspetto più visibile delle difficoltà economiche affrontate – spiega il dg Dante Scibilia -. Problemi imprevisti a inizio stagione e che hanno ritardato i pagamenti verso la Figc (contributi sugli stipendi da settembre a dicembre, ndr) e i «terzi», fornitori e prestatori di servizi. Korablin sa bene come sia necessario, in vista della prossima stagione, riportare il club a una situazione di serenità finanziaria». Il tutto entro il 30 giugno, scadenza per iscriversi alla Lega Pro 2015/16. Per questo Scibilia sollecita un summit chiarificatore con Korablin che, peraltro, essendo inibito dovrà deliberare nel cda la consegna del «potere di firma» verso la Lega Pro alla consigliera Zhanna Chesnokova. «Abbiamo sempre relazionato e aggiornato il presidente su tutto. Ad oggi non ci sono stati contatti significativi e diretti, con il ds De Franceschi abbiamo chiesto un incontro e siamo pronti anche a tornare a Mosca. L’importante è programmare per tempo, è fondamentale conoscere con trasparenza la sua strategia». Scibilia nonostante un’annata molto sofferta sul piano gestionale proseguirebbe il lavoro iniziato nel luglio scorso. «La mia disponibilità c’è, bisogna però che il quadro economico sia chiaro dal primo istante. Al Venezia non manca nulla per far bene, pur nelle difficoltà è stato costruito un patrimonio che sarebbe un peccato disperdere. Anche sul piano tecnico, certo, perché gli ultimi risultati hanno dimostrato le potenzialità della squadra». Da ieri, dopo l’1-1 col Pavia, il team di Michele Serena prepara al Taliercio la trasferta di sabato a Sassari (ore 14.30) con la Torres.

Ore 18.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Sei risultati utili consecutivi e dieci punti, anche se poi ridotti dalle penalizzazioni. E’ il miglior momento del Venezia e non è un caso se coincide con il finale di stagione, vuoi per l’amalgama arrivato tardi, vuoi per i tanti infortuni solo ora superati. Sabato al Penzo, contro il Pavia, si è visto in panchina Hottor al suo «esordio», ma soprattutto si è rivisto in campo Andrea Raimondi, dopo lo stop dell’ultimo mese. «Sono contento di essere rientrato velocemente, ho lavorato tanto per questo. Sono felice dell’impatto, anche se alla fine ero a pezzi». Aver vinto a Bassano e pareggiato con il Pavia, attuali capolista e vice, dice molto delle qualità degli uomini di Michele Serena. «Questo ci fa ancora più rabbia, perché – osserva Raimondi – siamo venuti fuori tardi. Ma ogni squadra ha i suoi tempi». A tre giornate dal termine, con 45 punti e il +7 sul Monza, zona playout, non c’è ancora la salvezza matematica, ma basta poco. «Siamo tranquilli e una volta salvi continueremo ad attaccare per vincere».

Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) È un finale di stagione rovente. La vicenda giudiziaria del Novara, penalizzato di otot punti, tiene con il fiato sospeso tutti. Sarà la decisione definitiva? Intanto la società di De Salvo ha presentato il preannunciato ricorso alla Corte Federale d´Appello. E l´“affaire” sta scaldando gli animi di allenatori e presidenti che si sfidano a suon di dichiarazioni sul web. Ma la questione del Novara non è l´unica che ha interessato il girone A di Lega Pro. La penalizzazione del Monza, giunta la settimana scorsa, ha regalato la matematica salvezza al Real Vicenza. Mentre, a tre giornate dalla fine, cambia il timoniere l´Alto Adige: la società bolzanina ha esonerato Adolfo Sormani. Terzo cambio di allenatore e ora sulla panchina degli altoatesini arriva Giovanni Stroppa, che aveva già allenato l´Alto Adige nella stagione 2011-2012 sfiorando i play off. Continuano i colpi di scena dunque, annunciando un campionato ancora totalmente aperto. Là davanti la promozione è un affare a cinque tra Bassano, Pavia, Alessandria, Novara e Como. Subito dopo c´è il gruppone in cui è inserita anche la squadra di Marcolini. Per i biancorossi, come già detto, la salvezza è questione archiviata. Tutt´altra storia la sesta piazza, obiettivo del Real Vicenza, di tutto rispetto visto che per la società vicentina è il primo anno in Lega Pro. Tante le squadre sul limbo tra un ottimo piazzamento e il rischio play out. Tre le puntate che mancano al gran finale, nove i punti in palio. Stessi punti che separano il Renate, ad oggi quindicesimo in classifica, dalla FeralpiSalò che occupa la sesta posizione. Ancora tutto da decidere anche nelle retrovie con AlbinoLeffe, Pro Patria, Pordenone e Lumezzane condannate agli spareggi, ma nessuna ancora condannata alla retrocessione. Nel gruppone di metà classifica naviga anche il Mantova, prossimo avversario del Real Vicenza. 43 i punti dei lombardi, 48 quelli della squadra di Marcolini. Per il Mantova una vittoria vorrebbe dire mettere una seria ipoteca sulla salvezza, anche senza guardare a quelle sotto. Il Real spera di raccogliere i frutti di quanto seminato nelle ultime partite. Sfortuna, qualche errore arbitrale, infortuni ed espulsioni. Non un periodo proprio roseo per i biancorossi che, nonostante tutto, hanno fatto vedere cuore, carattere, ma anche qualità tecniche. Manca però la vittoria. E adesso più che mai sarebbe importante tornare da Mantova con il bottino completo: i tre punti. Arezzo e Cremonese tallonano i vicentini in classifica, ma sotto si fanno vedere anche tutte le altre.

Ore 17.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tutti gli occhi sono puntati su venerdì prossimo, quando la Corte di giustizia federale discuterà il ricorso d’urgenza presentato dal Novara contro gli otto punti di penalizzazione inflitti dal tribunale federale in primo grado. Logico che anche a Bassano, al di là del risultato di ieri sera maturato al Piola fra i piemontesi e la Giana Erminio, si guardi con interesse e attenzione anche a quanto accadrà nel secondo grado di giudizio della Giustizia sportiva, che per forza di cose sarà decisivo anche in ottica primo posto. Non tira un’aria di supersconti, ma qualcosa quasi certamente il Novara dovrebbe riuscire a recuperare. Fatto sta nel frattempo il Bassano tira dritto per la sua strada, incassando anche i complimenti di Domenico Toscano: «Asta e i giocatori stanno facendo qualcosa di importante – ha spiegato l’allenatore del Novara – e per questo va apprezzato il modo con cui si sono approcciati alla nostra penalizzazione. Hanno dimostrato onestà intellettuale, sia loro che il presidente Rosso». Quel che è certo è che l’ultimo weekend è stato tutto a favore del Bassano, corsaro a Vicenza mentre Alessandria e Pavia sono state fermate sul pareggio da Feralpisalò e Venezia. L’appuntamento adesso è fissato per sabato alle 14.30, quando i giallorossi affronteranno il Renate al Mercante, a poche ore di distanza dal verdetto della Corte di Giustizia federale: «Dobbiamo tapparci le orecchie – taglia corto Antonino Asta – mancano 3 giornate, dobbiamo pensare solo a noi ed alle nostre prestazioni, senza badare alla classifica, rimanendo liberi mentalmente, pensando di essere sempre dietro a rincorrere, perchè paradossalmente così rendiamo di più. La situazione del Novara l’ho vissuta anch’io a Monza e posso solo dire che mi dispiace per il loro mister ed i giocatori, perchè essendoci passato so cosa si prova».

Ore 17.10 – (Giornale di Vicenza) Il Renate più che il prossimo avversario è una iattura. Gradevoli come un bruciore di stomaco, i brianzoli sono da tre anni (prima no perchè erano in D) il rebus irrisolto del Bassano, la cosiddetta bestia nera. Da settimane non stanno combinando nulla di buono e stanno scivolando lentamente verso l´inferno della classifica, ma statene certi che sabato si leonificheranno per l´immancabile agguato ai giallorossi, un rituale che va avanti ormai da un triennio: 3 ko e 2 pari il ruolino coi nerazzurri lombardi, i quali un po´ si sono inguaiati da soli pareggiando con la Pro Patria e venendo raggiunti al 90´ su rigore (ora sono a +3 dal Monza) e un po´ tenteranno di inguaiare la Virtus come da decreto legge. Si sorride eh, per esorcizzare lo spettro dei milanesi, ma a Tonino Asta è bastata la beffa al 90´ dell´andata e in rimonta per alzare le antenne. «Scordiamoci di essere al comando – argomenta – pensiamo piuttosto di dover inseguire perché paradossalmente così rendiamo di più e andiamo dentro più liberi mentalmente. Ci siamo goduti qualche ora da prima della classe, ma ora sotto col Renate che è un rivale durissimo, che con noi si gioca un pezzo di salvezza. Occhi apertissimi». Dal canto suo capitan Iocolano, appiedato sabato dal giudice sportivo al pari di Semenzato indica la strada. «Dovremo metterci ancora più cuore del solito – recita Ioco – senza farci attanagliare dalla tensione. Ragioniamo una gara alla volta, lasciamo perdere la classifica. Io non ci sarò in campo ma sono sicuro che i compagni daranno il massimo, fidatevi. È importante poi che la gente ci stia vicino come sempre nelle occasioni che contano. Ora c´è bisogno davvero di tutti». Senza Ioco volante nelle mani di Nolè, i galloni di leader designato ora spettano al fantasista potentino che col Renate dovrà essere potentissimo. RICORSO NOVARA: Il Novara ieri ha inoltrato ricorso contro la penalizzazione di 8 punti e venerdì, salvo slittamenti, il reclamo sarà discusso dalla Corte d´Appello Federale. Se il verdetto di secondo grado non soddisferà i piemontesi, si rivolgeranno al terzo e ultimo grado di giudizio, il Collegio del Coni. A Novara hanno molto apprezzato le parole di Stefano Rosso (“Sentenza sorprendente”) e del tecnico Asta, elogiati dal trainer Mimmo Toscano, improntate all´equilibrio e al basso profilo, senza esultanze fuori luogo. STROPPA ALL´ALTO ADIGE: Sarà Giovanni Stroppa, 47 anni, il nuovo tecnico dell´Alto Adige: l´ex milanista rileva Adolfo Sormani sollevato dall´incarico domenica sera dopo il ko casalingo col Mantova. Stroppa, che ha firmato un accordo sino a giugno 2016, ha già allenato il sodalizio altoatesino nel 2011-12 sfiorando la promozione in B. Debutterà sabato a Pavia.

Ore 16.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A sei giornate dal termine del campionato il Vicenza è in serie A. Con 59 punti, i biancorossi sono al secondo posto in B, a pari punti con il Bologna con cui però ha il vantaggio degli scontri diretti grazie allo 0 a 0 del Menti e al 2 a 0 ottenuto a Bologna con la doppietta di Moretti. La squadra di Pasquale Marino inizia quindi la volata degli ultimi sei turni con un piccolo vantaggio sul Bologna, un punto sul Frosinone e ben cinque sul Perugia quarto. Sei partite in un mese, l’ultima il 22 di maggio, che decreteranno le due promosse dirette in A e le otto che andranno ai playoff per la massima serie. «Un posto per la promozione è già aggiudicato», sottolinea l’ex centravanti del Vicenza Stefan Schwoch, che nella sua carriera ha vinto tre volte il campionato di serie B con Venezia, Torino e Napoli. «Al Carpi bastano soli tre punti per conquistare la matematica certezza, e ormai per loro è fatta. Per il secondo posto che vale la promozione diretta vedo una lotta a tre tra Vicenza, Bologna e Frosinone; il Perugia a mio avviso è troppo indietro, per la serie A diretta gli umbri non hanno chance». Analizzando i calendari di Vicenza, Bologna e Frosinone, Schwoch ritiene quello dei bolognesi il più complicato. «Premesso che in B di partite facili non ce ne sono – precisa l’ex dirigente del Vicenza – ritengo che il Bologna abbia tre trasferte molto difficili, con quella a Frosinone che si può quasi definire uno spareggio da giocare però al “Matusa”, dove i ciociari finora hanno colto ben 39 punti e perso solo una volta contro la Ternana. Difficile anche il cammino del Frosinone che se la vedrà con il Bologna e con il Vicenza al Menti all’ultima giornata, e particolare quello del Vicenza, che sulla carta ha le prime tre gare abbordabili (Varese ed Entella in casa, e Brescia fuori ndr), ma dovrà affrontare negli ultimi tre turni tre scontri diretti, di cui due in trasferta a La Spezia e a Livorno, e poi quello al Menti contro il Frosinone. In questa situazione per i biancorossi di Pasquale Marino l’ideale sarebbe avvantaggiarsi un po’ nei prossimi tre turni, ma in serie B niente è facile, e pensare di poter battere Varese, Brescia ed Entella solo perché sono nelle zone basse della graduatoria sarebbe un grave errore». Ma chi potrà essere per Schwoch l’uomo chiave in queste ultimi e decisivi turni di campionato? «Il Bologna dovrà sperare nelle grandi capacità di bomber di Cacia, un attaccante che in serie B ha sempre fatto la differenza. Nel Frosinone è Dionisi il giocatore che ha i mezzi per mettere in difficoltà le difese avversarie, ben spalleggiato da Daniel Ciofani, un centravanti che in area di rigore è molto forte. Nel Vicenza, detto che Di Gennaro e Cocco stanno disputando un campionato ad altissimo livello, punto molto su Ragusa, un giocatore che ha tecnica, forza e colpi che possono in qualsiasi momento decidere una partita. E’ rientrato dopo un lungo infortunio, ma a Cittadella l’ho visto molto bene, del tutto recuperato. E se Ragusa torna al top, può essere la carta che fa saltare il banco».

Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) L´equilibrio che sa esprimere la squadra sia quando è in possesso di palla che quando deve invece contrastare l´iniziativa degli avversari è uno dei segreti del rendimento del Vicenza di Pasquale Marino. La grande rimonta non sarebbe stata possibile senza questa dote. E proprio grazie a quell´equilibrio il Vicenza riesce da un lato a trovare quasi sempre la via del gol e dall´altro a limitare al minimo le reti subìte. E se Andrea Cocco con i suoi 17 gol interpreta al meglio il buon rendimento offensivo, non va sottovalutata la crescita del reparto arretrato. Se il Vicenza a 6 turni dal termine può puntare alla promozione il merito è anche di una fase difensiva che ormai poggia su meccanismi ben sperimentati. La riprova sta nei numeri: la squadra ha incassato 32 reti nelle 36 giornate di campionato e soltanto in tre hanno saputo far meglio. La formazione largamente più blindata della B è naturalmente la capolista Carpi che ha subìto appena 24 reti, subito dopo Bologna e Modena che hanno incassato 30 reti e quindi soltanto 2 in meno dei biancorossi. È un aspetto decisivo la saldezza davanti a Vigorito: il portiere nelle ultime due gare ha chiuso imbattuto e così al Vicenza è bastato segnare un gol (Cocco contro l´Avellino e Di Gennaro su rigore a Cittadella) per portare a casa il bottino pieno in entrambe le gare. Alla ripresa della preparazione ieri al Morosini è rimasto a riposo di D´Elia, costretto a lasciare il campo per infortunio a Cittadella nell´azione in cui aveva subìto un netto fallo da rigore ed era stato invece ammonito per simulazione. Purtroppo, in attesa di accertamenti in corso, sembra però che l´esterno mancino dovrà restare fuori tre settimane, un´assenza pesante in difesa.

Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) La promozione è adesso. In una settimana, da sabato 25 aprile a sabato 2 maggio con il turno di martedì 28 il Vicenza affronterà tre squadre impegnate nella lotta per la salvezza: il Varese e l´Entella in casa, il Brescia nella trasferta infrasettimanale. Tre partite in 8 giorni, come per tutte le altre ovviamente, ma con la differenza non piccola che ai biancorossi di Marino il calendario riserva penultima e ultima dell´attuale classifica e un´altra squadra in zona playout. Certo non vuol dire che saranno gare semplici, chi lotta per la sopravvivenza (e il Vicenza degli ultimi dieci anni ne sa bene qualcosa…) riesce spesso a trovare risorse insospettabili, ma sfidare tre pericolanti dovrebbe essere più vantaggioso che incrociare una diretta concorrente alla promozione. Insomma, per dirla in due parole e facendo tutti gli scongiuri del mondo, il calendario dei biancorossi non è malaccio, anzi. Migliore comunque di quello delle principali rivali: per dire, Frosinone e Bologna saranno di fronte in uno scontro diretto da scintille proprio in chiusura della settimana con le tre partite, il 2 maggio. La promozione è adesso perchè l´occasione di tentare la fuga al secondo posto è davvero irripetibile, in particolare con due partite in casa su tre e quindi con la spinta straordinaria del pubblico a sostenere la squadra di Marino. Vero che tre partite in 8 giorni nascondono spesso insidie da non sottovalutare, ma le premesse appaiono incoraggianti. La squadra gode di un´ottima condizione atletica nel suo complesso (il preparatore atletico Mauro Franzetti ha svolto davvero un gran lavoro) tanto è vero che finisce in crescendo le partite e spesso le volge a proprio favore nel secondo tempo. E a questo punto, se non consideriamo il “pericolo-diffidati” (che in realtà c´è: Sampirisi, Garcia Tena, Laverone, Cinelli, Sciacca, Ragusa, Petagna saranno squalificati al prossimo cartellino giallo), Marino può contare anche su buone alternative nella settimana con le tre partite. Tutti sono disponibili, Sciacca a parte, non solo, ma Ragusa, Vita e Spinazzola hanno dimostrato proprio a Cittadella di essere in crescendo di condizione. Senza contare che dal punto di vista del morale il Vicenza è la squadra che sta meglio di tutte perché ha i numeri più scintillanti: il secondo posto raggiunto proprio nell´ultimo turno al termine di una lunga e brillante scalata non può che regalare un pieno di entusiasmo e convinzione ai biancorossi. Per molti di loro si tratta di un´occasione più unica che rara di centrare un´impresa clamorosa. La promozione è adesso perché senza addentrarsi nelle tabelle che non vuol fare mai nessuno basta dare un occhio al calendario per capire che se il Vicenza riesce a raccogliere il massimo o quasi dalle prossime tre gare potrebbe andare in fuga e diventare forse imprendibile. Comunque sia, è il momento di provare a dare una spallata ad una concorrenza che non sembra godere della stessa condizione dei biancorossi, che sotto la guida di Marino sanno produrre gioco e risultati. Saranno otto giorni che possono schiudere al Vicenza la porta del sogno.

Ore 16.00 – (Gazzettino) Il ko con il Vicenza ha peggiorato la situazione del Cittadella e il tecnico Foscarini ha provveduto immediatamente a mettere in atto i rimedi necessari per una pronta reazione cercando prima di tutto di capire il perchè del passo indietro nel secondo tempo del derby. Sabato e domenica la squadra si è ritrovata al Tombolato per un lavoro straordinario, non per punizione ma per stare di più insieme e ritrovarsi soprattutto nella testa. Ecco come la squadra, attraverso un difensore, un centrocampista e una punta, ha recepito il delicato momento. DE LEIDI. Il jolly difensivo sta giocando con continuità in ruoli diversi e fa di necessità virtù: «Quando ciò che riusciamo a fare non basta, c’è da lavorare di più. Nelle ultime partite non siamo stati fortunati, ma ci abbiamo messo del nostro per trovarci in questa brutta situazione. Non bisogna ripetere gli errori di attenzione commessi e dobbiamo acquisire più concretezza non solo a livello offensivo. Serve più incisività e prontezza anche negli interventi della fase difensiva». Sul black out nel secondo tempo del derby con il Vicenza, riprende: «Ci hanno messi sotto sul piano del gioco anche per causa nostra in quanto non abbiamo messo in campo la necessaria cattiveria agonistica. È stata una questione mentale, ma nella ripresa siamo calati anche fisicamente perchè avevamo speso tanto per far giocare il meno possibile il Vicenza, che sapevamo essere squadra forte e in forma». PAOLUCCI. Sostiene il centrocampista pescarese: «Abbiamo sempre giocato per fare risultato, ma nell’ultimo periodo non ci siamo riusciti anche per demeriti nostri. La prestazione è mancata solo nel secondo tempo del derby con il Vicenza. Sapevamo che era una partita delicata e non siamo riusciti a esprimere ciò che ci eravamo fissati. Adesso giriamo pagina e ripartiamo con rabbia per reagire e con entusiasmo per poterci esprimere al meglio. Mancano solo sei partite alla fine del campionato e c’è la possibilità di rimediare, noi lo vogliamo fermamente. Per riuscirci dobbiamo tenere alto il livello di concentrazione per tutta la gara, mentre a volte in questo siamo mancati. Inoltre dobbiamo essere più cinici davanti e più bravi a non subire. La strada da percorrere che conosciamo è solo quella di lavorare ancora di più. Sono fiducioso che ne verremo fuori anche questa volta». MINESSO. Spiega l’esterno d’attacco: «Quando si è in queste situazioni ci sono di norma più cause. Al di là degli episodi poco fortunati, dobbiamo metterci più coraggio, più cattiveria e più concretezza nello sfruttare le occasioni da gol che, a parte nel derby con il Vicenza, abbiamo sempre creato. Tutti dobbiamo dare di più lavorando per ritrovare la necessaria mentalità vincente. A questo punto ci serve la vittoria e sono convinto che arriverà. Nulla è compromesso, la classifica è corta e noi ci crediamo».

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Difesa, è piena emergenza. Il Cittadella si prepara alla cruciale trasferta di Brescia, in programma sabato 25, con un grattacapo in più e non di poco conto: si è fermato Filippo Scaglia. Il centrale granata, rientrato proprio nel derby con il Vicenza, non è uscito dal campo in buone condizioni e la radiografia effettuata ieri ha confermato il problema, evidenziando una lesione di secondo grado al muscolo adduttore lungo della coscia sinistra. Da definire i tempi di recupero, ma potrebbero superare il mese. Il che significa che Scaglia potrebbe aver terminato anzitempo la sua stagione. Un altro problema per Foscarini, che recupera capitan Pellizzer, rientrato a tutti gli effetti in gruppo, ma si trova a fare i conti con una retroguardia rivoluzionata e in piena emergenza. Oggi dovrebbero arrivare le sanzioni del giudice sportivo: sono scontate le squalifiche di Pierobon, espulso per l’intervento disperato su Ragusa che ha causato il rigore contro i biancorossi, e Barreca, squalificato per somma di ammonizioni, destinati ad aggiungersi a Camigliano, che sconta il suo ultimo turno di stop, dopo le tre giornate rimediate a Latina. Da capire se sarà sospeso o no anche Cappelletti, ammonito venerdì scorso. Proprio Camigliano ieri era assente giustificato, visto che è impegnato con la Nazionale Under 20 che oggi, alle 15, a Frosinone, affronterà la Germania nel Torneo “Quattro Nazioni”. Era invece presente, ma si è allenato a parte, Federico Gerardi, che lavora in maniera differenziata: la speranza è di recuperarlo per le ultime partite, dopo la distorsione del ginocchio sinistro con interessamento del collaterale laterale rimediata contro il Carpi.

Ore 15.20 – (Corriere del Veneto) La speranza è l’ultima a morire, ma i risultati della concorrenza e il calendario non proprio agevole delle ultime sei giornate non mettono certo di buon umore. Vincendo a Latina il Catania si è tirato fuori forse definitivamente dalla zona pericolo, inguaiando a sua volta i pontini che parevano aver preso un buon ritmo dopo il successo nello scontro diretto proprio col Cittadella. Non resta che attendere i primi riscontri, a cominciare da sabato a Brescia, una sorta di ultima spiaggia. Nel senso che perdere sarebbe una sciagura, mentre una vittoria avrebbe un valore benefico incalcolabile. La tegola in arrivo dall’infermeria, inoltre, è di quelle che fanno male. Non c’è davvero pace per il Cittadella e per Claudio Foscarini. E così, non si fa nemmeno in tempo a prendere atto con soddisfazione del pieno recupero di Michele Pellizzer che subito di ferma l’altro centrale titolare, Filippo Scaglia. La risonanza effettuata oggi ha evidenziata una lesione di secondo grado all’adduttore, che fa presupporre uno stop di almeno 40 giorni. A questo punto la stagione del centrale ex Torino potrebbe essere terminata anzitempo. Il resto della squadra è a disposizione di mister Foscarini, ad eccezione di Camigliano impegnato oggi e domani con la Nazionale Under 20 (domani alle ore 15.00 a Frosinone Italia – Germania per il Torneo «Quattro Nazioni»). A questo punto, considerato il terzo turno di squalifica di Camigliano e la contemporanea assenza di Scaglia, restano De Leidi e Pellizzer, tenendo presente che Cappelletti potrà essere utilizzato all’occorrenza nel ruolo di centrale.

Ore 15.00 – (Gazzetta dello Sport) La parte tecnica è stata affidata al d.s. Fabrizio De Poli, già calciatore del Padova negli anni 80. «Siamo partiti in ritardo rispetto agli altri – spiega – per formare la rosa abbiamo dovuto selezionare 70 calciatori e tanti giovani bravi si erano già accasati. Per fortuna il Padova è stato un richiamo per alcuni giocatori, che hanno fatto di tutto per venire da noi». Qui Marco Cunico è tornato a volare (12 gol), qui il difensore Sentinelli ha conquistato l’ottava promozione della carriera («Da quando sono nati i miei due bambini non ho perso un campionato, sono magici»). AMBIZIONI Anche l’allenatore era una sicurezza: Carmine Parlato, 44 anni, napoletano ma padovano d’adozione, già due promozioni dalla Serie D con Rovigo e Pordenone: «In estate avevo detto ai giocatori: non deludiamo questa città, facciamola rivivere. La scomparsa dal calcio professionistico era stato un colpo al cuore, adesso con una scossa li abbiamo risvegliati tutti». La conferma di De Poli e Parlato sembra una formalità e dovrebbe arrivare a giorni. Idee chiare anche sul futuro, parola di Bergamin: «C’era un programma triennale per salire in Lega Pro, è bastato un anno. Ora faremo un programma triennale per tornare in B…». Domenica sera, durante la festa in piazza delle Erbe, i tifosi hanno esposto uno striscione che è tutto un programma (e non serve l’interprete): «Semo tornai, desso xè c… vostri».

Ore 14.50 – (Gazzetta dello Sport) «Si partiva da zero e la condizione del Comune era che la nuova società desse continuità alla scuola calcio, all’attività di formazione. Quello che hanno fatto i proprietari è stato miracoloso, un esempio per il mondo del calcio». I due «eroi» si chiamano Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, entrambi padovani e tifosi. Il primo ha 63 anni, per 17 presidente del Villafranca, è titolare della Sunglass, leader nella produzione di vetro curvo, ma con interessi nella nautica di diporto e nell’alta velocità. L’altro è Roberto Bonetto, 61 anni, a capo della Finanziaria Thema Italia (energia, immobili e calzature sportive), che in società ha portato anche il figlio Edoardo, 31 anni, vice presidente con delega al marketing e un passato da difensore in C. «L’inizio non è stato facile – spiega il presidente Bergamin – la gente aveva dei dubbi su di noi, legittimi. Era scottata dalle precedenti esperienze. Noi siamo stati capaci di trasmettere passione e progetto e i tifosi hanno capito». CHE CUORE L’attaccamento è stato straordinario. Una media di 4 mila spettatori in casa, con picchi di 6 mila. «Non è stato un miracolo – spiega l’a.d. Bonetto – abbiamo lavorato per costruire una società su basi solide, sull’umiltà».

Ore 14.40 – (Gazzetta dello Sport) Sopra le macerie è nato un bel fiore. Si chiama Biancoscudati Padova, ma ancora per poco: tra qualche giorno tornerà a chiamarsi Calcio Padova ed entro alcuni mesi si riapproprierà anche della propria storia, dei trofei, del logo. Tornerà a tutti gli effetti il vecchio Padova, quello che con Nereo Rocco si arrampicò fino al terzo posto della Serie A, quello che fu la culla calcistica di Alessandro Del Piero. Dopo aver riacquistato la speranza il 24 luglio 2014, con la costituzione della nuova società ripartita dai dilettanti, domenica il calcio a Padova si è ripreso definitivamente anche la dignità, spazzata via la scorsa stagione da una gestione irresponsabile. Ci sono voluti 269 giorni per mettere una pietra tombale sul recente passato. Vincendo a Legnago per 2-1, il Padova è tornato tra i professionisti, stabilendo il record di vittorie in 105 anni di storia (25) e raggiungendo i 78 punti in 31 gare, 2,51 di media, la migliore di tutti i campionati, dalla Serie A ai dilettanti. IN TRIONFO I protagonisti della Liberazione Padovana sono facilmente identificabili. Uno di questi è Massimo Bitonci: dopo la decisione del vecchio presidente Diego Penocchio di non iscrivere la squadra in Lega Pro, il sindaco è andato a caccia di imprenditori che mettessero cuore e risorse per non lasciare Padova senza calcio.

Ore 14.20 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Ripartire da un progetto funzionale agli obiettivi”) Quanto è stato dolce il risveglio con il Padova in Lega Pro? Tanto, tantissimo. E non poteva essere diversamente viste le tante emozioni vissute prima a Legnago e poi in piazza delle Erbe, con la truppa biancoscudata portata in trionfo dai suoi magnifici tifosi. E festa grande sarà anche domenica quando la squadra riceverà l’abbraccio dell’Euganeo.
Ma un po’ tutti ora si fanno la stessa domanda: anche la prossima stagione gli obiettivi del club saranno ambiziosi? Difficile azzardare previsioni, soprattutto fino a quando non ci saranno comunicazioni ufficiali sull’ingresso o meno di nuovi soci. Su una cosa però siamo sicuri e possiamo già mettere la mano sul fuoco: l’onestà intellettuale della premiata ditta Bergamin & Bonetto garantisce a tutti gli effetti il confronto, la crescita, la sfida. E questo è già un ottimo punto di partenza. Ma non solo. Queste persone hanno dimostrato con i fatti di avere la credibilità e la legittimità per mettere a punto un progetto che abbia basi solide sul piano economico e che sia funzionale agli obiettivi sportivi. Ovviamente i primi tasselli di questo progetto, salvo clamorosi colpi di scena, saranno Parlato e De Poli. Il passo successivo sarà quello di costruire una squadra di forte personalità, ma allo stesso tempo con ampia prospettiva sul futuro.

Ore 14.10 – (Gazzettino) «È un premio per tutti, nel nostro motore ci sono molte componenti. E rivolgo un grazie di cuore a tutti, tifosi e media, per esserci stati vicini dandoci fiducia e aiutandoci a sorvolare su qualche negatività che si poteva creare». Dopo i festeggiamenti bis in piazza delle Erbe e la cena, anche Parlato è andato in discoteca con la squadra. «Quando ero più giovane ero uno che ballavo, l’altra sera sono stato invece in disparte e ho bevuto qualcosina godendomi la festa dei ragazzi. All’una e mezza ero comunque a casa, loro si sono fermati più a lungo». E quando è andato a letto si è addormentato subito o ha ripercorso la giornata? «Ero talmente pieno di informazioni, che appena ho appoggiata la testa sul cuscino mi sono addormentato. Anche se poi mi sono svegliato prima del solito. È stato, ripeto, un risveglio bello e appagante dato che sento di avere fatto il mio dovere e di avere dato una gioia a tutti». Tra la miriade di complimenti che ha ricevuto, ce ne è uno in particolare che ha apprezzato? «Quello di Carolina Morace, quando allenava a Viterbo ero il suo capitano. Ora è in Canada e ogni tanto ci sentiamo, mi ha mandato un messaggio facendomi i complimenti e mi ha fatto molto piacere». Senza comunque togliere nulla agli altri attestati. «Mi hanno fatto piacere anche quelli ricevuti dalla maggior parte dei miei ex compagni di squadra ai tempi del Padova. E poi naturalmente quelli della mia famiglia, che è la cosa più importante».

Ore 14.00 – (Gazzettino) Discorsi sul futuro, però, che non devono turbare la festa in casa biancoscudata e le parole del tecnico sono eloquenti. «È giusto che questo gruppo fino all’ultimo giorno della stagione possa godersi la festa per tutti i sacrifici che ha fatto. Tenuto conto, poi, che vogliamo onorare al meglio l’impegno delle ultime tre partite di campionato e ciò che verrà dopo», vale a dire la poule scudetto. Ma cosa servirebbe al Padova per disputare una buona Lega Pro? «La fame e le motivazioni che abbiamo avuto quest’anno. Questo è un gruppo di ragazzi straordinari che ha capacità tecniche, tattiche e fisiche. Poi è chiaro che bisogna sedersi a un tavolino, ma va fatto un passo alla volta». Tornando al capolavoro sul campo, Parlato si gode giustamente il momento di gloria: «È stato un risveglio dolce questa mattina (ieri, ndr), forse ancora non mi rendo conto che abbiamo raggiunto l’obiettivo». Parla ancora di obiettivo, come ha fatto per tutta la stagione, senza pronunciare la parolina magica: glielo facciamo notare e corregge subito il tiro. «Lo dichiaro ufficialmente, abbiamo centrato la Lega Pro. Se mi soffermo sui numeri, mi vengono i brividi, è difficilissimo quello che abbiamo fatto. Può sembrare un sogno, ma è la realtà: devono darmi qualche schiaffo per dirmi “svegliati, che sei arrivato”».

Ore 13.50 – (Gazzettino) Sono giorni decisivi per definire le conferme di Parlato e De Poli in vista del prossimo campionato di Lega Pro. Nel tardo pomeriggio di ieri si è tenuto un primo faccia a faccia nel quale la società ha ribadito la volontà di procedere al rinnovo del rapporto con tecnico e diesse, e allo stesso tempo cercando di capire le loro richieste. Le parti si sono prese qualche giorno di riflessione, dopodiché il tutto sarà definito tra questo fine settimana o l’inizio della prossima. «Siamo sulla strada giusta, c’è buona predisposizione da parte di tutti» afferma l’amministratore delegato Roberto Bonetto. In attesa di comunicazioni ufficiali, Parlato si è meritato la conferma sul campo. Vede il suo futuro nel Padova? «Me lo auguro, c’è la volontà da parte mia come da parte della società. Non lo dico per presunzione, ma è giusto sedersi a un tavolino per capire, non l’aspetto economico, ma il futuro del Padova. Io quello che dovevo fare l’ho fatto portando la squadra e i tifosi, che erano amareggiati per l’esperienza precedente, in una categoria che sta ancora stretta. Una volta che avrò fatto una chiacchierata con la società, mi renderò conto se posso allenare o meno il Padova per quello che sarà l’obiettivo. Anche se naturalmente da parte mia la volontà è quella di continuare».

Ore 13.40 – (Gazzettino) Ha preferito invece seguire la festa da spettatore come in passato senza andare sotto i riflettori Marco Bergamin, figlio del presidente nonché collaboratore dell’area tecnica. «Allo stadio ero in mezzo agli ultras, insieme a vecchi amici e me la sono goduta da fuori come tutte le altre volte: Cremona, Firenze, Busto Arsizio». Anche lei era in mezzo ai tifosi che hanno invaso pacificamente il campo per festeggiare? «No, sono rimasto a guardare, è venuto Ilari in mutande a salutarmi in tribuna. È stata una bella giornata e naturalmente ero felice anch’io. In compenso in campo c’erano mia moglie e i miei figli. È stato davvero bello». Anche in occasione dei festeggiamenti in piazza delle Erbe il copione è stato lo stesso. «Non sono salito in loggia, sono rimasto sotto con i miei amici. Mi sono vissuto la festa da tifoso fino alla fine, poi ho recuperato mio figlio e sono andato a casa». Con la promozione in tasca è inevitabile proiettarsi già all’anno prossimo. Come sarà? «Per questo Padova è un campionato nuovo, bisognerà provare a fare il meglio possibile. Sarebbe bello ripetersi, ma non sarà semplice. La speranza è quella di fare una stagione positiva».

Ore 13.30 – (Gazzettino) La notte biancoscudata è andata avanti al Kofler per la cena ed è terminata alla discoteca Extra Extra fino alle ore piccole. Si è scatenato anche lì? «No, era giusto che si divertissero i ragazzi che hanno continuato a cantare e festeggiare, senza comunque esagerare dato che eravamo in mezzo ad altra gente». A chi dedica questa promozione in Lega Pro? «La prima persona che mi viene in mente è mio nonno che è mancato a dicembre dopo una lunga malattia. Sperava di riprendersi perché il suo desiderio era quello di venire allo stadio, ma non ce l’ha fatta. E poi la dedico a mio padre. È stato difficile all’inizio convincerlo a prendere il Padova, ma credo che oggi sia molto contento e orgoglioso di averlo fatto. Lo ringrazio per avermi aiutato a coronare questo sogno: da giocatore non sono riuscito a indossare la maglia della prima squadra, tornare da dirigente è una cosa fantastica». Ora che la Lega Pro è realtà, come società inizierete a pensare al futuro. «Ci troveremo intanto con direttore sportivo e allenatore che sono le figure chiave per pianificare l’anno prossimo, siamo molto ottimisti. Nella vita quando ami una cosa, la fai al meglio e raggiungi gli obiettivi. Dobbiamo studiare un business plan per cercare di riportare il Padova in serie B».

Ore 13.20 – (Gazzettino) Nei festeggiamenti davanti allo spogliatoio dello stadio Sandrini è stato uno dei più scalmanati, lavando ripetutamente tutto e tutti. Compreso papà Roberto. Edoardo Bonetto, messe da parti le vesti da vice presidente e tolto ogni freno inibitore, è stato l’autentico “mattatore” della meritatissima festa biancoscudata. «L’aspettavo da tanto tempo. Io sono sempre una persona pacata, ma quando è il momento di festeggiare esprimo il vero Edoardo che è in me. Era giusto gioire, è stata una cavalcata trionfale. Siamo partiti da zero e nessuno credeva in noi. Abbiamo fatto le cose con grande umiltà e abbiamo dato sempre il massimo tutti, e non mi riferisco solo alla squadra, ma anche a Oriano e Luciano (i magazzinieri, ndr) che hanno fatto trovare ogni giorno le cose perfette ai giocatori, e a tutti coloro che fanno parte del Padova, dove siamo un gruppo giovane che si trova a meraviglia». Festa che poi è proseguita in piazza delle Erbe. «È stato davvero bello. Avevo vissuto qualche promozione da tifoso, viverla dall’altra parte dà un’emozione mille volte superiore».

Ore 13.10 – (Gazzettino) «Ho seguito la stagione della squadra da sportivo – commenta Francesco Peghin, consigliere di Confindustria Veneto e presidente di Fondazione Nord Est -. È stata una cavalcata bella e incredibile, che ha riportato un entusiasmo pari o forse superiore a quello degli anni della promozione in B. Penso che la Lega Pro sia il minimo per una città come Padova, ma intanto essere tornati a questo livello è già importante». Peghin, che oltre ad essere stato presidente di Assindustria Sport è stato anche socio del Padova di Cestaro, analizza anche le possibilità di eventuali sostegni da parte di altri imprenditori al progetto di Bergamin e Bonetto: «Non so quale sarà la strategia della società e le scelte che faranno. Penso comunque che questo entusiasmo possa invogliare anche altri imprenditori a sostenere questi progetti. Anche se dovessero entrare altre realtà, serve una figura di riferimento organizzativo. La gestione attuale comunque ha dimostrato competenza ed è giusto che resti saldamente alla testa della società».

Ore 13.00 – (Gazzettino) Bergamin è un’espressione del tessuto imprenditoriale padovano e in particolare il legame con Confindustria è stretto, visto che nelle vesti di presidente di Sunglass fa anche parte del consiglio di Confindustria Padova. «La stagione scorsa è stata fonte di sofferenza e indignazione per chi ama questa città – commenta il presidente della Camera di Commercio, Fernando Zilio – Questa promozione è un’uscita dall’inferno, riuscita grazie ad una dirigenza che si è dimostrata seria nei fatti, non solo a parole, cogliendo l’obiettivo dopo un anno». Non si tratta però solo di soddisfazioni sportive. «Una squadra di alto livello ha una ricaduta importante per tutta la città, soprattutto se gestita da persone che vogliono bene alla città». Per Zilio infatti l’esperienza dei Biancoscudati Padova è una novità importante: «Si tratta di uno schema nuovo, fatto di passione e competenza, ma anche di trasparenza e onestà. Credo che per questo si potranno trovare anche altri soci, perché gli imprenditori che hanno dato vita a questo progetto si sono conquistati la fiducia».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Anche l’imprenditoria padovana applaude al ritorno del Padova nel calcio professionistico. Una stagione trionfale che fa gioire il cuore dei tifosi, ma che viene vista come un successo importante anche da altri punti di vista. Per tutti l’elemento base è il riconoscimento delle qualità organizzative e gestionali della nuova proprietà. «Un capolavoro di professionalità, lavoro infaticabile, modestia – commenta il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco -. Dimostra l’affidabilità di un’organizzazione seria e coesa, incarnata nei grandi mercati internazionali conquistati anno dopo anno, con il meticoloso culto del prodotto, e oggi portata nell’esperienza sportiva, nella serietà societaria e tecnica, animata da autentica passione e legame con il territorio. Oggi Giuseppe Bergamin riporta Padova calcistica tra i professionisti e ridà orgoglio, oltre il fatto sportivo, a una comunità che ha bisogno di ritrovare fiducia in se stessa e nelle sue tante eccellenze».

Ore 12.40 – (Gazzettino) E lo stesso difensore romano, forte delle sue otto promozioni in carriera, replica pure alla foto pubblicata dal preparatore atletico Alan Marin che posa con Niccolini e Zubin con cui un anno fa ha festeggiato a Pordenone. «Ma vincono sempre gli stessi» scrive Marin, ma Sentinelli non ci sta: «Mancava qualcuno qui però me sa!». Stesso copione per gli inserimenti di Degrassi, Busetto, Pittarello e Mattin. Segato, sull’immagine dell’invasione di campo finale si limita a un semplice «finalmente», mentre Petkovic esprime gratitudine: «Grazie a Dio, grazie a tutti». Non manca il vicepresidente Edoardo Bonetto: «Oggi posso rispondere senza pensarci un secondo alla domanda che da luglio gli amici mi hanno sempre posto. Ne vale la pena? Sì, tutta la vita. Grazie Biancoscudati Padova». Non mancano i complimenti dei tifosi gemellati del Palermo e quelli degli ex, come Mazzoni: «Un pensiero al Padova e ai suoi tifosi. Godetevi la festa!». Oltre a lui Tiboni e Falsini: «Complimenti per la promozione a tutta la squadra a tutti i tesserati a chi lavora dietro le quinte e non si vede mai che è importantissimo e soprattutto ai suoi magnifici tifosi».

Ore 12.30 – (Gazzettino) «Campeones». È questa, scritta di volta in volta con qualche licenza poetica, la parola tormentone che caratterizza ogni intervento su Facebook dei protagonisti della promozione. Dopo essersi concessi a telecamere e taccuini, i giocatori hanno manifestato la propria gioia e soddisfazione anche attraverso i social forum, con tono scanzonato, ma anche con parole di ringraziamento o con una vera e propria dichiarazione d’amore, come quella di Nichele alla moglie Michela, accompagnata, da un selfie con in sottofondo la piazza gremita. Tra le belle parole a lei rivolte, una frase che riguarda la famiglia da cui si può capire la possibile la strada per una futura serie B. «Stiamo crescendo di numero – scrive – e quindi crescono i campionati vinti…». Per la gioia dei tifosi, dunque, sarebbe opportuno regalare a Giulia e Giovanni un nuovo fratellino. Il selfie postato da Ferretti dal palazzo della Ragione lo ritrae con lo stesso Nichele, Niccolini e Sentinelli che così commenta. «Sti quattro fanno un po’ paura visti da vicino, soprattutto verso le 15 della domenica».

Ore 12.20 – (Gazzettino) Ancora tre gare di campionato per cercare nuovi record e poi occhi puntati sulla poule scudetto, obiettivo a cui il Padova tiene molto. Il primo passo vedrà la squadra impegnata in uno dei triangolari con le vincenti dei gironi A e B (attualmente Cuneo e Castiglione) con partite di sola andata, una in casa e una fuori, che si disputeranno il 17, il 20 e il 24 maggio. Passano le tre prime e la migliore seconda, con semifinali giovedì 28. Il titolo nazionale verrà assegnato sabato 30 con diretta su Raisport. Semifinale e finale si giocano in campo neutro e in caso di parità al 90′ si batteranno i calci di rigore.

Ore 12.10 – (Gazzettino) Quella ottenuta domenica a Legnago è la terza promozione biancoscudata del nuovo millennio, con la quarta – il sogno di arrivare in serie A – sfumato nella finale play off a Novara nel 2011. Non mancano elementi in comune con i precedenti exploit come ad esempio il fatto che si sia sempre festeggiato dopo una partita esterna, come successo a Bolzano (pareggio a reti bianche con l’Alto Adige il 29 aprile 2001) con la promozione in C1 con due giornate d’anticipo e a Busto Arsizio nella finale play off con la Pro Patria vinta per 2-1 grazie alla doppietta di Di Nardo il 21 giugno 2009. Tra il primo e l’ultimo salto di categoria ci sono varie altre similitudini, a partire dalla categoria raggiunta – comunque chiamata – o dal copione del torneo. Anche in quel caso il Padova (guidato da Varrella e con in campo i vari Ferronato, Centofanti, Bergamo e Tasso, oltre allo stesso Thomassen) vinse in anticipo il testa a testa con un’unica avversaria, nell’occasione il Mestre, dopo avere perso per 1-0 immeritatamente lo scontro al vertice in trasferta.
Il parallelo che lascia il segno in maniera più evidente riguarda però la società, anche allora fresca d’insediamento di un presidente padovano che sostituiva un lombardo (Viganò) osteggiato dalla piazza. Una stagione, quella della vittoria in C2, che come l’attuale fu caratterizzata conseguentemente dall’unità d’intenti della piazza, elemento che non ha invece contraddistinto la promozione in B del 2009, arrivata in maniera rocambolesca dopo una stagione caratterizzata da cambi in panchina, polemiche, silenzi stampa e divisioni, ma con un incredibile sprint finale.

Ore 11.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Conferma di ds e mister, centro sportivo ed azionariato popolare”) La festa per la promozione del Padova, anzi chiamiamolo ancora per un po’ Biancoscudati Padova, è destinata a protrarsi a lungo, con il primo, nuovo grande appuntamento collettivo fissato per domenica prossima, all’Euganeo, in occasione della partita con il Kras Repen. Sarà un altro bagno di folla, com’è giusto che sia, per Bepi Bergamin, Roberto ed Edoardo Bonetto, per Fabrizio De Poli e Carmine Parlato, gli altri dirigenti e lo staff tecnico, oltrechè naturalmente per gli artefici di questo ritorno nel calcio professionistico. La stagione, che si chiuderà con la sfida, adesso diventata platonica, con l’unica rivale seria per il primato, l’Altovicentino, il 10 maggio, non si esaurirà fra tre settimane, perché c’è anche lo scudetto della categoria in ballo, e il mister, che l’anno scorso se l’è cucito sul petto a Pordenone, sotto sotto sogna il bis tricolore. Insomma, ci sarà da divertirsi e, auguriamocelo, di gioire ancora per questo gruppo straordinario, composto di uomini veri, dal vertice del club sino all’ultimo dei magazzinieri, e che anche nell’ora del trionfo, e dell’esplosione di entusiasmo collettivo, ha dimostrato tutta la sua compattezza, dote basilare per andare lontano, insieme a tanta umiltà. Adesso s’inizierà a pensare al futuro e a come preparare l’impatto con la Lega Pro. Un bell’impegno, una nuova avventura da affrontare con raziocinio, intelligenza e misura. Al di là della rosa che comporrà il Padova dei professionisti – certamente con il vecchio nome e il logo che contraddistinguevano l’Acp 1910 – il primo tassello, per i due soci-benefattori (d’ora in avanti li chiameremo così, perché hanno fatto un regalo immenso alla collettività), sarà la conferma, a nostro avviso obbligata, di diesse e allenatore. Ne hanno pieno diritto, dopo il capolavoro realizzato in 9 mesi. La seconda, imprescindibile mossa è la sede degli allenamenti: non sarà più la Guizza e neppure Bresseo, ma forse Noventa, nel centro sportivo conosciuto come “Noventello”. Il terzo passo riguarda l’azionariato popolare: o si va avanti perché ci sono le condizioni giuste per coinvolgere i padovani oppure è meglio lasciar perdere. E solo chi ha vinto la scommessa più difficile ha il diritto di decidere come crede.

Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Il rapporto con Parlato? «Buono. Mi piace perché è un uomo umile e intelligente. Oltre ad essere un bravo allenatore. E la sua intelligenza lo porterà a migliorare gli aspetti in cui può ancora crescere dal punto di vista professionale». Quando ha compreso di avercela fatta? «A Valdagno. Nonostante la sconfitta, ho capito che eravamo più forti e solo noi potevamo perdere il campionato». Lei ha ottenuto due promozioni a Padova anche da giocatore. Quale le ha dato più soddisfazione? «Tutte, vincere è sempre bello. In questo caso mi ha ripagato del lavoro, dei sacrifici e del coraggio avuto in questi mesi». L’emozione più bella? «La vittoria con la Sacilese in casa e l’abbraccio con mio figlio al centro del campo a Legnago». Non ci sono dubbi sulla sua conferma l’anno prossimo, o no? «Stiamo discutendo con la proprietà, che ringrazierò sempre. Da parte mia vorrei restare, ovviamente decideranno i dirigenti. La settimana prossima avrete tutte le risposte». Nel caso in cui restasse, rivoluzionerà la squadra per la Lega Pro? «No, io manterrei l’ossatura, con un po’ di rinforzi mirati».

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Come ha fatto a creare un gruppo così coeso? «Grazie all’umiltà di tutti. Il complimento più bello che ho ricevuto dai tifosi è proprio questo: si vede che giocate con umiltà». L’acquisto che l’ha più sorpresa? «Busetto. Per il modo in cui è arrivato. Nell’ultimo anno del settore giovanile a Padova aveva avuto qualche difficoltà, siamo andati a ripescarlo per una serie di coincidenze e poi è stato in grado di ritagliarsi un grande spazio. E non era facile in questa squadra». Il giocatore che più la diverte? «Mattin è uno fuori di testa. Trasmette un’allegria e una serenità contagiose, è diventato la mascotte di tutti». Il momento più delicato? «Dopo la sconfitta di Mogliano, arrivata nell’unico momento in cui ci siamo rilassati e siamo stati un po’ presuntuosi. La settimana successiva è stata pesante, anche perché io e il mister ci siamo fatti sentire. Ricordo di aver detto alla squadra: “Se c’è qualcuno che non ha più voglia di condividere questo progetto, alzi la mano e si faccia da parte”. Nessuno rispose e da lì è partita la striscia vincente». Lei è uno che parla tanto al gruppo? «No, il contrario. Faccio pochi discorsi, anche perché così mi ascoltano di più. Ho parlato al gruppo, staff e tecnici compresi, il primo giorno di ritiro. Ho chiesto solo due cose: rispetto reciproco tra tutti e di lavare i panni sporchi in casa».

Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Fabrizio De Poli, eravamo rimasti al 21 luglio scorso. È tarda sera, le squilla il telefono, lei risponde e dall’altra parte della cornetta una voce le chiede: “In che bar sito?”. Era il presidente Bergamin. «Sì e io non ero al bar ma a casa, ho ricevuto la proposta della società e ci ho messo poco ad accettare. Volevo tornare a Padova». Nove mesi dopo può festeggiare una promozione ottenuta partendo da zero. Non aveva nemmeno un giocatore in mano e con quasi due mesi in meno di tempo a disposizione rispetto alle concorrenti ha costruito una squadra vincente. Il segreto? «La prima cosa di cui abbiamo discusso era il budget e mi hanno messo a disposizione delle cifre superiori rispetto alla media della categoria. Ricordo un messaggio di Edoardo Bonetto il giorno in cui è stata ufficializzata la mia nomina. Mi ha scritto: “facci divertire”». Così è stato, ma con quante difficoltà? «Rispondo con un altro messaggio, ricevuto il giorno prima della partenza per il ritiro. Mi scrive il presidente Bergamin: “Può bastare un pullmino da nove posti, visto che non abbiamo giocatori?”. Io rispondo: “Presidente, guardi che ne abbiamo già presi”. Ne abbiamo provati tanti, ma era inevitabile».

Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Non ha voluto perdersi la festa-promozione nemmeno il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che con tanto di sciarpa biancoscudata al collo è salito sopra la balconata di Palazzo della Ragione, salutando dirigenti e giocatori, oltre a tutti i tifosi. «Per me questa rappresenta una sfida vinta, visto che non più tardi di 9 mesi fa non sapevamo nemmeno se saremmo riusciti a iscrivere la squadra al campionato di serie D», le parole del primo cittadino. «Il merito ovviamente va ai due soci, che io chiamo la premiata ditta B&B, anche se non voglio dimenticare che pure il Comune ha fatto la sua parte promuovendo l’iscrizione in serie D. Ricordo ancora l’incontro fra i tifosi e i candidati sindaco a maggio e poi i tentativi di salvare la vecchia società. Siamo ripartiti da zero, ma l’abbiamo fatto nel modo migliore. Non era facile, si poteva ripartire in maniera completamente opposta. Abbiamo scommesso su questa società, l’abbiamo fatto per la città e la risposta l’abbiamo avuta in questa occasione, con tutti questi tifosi in festa». E adesso anche il vecchio logo può tornare a casa: «La vecchia società ha già cambiato nome, per cui da quel punto di vista non c’è problema. Appena il tribunale omologherà il piano per la ristrutturazione del debito, prenderemo anche lo scudo». Dove può arrivare questo Padova? «Il calcio è parte integrante della città, Padova merita la Lega Pro, anzi merita di più. Sono sicuro che la prossima stagione ci saranno belle sorprese, perché questa è una società sana. È giusto aspirare alle categorie superiori, ma sempre mantenendo l’umiltà di quest’anno».

Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Il Padova di allora contro il Padova di adesso: cosa c’è di diverso? «Quest’anno nello spogliatoio c’è stato un gruppo più “classico”, con qualche personalità particolare, ma nel complesso con un buon insieme di persone». Chi è il Centofanti di oggi? «Nessuno, perché uno come lui non mi è mai più capitato di incontrarlo. Felice era un tipo pazzo ma buono, difficilissimo da inquadrare in una categoria precisa: colorato, imprevedibile, che faceva morire dalle risate. Di fondo, però, ha sempre difeso la squadra: era un pazzo, ma i suoi compagni venivano sempre prima di tutto». E se andava sopra le righe c’era Andrea Bergamo a riportarlo sulla terra. C’è stato un altro Bergamo quest’anno? «Questo sì, ed ovviamente mi riferisco a Marco Cunico. Ha fatto il vero capitano, il giocatore che c’è anche quando non gioca. Una persona che dice quel che pensa, che quando si prende le sue responsabilità in campo e fuori lo fa con grandissima naturalezza. È un ruolo che gli sta molto bene addosso». La dedica? «Essendo uno che segna poco, non ho mai niente da dedicare a qualcuno, finalmente posso farlo. E il pensiero va naturalmente alla famiglia, a mio figlio Christian e soprattutto a mia moglie Michela. È lei che ormai da tanti anni, quasi 15, vive il mio lavoro: è venuta in Danimarca, mi ha seguito in Norvegia, e dopo sette anni è tornata a casa. Sono sicuro che anche lei l’ha vissuta molto intensamente».

Ore 10.50 – (Mattino di Padova) Due promozioni a distanza di 14 anni: stesse emozioni? «Assolutamente no, avere 14 anni in più mi ha permesso di vivere l’annata stessa in maniera diversa: oggi, rispetto ad allora, devo ammettere che me la sono goduta ancora di più. Per me ha un sapore ancora più particolare perché mai avrei pensato di tornare qui, né tantomeno di vincere un campionato con il Padova. Se mi sentivo un po’ in debito con Padova, che mi ha accolto quando ero un ragazzino e mi ha regalato una bellissima famiglia, ora posso dire di aver restituito qualcosa. E questo mi fa enormemente piacere». Qual è stata, delle due, la promozione più difficile? «Senz’altro quella di quest’anno. Le differenze sono notevoli, a cominciare dal fatto che la Serie C/2 del 2001 era un campionato importante, con squadre agguerrite e un calcio di altri tempi. Questa Serie D, tuttavia, è stata più difficile perché sin dalle prime battute si era capito che il Padova aveva sulla carta qualcosa in più rispetto alle altre, e siccome nel calcio non sempre le prospettive sono sinonimo di risultati sicuri non è stato affatto facile, a maggior ragione se consideriamo tutte le difficoltà con cui si era iniziato questo percorso. Aver inflitto 13 punti di distacco all’unica avversaria che poteva impensierirci è un dato che parla da solo».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova) Vincere ha sempre un sapore speciale. Vincere due volte è un’enorme soddisfazione. Farlo in quella che senti la tua città – anche se in realtà non lo è in tutto e per tutto – riempie di orgoglio. Davide Sentinelli è arrivato ad otto promozioni, capitan Marco Cunico a cinque, ma nessuno di loro può vantarsi di aver fatto il “bis” con la maglia biancoscudata. Nessuno tranne Dan Thomassen, il danese che parla dialetto veneto: allevato dal Padova agli albori della carriera, nell’anno della promozione targata Franco Varrella, è tornato all’Euganeo per riportare in alto il Biancoscudo. E c’è riuscito, con sua grande gioia: «Bello, confuso, tutto davvero entusiasmante», racconta. «Della mia prima promozione, quella ottenuta a Bolzano, ricordavo l’invasione di campo e lo stadio piccolo, che ci aveva aiutato a sentirci ancora più uniti ai tifosi. Beh, a Legnago è stato lo stesso: la grande confusione, la gioia, e il momento bellissimo nel quale, dopo l’invasione di campo, finalmente si riesce a vivere la festa fisicamente insieme ai tifosi».

Ore 10.30 – (Mattino di Padova) «Se non altro i ragazzi mi hanno fatto il favore di chiudere la pratica già a Legnago», confessa con un sorriso. «Da quando mi sono fatto male, due settimane fa, ho sempre avuto il timore che la festa arrivasse in un momento nel quale non sarei stato a Padova, o sotto i ferri. Ora posso stare più tranquillo: me la sono goduta, anche se solo a metà». Inevitabile ripensare alla sfortuna di un infortunio arrivato nel momento clou della stagione: «La felicità è enorme perché vincere un campionato non è mai facile, ma la stagione non si è conclusa come desideravo: avrei voluto giocare queste ultime tre partite, stare bene, magari godermi un po’ di vacanze che ormai, vista la situazione, non farò. Starò a soffrire qui e a fare riabilitazione a Padova per tutta l’estate, giorno e notte». A tirarlo su di morale, oltre ai compagni e alla promozione, sono stati i tanti messaggi ricevuti nelle ultime ore: «Mi hanno scritto davvero tutti: dai miei amici di Catania ai miei vecchi compagni di squadra. “Te lo meriti”, mi ha scritto il mio migliore amico, “soprattutto dopo l’infortunio”».

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Dopo la festa in campo, in piazza delle Erbe, ed in pizzeria insieme ai compagni, è tornato a casa stremato, senza nemmeno seguire la compagnia in discoteca. Nonostante non avesse giocato contro il Legnago, era forse anche più provato del resto della rosa: non dev’essere facile, in effetti, esultare per ore saltellando su una gamba sola. Perché così è stata la festa-promozione di Sebastiano Aperi: da un lato la grande gioia per la conquista della Lega Pro, dall’altro la necessità di contenersi per non andare a danneggiare ulteriormente il legamento del ginocchio destro lesionato. Archiviata la giornata meravigliosa di 48 ore fa, per l’attaccante catanese da oggi comincia il lungo percorso che lo porterà, tra qualche mese, al rientro in campo. In giornata Aperi sarà a Perugia, nella clinica del professor Giuliano Cerulli, un luminare per ciò che riguarda gli interventi al ginocchio, per delineare il suo percorso di cura, e tra qualche giorno, ottenuto il parere del medico, verrà operato nelle medesima clinica. Poi inizierà il lungo periodo di riabilitazione.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Ancora un giorno per smaltire la sbornia da promozione, poi tutti di nuovo in campo. È fissata infatti per domani alle 15, al centro sportivo della Guizza, la ripresa degli allenamenti del Padova: prima della seduta i Biancoscudati riceveranno la visita di alcuni ragazzi del Villaggio Sant’Antonio, che ne approfitteranno per farsi immortalare con i loro beniamini. Poi si penserà alle prossime tre gare contro Kras Repen, Ripa La Fenadora e Altovicentino, nelle quali Parlato dovrebbe attuare un massiccio turn-over per ricaricare le batterie in vista delle finali scudetto, che inizieranno il 17 maggio. E il giudice sportivo glielo imporrà per forza di cose, con le sue decisioni di ieri: sono stati squalificati per un turno Salvadori, Sentinelli e Segato (nel girone D sospeso anche Vitagliano della Thermal Abano ed Este multato di 300 euro). Giovedì pomeriggio la prima uscita pubblica della squadra dopo la promozione: alle 17 i Biancoscudati sosterranno infatti un’amichevole a San Giorgio in Bosco contro la formazione locale, che milita in Prima Categoria.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Cori, bevute e tanti abbracci. La festa per la promozione del Padova in Lega Pro si è scatenata domenica notte in città, con tutti i giocatori e i dirigenti che hanno voluto assaporare sino in fondo il bagno di folla dei tifosi. E per la prima volta ha lasciato da parte ogni freno inibitorio anche mister Carmine Parlato, che si è trasformato in un vero e proprio capo ultrà. Preso in mano il microfono con il quale i dirigenti hanno parlato dal balcone di Palazzo della Ragione, il tecnico ha urlato: “Leoni”, più volte, dando il “la” allo storico coro della curva, scandito poi a gran voce da tutta la piazza. Capopopolo anche Sentinelli, che ha intonato qualche coro e fatto cantare “Pa-do-va, Pa-do-va” anche al figlio Cristian. Il presidente Giuseppe Bergamin, invece, si è lasciato andare a vecchi ricordi, mentre parlava alla folla: «Frequentavo queste piazze nel 1968 quando noi giovani studenti eravamo alla ricerca di qualcosa in cui credere. E stasera mi sembra proprio di vedere tanta gente che ha qualcosa in cui credere. Sono più contento per voi che per noi». E i tifosi l’hanno osannato al grido di “Bepi, Bepi”. Scesi dalla balconata, giocatori, dirigenti e staff hanno ripreso il pullman scoperto, salutando ancora i tifosi e andando a cena tutti assieme al ristorante “Kofler” di via Bronzini. Quindi, solo per i giocatori e il vice-presidente Edoardo Bonetto, la festa è proseguita alla discoteca “Extra Extra”.

Ore 09.40 – (Corriere del Veneto, editoriale di Daniele Rea dal titolo “Un amore ritrovato dopo il tradimento firmato Penocchio”) Addio, dopo solo una stagione, a campetti di periferia e trasferte dove mai prima il Padova avrebbe pensato di giocare. Si torna tra i professionisti. Si torna, dopo una sola annata di purgatorio, la’ dove i biancoscudati avrebbe dovuto giocare se la squadra fosse stata iscritta al termine della disastrosa stagione targata Penocchio. Un anno di purgatorio che, forse, ha fatto pure bene. Un bagno di umiltà, ma quella vera, che ha avuto il potere di riavvicinare squadra, società e piazza. Tanto, tantissimo pubblico allo stadio a seguire un campionato trionfale per capitan Cunico e compagni. E una vicinanza tra la dirigenza e i tifosi mai vista prima, forse. Merito di Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, va detto subito. Imprenditori padovani, finalmente, che con passione e una buona dose di coraggio hanno preso in mano la situazione, a luglio dello scorso anno, quando in tanti si sono limitati a guardarsi la punta delle scarpe. Il 26 luglio 2014, in uno studio notarile della città, nasceva la Biancoscudati Padova. E quel gruppetto di coraggiosi, immortalati in uno scatto fotografico con in mano un bicchiere di Prosecco a brindare al fiocco rosa, dava l’idea della rinascita, del sospiro di sollievo dopo un’annata infernale chiusa come peggio non si sarebbe potuto. Come sarebbe andata, nessuno lo sapeva. Nemmeno loro. Ma i primi due passi sono stati quelli giusti: gestione tecnica a un vecchio lupo di mare come il ds Fabrizio De Poli, panchina a Carmine Parlato, uno che in serie D non sbaglia un colpo. Due che i colori padovani ce li hanno tatuati sulla pelle viva, per aver giocato all’ombra del Santo. Bastava vedere con quanto orgoglio e amore De Poli abbia portato, all’inaugurazione di un club un paio di settimane fa, la sua maglia numero 7 del Padova, stinta nei colori ma vivissima nel ricordo. Bergamin e Bonetto, si diceva. Coppia vincente, diversi ma complementari. Padovani, si diceva. Padovani che adesso chiamano altri padovani a cementare un progetto sano. Si parla di un nuovo centro sportivo, di progetti, di futuro: musica, dopo il rumore degli ultimi tempi. Questa volta, l’imprenditoria di casa deve uscire allo scoperto: restare alla finestra non serve. Il vecchio scudo ritornerà, come le coppe, i trofei e il nome. Ora la città si riprenda del tutto anche la sua squadra.

Ore 09.30 – (Corriere del Veneto) Buone possibilità anche per Ilari, mentre restano da valutare le posizioni di Niccolini, Dionisi, Sentinelli, Zubin e Ferretti. In settimana De Poli incontrerà alcuni procuratori per fare il punto della situazione e per valutare nuovi innesti. Soci, stadio e campi In società, come noto, potrebbero esserci ingressi di piccoli o medi imprenditori che possano affiancare Bonetto e Bergamin. Ha detto di no Francesco Canella dei Supermercati Alì, che tuttavia ha dato ampia disponibilità a sponsorizzare lo stadio Euganeo. L’ipotesi di un Alì Stadium è già stata discussa con il sindaco Massimo Bitonci, che ha dato il suo placet. Vanno però definiti i dettagli e ci sono alcuni nodi da sciogliere di una certa importanza. Per i campi di allenamento la rottura con il sindaco di Teolo Moreno Valdisolo sembra rilevante, soprattutto per vincoli ambientali legati al Parco Colli Euganei: «Spero in un paio di mesi di poter annunciare una chicca per i nostri tifosi – ha detto Bonetto – vorremo costruire una nuova “casa” in città per allenarci». Per il ritiro estivo Folgaria (oltre ad Asiago) è qualcosa più di un’ipotesi e si sta pensando a un’amichevole internazionale di grande prestigio con il Paris Saint Germain, che verrà in ritiro a Rovereto. Non è facile far coincidere le date, ma un tentativo verrà fatto.

Ore 09.20 – (Corriere del Veneto) Ipotesi, quest’ultima, che non trova grandi conferme, ma che avrebbe un senso considerato che il patron Dalle Rive, se dovesse rimanere a Valdagno, andrebbe a cercare l’allenatore che nelle ultime due stagioni gli ha, di fatto, negato per due volte la promozione. Il patron del Real Vicenza Lino Diquigiovanni non riconfermerà Michele Marcolini e c’è chi dice che sul suo taccuino ci sia proprio Parlato. Il tecnico campano, però, a Padova sta benissimo, è amato dalla tifoseria e gradirebbe molto rimanere, ovviamente alle giuste condizioni. Ha chiesto di curare al meglio l’aspetto relativo agli infortuni, magari con l’aggiunta di qualche figura. Mercato La pista, affascinante, che potrebbe maturare dietro le quinte, riguarda il ritorno nella città del Santo di Luca Mazzoni, il portiere che nella stagione 2013-2014 lasciò un ottimo ricordo fra i tifosi nonostante la retrocessione in Lega Pro. Mazzoni a Padova è amatissimo e si è ambientato molto bene, tornare scendendo di categoria non lo spaventerebbe e qualche contatto informale fra le parti ci sarebbe per altro già stato. Per ora si tratta solo sondaggi, ma è una pista che va tenuta in considerazione. Di sicuro il Padova prenderà un portiere di esperienza, da affiancare probabilmente a Petkovic, mentre fra i possibili confermati hanno ottime chance i giovani Busetto e Salvadori, si farà un tentativo per Mazzocco soprattutto se il Parma (proprietario del cartellino) fallirà e si punta a confermare Petrilli e Amirante.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Il vantaggio sarà quello di poter programmare la prossima stagione con larghissimo anticipo. Di fatto mai era accaduto prima di quest’anno a Padova di avere la certezza della categoria già dalla seconda metà di aprile. E così il primo passo per la costruzione del nuovo Calcio Padova (si tornerà ben presto ad assumere la vecchia denominazione) sarà la conferma di Fabrizio De Poli e Carmine Parlato, principali artefici del ritorno in Lega Pro. De Poli e Parlato Le probabilità che rimangano entrambi sono piuttosto alte, al momento forse il tecnico ha qualche chance in più, ma l’idea della società è quella di confermare in blocco il gruppo promozione, irrobustendone i contorni. De Poli con ogni probabilità farà presente la necessità di migliorare la struttura complessiva della società, perché il salto di categoria comporta esigenze diverse. La Lega Pro, in definitiva, non è la serie D e questo dovrà essere chiaro a tutti sin dal primo momento. Per quanto riguarda Parlato, il tecnico sente di meritare una chance in una categoria che ha soltanto sfiorato. Più volte, l’ultima delle quali lo scorso anno, quando gli venne recapitata sul tavolo l’offerta del Pro Piacenza. Adesso può trattare da una posizione di relativa forza. È vero che è considerato l’allenatore ideale per la serie D (ha vinto a Rovigo, a Pordenone e adesso anche a Padova), ma a lui sta pensando il Real Vicenza e si chiacchiera parecchio pure su una proposta dell’AltoVicentino.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Particolarmente soddisfatto il primo cittadino della città del Santo, che l’estate scorsa scommise con coraggio sulla rinascita di una nuova società guidata proprio da Bergamin e Bonetto: «Dobbiamo ringraziare la premiata ditta Bergamin-Bonetto – ha sorriso Bitonci – se il Padova oggi è in Lega Pro. È stato fatto un miracolo grazie ad una grande squadra, ad un grande allenatore e a dei grandi tifosi, che sono l’orgoglio di questa città. La sfiga se n’è andata finalmente e adesso possiamo festeggiare questa bella soddisfazione con orgoglio». Simbolico e in qualche modo giusto che a festeggiare il gol decisivo sia stato il capitano Marco Cunico, autore del rigore che ha definitivamente indirizzato la partita sui binari sperati: «È motivo d’orgoglio per me che sono capitano di questa squadra – ha detto il centrocampista vicentino – aver segnato il gol più importante dell’anno. Non è stato facile andare sul dischetto, ma mi sentivo bene e non ci ho pensato due volte a tirare. Sono fiero di questi ragazzi e di questa squadra, è veramente difficile trovare un gruppo del genere. Lo posso dire con sicurezza perché ho qualche anno di esperienza sulle spalle e ho messo piede in diversi spogliatoi. Dedico la promozione a chi vuole veramente bene al Padova».

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Raggiante il presidente Giuseppe Bergamin: «Non tornavo in questa piazza dal 1968 – ha raccontato in serata – allora cercavo qualcosa in cui credere. Oggi vedo la stessa voglia di allora in voi tifosi e sono felice di avervi regalato questa grande soddisfazione. È fantastica la sensazione di poter festeggiare con tutta questa gente, se penso da dove siamo partiti, è chiaro che non posso che essere orgoglioso di essere presidente di questa squadra e di questa società». Completamente inondato di spumante anche De Poli: «Ho ritrovato questa piazza dopo tanti anni e sono felice di poter riassaporare tutte quelle belle sensazioni che ho vissuto in quegli anni. Questa città è meravigliosa ed è meraviglioso festeggiare con tutta questa gente». In serata la squadra si è concessa al bagno di folla affacciandosi sulla loggia del Palazzo della Ragione e con un saluto dal pullman scoperto City Sightseeing noleggiato per l’occasione dopo il rientro da Legnago. La festa, a cui ha partecipato anche il sindaco Massimo Bitonci, è durata fino alle 22, mentre successivamente i tifosi hanno lentamente abbandonato Piazza delle Erbe e Piazza Cavour, raggiungendo le proprie abitazioni. De Poli e Parlato erano fra i più scatenati, ma anche i giocatori non si sono tirati indietro scattandosi «selfie» con lo sfondo della piazza dipinta di biancoscudato.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) La grande festa è cominciata dopo il fischio finale, arrivato alle 16.56 di domenica, negli spogliatoi dello stadio Sandrini di Legnago. Dove il presidente Giuseppe Bergamin, l’amministratore delegato Roberto Bonetto, il direttore sportivo Fabrizio De Poli e l’allenatore Carmine Parlato sono stati letteralmente trascinati a forza dai giocatori per un bagno di spumante. Ripetuto, insistito e festoso, fino quasi a diventare molesto e suscitando la rabbia divertita dello stesso Bonetto. Il quale di fronte alle forze dell’ordine in servizio allo stadio, ha letteralmente inveito contro i giocatori che lo avevano appena lavato, per poi calmarsi a fatica chiudendo l’incidente con una sonora risata: «Mi hanno fatto cambiare d’abito due volte – sorride l’ad – ma insomma oggi posso anche chiudere un occhio perché siamo troppo felici per questa promozione». Più tardi, quando la festa si è trasferita in Piazza delle Erbe, dove in serata si sono radunate almeno duemila persone, Bonetto ha aggiunto: «Ho letto lo striscione che sostanzialmente diceva che da adesso in avanti saranno c… vostri. Beh, tutti i tifosi sappiano che da domani cominceremo a ragionare già sulla prossima Lega Pro». Il serpentone di auto che si è riversato sul centro città ha esultato con compostezza, quasi a non voler dimenticare lo scempio di un anno fa, quando la società scomparve dal panorama professionistico italiano.

Ore 08.38 – Serie D girone C, il prossimo turno (trentaduesima giornata, domenica 26 aprile ore 15.00): ArziChiampo-Montebelluna, Belluno-Union Ripa La Fenadora, Clodiense-Sacilese, Dro-Legnago, Fontanafredda-Tamai, Giorgione-AltoVicentino, Mezzocorona-Union Pro, Padova-Kras Repen, Triestina-Mori S. Stefano.

Ore 08.36 – Serie D girone C, la classifica aggiornata: Padova 78, AltoVicentino 65, Belluno 54, Sacilese 53, ArziChiampo 52, Clodiense 49, Union Pro 47, Montebelluna 45, Legnago 42, Union Ripa La Fenadora 41, Fontanafredda e Tamai 36, Giorgione 34, Dro 33, Kras Repen 29, Triestina 28, Mori S. Stefano 16, Mezzocorona 12.

Ore 08.34 – Serie D girone C, i risultati della trentunesima giornata: AltoVicentino-ArziChiampo 2-2, Dro-Clodiense 3-1, Kras Repen-Belluno 1-2, Legnago-Padova 1-2, Montebelluna-Fontanafredda 0-0, Sacilese-Giorgione 1-2, Tamai-Triestina 1-1, Union Pro-Mori S. Stefano 2-1, Union Ripa La Fenadora-Mezzocorona 4-0.

Ore 08.32 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.30 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Box Uomo, Black Bell Tattoo, Maglietteveloci.it, Studio Pignatelli Netstore, InterBrau Birra Antoniana, Agenzia fotografica Zangirolami, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 20 aprile: i biancoscudati si godono il primo dei due meritatissimi giorni di riposo concessi da mister Parlato dopo la promozione in Lega Pro.




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