Live 24! Padova-Pavia, il giorno dopo: vittoria devastante, Biancoscudati in stato di grazia

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Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) «Entra e fai gol». Stefano Mosca ha lasciato il campo al 28′ del secondo tempo per crampi e uscendo ha sussurato al compagno che subentrava, Sebastiano Sommacal, di segnare, e così è andata. «Non mi è mai capitato di vivere un’emozione del genere, sono entrato alla mezz’ora del secondo tempo in un derby e sono riuscito a segnare il gol vittoria – commenta Sommacal – è stato speciale, e oltre a questo siamo riusciti ad accorciare in classifica sull’Este, in attesa che giochi, e abbiamo infilato la terza vittoria consecutiva». Dedica speciale. La rete messa segno dal difensore gialloblù non poteva che essere dedicata alla fidanzata Serena. «Tra due giorni compirà gli anni e questo gol è per lei – spiega Sommacal – in qualsiasi posto del mondo un derby è sempre un derby e vincerlo è proprio bello, in rimonta ancora di più. Abbiamo giocato una bella partita, solo dopo lo svantaggio abbiamo titubato un po’ ma ci siamo ripresi. Alla fine credo che il risultato sia assolutamente meritato, l’ho vissuto per gran parte della panchina, ma sono convinto che la vittoria sia giusta. Non ci aspettavamo il loro gol in quel momento della partita, stavamo dominando, la rete ci ha intimoriti. Nella ripresa il Belluno ha giocato meglio mentre il Ripa Fenadora si è limitato a qualche ripartenza». Il suo colpo di testa quasi allo scadere ha regalato i tre punti alla sua squadra, con la complicità del numero uno neroverde Scaranto che ha provato a respingere la sfera facendola finire in porta. «Di poco ma la palla ha varcato completamente la linea – spiega Sommacal – il portiere ha provato a bloccarla ma alla fine ha rimbalzato dentro. Sono molto felice, l’angolo battuto da Miniati stava arrivando nella zona dove eravamo io e Yari Masoch, sono riuscito a colpirla di testa ed è andata bene, Il terzo tempo? Qualcuno del Ripa è andato via ma poi è tornato e non ci sono stati problemi, neanche dopo negli spogliatoi». Credi ancora nel terzo posto? «Assolutamente si».

Ore 21.40 – (Corriere delle Alpi) Il migliore in campo nel derby è Mike Miniati. Oltre alla solita capacità di adattarsi praticamente a qualsiasi ruolo, il centrocampista del Belluno ha messo a segno prima la rete del pareggio, fondamentale per andare all’intervallo mentalmente carichi, e dopo ha servito l’assist per il 2-1 di Sommacal. In settimana il buon Mike aveva chiaramente detto di sentire particolarmente il derby, essendo lui feltrino e abitando a pochi minuti dal Boscherai, e il gol e la grande prestazione lo premiano e lo fanno essere uno dei migliori giocatori del Belluno quest’anno. «Per me era una partita diversa dalle altre e vincerla è stata una gioia immensa – commenta la mezzala gialloblù Miniati – per di più sono anche feltrino, quindi la sentivo particolarmente. Nel primo tempo abbiamo giocato veramente un’ottima mezzora, dopo è arrivato il loro gol inaspettato e abbiamo avuto un attimo di sbandamento. La loro rete è arrivata un po’ in maniera casuale, nonostante questo però non ci siamo abbattuti, avevamo tanta voglia di vincerla e lo abbiamo dimostrato. La testa fa sempre la differenza e lo ha fatto anche in questa occasione». Miniati il tutto fare del Belluno. Gli manca solo giocare in porta, ma come lui stesso ama ricordare, l’estremo difensore preferisce lasciarlo fare al fratello, ex portiere di Ztll e Limana tra Prima e Seconda categoria. Mike quest’anno ha giocato tutti i ruoli a metà campo, ha fatto il trequartista ed è andato in difesa a fare il terzino. «È andata bene, da mezz’ala ho fatto gol e da terzino l’assist – spiega sorridendo Mike nel depogara – per quanto riguarda la porta, meglio lasciare giocare mio fratello. Il Ripa Fenadora? È una buona squadra e lo ha dimostrato, sono convinto che si salverà. Ho molto rispetto per loro e mi auguro possano mantenere la categoria. Per quanto riguarda il terzo posto è giusto crederci, ma dovremo continuare così, concentrandoci partita dopo partita. Il mio gol? Ci ho pensato bene prima di tirare, ultimamente ho sempre calciato alto senza inquadrare la porta. Questa volta ho cercato di tenere la palla bassa, il portiere è stato sfortunato perché una zolla lo ha preso in controtempo, ma alla fine va bene così. Lo dedico a tutto il gruppo, ai miei amici in tribuna e alla mia famiglia. C’è sempre bisogno di cose positive come questa».

Ore 21.30 – (Corriere delle Alpi) La settimana perfetta. Dopo il rinnovo biennale di Roberto Vecchiato e del main sponsor Ital-Lenti, è arrivata la vittoria nel derby, la seconda dopo quella al Polisportivo del 2013. Tra campionato e Coppa Italia, ieri si è giocato l’ottavo match tra Belluno e Ripa Fenadora e con questo successo il Belluno si trova in vantaggio con due vittorie contro una sola dei neroverdi. Erano due anni e mezzo che la squadra gialloblù non trionfava contro i cugini, dopo i pareggi dello scorso anno, e questa volta sono arrivati i tre punti meritati. «Un grande dirigente di Sacile mi diceva sempre che tutto arriva, per chi sa aspettare e così è stato – commenta un felice e soddisfatto Roberto Vecchiato – da parte nostra è stato un derby migliore di tutti quelli precedenti. È stato combattuto, come è normale che sia, ma siamo stati bravi a portarlo a casa. Abbiamo giocato bene la prima mezz’ora, dopo è arrivato il loro gol e abbiamo vissuto 5’ brutti dove abbiamo rischiato. È stato fondamentale trovare il pareggio con Miniati prima dell’intervallo». Un secondo tempo solido. I padroni di casa non hanno giocato la ripresa a livello dei primi 45′, ma hanno messo in campo una prestazione ordinata che alla fine li ha premiati. «Abbiamo fatto meno bene il secondo tempo rispetto al primo, nonostante tutto però ho preferito rischiare qualcosa e provare a vincerla. Ci è andata bene, il match era aperti a qualsiasi risultato, avremmo potuto anche perderla o pareggiarla ma invece abbiamo portato a casa i tre punti». Due cambi forzati. Duravia è stato costretto alla sostituzione per un colpo al ginocchio mentre Giovanni Pescosta, in evidente giornata no e già ammonito, è stato richiamato in panchina per precauzione. «Giovanni lo continuavano a puntare perché era già stato sanzionato e ho preferito cambiarlo, per quanto riguarda Duravia ha preso un colpo e gli si è gonfiato un po’ il ginocchio. Il terzo tempo? Non so se qualcuno di loro sia andato via, quello che posso dire è che noi abbiamo sempre salutato tutti, con qualsiasi risultato. Il derby? Lo sento ma più perché sono gli altri a trasmettermelo. Il migliore in campo è stato Miniati, sta facendo veramente un stagione di altissimo livello».

Ore 21.20 – (Corriere delle Alpi) Il derby è gialloblù. Dopo due anni e mezzo il big match di serie D è di nuovo del Belluno, che in rimonta stende il Ripa Fenadora e si aggiudica l’intera posta grazie alle reti di Mike Miniati e Sebastiano Sommacal, subentrato pochi minuti prima a Mosca. Non è stato un match bellissimo, ma le emozioni non sono mancate, a partire dal gol del momentaneo vantaggio, segnato da Santi. Dopo la rete subita il Belluno ha rischiato per due volte il raddoppio, ma Brino ha chiuso la porta a Savi e il colpo di testa di Guzzo da dentro l’area piccola è finito alto. Assorbito il colpo, Bertagno e compagni sono riusciti a riprendere in mano il match trovando il pareggio con Miniati nel finale di primo tempo. Nella ripresa il Belluno è stato costretto a sostituire Duravia per infortunio e poco dopo Pescosta, a rischio doppia ammonizione. Nella ripresa il match è stato più equilibrato, alla mezzora a Madiotto è stato annullato un gol per fuorigioco dubbio, e al 42′ Sommacal ha saltato più in alto di tutti sul calcio d’angolo battuto da Miniati, infilando la palla in rete di testa grazie anche ad un indeciso Scaranto, che si è fatto scappare la palla oltre la linea di porta. Per il Belluno è arrivata una vittoria importante che gli permette di accorciare in classifica sull’Este, terza forza del girone, impegnato questo pomeriggio sul campo della Sacilese, mentre il Ripa deve registrare la sconfitta e pensare ancora al discorso salvezza. Mister Vecchiato non ha Simone Quarzago, tra i pali il tecnico gialloblù sceglie Brino, la difesa a quattro è composta da Pescosta e Mosca sugli esterni mentre al centro ci sono Calcagnotto e Pellicanò. A centrocampo Bertagno va in cabina di regia, supportato da Masoch e Miniati. In avanti bomber Corbanese guida l’attacco insieme a Farinazzo, alle loro spalle c’è Duravia. Lauria, invece, è costretto a lrinunciare agli squalificati Ianneo e Peotta, e a Malacarne che è in panchina ma ancora fermo per pubalgia. In porta c’è Scaranto mentre la difesa a quattro è formata da Gjoshi e Salvadori sugli esterni, al centro ci sono Dall’Ara e Guzzo. Davanti al reparto arretrato giocano Campagnolo e Venturin. Davanti c’è Madiotto, supportato alle spalle dal tridente formato da Santi, Mason e Savi. I primi minuti del match sono equilibrati, al 20′ Duravia ci prova due volte senza però trovare troppa fortuna. Al 25′ Masoch entra in area con una bella percussione e serve all’indietro Miniati che prova la conclusione alta sul secondo palo ma Scaranto si esalta e devia in tuffo. Nel momento migliore dei padroni di casa è il Ripa Fenadora però a passare in vantaggio. Al 29′ Campagnolo pennella una punizione dalla sinistra e Santi colpisce di testa all’indietro dando una traiettoria velenosa alla sfera che si insacca sotto la traversa, vicino al palo più lontano, mettendo fuori causa Brino. Poco dopo Campagnolo sale in cattedra, serve in profondità Savi che si libera della marcatura di Pescosta ma viene chiuso da una grande uscita di Brino che gli dice di no con il piede. Una manciata di minuti dopo i neroverdi sfiorano ancora la rete con il colpo di testa di Guzzo che da buona posizione manda incredibilmente alto. Il Belluno accusa il colpo ma non molla e al 44′ trova il pareggio con la conclusione dalla distanza di Miniati che rimbalza davanti a Scaranto e finisce in rete dopo il tentativo del portiere neroverde che riesce solo a toccare. Si va a riposo sull’1-1. Nel finale della prima frazione Duravia si fa male e mister Vecchiato è costretto a lasciarlo negli spogliatoi e dal primo minuto del secondo tempo inserisce Acampora. Al 25′ il guardalinee alza la bandierina e annulla un gol a Madiotto per posizione di fuorigioco, anche se riguardando le immagini che girano sui siti facebook il dubbio resta. Quando la partita sembra ormai finita il Belluno si butta in avanti e su calcio d’angolo trova il colpo di testa di Sommacal: Scaranto sembra poter bloccare ma la sfera gli sfugge ed entra in rete. Il Belluno urla al gol, il guardalinee indica il centrocampo e i padroni di casa possono esultare per la vittoria nel derby, la terza consecutiva.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) Capitan Andrea Parola si prende la responsabilità di venire a commentare una delle più brutte partite stagionali della Reggiana. «Non è questione di non avere voglia – rimarca il pisano -, l’impegno c’è sempre ma se arrivi sempre secondo sulla palla, sbagliando anche a livello di squadra, diventa difficile. Nel primo tempo non ci facevano giocare perché hanno impostato bene la partita mentre noi non abbiamo trovato le contromosse giuste. Perché poi, se la butti dentro vinci 1-0 e nel calcio ci si ricorda solo del risultato, ma comunque dispiace per noi e per i nostri tifosi perché si lavora tutta la settimana per raggiungere un obiettivo».«La spiegazione? Loro erano più brillanti ma oltre al nostro calo fisico va detto che alcuni di noi sono fragili caratterialmente e stanno accusando questa situazione, cosa che a me non fa né caldo nè freddo, poi non dimentichiamo che erano una grande formazione, molto valida, a cui abbiamo concesso solo un tiro in porta». Meno loquace e sempre simpatico ai microfoni è stato il portiere Simone Perilli che esordisce sorridendo: «Adesso proverò ad andare a fare gol pure io per sbloccarci!». Poi inizia la sua analisi della gara, incredulo sui tanti giocatori che sono stati colpiti da crampi, guardando soprattutto al brutto primo tempo della squadra… «Il primo tempo è stato di confusione totale, e potrei dire anche cose brutte ma me le tengo per me, perché loro sembravano in quattro cinque più di noi in più in mezzo al campo. Comunque noi, pur arrivando sempre secondi su ogni pallone, non gli abbiamo concesso praticamente nulla se non un paio di tiri, poi nella ripresa ci siamo sistemati meglio sul campo ed abbiamo fatto qualcosa in più. Quale è stata la parata più difficile delle due? Certamente la prima parata che ho fatto perché non ho visto la palla partire».

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) Game over. Si infrangono contro il Sudtirol le speranze della formazione granata di agganciare la zona play off. Un verdetto che però l’allenatore Alberto Colombo vuole rimandare a quando anche la matematica condannerà la Reggiana. «E’ stata una brutta partita – spiega senza tanti giri di parole Alberto Colombo – soprattutto nel primo tempo dove praticamente non eravamo in campo. Non posso fare sconti ai primi quarantacinque minuti: siamo stati inguardabili. Qualcosina in più abbiamo fatto ad inizio ripresa ma davvero troppo poco. All’intervallo ero stato chiaro con i giocatori. A loro avevo detto che quello che sin lì avevo visto in campo, non mi era piaciuto». Eppure se quel colpo di testa di Arma fosse andato dentro…. «Per assurdo, pur giocando una pessima partita, potevamo rubare i tre punti. Ma evidentemente anche la fortuna non gira dalla nostra parte». Se quella con il Sudtirol era la partita che poteva segnare il campionato ed è stata giocata così, cosa dobbiamo aspettarci dalle ultime otto gare? «Siamo professionisti e come ci dobbiamo comportare. Quando la matematica ci condannerà alla Lega Pro, dovremo continuare comunque a fare il nostro lavoro sino in fondo. Tutti, me compreso, dovremo dare il massimo per meritare una conferma per il prossimo anno. Dobbiamo dimostrare di avere una dignità professionale. Se non sarà così, qualcuno si dovrà cercare un posto di lavoro». Non trova che l’atteggiamento di qualche giocatore non fosse quello giusto per una partita così importante che avrebbe potuto decidere una stagione? Magari di qualcuno partito dalla panchina? «Ma anche di chi è partito dall’inizio – chiarisce il tecnico – ma non farò il nome. Ho visto atteggiamenti che non mi sono piaciuti». Avete incontrato il presidente Compagni a fine partita? «Era davanti allo spogliatoio. E i giocatori dovevano uscire tutti da quella porta, non potevano non incontrarlo».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Una spenta Reggiana esce dal Città del Tricolore sommersa dai fischi. A fine gara, dopo 90’ più recupero dove non è accaduto quasi nulla, dalla Curva Sud hanno scandito il classico “andate a lavorare”. Uno sfogo dopo mesi nei quali i supporter hanno sempre dato il loro appoggio in casa e in trasferta: questa volta i tifosi non potevano che esprimere la loro delusione dato che di spunti positivi a cui appigliarsi non ce ne sono davvero stati, anche a voler essere ottimisti. Commentare questa partita è difficile. Forse l’immagine simbolo, probabilmente di una buona parte della stagione, è quanto accaduto al 74’ della ripresa. Arma viene servito alla perfezione da Bruccini con un morbido cross dalla destra e da pochi passi l’attaccante non riesce a fare di meglio che tirarla di testa addosso al portiere. Come se non bastasse al numero 9 ricapita la palla sui piedi, ma con l’estremo difensore a terra la butta incredibilmente fuori. A quel punto il pubblico è esploso e ha fischiato ogni volta che il pur volenteroso Arma ha toccato palla. Si rischia di essere monotoni ma il punto è sempre quello. Chi ha fatto il mercato invernale doveva mettere le mani su una prima punta in grado di garantire il salto di qualità. Invece ha venduto l’unica che c’era, Pesenti, e comprato un fantasista come Letizia, che ha sicuramente le sue qualità ma che non può supplire alle carenze del reparto d’attacco, che è davvero spuntato. Le squadre solide vincono le sfide anche con un’occasione a partita. La Reggiana sbaglia uno o due gol clamorosi ogni gara. E il dramma è che Colombo non ha alternative ed è costretto a lasciare in campo un giocatore che potrebbe non essere più sereno. Ieri al Città del Tricolore gli ospiti altoatesini hanno messo in campo maggiore determinazione e in particolare nel primo tempo hanno dimostrato di voler fare la partita, anche se hanno combinato poco. Perilli, uno dei pochi a salvarsi, ha fatto una bella parata per tempo ed ha evitato quella che sarebbe stato un tracollo. Bene anche Parola, che in mezzo alla difesa non ha sfigurato. Il rientrante Mignanelli ha dato un po’ di spinta, mostrato qualche bel passaggio e affondo, ma spesso ha predicato nel deserto. L’emergenza infortuni ha costretto Colombo a spostare sulla destra l’unico giocatore che vede la porta. Siega è stato usato in una posizione che non gli appartiene e non si è visto per tutto il primo tempo. Nella ripresa, quando è stato spostato a sinistra, si è reso più pericoloso. Le ultime otto gare per la Reggiana rischiano di essere una sofferenza. Il presidente Stefano Compagni ha detto che il finale di stagione è decisivo per valutare chi deve restare in maglia granata: da questo punto di vista ci sono già alcuni spunti su chi dovrà invece partire.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) A fine gara i biancorossi sono soddisfatti per la prestazione offerta contro la Giana Erminio e, tutto sommato, anche per un pareggio che consente di guardare al futuro con un minimo di ottimismo in più. Samuele Sereni, che da settimane si segnala costantemente fra i migliori in campo, in sala stampa parla quasi da capitano, anche se in campo la fascia di Caridi era stata “ereditata” da Carini: «Faccio i complimenti a tutti i miei compagni per l’ottima prestazione fornita questa sera. Ci sono stati senza alcun dubbio grandi passi in avanti rispetto alle ultime due sconfitte e quindi usciamo dal campo a testa alta». A chi gli chiede se non c’è rammarico per la mancata vittoria, Sereni risponde così: «Questa secondo me non era una partita da vincere a tutti i costi. Noi comunque ci abbiamo provato, dando tutto in campo dal primo all’ultimo minuto. Ma non sempre quando provi a vincere una partita poi riesci a farlo. La prestazione della squadra c’è stata e questo è l’importante. Il pareggio alla fine ci sta». Dello stesso avviso è l’attaccante Mattia Marchi: «Abbiamo reagito alle ultime due sconfitte e giocato alla pari contro la Giana Erminio sul suo campo. Abbiamo provato a cercare il successo, ma è arrivato un pareggio che va comunque apprezzato. Dite che davanti sono arrivati meno palloni? No, per me abbiamo giocato come al solito».

Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) Il direttore generale del Mantova Gianfranco Bernasconi non fa i salti di gioia dopo il pareggio senza reti sul campo della Giana Erminio. «L’impegno c’è stato, questo è fuori di dubbio – è il commento a caldo subito dopo la fine della partita – ma eravamo venuti qui per provare a vincere». Nessun commento specifico sul match, niente giudizi sui singoli: Bernasconi si limita a dire che così non basta: «I ragazzi hanno messo grinta ma a questo punto della stagione il compitino non basta più – prosegue il direttore generale biancorosso -. Torniamo a casa con un punto, un pareggio che forse poteva essere qualcosa di più». In tribuna al comunale di Gorgonzola ieri sera c’erano anche il presidente Sandro Musso, il patron Serafino Di Loreto e il direttore sportivo Alfio Pelliccioni, ma soltanto Bernasconi ha parlato con i cronisti, come deciso in settimana dalla società. Una domanda che sorge spontanea dopo l’ennesima prova non esaltante di una stagione fin qui disastrosa, riguarda la guida tecnica di una squadra che proprio non riesce ad uscire dal tunnel e dalle zona più bassa della classifica. «Mi fate questa domanda subito dopo la fine della partita – risponde Bernasconi – e non è il momento più adatto per discutere di questioni del genere. Javorcic resta? Ne discuteremo da domani (oggi per chi legge, ndr) ma non ci sono elementi diversi da quelli emersi negli ultimi giorni». Insomma, qualche dubbio viene. Soprattutto dopo che ieri si è diffuso un rumor che riguarda un possibile contatto con l’ex allenatore della Paganese, Stefano Cuoghi. Al momento non c’è nulla di confermato e non ci sono motivi concreti per pensare che Javorcic rischi l’esonero ma è certo che in viale Te l’attenzione sul tecnico croato resta alta. È ovvio che i biancorossi, a maggior ragione dopo il pareggio di ieri, sono sempre più vicini ai playout e l’idea di una guida tecnica nuova per dare una scossa al gruppo diventa sempre più concreta. Ieri in tribuna non c’era il consigliere del presidente Fabrizio Lori. La sua assenza era annunciata e pare che il rapporto tra l’uomo dei sogni e la proprietà bresciana si sia già deteriorato. Ma da oggi si dovrebbe capire qualcosa in più anche su questo fronte, oltre che sul destino di Javorcic. Lasciando lo stadio, infatti, Gianfranco Bernasconi – incalzato ancora dai cronisti – è tornato sull’immediato futuro biancorosso: «Ci alleneremo lunedì mattina alle 9 perché non abbiamo vinto (trenta secondi prima Javorcic aveva dichiarato «decido io», il che dice tutto). Con Javorcic? Sì, credo di sì, anche se di sicuro nella vita non c’è mai niente».

Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Sul campo una partita bruttina, le scintille però si sono viste nel dopo gara. Il primo ad entrare in sala stampa è stato il tecnico dei milanesi Cesare Albè. Nel mirino dell’allenatore della Giana Erminio, evidentemente alterato e sopra le righe nel linguaggio, i sostenitori di casa: «Stasera (ieri per chi legge, ndr) c’erano 700-800 persone che probabilmente credevano di assistere a una gara del Real Madrid o del Barcellona. Mi hanno fischiato per il cambio di Gasbarroni? Sappiano che gli attaccanti devono segnare e Gasbarroni e gli altri segnano poco. Di fronte avevamo il Mantova, non una squadretta». Per quanto riguarda la sponda biancorossa va segnalato l’intervento del dg Bernasconi che ha ufficializzato la ripresa degli allenamenti per domani alle 9 del mattino. Pochi minuti prima invece il tecnico Ivan Javorcic aveva riferito ai cronisti: «Non sappiamo ancora quando sarà la ripresa, ma comunque deciderò io». Tornando alla partita del Comunale di Gorgonzola l’allenatore di Spalato ha difeso la prestazione dei suoi: «È stata una partita non bella – dichiara – ma la grinta non è mancata e i ragazzi hanno dato il massimo. Per le partite belle c’è Sky o Mediaset Premium. È un buon pareggio, ora guardiamo al futuro. Avevamo tanti assenti, nonostante questo abbiamo giocato alla pari con la Giana e secondo me la prestazione è stata buona». In seguito giudizi anche sui singoli dopo un pari che non cambia molto la classifica: «Il cambio di Perpetuini a fine primo tempo? Non ha avuto un problema fisico, è stata una scelta tecnica, con Zammarini ho cercato di dare più equilibrio a centrocampo». Una battuta anche su Longo, apparso in difficoltà soprattutto nel primo tempo: «Lo sappiamo – sottolinea Javorcic – lui non è un esterno alto ma io non l’ho visto così male». In porta spazio a Bonato che pare indicato come nuovo titolare: «Non è così, abbiamo due portieri validi, sceglieremo di volta in volta». Proprio ieri è spuntata l’ipotesi di un cambio in corsa per provare a svoltare nel finale di campionato. Per la panchina biancorossa ecco la pista Stefano Cuoghi, ex allenatore della Paganese e del Pisa. Ad ogni modo anche ieri Javorcic, come nelle precedenti occasioni, ha difeso la squadra e si è detto pronto a continuare a lottare per l’obiettivo salvezza diretta.

Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova arresta l’emorragia dopo due sconfitte consecutive ma sul campo di Gorgonzola, nello scontro diretto con la Giana Erminio, raccoglie soltanto un punto che serve poco alla sua classifica. Javorcic presenta una formazione piuttosto abbottonata e non azzarda neanche a partita in corso qualche mossa per provare a forzare la mano. Sull’altro fronte Albé ci prova passando al 4-3-3 nell’ultimo quarto di gara, ma sbaglia probabilmente a togliere dalla contesa Gasbarroni, fino a quel momento il migliore dei suoi. Si comincia sotto i riflettori, nel piccolo impianto di Gorgonzola, con le squadre schierate “a specchio”, con lo stesso modulo 4-4-2. Javorcic risolve in favore di Bonato l’unico dubbio della vigilia, che riguardava il portiere. Per il resto è confermato l’undici annunciato alla vigilia, con le novità Scalise, Cristini e Longo fra i titolari. La Giana schiera fra i pali l’ex Paleari, mentre Grauso è in panchina. Al suo fianco c’è la “bestia nera” dell’Acm Bruno, al quale viene preferito Perna. Il Mantova parte a mille all’ora e Marchi impegna subito il portiere avversario, mentre sul successivo corner la zuccata di Carini è alta. Ma la Giane non si scompone e la gara si riequilibra subito, con i padroni di casa che guadagnano campo e provano a bucare i biancorossi cercando con insistenza le percussioni di Gasbarroni. La Giana reclama invano un rigore per un presunto contatto in area fra Carini e Perna, poi crea l’occasione migliore del primo tempo con un colpo di testa ravvicinato di Augello, sul quale Bonato compie un mezzo miracolo. La sfida è tesa e molto spezzettata a causa di un’infinita serie di falli, che allo scoccare del 45’ sono ben 32. Tanti anche gli errori di palleggio da entrambe le parti e Mantova che fatica a costruire azioni offensive sulle fasce. Longo non sembra infatti molto a suo agio nel nuovo ruolo di esterno di centrocampo e Gonzi a sinistra non rende come di solito fa sull’altra fascia. Se a questo si aggiunge un Falou sottotono, ecco completato il quadro. Non che dall’altra parte accada chissà che, ma l’impressione è che la Giana sia sempre potenzialmente più pericolosa. Prima dell’intervallo, comunque, Gonzi impegna Paleari con un tiro dai venti metri, mentre sull’altro fronte Polenghi incorna fuori una punizione-cross di Pinto. Nella ripresa Javorcic butta dentro Zammarini al posto di Perpetuini. Com’era accaduto all’inizio, il Mantova parte forte, anche se Bonato rischia subito di fare la frittata con un rinvio sbagliato. Sereni impegna invece severamente su punizione Paleari. Un’altra buona occasione capita a Gonzi, innescato in area da Falou, ma il tiro è fuori misura. La gara si apre, le squadre si allungano e Gasbarroni in contropiede costringe Bonato agli straordinari. A metà tempo Javorcic sostituisce Longo con Lo Bue, mentre Albè prima inserisce il regista Biraghi per il difensore Polenghi e poi Bruno e Cogliati per Rossini e Gasbarroni. Il messaggio è chiaro, la Giana vuole provare a vincerla e passa al modulo 4-3-3. I biancazzurri milanesi ci provano, scoprendosi anche e rischiando qualcosa, ma di occasioni nitide da gol non ne arrivano. Allo scadere Bruno si conferma incubo del Mantova, segnando – per fortuna in fuorigioco – la rete che avrebbe potuto decidere la contesa. Finisce così 0-0 e il pari lascia forse più soddisfatti i padroni di casa che i biancorossi, ancora lontani 5 punti in classifica dalla zona salvezza.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Volendo usare un eufemismo si potrebbe dire che la scoppola di ieri a Valdagno l’ha infastidito. In verità Giancarlo Favarin è a dir poco infuriato per quella che senza aggrapparsi ad alibi non esita a definire una pessima prestazione. «Male, davvero molto male sotto tutti i punti di vista – il suo disappunto a fine gara -. Della partita in sè ho poco da dire, basta che mi soffermi sull’atteggiamento, sulla voglia che i nostri avversari ci hanno messo e che noi abbiamo lasciato in spogliatoio. Abbiamo rovinato malamente una buona settimana di lavoro, martedì quando ci ritroveremo bisognerà parlarne a quattr’occhi». Un ko che fa rizzare le antenne a una settimana dal derby col Mestre. «Non vuol dire niente che era un’amichevole, come non giustifica nulla il fatto che ho volutamente mescolato le carte tra primo e secondo tempo. Le risposte avrebbero dovuto essere altre. Se non siamo umili diventiamo, anche se ci chiamiamo Venezia e siamo primi, una squadra qualsiasi che come tale può perdere contro chiunque. La testa dev’essere al top, sempre, si può perdere ma c’è modo e modo. L’Altovicentino, invece, ci è stato troppo superiore in tutto».

Ore 17.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) E’ tornato ad allenarsi a pieno regime, dopo un periodo davvero sfortunato. Matteo Marcolini è di nuovo nel «giro» dei titolari, dopo aver patito un guaio muscolare e due tornate di influenza. «Ora sto bene, finalmente. Ho potuto allenarmi per una settimana intera e adesso speriamo di aver lasciato tutti i problemi alle spalle». Già domenica scorsa il centrocampista, arrivato con il mercato invernale su espressa indicazione di mister Favarin, aveva disputato l’ultimo scampolo del match con il Tamai. Adesso il Venezia si prepara al derby con il Mestre di domenica 20 e Marcolini potrebbe avere una chance di partire dall’inizio, visto che mancherà Acquadro impegnato in Rappresentativa. «Ci siamo allenati con intensità, non abbiamo staccato la spina nonostante questa sosta. Veniamo da un periodo positivo che vogliamo far proseguire. Il fatto di essere tornati davanti al Campodarsego non significa nulla, ci sono ancora 7 partite da giocare, che significa 21 punti in palio. Dobbiamo continuare per la nostra strada, senza pensare che sia ormai fatta». Ieri il Venezia ha disputato un’amichevole a Valdagno contro l’Altovicentino: 4-2 il risultato finale, che però va spiegato con gli «esperimenti» fatti da mister Giancarlo Favarin. Nel primo tempo il tecnico arancioneroverde ha mandato in campo una linea difensiva inedita con Fiore, Taddia, Busatto e Beccaro, mentre in porta si sono alternati Andreatta e Bortolin. Inoltre ha sperimentato la coppia di centrocampo composta da Callegaro e Soligo: è qui che occorrerà intervenire in assenza di Acquadro. E l’esperimento di ieri non sembra perfettamente riuscito. L’Altovicentino, sceso in campo con tutti i titolari, ha messo a segno due gol nel primo tempo (Odogwu al 16’ e al 25’), più altri due nella ripresa (Falconieri al 10’ e 18’). Nel secondo tempo Favarin ha mandato in campo la maggior parte dei titolari sia in difesa che in attacco, mentre in mediana Marcolini ha rilevato Soligo. Sono così arrivati i due gol arancioneroverdi (Lattanzio al 34’ e Fabiano al 36’). Domani scatta la prevendita per il derby tra Mestre e Venezia, sia per i tifosi arancioneri (Mestre store in Calle del Sale), sia per i tifosi arancioneroverdi nella sede di viale Ancona.

Ore 17.30 – (La Nuova Venezia) Amichevole, niente di più, tanto per tenere in movimento i muscoli visto che il campionato oggi è fermo. Favarin aveva chiesto un avversario di qualità per questo test ed è stato accontentato: ottima prova dell’Altovicentino, una squadra completa in tutti i reparti, in grado di produrre gioco e gol e con un’unica perpetua recriminazione, quella di essere stato inserito in un girone nel quale c’è un Parma di altra categoria ad aver prenotato la poltrona della promozione. La formazione di Mauro Zironelli – nel passato del tecnico vicentino anche alcune stagione nel Venezia – tiene per 80’ sotto scacco il Venezia e conferma tutto il bene di una squadra che gioca a memoria anche quando fai giocare una difesa di juniores. Il Venezia rischia al 16’ per un fallo di Busatto su Odogwu ma l’arbitro lascia correre. Dopo un minuto lo stesso Odogwu si rifà fulminando il suo marcatore e infilando in rete di sinistro. Il gigante nero si ripete al 25’ allo stesso modo, scaricando poi un sinistro letale. L’Altovicentino in certe fasi fa spettacolo ma spreca le palle-gol. Nella ripresa altre due squadre in campo ma il risultato non cambia. Si scatena Falconieri: al 10’ segna alla sua maniera ovvero finta a rientrare sulla destra e sinistro chirurgico, al 17’ bissa in contropiede. E il Venezia? Carbura lentamente, soprattutto si sveglia nel finale quando due ingenuità difensive consentono a Lattanzio (destro sotto la traversa su errore di Diop) e a Fabiano (comodo appoggio su contropiede) di salvare la faccia.

Ore 17.00 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 56, Bassano 49, Pordenone 47, Alessandria 43, FeralpiSalò e Pavia 42, Padova 41, Reggiana e SudTirol 38, Cremonese 37, Lumezzane 30, Cuneo, Giana Erminio e Renate 28, Pro Piacenza 27, Mantova 23, AlbinoLeffe 18, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 16.55 – Lega Pro girone A, fischio finale: Bassano-Pordenone 1-0, Lumezzane-Cremonese 2-1.

Ore 16.40 – (Mattino di Padova) Il compitino del sabato pomeriggio. L’Este, al Nuovo Stadio, non riesce a fare nulla di più: una prestazione sottotono contro l’ultima (anzi, ultimissima) in classifica, due gol senza sbattersi troppo e altri tre punti che permettono di marcare stretto il Campodarsego, ora a +4 dai giallorossi. Con la Sacilese – squadra a un passo dalla retrocessione in Eccellenza – le reti arrivano tutte nel secondo tempo. I primi 45 minuti, infatti, sono di una noia mortale. Domina l’Este, anche perché la Sacilese, in difesa, piazza addirittura cinque uomini lasciando i due attaccanti, Caldarelli e Guarino, soli come due pesci (bianco)rossi nell’ Atlantico, spaesati e marcati neanche troppo da vicino dagli stopper di casa Montin e Guagnetti. L’Este riesce ad affondare solo al 10′ con un’azione in contropiede di Marcandella, che arriva fino al limite dell’area prima di servire Ferrara (sul “velo” di Mastroianni): nell’occasione, però, è bravo Nutta a respingere il destro del bomber campano. Gli uomini di mister Andrea Pagan, di fatto, non giocano. Eppure riescono ad arrivare al tiro senza troppi problemi: al 22′ Favre effettua un traversone ben tagliato dalla trequarti per Marcandella che, al volo, riesce a sfiorare il palo alla destra di Nutta. Prima dell’intervallo l’Este si rende ancora pericoloso prima con Mastroianni che riesce ad addomesticare a fatica un cross di Maldonado sul quale Nutta combina un mezzo pasticcio (42′), poi con Ferrara che fa tutto da solo prima di inciampare sull’estremo pordenonese. Nell’occasione Ferrara chiede all’arbitro, più che un rigore, un autentico regalo. L’Este, però, passa in vantaggio all’inizio della ripresa: Ferrara sfonda sulla sinistra, serve al centro Mastroianni che a sua volta riesce ad appoggiare per Marcandella, bravo ad inserirsi e a indirizzare il destro all’angolino. Passa una decina di minuti e Caporali firma il raddoppio, sfruttando al meglio un pallone vagante in mezzo area dopo uno scontro fra Mastroianni e il solito Nutta. Con il 2-0 il match diventa addirittura soporifero: i padroni di casa gestiscono senza acuti mentre i giocatori della Sacilese si barcamenano. Un sussulto arriva alla mezz’ora, quando Ferrara prova il tiro dalla distanza (che finisce alto di poco). Con la stessa ambizione ci prova pure il neoentrato Coraini, ma stavolta Nutta risponde con un guizzo (36′). Succede poco altro fino al triplice fischio, che manda in archivio una partita poco spettacolare ma utile (per l’Este, naturalmente) in chiave classifica. Dopo la partita, il tecnico dell’Este Andrea Pagan non sorride. Anzi, non sembra soddisfatto della prestazione dei suoi ragazzi: «Non posso essere contento quando si gioca così», commenta l’allenatore chioggiotto. «Abbiamo disputato un primo tempo su ritmi molto bassi e nella ripresa non siamo andati molto meglio. Abbiamo vinto, è vero, ma la squadra poteva dare qualcosa in più anche perché in settimana si è lavorato tanto». «Alla fine» chiude Pagan, «non abbiamo fatto molto di più rispetto alle altre squadre che hanno affrontato la Sacilese. Anche il Campodarsego, per esempio, non è andato oltre il 2-0. Ora, però, dobbiamo guardare avanti: ci attende una settimana bella tosta per preparare la partita con la Vecomp».

Ore 16.10 – (Gazzettino) Mattia Zaccagni, ventenne cresciuto nel Verona, è arrivato alla corte di Roberto Venturato verso la fine del mercato di gennaio per sostituire Andrea Paolucci, che si era gravemente infortunato. Il giocatore è soddisfatto per questo suo trasferimento. «Avevo avuto informazioni molto positive sul Cittadella – racconta – sia per quanto riguarda la struttura societaria che è sana e ben organizzata, sia per quanto riguarda la squadra, che ha una rosa di qualità e sta perseguendo un progetto importante. In questo primo periodo in maglia granata posso dire che ho riscontrato quanto di buono mi era stato riferito. Sono contento della scelta fatta, la rifarei a occhi chiusi». Il suo inserimento in granata è stato immediato con esiti alquanto soddisfacenti. «Mi è stata data subito fiducia e sto giocando con continuità. Per un giovane non è sempre facile trovare spazio. Le mie aspettative erano quelle di crescere in un ambiente che favorisce l’inserimento dei giovani. È una grande soddisfazione poter dare una mano alla squadra per raggiungere il nostro traguardo». La situazione di classifica è molto buona, ma c’è ancora parecchia strada da percorrere. «Finchè non sarà raggiunto l’obiettivo – riprende Zaccagni – non dobbiamo mollare neppure di un millimetro. Le prossime tre sfide saranno un banco di prova molto impegnativo e noi dobbiamo fare nostri più punti possibili. Poi si vedrà, per ora è troppo presto per guardare la classifica. Bisogna restare concentrati solo su una partita alla volta, puntando sempre al massimo risultato». Così il giovane centrocampista inquadra la partita di domani sera a Alessandria: «Troveremo uno dei più forti avversari del girone, che sarà molto determinato a risalire in classifica dopo aver perso terreno in concomitanza con la Tim Cup, dove ha raggiunto le semifinali con il Milan. Sono convinto che sarà una bella partita fra due formazioni ben preparate e con obiettivi ambiziosi. Noi cercheremo di fare bottino pieno». Sul suo ruolo, conclude Zaccagni: «Ho sempre giocato mezzala di centrocampo, indifferentemente a destra o a sinistra. Sono cresciuto nel Verona, con tre presenze in serie A e una in Coppa Italia, mentre la stagione scorsa ero al Venezia in Lega Pro. Nel Cittadella ricopro lo stesso ruolo trovandomi nel vivo del gioco, spesso scambiando palla con il trequartista».

Ore 15.50 – Lega Pro girone A, fine primo tempo: Bassano-Pordenone 0-0, Lumezzane-Cremonese 0-1.

Ore 15.30 – (Mattino di Padova) Davanti c’è l’unica squadra che, stando alle quotazioni del sito tedesco Transfermarkt – che non è il Vangelo ma è un buon punto di riferimento per orientarsi fra le cifre che girano nel calciomercato – vale più di quella granata. Alessandria-Cittadella, posticipo di lusso della nona giornata di ritorno in Lega Pro, trasmesso in diretta su Rai Sport 1 domani sera alle 20, metterà di fronte le due rose più costose del Girone A, con i piemontesi stimati nel complesso per 6,35 milioni di euro e con gli uomini di Venturato valutati 5,73 milioni, di poco davanti al Pavia (5.65), terzo in questa speciale classifica. Numeri che contano poco al momento di andare in campo, ma che in un certo senso impreziosiscono ulteriormente i 13 punti che il Citta capolista ha di margine sui grigi di Gregucci, un divario interamente costruito nel girone di ritorno, dopo che le due squadre avevano chiuso quello d’andata appaiate in vetta. Prevendite a 2.200. Allo Stadio Moccagatta, capitan Iori e compagni dovranno anche misurarsi col calore del pubblico. A ieri sono stati venduti 2.200 biglietti con la Curva Nord già esaurita. Grande successo sta riscuotendo l’iniziativa che permette ai tifosi che hanno assistito a Milan-Alessandria, semifinale di Coppa Italia, di entrare allo stadio a una tariffa speciale. Gli 11 di sabato scorso? Al Tombolato ieri pomeriggio gli uomini di Venturato si sono allenati quasi al completo, col solo De Leidi impegnato nel lavoro differenziato. Stamattina si svolgerà la seduta di rifinitura, con la partenza verso il Piemonte nel pomeriggio. L’impegno infrasettimanale di Coppa Italia Lega Pro con la Spal, di fatto, spinge anche stavolta il tecnico di Atherton a compiere scelte nette fra gli uomini a disposizione. Chi è sceso in campo mercoledì partirà dalla panchina, con i soliti ballottaggi legati ai due esterni di difesa e agli interni di centrocampo. Nel primo caso i favoriti sono Salvi e Benedetti, con Nava alternativa. Nel secondo Schenetti e Zaccagni, anche perché Lora ha giocato oltre un’ora con gli emiliani. Di Masi carica i suoi. E l’Alessandria? Riproporrà il 4-3-3 molto corto che vuole Gregucci. Che i piemontesi siano in salute e abbiano recuperato le energie nervose spese in Tim Cup lo attesta il 4-0 rifilato al Renate nello scorso turno, scandito dalla doppietta di Branca e dai gol del capocannoniere Bocalon e di Marconi. A caricare i suoi ha provveduto il presidente Di Masi: «I numeri dicono che il Cittadella è primo e bisogna credere ai numeri, che manifestano una superiorità. Anche se noi non siamo così convinti. Anche per questo proveremo a batterli. Sarebbe una vittoria molto importante, non solo per la classifica. Noi pensiamo di essere almeno alla pari».

Ore 15.10 – (Corriere del Veneto) Il vantaggio innegabile: poter giocare sapendo già i risultati della concorrenza. La constatazione: i nove punti di vantaggio sulla seconda sono un solco difficilmente colmabile. La certezza: chiunque andrà in campo se la giocherà fino in fondo anche domani (diretta Raisport alle ore 20) nello scontro diretto con l’Alessandria di Gregucci. Stagione irripetibile, quella del Cittadella, capolista col vento in poppa oltre che finalista di Coppa Italia. «Siamo felici di quello che stiamo facendo — sorride il presidente Andrea Gabrielli — siamo felici di aver raggiunto in settimana la finale di Coppa Italia, ma siamo anche consapevoli che il nostro primo obiettivo è e rimane il campionato. Adesso dovremo affrontare l’Alessandria, non è assolutamente ancora detto che riusciremo ad arrivare primi, la strada è lunga e il vento può cambiare in fretta, per cui è giusto tenere alta la concentrazione come abbiamo sempre fatto. Anche perché nessuno regala nulla». Da un presidente all’altro, Luca Di Masi scommette sull’Alessandria. E lancia il guanto di sfida: «Sarà ancora più bello — ammette il numero uno piemontese — provare a battere la capolista ora che fra noi e loro ci sono 13 punti di distacco. I numeri dicono che il Cittadella è primo e bisogna credere ai numeri, che manifestano una superiorità. Anche se noi non siamo così convinti. Parlo di qualità: non pensiamo di essere inferiori, anche per questo proviamo a battere la prima della classe». E il patron dei «grigi» rilancia, convinto della forza del suo gruppo: «Sarebbe una vittoria molto importante, non solo per la classifica. Noi pensiamo di essere almeno alla pari con la squadra di Venturato e faremo di tutto per dimostrarlo sul campo, anche perché teniamo tantissimo a questa partita per vendicare la sconfitta dell’andata, che non ci è andata giù». Roberto Venturato può contare sulla rosa praticamente al completo per il big-match del Moccagatta. Recuperato Paolucci, che deve solo ritrovare la miglior condizione, unico assente certo sarà De Leidi, che sta svolgendo allenamenti differenziati. Oggi rifinitura e conferenza stampa pre-match dell’allenatore granata, in cui si saprà qualcosa in più sulla formazione, che non dovrebbe discostarsi di molto da quella che ha battuto l’Albinoleffe. Un vero big match, in tutti i sensi. E il verdetto, qualcunque esso sia, non potrà essere certo banale.

Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Non è stata certo una settimana serena quella trascorsa dal Vicenza e non poteva essere altrimenti, dopo la sconfitta subita a Novara e l’annunciato abbandono, poi ritirato, dal progetto Vicenza calcio del presidente di Vi.Fin. Alfredo Pastorelli. «Noi dobbiamo solo pensare al campo, ad ottenere risultati — sottolinea Pasquale Marino — e quindi la mia competenza è relativa solo a quello che accade durante le partite. Detto questo, voglio ribadire che il Vicenza ha le potenzialità per tirarsi fuori da una situazione obiettivamente difficile, ma per farlo abbiamo l’obbligo di interpretare le partite con il giusto atteggiamento e la necessaria attenzione e concentrazione. Quando questo non succede rischiamo di perdere contro formazioni anche più deboli di noi, ma questa è la serie B e quindi spero che da qui alla fine del campionato questo concetto sia stato ben assimilato dai miei giocatori». E su quanto accaduto in settimana, Marino tira dritto. «Per noi conta andare in campo concentrati, isolandoci da tutto. Se non lo facessimo correremo il rischio di sprecare energie nervose, che andremo a togliere a quanto dovremo mettere in campo: il nostro lavoro è fare il massimo in partita. Ribadisco che sono convinto che esistano le potenzialità per tirarci fuori da questa situazione, i tifosi hanno compreso il momento di difficoltà e sapranno darci una mano, ci serve la vittoria per sbloccarci psicologicamente e finire in crescendo». Marino contro il Trapani dovrebbe confermare il 3-4-3 visto a Novara, andando però a dare più forza al reparto offensivo dove Ebagua e Raicevic dovrebbero giocare insieme dal primo minuto. «In linea di massimo credo che confermerò il modulo proposto a Novara anche perché fino a quando siamo stati in undici abbiamo fatto bene — sottolinea l’allenatore del Vicenza — è uno schieramento di gioco che avevo provato gennaio ed era da un po’ che volevo proporlo, poi per la difficoltà di avere difensori disponibili abbiamo dovuto rimandare la cosa. Questa disposizione ci può fornire più densità centrale così come si possono avvicinare gli attaccanti, ottenendo maggior copertura degli spazi. In attacco Raicevic ed Ebagua potrebbero anche giocare insieme, questo è possibile perché il modulo è cambiato. Vedremo cosa deciderò, di sicuro la nostra forza dovrà essere il gruppo, la compattezza di squadra, solo uniti e determinati possiamo farcela. Questa è la priorità, e noi ne siamo consapevoli; lasciamo stare e isoliamoci da tutto il resto, pensiamo soltanto al nostro lavoro perché il nostro destino dipende da noi». Ieri Modena, Pro Vercelli, Ascoli e Salernitana hanno perso, una buona occasione per recuperare punti sulle diretti concorrenti nella zona bassa. «Il fatto di giocare conoscendo i risultati delle avversarie è relativo — sottolinea Marino — avevamo quasi l’obbligo di vincere prima e ce l’abbiamo adesso. L’obiettivo è arrivare presto ai 50 punti e per farlo bisogna vincere le nostre di partite. Sfruttiamo al massimo la gara di domani (oggi per chi legge, ndr ) perché i tre punti nel calcio quando sei in difficoltà sono la medicina migliore».

Ore 14.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Adesso è un bel problema, perché anche il Padova è rientrato nel giro delle aspiranti ai playoff». La considerazione è di Bruno Tedino. I biancoscudati hanno battuto nell’anticipo di ieri il Pavia, sono saliti a quota 41 e sabato arriveranno al Bottecchia per fare il colpaccio con tutto il loro codazzo di supporter. Così la trasferta del Pordenone (47) questo pomeriggio alle 15 a Bassano del Grappa (46) diventa ancora più importante. QUOTA PLAYOFF – «Sarà un finale di campionato di grande emozione – riprende il tecnico -. Per garantirsi i playoff bisognerà arrivare almeno a quota 60. Ci mancano 13 punti, da raccogliere in 9 partite. Non faccio tabelle, non mi sono mai piaciute. Guardiamo una gara alla volta. Adesso pensiamo al Bassano, che è un avversario di grande forza e rango. La Virtus – vuole sottolineare il tecnico – è stata la vincitrice morale dello scorso campionato. Si è vista sottrarre la promozione soltanto dall’esito del ricorso che restituì a fine aprile al Novara 5 degli 8 punti di penalizzazione». I piemontesi si portarono a 2 lunghezze dal Bassano e sullo slancio poi lo superarono. La Virtus disputò i playoff e venne eliminata dal Como. VIETATO SBAGLIARE – I vicentini fiutano odor di sorpasso. «Siamo in continua evoluzione – dice mister Sottili -. Continuiamo a crescere, i giocatori hanno aumentato la condizione atletica e l’autostima grazie anche ai risultati ottenuti, il gruppo sta bene fisicamente e ha le proprie certezze, acquisite nel tempo». La voglia di cancellare lo 0-3 dell’andata è tanta. L’importanza della sfida non smuove Tedino dalle sue convinzioni. «Importante sì – ammette il tecnico -, ma non decisiva. Ovvio che un risultato di parità favorirebbe più noi che loro, ma non per questo cambieremo il nostro modo di essere e di giocare. Dovremo stare attenti: la Virtus, per quanto ho visto, è la formazione più brava nel ribaltare l’azione. Ha degli esterni di grande gamba e tecnica. Il 3-0 (tripletta di De Cenco, ndr) dell’andata? Nel primo tempo – ricorda Tedino – per mezzora ci fecero la testa come un mappamondo. Poi Fabbro appena entrato colpì la traversa. In quella occasione – ammette – gli episodi ci furono favorevoli». ATTACCO MOBILE – De Cenco non c’è più e Strizzolo è squalificato. Tedino ha predisposto un attacco mobile, stile Spalletti nella Roma. Davanti dovrebbero quindi operare Cattaneo, Berrettoni e Filippini. A centrocampo sono attesi Buratto, Pederzoli e Mandorlini. In difesa Boniotti, Stefani (al rientro), Pasa (idem) e Martin. Fra i pali Tomei. Non è esclusa però, al di là delle dichiarazioni della vigilia, una soluzione con un centrocampo più folto (in tal caso l’ingresso di Ingegneri in difesa consentirebbe l’avanzamento di Pasa) e un attacco con due sole punte. EX GIALLOROSSI – Particolarmente attesi e temuti al Mercante sono i 3 ex: Berrettoni, Cattaneo e Ingegneri. Per loro sarà una partita speciale. «Quelle contro squadre forti come la Virtus – sorride Tedino – sono sempre speciali. Non credo che Andrea, Luca ed Emanuele debbano sentirsi “ex”, per scendere in campo con le giuste motivazioni». AL SEGUITO – Non mancherà a Stefani e compagni il supporto dei tifosi. I fan neroverdi seguiranno i ramarri al Mercante con un pullman organizzato dalla società e tanti mezzi privati. Per coloro che non potranno recarsi a Bassano resterà a disposizione il maxischermo del Centro De Marchi, che dalle 15 trasmetterà la telecronaca del match proposta da sportube.tv. Intanto il Pordenone “telematico” si conferma finalista della Social Pro League, sfida virtuale fra le pagine Facebook delle 54 squadre di LegaPro. Nell’ultimo atto della competizione del portale Superscommesse.it, fino all’11 aprile se la vedrà con la Casertana a colpi di “clic”.

Ore 13.50 – (Messaggero Veneto) «Dobbiamo provarci, vogliamo rendere la stagione importante»: Bruno Tedino è imperativo nel presentare una partita che potrebbe lanciare definitivamente il Pordenone tra le big. Del resto incontra un Bassano che ha vinto quattro delle ultime cinque partite e tallona i neroverdi a una lunghezza. Per poter far punti al Mercante bisognerà essere al massimo, non solo dal punto di vista tecnico: «Serve essere completi in ciascun particolare, soprattutto dal punto di vista dell’attenzione, della convinzione e dell’agonismo. Se vengono a mancare anche solo alcune di queste caratteristiche rischiamo davvero di rimetterci perché il Bassano non perdona». Secondo il trainer neroverde, infatti, i veneti sono la miglior squadra del girone nel ribaltare l’azione: «È una formazione bravissima a “spaccare” gli avversari, con una forza incredibile sugli esterni grazie a giocatori come Candido, Piscitella e Voltan che quando ripartono fanno davvero male. Inoltre, hanno una linea difensiva esperta, per cui il compito è complicato». Un avversario difficile quindi, ma che il Pordenone può domare restando semplicemente se stesso: «Non dobbiamo cambiare il nostro modo di allenarci e di giocare – continua Tedino – altrimenti sbaglieremmo». E in un turno in cui il calendario pone anche il confronto tra Alessandria e Cittadella, Tedino conferma la sua “allergia” alla classifica, almeno per il momento: «Mancano troppe partite, la classifica può essere rimescolata e – commenta – Pavia e Alessandria possono comunque avere una marcia in più». Nonostante la prudenza del suo tecnico, comunque, questo Pordenone attrae sempre più. Proprio ieri sono stati in visita al De Marchi, accolti dal presidente Mauro Lovisa e da Bruno Tedino, sette giocatori “storici” come Riccardo Piva (recordman di presenze in neroverde tra i pro), Elio Bernardis, Lauro Canese, Marcello Rumiel, Renzo Iut, Aurelio Pussini e Luciano Bertoia.

Ore 13.30 – (Messaggero Veneto) Tedino ha fissato l’obiettivo: con 60 punti si è ai play-off. Al Pordenone ne mancano 13, da raccogliere nelle rimanenti 9 giornate. Impresa possibile per la squadra schiacciasassi che ha ottenuto 8 vittorie e un pareggio nel 2016. Ma ecco arrivare le salite. Tappe di montagna, usando un gergo ciclistico, che il Pordenone affronterà da oggi a Bassano, sino alla sfida con la capolista Cittadella di metà aprile. Rivale in più. Non finiscono mai i test-verità per questa squadra, capace di stupire e di inebriare d’entusiasmo una provincia intera. Sono le responsabilità delle grandi. Il Pordenone ha dimostrato di esserlo e dovrà confermarsi su uno dei campi più difficili della categoria. Allo stadio Mercante l’attende un Bassano reduce da 3 successi di fila e a un solo punto dal secondo posto dei neroverdi. Rivale diretta in piena regola, in una corsa, quella per i play-off, che da ieri annovera una nuova pretendente: il Padova, prossima avversaria al Bottecchia, che ha travolto (3-0) il Pavia. A viso aperto. Anche un punto potrebbe bastare? Probabilmente sì, ma la filosofia del tecnico neroverde non contempla la gestione del risultato. Il Pordenone sfiderà dunque a viso aperto una formazione che all’andata, pur soccombendo, per almeno mezz’ora, come ha confermato Tedino, ha messo in seria difficoltà i ramarri. Guai concedere loro ripartenze: potrebbero essere micidiali, per l’abilità degli esterni Falzerano e Candido. E davanti dovrebbe giocare quel Momentè che ha già segnato al Pordenone la scorsa stagione con la maglia dell’Albinoleffe. Rientri. Tedino recupera entrambi i pilastri della retroguardia: Stefani e Pasa. Quest’ultimo, reduce da una brutta influenza, sarà schierato dietro e non in mezzo, dove ci sarà Buratto. Per il resto, rispetto a domenica scorsa, spazio a Filippini (al posto dello squalificato Strizzolo) come partner d’attacco dell’ex Berrettoni. Convocati ma inutilizzabili Marchi e Beltrame. Si annuncia una cornice all’altezza. Staccati oltre mille biglietti in prevendita. Un centinaio i supporter in arrivo dalla città del Noncello. Si faranno sentire. Per valicare indenni questa prima montagna di una calda primavera.

Ore 13.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Davanti corrono tutte e vanno veloce. Chi sta davanti e chi sta dietro, in un crescendo rossiniano che rende a dir poco incerta la «volatona» per la promozione di questo finale di stagione. Se per il primo posto i giochi sembrano fatti conm il Cittadella in fuga, non altrettanto si può dire per gli spareggi promozione e oggi alle 17.30 al Mercante ecco arrivare un passaggio chiave sulla strada dei playoff. Bassano-Pordenone è un test durissimo per entrambe le contendenti, senza dimenticare l’andata, quando Stefano Sottili subì probabilmente il peggior ko della sua esperienza da allenatore giallorosso. «Ogni partita fa storia a sé — chiosa l’allenatore toscano nella consueta conferenza stampa della vigilia — da parte nostra pensiamo solo a oggi, visto che veniamo da un periodo positivo in cui stanno arrivando risultati importanti. Contro il Pordenone servirà non solo la prestazione atletica, ma anche grande lucidità nelle scelte compiute dai singoli e dal gruppo. Noi siamo in continua evoluzione, continuiamo a crescere, i giocatori hanno aumentato la propria condizione atletica e la propria autostima grazie anche ai risultati ottenuti, il gruppo sta bene fisicamente e ha le proprie certezze acquisite nel tempo». E Sottili pensa anche alle occasioni perse, quelle che in sostanza ora impediscono di stare in scia alla prima della classe. «Ho un solo rammarico in questa stagione: in buona parte delle tante gare pareggiate strameritavamo di vincere per numero di occasioni create e concesse. Purtroppo, però, abbiam capitalizzato poco. Dopo due stagioni strepitose come quelle passate non era facile farsi apprezzare da questa piazza». Sottili ha convocato tutti i giocatori a disposizione eccetto Germinale. Bruno Tedino, dal canto suo, carica la squadra invitandola a crederci fino in fondo: «Sarà importante non tralasciare nessun dettaglio. Il Bassano — evidenzia l’allenatore del Pordenone — è una squadra di spessore che non ha bisogno di presentazioni. Hanno tanta qualità, soprattutto sulle fasce, e quando ripartono fanno male. E’ una squadra costruita nel tempo e nel tempo ha dimostrato di essere competitiva. Noi abbiamo il dovere di crederci, c’è voglia di arrivare in fondo».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Ieri il Campodarsego, l’unica squadra padovana che in questo week end di sosta del campionato non ha recuperi da giocare, ha disputato un’amichevole contro il Legnago (squadra del girone D di Serie D) allo stadio “Sandrini” di Legnago, vincendo 2-1. Gli autori dei due gol del Campo sono stati Kabine (primo tempo) e Zecchin (ripresa). Alle altre due (Este a parte) mancano gli ultimi punti per la salvezza matematica. Quelli che, oggi pomeriggio, cercheranno di racimolare Abano e Luparense (calcio d’inizio alle 14.30), impegnati rispettivamente a Verona e Brugnera contro Virtus Vecomp e Tamai. I neroverdi, noni in classifica a quota 41 punti, affronteranno la trasferta nel capoluogo scaligero (arbitro Marco Tedesco di Pisa) senza troppi pensieri. La Virtus Vecomp è una squadra temibile ma già piazzata in zona playoff, a +5 sul Mestre. Gli uomini di Karel Zeman, d’altro canto, a salvezza quasi ottenuta, potranno permettersi di giocare a viso aperto come, del resto, hanno fatto domenica scorsa allo stadio delle Terme con il Campodarsego. Gli aponensi, è bene ricordarlo, nel girone di ritorno hanno già ottenuto 22 punti, contro i 19 raccolti prima del giro di boa. Formazione Abano (4-3-3): Bettin; Cuccato, Pramparo, Thomassen, Zattarin; De Cesare, Creati, Maistrello; Bortolotto, Gnago, Caridi. A pari merito con l’Abano c’è proprio la Luparense che, come i “cugini” della Bassa, vorrebbe risolvere le incombenze di classifica per togliersi qualche soddisfazione in più nel finale di stagione. I ragazzi di mister Enrico Cunico, reduci da tre vittorie consecutive, se la vedranno col Tamai (arbitro Andrea Bindella di Pesaro), compagine che ha ancora qualche speranza di accedere ai playoff. Tornano a disposizione il fantasista Matteo Giglio e l’esterno di difesa Andrea Praticò. Formazione Luparense (3-4-3): Rossetto; Antonello, Severgnini, Pregnolato; Dal Santo, Pignat, Cavallini, Di Fusco; Roveretto, Sottovia, Beccaro. Altro risultato di ieri: Belluno-Union Ripa 2-1.

Ore 12.10 – (La Provincia Pavese) Mister Brini mezz’ora dopo il ko di Padova è scuro in volto. «Non ha funzionato niente. Punto» No, il mister spesso taciturno in sala stampa non riesce a nascondere la sua profonda delusione. La sua è la frustrazione di chi vede una squadra che una domenica mostra cattiveria e determinazione, e la settimana successiva è invece molle e senza idee. «L’approccio alla partita non è quello che voglio io. In questo modo rendiamo le cose facili agli avversari. Abbiamo concesso di tutto e di più al Padova». Un Pavia senza Cesarini (squalificato) e con Sforzini che fino all’ultimo era in dubbio per un problema alla schiena ha trovato anche la giornata-no di Andrea Ferretti. «Cosa ho detto in spogliatorio? Cose da spogliatoio», dice il mister. Che questa mattina aggiungerà il resto. La giornata di riposo prevista è annullata. Questa mattina tutti in campo ad allenarsi. «Sì, lì mi spiegherò meglio», ammette. In sala stampa Brini è caustico: «Giocare così non è ammissibile. Manca cattiveria? E’ vero, ma la cattiveria non la si compra al mercato. Loro sono entrati con la giusta aggressività. Entravano per primi su tutte la palle. Noi non siamo neppure entrati in campo con le condizioni mentali adatte». Il mister non parla di singoli, ma sembra che gli esterni – Marconi e Azzi – non abbiano sfigurato neppure ai suoi occhi. Ora per il Pavia il percorso è ancora più difficile. Da quando Brini è arrivato sulla panchina azzurra ci sono stati quattro pareggi, tre vittorie e una sola sconfitta, contro il Cittadella, probabilmente immeritata. Un 3-0 come questo rischia di lasciare il segno. «Quello che più mi spiace è l’assenza di determinazione e cattiveria. Per vincere servono motivazioni. Che si hanno se la squadra ha il dna giusto. Non è ammissibile – prosegue Brini – che in settimana si lavori in un modo e poi in campo si giochi in un modo differente. Ora cercheremo di raddrizzare qualche cosa». Le considerazioni tecniche sono ridotte al minimo. «Ho inserito Grillo per cercare di spingere di più. Voglio che i ragazzi assimilino quello che facciamo durante la settimana. Serve un cambiamento a livello mentale». I giornalisti padovani chiedono a Brini della posizione in classifica del Pavia: «Cosa devo dire? Che non mi soddisfa, mi sembra del tutto evidente. Ma non faccio il ragioniere che fa calcoli. Io faccio l’allenatore e i ragazzi i calciatori. Noi le risposte le dobbiamo dare in campo».

Ore 12.00 – (La Provincia Pavese) Un Pavia remissivo e con poche idee a Padova incassa la peggiore sconfitta della stagione. Dopo tre successi con squadre abbordabili, la trasferta in terra veneta avrebbe dovuto rappresentare l’aggancio con la zona play off. Così non è stato. Se il Pavia vuole andare agli spareggi dovrà affrontare con un piglio ben diverso le prossime partite, a partire dagli scontri diretti a cavallo di Pasqua contro Bassano e Alessandria. Quando gli azzurri affrontano squadre ben organizzate, spesso, vanno in barca. Il clima, già alla vigilia, non era dei più euforici. Mister Brini aveva dichiarato: «Cercheremo di sfruttare quello che ci concederà il Padova». Bene, il Padova ha concesso poco o niente. E il Pavia non ha sfruttato quel poco che è arrivato. La cronaca del primo tempo è poca cosa, vista dagli azzurri.Nei primi 10’ il Padova mette in difficoltà il Pavia già due volte. Prima con Mazzocco, poi con Neto Pereira, che grazia Facchin dal centro dell’area. Il Pavia non costruisce quasi nulla e il Padova offende. All’11′, però, i padovani cominciano con una serie di errori. Prima uno svarione difensivo che un Ferretti non in stato di grazia calcia come altissimo. Gli azzurri alzano un po’ il baricentro, ma dura poco. Il vento disturba un po’ tutti. Al 20’ a sbagliare (ma non per colpa di Eolo) è Luca Ghiringhelli, che lascia libero Altinier posizionato a due metri dalla porta. L’attaccante padovano calcia orrendamente. Alla fiera dell’errore cerca di reagire Jacopo Manconi, uno dei pochi che ci mette l’anima. Al 23’ serve bene Sforzini in mezzo all’area, ma il gigante azzurro spreca. Passano pochi istanti e Ferretti grazia ancora i padovani. Dopo tanti errori, il gol arriva. Finocchio calcia da fuori area, ribatte Facchin, Neto Pereira riesce a rimetterla in mezzo e Altinier riesce a colpire in rovesciata. Al suo fianco non incolpevoli assistono Dermaku e Foglio. Alla rete biancoscudata il Pavia non reagisce. E poco dopo la mezz’ora, Facchin si prodiga in un miracolo. Su calcio d’angolo, la palla finisce a Sbraga; il difensore veneto, spalle alla porta, colpisce di tacco, ma trova il muro del portiere. Un Pavia così timido subisce il raddoppio al 41′. Ancora su rovesciata. Questa volta di Neto Pereira posizionato in mezzo all’area. Uno schema provato e ritrovato, che lascia il Pavia di stucco. Nella ripresa mister Brini cambia modulo inserendo Azzi al posto di Carraro. E’ un 4-4-2 con Manconi e Azzi esterni. E al 2’ proprio il brasiliano si rende pericoloso una prima volta. Ruba il tempo sulla sinistra ai difensori padovani e serve Foglio al limite che la dà a Sforzini. L’occasione è oro, ma Nando non la sfrutta. Al 15′ l’occasione migliore: Azzi servito da Ferretti sul secondo palo da distanza ravvicinata colpisce il palo.Ormai è chiaro, non è giornata. Nonostante tutto il Pavia ci prova ancora. Si scopre e avanza con le giovani ali. Al 29′ entrano Grillo per Muscat e Anastasia per Sforzini. Foglio si sposta in mezzo al campo nell’inedita posizione di regista. Gli azzurri costruiscono qualcosa, ma la benzina è finita. E al 46’ arriva il il colpo di grazia di Altinier. Proprio sui titoli di coda la punta veneta viene trovata libera da Ilari.

Ore 11.40 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 6; Diniz 6.5, Sbraga 6, Fabiano 7, Favalli 6.5; Ilari 7.5 (Anastasio sv), Mazzocco 7.5, De Risio 6.5, Finocchio 6 (Baldassin sv); Altinier 8, Neto Pereira 7 (Sparacello sv).

Ore 11.30 – (Gazzettino) La truppa di casa ha raccolto il premio della sua pressione al 26’: bellissima la rovesciata di Altinier in mezzo a due difensori su passaggio di Neto Pereira. Anche dopo l’1-0 è stato il Padova a condurre sempre le danze, sfruttando soprattutto la fascia destra dove Ilari e Diniz hanno fatto il bello e il cattivo tempo. E un’altra acrobazia, questa volta di Neto Pereira dopo un perfetto schema su punizione, ha fruttato la meritata rete del raddoppio (41’). Soltanto nel primo quarto d’ora della ripresa il Pavia ha mostrato qualche segnale di risveglio. L’allenatore ospite Brini ha mandato in campo il brasiliano Azzi con il compito di ridurre all’osso le avanzate di Diniz. Ma è stata tutta la squadra ad alzare il baricentro. In questi frangenti il Padova si è un po’ disunito, le linee non erano più strette come nel primo tempo e la difesa ha corso qualche rischio di troppo. Come quando proprio il nuovo entrato ha centrato in pieno il palo con una giocata aerea da posizione ravvicinata. In altre due circostanze sono state invece provvidenziali le chiusure in extremis di Sbraga e Favalli. Superato lo spavento, i biancoscudati hanno cominciato a riorganizzarsi. E con il passare dei minuti la sfida è tornata di nuovo nelle loro mani. Implacabile nel finale Altinier (al decimo centro stagionale) a spedire in rete l’assist al bacio di Ilari dopo una micidiale ripartenza di Mazzocco. E i cinquemila dell’Euganeo hanno accolto il triplice fischio con scroscianti applausi.

Ore 11.20 – (Gazzettino) Avviso ai naviganti: per la corsa ai play off c’è anche il Padova. La terza vittoria di fila – mai accaduto in questa stagione – fa lievitare prepotentemente le quotazioni della truppa biancoscudata. Quasi senza discussioni il 3-0 inflitto all’ambizioso Pavia, risultato che permette alla compagine di Pillon non solo di portarsi ad una sola lunghezza dagli avversari, ma anche di ribaltare la sconfitta per 2-0 rimediata all’andata. Successi in serie a parte, quello che più impressiona è la grande personalità che sta dimostrando la squadra sul piano del gioco. Prova ne sia che fino all’intervallo gli ospiti sono stati letteralmente annichiliti dalla varietà di manovra di Neto Pereira e compagni: ritmo, intensità, pressing alto, verticalizzazioni, sovrapposizioni sulle corsie esterne, difesa pronta sempre ad alzarsi. Il tutto con una brillantezza fisica e mentale davvero invidiabile. Principale artefice di questo miracolo è sicuramente il tecnico Pillon, che prima ha restituito allo spogliatoio la serenità necessaria per superare il momento difficile coinciso con l’esonero di Parlato e poi ha fatto indossare alla squadra un 4-4-2 molto armonioso, capace di esaltare le qualità degli attaccanti e allo stesso tempo di garantire solidità alla difesa. I biancoscudati sono partiti subito forte, minacciando più volte la porta del Facchin. Un solo acuto invece per gli ospiti, con Sforzini che non è riuscito a coordinarsi da posizione favorevole.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Brini ha detto che il Padova arrivava sempre primo su tutti i palloni. «Sono d’accordo. Eravamo corti, aggressivi e i tempi del pressing venivano al meglio». A questo punto il Padova si è inserito a pieno titolo nella corsa ai play off. «Me lo auguro, ma solo con un filotto di vittorie possiamo pensare di arrivarci. Mancano otto partite e dobbiamo continuare a vincere». Dove si attende ancora qualche miglioramento? «Nella gestione della partita, a volte concediamo qualcosina che può consentire agli avversari di rientrare in partita e non deve succedere». Passando ai giocatori, Neto Pereira è il primo a presentarsi nel dopo-gara. «Una vittoria importante contro una squadra di valore, abbiamo disputato una grande prestazione. Ora guardiamo avanti e con la giusta mentalità possiamo pensare di continuare su questa strada, sempre però mantenendo i piedi per terra e alla fine faremo i conti». Bellissima la sua rovesciata su schema di punizione provato in allenamento, ma molto belli anche gli altri due sigilli. «Belli e soprattutto importanti. Ciò che conta di più è la vittoria che ci dà ulteriore morale». Ecco l’altro bomber, Altinier, che con questa doppietta è arrivato a quota 10. «È un ulteriore soddisfazione essere arrivato in doppia cifra anche in questa stagione. Sono contento per i gol e per la vittoria che è molto importante in uno scontro diretto. Siamo riusciti a raccogliere i tre punti e a giocare bene, e questo ci dà fiducia. Ora pensiamo al Pordenone, ci aspetta un’altra sfida importante». L’obiettivo play off? «Questa vittoria ci permette di sognare un po’ di più, ma restiamo con i piedi per terra perché la strada è ancora lunga e non dobbiamo mollare di un centimetro».

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Il risultato è un po’ bugiardo perché il successo poteva essere anche più largo. La squadra ha dimostrato di essere in una condizione fisica eccellente e ha messo in mostra un gioco spumeggiante». Il clima di soddisfazione è generale, e anche le parole del presidente Giuseppe Bergamin ne sono l’emblema: «Una bella partita, e adesso guardiamo avanti, il che significa guardare alla prossima partita e poi a quella successiva. Abbiamo raggiunto una tranquillità che ci dà fiducia per il prosieguo. L’eventuale rinnovo contrattuale di Pillon? Ne parleremo più avanti, eventualmente con un progetto da costruire insieme. Vediamo tra un mese, ma finora ha dimostrato di fare bene il suo mestiere». Proprio Pillon si sofferma sulla prestazione dei biancoscudati, che per la prima volta in stagione hanno conquistato tre vittorie di fila. «Benissimo il primo tempo, nella ripresa abbiamo concesso qualcosina e non dovevamo. Però nella prima frazione la squadra ha dato molto sul piano del ritmo e dell’intensità e ci poteva stare un leggero calo, anche se abbiamo terminato la gara in una buona condizione. Abbiamo portato avanti l’atteggiamento visto con il Mantova, questa è la strada giusta. È proprio l’atteggiamento che conta, e adesso non dobbiamo mollare niente. Dobbiamo andare su tutti i campi per cercare di vincere il più possibile, poi non so dove arriveremo, ma questa è la via giusta». In campo la squadra appare più sciolta e tranquilla. «Non ha più quel timore psicologico che aveva quando sono arrivato. Dopo qualche mese di lavoro insieme sta acquisendo quelle certezze che ti dà il lavoro. Ora siamo una squadra che difende e attacca tutta insieme. Stiamo arrivando piano piano a giocare come piace a me. Soprattutto stiamo alti e questo fa la differenza». Dal Pavia forse era lecito aspettarsi qualcosa di più. «Diamo il merito anche alla mia squadra, li abbiamo imbrigliati bene e pressati alti».

Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Mentalmente liberi e in condizione, si annuncia un finale palpitante”) Tanto di cappello a questo Padova, rivitalizzato dalla cura Pillon e irrobustito dagli acquisti (azzeccati) del ds De Poli al mercato d’inverno. Vederlo giocare come ieri ha illuminato gli occhi di chi ama il calcio (fatte sempre le debite proporzioni tra la categoria in cui milita e le serie maggiori). Una prestazione perfetta o quasi – giusto che l’allenatore sottolinei anche i difetti, come le occasioni concesse al Pavia nel primo quarto d’ora della ripresa – che conferma la profonda metamorfosi subìta dal gruppo biancoscudato: come un camaleonte ha cambiato pelle dalla testa ai piedi e adesso giustamente incute timore alle concorrenti dirette. Potenza di un’altra situazione (di gestione tecnica, ma anche di classifica) rispetto ad un girone fa, ma anche di un lavoro in profondità che lo staff del mister trevigiano ha effettuato dal momento dell’avvicendamento in panchina – erano i primi di dicembre – e che si traduce in un dato di fatto innegabile: si corre di più, la condizione è eccellente, si segue una precisa filosofia di gioco, i reparti sono tutti coinvolti (nel senso che partecipano alle due fasi, sia difensiva che offensiva, è bastato vedere Altinier e Neto piazzarsi sui corner degli azzurri nell’area davanti a Favaro, o Fabiano e Diniz andare a saltare sui palloni indirizzati sotto la porta di Facchin). Il cambio, dunque, è servito e, come sottolineavamo una settimana fa dopo il blitz vincente di Mantova, a Pillon va dato atto di aver (ri)modellato una rosa che pure aveva qualità, ma che in precedenza si era espressa ben al di sotto delle sue possibilità. Il bilancio per lui va aggiornato ancor più in positivo: 7 vittorie, 5 pareggi e 1 sconfitta, il che significa 26 punti conquistati sui 39 a disposizione. Una media secca di 2 punti a partita, da playoff diretti. In più la mente è “libera” da preoccupazioni legate alla salvezza da raggiungere. Ma va riconosciuto pure alla società di non aver sbagliato nulla al momento di andare alla ricerca di ciò che serviva per irrobustire quell’organico: gli arrivi di Sbraga, De Risio, Baldassin, Finocchio e Sparacello ne hanno alzato il livello qualitativo. Oggi il Padova ha la seconda miglior difesa e ha subìto appena 3 reti nelle 9 partite disputate nel girone di ritorno, mentre a livello realizzativo si è sbloccato dopo un periodo difficile (12 gol sempre in 9 giornate): la sua crescita è stata imperiosa e non è esagerato parlare della squadra forse più in forma del campionato, in attesa di Alessandria-Cittadella di domani, dove i granata possono diventare i migliori alleati dei “cugini”. Vedremo quale sarà la risposta della piazza nelle prossime partite, per cullare quel “sogno” – come lo definiscono i protagonisti – a cui nessuno, sino ad un mese fa, credeva. Ci piacerebbe che i padovani “dormienti” (quelli abituati a commentare i risultati disertando lo stadio, magari dal computer di casa o d’ufficio) e gli “occasionali” (quelli che, invece, si muovono solo quando c’è un traguardo da raggiungere, stimolante per tutti) cominciassero ad essere utili per la causa: smettendola, per esempio, di criticare per partito preso – come la mettiamo con i detrattori di Altinier, alcuni dei quali oltretutto siedono in Tribuna Est, all’Euganeo? – e mobilitandosi per esserci sempre allo stadio. Più presenze e meno parole, in sostanza, perché solo uniti si vince (vecchio slogan, ma più che mai attuale).

Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro sv; Diniz 7.5, Sbraga 7, Fabiano 7.5, Favalli 7.5; Ilari 7.5 (Anastasio sv), Mazzocco 7.5, De Risio 7.5, Finocchio 7 (Baldassin 6.5); Neto Pereira 7.5 (Sparacello sv), Altinier 7.5. 

Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Risultato: il Pavia è arrivato sempre dopo sulla palla, superato in velocità e nei fraseggi a terra, tant’è che Favaro non ha effettuato una parata che sia stata una. Reti in acrobazia. Oltre a tutte le qualità già evidenziate, il Padova si è ricordato di avere due bomber che entro i 16 metri sanno il fatto loro come pochi altri nella categoria e li ha riforniti come si deve: con cross dalle fasce laterali o con assist aerei, su palle inattive. E così, dopo aver chiamato l’ex Facchin al lavoro con un destro di Fabiano a giro, su cui il portiere è volato a deviare in tuffo in angolo (7’), il risultato è stato sbloccato da una rovesciata di Altinier a conclusione di un’azione insistita nell’area e dopo una corta respinta dei difensori centrali lombardi su un pallone indirizzato da Neto Pereira al compagno. Giocata astuta e anche un po’ fortunata, con il pallone che ha picchiato contro il palo interno prima di adagiarsi nel sacco (26’). Da lì in poi i biancoscudati sono andati in discesa, e nonostante il Pavia sia passato al 4-1-4-1, per arginare soprattutto le percussioni di Diniz e Favalli, supportati benissimo da Ilari e Finocchio, non è riuscito a trovare contromisure efficaci. Il 2-0, già maturo, si è concretizzato già prima del riposo, su azione da schema: punizione di Favalli da sinistra, palla lunga per Fabiano (ottima la sua prova, come quella di tutti i compagni), che di testa ha indirizzato a centroarea trovando Neto Pereira pronto a girare al volo, in torsione, e a battere Facchin (41’). Ripresa in controllo e 3-0. La reazione del Pavia? Tutta in un’occasione per Sforzini in avvio di ripresa (2’) e in un palo, colpito di testa da Azzi su cross lungo di Manconi (15’). Alla fine, il sigillo definitivo al match lo ha apposto ancora Altinier – prima doppietta, salito a 10 reti nella graduatoria dei marcatori – che in pieno recupero ha scaraventato alle spalle dell’estremo difensore lombardo un pallone indirizzatogli al bacio da Ilari dopo azione avviata da Mazzocco (47’). Sabato si va a Pordenone, impegnato oggi nella partitissima di Bassano. Siamo in piena bagarre e il gioco si fa emozionante. Ma tutti adesso devono stare molto attenti a questo Padova.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Altri tre gol, dopo quelli rifilati una settimana fa al Mantova. Vincendo – ed anche questo fa notizia – la terza partita di fila dopo il k.o. nel derby con il Cittadella, unica sconfitta della gestione Pillon, il Padova avvicina a grandi falcate la zona playoff, laddove per obiettivo concreto si faccia riferimento al quarto gradino della classifica, dov’è assisa l’Alessandria, attesa domani sera dal big match con il Cittadella. Lo avvicina convincendo e soprattutto divertendo i suoi tifosi, che ieri pomeriggio hanno applaudito sicuramente la miglior prestazione della squadra in questa stagione. Una prestazione che si commenta da sola: reti, occasioni mancate di un soffio per incrementare il bottino, azioni da manuale, pressing alto ed efficace, spinta incessante sulle corsie laterali e cross, i famosi e tanto invocati cross che fanno la felicità di attaccanti d’area come Altinier e Neto Pereira. Pavia annichilito. Che quella con il Pavia fosse una partita cruciale lo aveva sottolineato lo stesso allenatore alla vigilia, parlando di possibile “svolta”, in caso di successo, per il finale di torneo, ma lo legittimava proprio la posizione in graduatoria delle due contendenti: i lombardi, reduci da 4 vittorie nelle ultime 5 giornate, avanti di 4 lunghezze rispetto ai biancoscudati, così come la FeralpiSalò (caduta ieri sul campo del Renate), rimasta ferma a quota 42. Le statistiche, poi, confermavano che l’avversario era di quelli tosti, visto e considerato che l’ultima volta in cui il Padova si era imposto nel confronto diretto risaliva al 2 maggio 2004, quasi 12 anni fa (allora finì 4-0, con Ulivieri in panchina). Insomma, una sfida diretta per i quartieri alti, là dove è in palio il pass per gli spareggi-promozione. Come se si fosse liberato dalla zavorra (psicologica più che altro) del conseguimento di una posizione solo tranquilla e niente più, lontano dalla zona playout, la squadra di Pillon è partita con il piede pigiato sull’acceleratore, mandando in crisi i biancoazzurri. Come? Aggredendoli già nella loro metà campo, bloccandoli in fase di ripartenza e alzando il ritmo e l’intensità del proprio gioco.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Il gol di Neto è lo specchio di una squadra a cui riesce tutto: finalmente lo schema ha funzionato. «Vero, e sono davvero contento che quello su cui lavoriamo in settimana venga messo in campo quando si gioca il sabato o la domenica. A volte in allenamento i ragazzi mi fanno arrabbiare (sorride, ndr) perché questi schemi non sempre vengono bene. L’abbiamo provato e riprovato, e finalmente è arrivato quando contava». Qual è stato il segreto della vostra prestazione? «Abbiamo imbrigliato il Pavia tenendolo lontano dalla nostra area, rimanendo con la difesa alta e tenendo la linea a quattro molto mobile, in modo che l’attaccante non avesse mai uno spazio eccessivo. Abbiamo sfruttato le corsie esterne, ci siamo sovrapposti per creare lo spazio e puntare l’uomo, abbiamo trovato quei cross da fondocampo che con due attaccanti come Neto e Altinier possono diventare decisivi. E poi, soprattutto, siamo arrivati primi sul pallone, siamo stati corti e aggressivi». Mentalmente, adesso, come cambia la stagione? «Ora abbiamo una tranquillità in classifica che ci concede anche di sbagliare. Quando lotti per raggiungere la salvezza non puoi permetterti errori, invece adesso possiamo giocare senza timori, senza le remore psicologiche che c’erano quando, a dicembre, sono arrivato. La squadra dopo tre mesi di lavoro sta acquisendo delle certezze: tutti lottano nelle due fasi. È una squadra che gioca come piace a me». Crede un po’ di più ai playoff? «L’importante è non mollare: abbiamo fatto tanta fatica per arrivare sin qui, ma se perdiamo questi ritmi non ce la faremo, e buttare via una rincorsa come questa sarebbe un peccato».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Il miglior primo tempo della stagione, e una partita (quasi) perfetta per entrare a pieno titolo in corsa per un posto nei playoff. Il Padova si gode il momento d’oro, e Bepi Pillon ha tutti i motivi per essere soddisfatto: contro il Pavia la sua squadra ha tirato fuori gli artigli, sfoderando una prestazione maiuscola. «Se continuiamo così, il nostro sogno può avverarsi, ma serve un filotto di vittorie», esordisce il tecnico biancoscudato nel dopo-gara. «Altre volte avevamo disputato buone partite, vedi il primo tempo con il Bassano o contro la Feralpi. Stavolta, però, abbiamo tirato fuori il miglior primo tempo della stagione, abbiamo dato ritmo e intensità». Così com’era avvenuto a Mantova, ma il Pavia è avversario nettamente superiore. «È l’atteggiamento che conta, non chi hai di fronte. Per arrivare dove siamo adesso dovevamo seguire un percorso ben preciso, e finalmente cominciamo a raccoglierne i frutti. Non so dove approderemo, ma la strada è quella giusta e bisogna andare avanti così. Anche se…». Non è del tutto soddisfatto? «C’è ancora qualcosa da sistemare. Anche oggi (ieri, ndr), come domenica scorsa, abbiamo sbagliato qualcosina nella gestione della gara dopo l’intervallo: a Mantova la sfida si era riaperta, anche se forse il loro gol era viziato da un fallo, qui avrebbe potuto finire nello stesso modo se Azzi avesse segnato invece di colpire il palo. Concediamo sempre qualche occasione di troppo, non dovremmo farlo. Ma ci poteva stare: nel primo tempo avevamo dato un ritmo e un’intensità molto elevati, e un piccolo calo poteva essere fisiologico».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il volto di Giuseppe Bergamin è disteso, ma non ancora euforico. Certo, la prova del Padova contro il Pavia è stata di quelle da ricordare, ma ancora non basta per scatenare eccessivi entusiasmi. «Una delle più belle partite viste quest’anno», commenta il patron in sala-stampa. «Questa squadra comincia ad avere un’identità precisa e grande convinzione nei propri mezzi: giochiamo bene, abbiamo una condizione fisica davvero ottima, e penso che con la tranquillità e la libertà mentale acquisite adesso, nelle prossime gare possiamo davvero far bene». Tre punti che permettono ai biancoscudati di sognare i playoff. «Dopo la vittoria di oggi (ieri, ndr) dobbiamo solo guardare avanti, abbiamo raggiunto una salvezza quasi aritmetica, e ora procediamo un passo alla volta. Fare proiezioni non ha molto senso, giochiamocele tutte e fra 3-4 gare vediamo dove siamo». Le prestazioni dei singoli, in ogni caso, non fanno altro che legittimare sempre di più il lavoro societario, l’estate scorsa così come al mercato invernale. «Sapevamo di avere dei buoni elementi, e gli inserimenti a gennaio hanno migliorato la squadra quantitativamente e qualitativamente. Questi giocatori sono bravi, e Pillon lo è altrettanto nel metterli al posto giusto e nel far risaltare le loro qualità». Il rinnovo del tecnico, a questo punto, non dovrebbe essere in dubbio. «Ne parleremo più avanti, non è questo il pensiero più impellente. Non sarà una formalità perché ci sarà da costruire e condividere un progetto, ne potremmo discutere magari tra un mese, ma di certo Pillon ha dimostrato di saper fare il suo mestiere».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Due rovesciate in una sola partita, 17 gol in coppia, e l’impressione che, adesso che l’intesa è completa, non ci siano limiti per Cristian Altinier e Neto Pereira. Sarà anche uno dei tandem più “vecchi” della categoria, ma entrambi stanno vivendo un’ottima stagione del punto di vista realizzativo e anche ieri hanno trascinato il Padova al successo. Gli applausi più scroscianti se li è presi l’ex bomber dell’Ascoli, giunto in doppia cifra e a segno da tre partite di fila: «La doppia cifra per un attaccante è sempre motivo di soddisfazione ed esserci arrivato anche quest’anno per me è un orgoglio», confessa Altinier. «Più bello il primo gol con il Pavia o quello con il Renate? Non saprei decidere. A me piacciono più che altro i gol importanti, sono una scarica di adrenalina sia per me che per la squadra e possono indirizzare bene una partita. Quindi anche in quest’occasione sono felice». L’impressione è che, vedendo la crescita di quasi tutti i giocatori, il Padova stia attraversando un momento di grande brillantezza fisica e abbia più benzina degli avversari. «Non diciamolo molto forte, ma stiamo veramente migliorando. Abbiamo disputato un’ottima partita contro un avversario molto forte e questa prestazione ci dà grande fiducia per il proseguo. La salvezza è acquisita e ora possiamo sognare, ma non dobbiamo mollare un centimetro, continuare a migliorarci e tenere i piedi per terra, perché al momento siamo ancora lontani dai playoff». Continuare a migliorare è anche il motto di Neto Pereira: «Forse questa è stata la miglior partita del Padova in stagione», rileva l’attaccante brasiliano, «ma io mi auguro che da qui a breve ne arrivino anche di migliori. Questa squadra credo abbia ancora margini di crescita, i grandi obiettivi si raggiungono senza accontentarsi e io penso che ci sia ancora da migliorare. Con il Pavia, avversario forte, abbiamo disputato una grande prova, ma ora guardiamo già al Pordenone. La rovesciata? Dà soddisfazione anche perché arrivata su uno schema che proviamo spesso». Playoff obiettivo dichiarato? «C’è tanta strada da fare ma è giusto sognare».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Favaro 6.5; Diniz 7.5, Sbraga 6.5, Fabiano 7.5, Favalli 7; Ilari 7.5 (Anastasio sv), Mazzocco 7, De Risio 7, Finocchio 6.5 (Baldassin 6); Altinier 8, Neto Pereira 7.5 (Sparacello 6.5).

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Fabiano e Diniz, in particolare, offrono in dote prestazioni eccezionali, ma anche Ilari, Altinier, Neto Pereira, Mazzocco e De Risio regalano il meglio di sé. A questi ritmi e con queste cadenze, nulla può essere precluso, anche perché adesso anche la panchina dispensa certezze. Ieri, per esempio, Petrilli, Bucolo e Dionisi — fino a qualche tempo fa titolari inamovibili — sono rimasti a guardare senza giocare un minuto. Nel primo tempo il Padova soffre appena, giusto il tempo di metabolizzare due sanguinosi palloni persi da De Risio, per il resto è una sinfonia inarrestabile, che produce due gol, uno più bello dell’altro: nel primo (26’) Finocchio scocca un tiro dalla distanza, Facchin respinge, Altinier cicca il pallone, Neto Pereira lo recupera e lo rimette in mezzo, dove il centravanti mantovano sforna una rovesciata da copertina e griffa l’1-0. Al 42’ il raddoppio: punizione di Favalli, torre di Fabiano e sforbiciata eccezionale di Neto Pereira per il 2-0. Nella ripresa Brini toglie l’ex Carraro e inserisce il quasi ex Azzi, virando sul 4-4-2. Scelta che rimette la squadra sul giusto binario, ma che non sposta del tutto gli equilibri. Il Pavia prova la rimonta, colpisce un palo con Azzi ma si deve arrendere. E in pieno recupero, al 47’ ecco il tris: assist di Ilari e sigillo di Altinier, che segna il decimo gol stagionale. L’Euganeo si esalta e adesso si può davvero sognare.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Bello, efficace, determinato e, a tratti, persino spregiudicato. Scoppia la primavera e fiorisce anche il Padova, che batte 3-0 il Pavia con una prestazione da applausi e, a questo punto, punta dritto ai playoff per la B. Obiettivo ancora difficile, questo va sottolineato, ma arrivati alla data attuale e con una classifica che lascia la porta aperta alla speranza, provarci è un dovere. Al momento giusto, nella settimana giusta, ecco il miglior Padova della stagione. Vince uno scontro diretto (cosa che sinora era capitata solo una volta), avvicina ulteriormente la zona playoff e, a questo punto, se la giocherà fino in fondo per gli spareggi promozione. Pillon prosegue nella sua marcia (da quando ha sostituito Parlato ha perso una sola volta e tenuto il ritmo delle prime) e adesso punta la prossima trasferta di Pordenone per sognare la serie cadetta. Missione sempre complicata perché davanti corrono, ma la prestazione offerta all’Euganeo è di quelle che autorizzano un ottimismo non soltanto di facciata. Il Pavia ci ha messo del suo, con un atteggiamento sul campo incomprensibilmente molle, aiutato da qualche errore anche di Brini, un cavallo di razza della categoria che stavolta ci ci ha capito poco anche a livello tattico. Pillon, al contrario, ha preparato benissimo il match, puntando sulla coppia difensiva Sbraga-Fabiano per contrastare due corazzieri come Sforzini e Ferretti e lasciando Diniz a destra.

Ore 08.40 – (Corriere del Veneto) C’è voglia di fare il salto e l’aria è quella che viene riservata alle grandi occasioni. Giuseppe Pillon sorride: «Abbiamo fatto un gran primo tempo – spiega – nella ripresa il Pavia ci ha messo in difficoltà nella prima parte e ha sfiorato il 2-1. Se è cambiato qualcosa, è il fatto di potersi permettere di sbagliare. I ragazzi giocano più liberi e si esprimono meglio. Faremo il massimo per raggiungere un sogno, adesso andiamo a Pordenone con la forza della tranquillità del momento. Ce la giocheremo per vincere». Cristian Altinier ha raggiunto quota 10 gol con la doppietta firmata ieri: «Sul gol ho sbagliato la giocata più facile e ho fatto la cosa più difficile… Sono felice per la doppietta ma soprattutto per la squadra. Segno di più nel girone di ritorno, lo dicono le statistiche: è anche vero che nel girone di andata non avevo giocato sempre. A Pordenone andiamo per vincere». Neto Pereira dedica la rete alla compagna Elena: «Ai playoff ci credo e ci ho sempre creduto, anche nei momenti più duri. Dobbiamo solo pensare a fare più punti possibile, poi vedremo cosa succederà».

Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica aggiornata: Cittadella 56, Pordenone 47, Bassano 46, Alessandria 43, FeralpiSalò e Pavia 42, Padova 41, Reggiana e SudTirol 38, Cremonese 37, Cuneo, Giana Erminio e Renate 28, Lumezzane e Pro Piacenza 27, Mantova 23, AlbinoLeffe 18, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).

Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la ventiseiesima giornata: Padova-Pavia 3-0 (Altinier (Pd) al 26′ pt, Neto Pereira (Pd) al 41′ pt, Altinier (Pd) al 47′ st), AlbinoLeffe-Cuneo 2-0 (Girardi (Al) al 5′ st e al 45′ st), Renate-FeralpiSalò 1-0 (Pavan (Re) al 34′ st), Pro Piacenza-Pro Patria 1-1 (Alessandro (Ppi) al 29′ pt, Montini (Ppa) al 41′ pt), Giana Erminio-Mantova 0-0, Reggiana-SudTirol 0-0. Oggi, ore 15.00 Lumezzane-Cremonese, Bassano-Pordenone. Domani, ore 20.00 Alessandria-Cittadella.

Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.

Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.

E’ successo, 12 marzo: Il Padova annienta il Pavia, vittoria per 3-0 grazie alla doppietta di Altinier ed al gol di Neto Pereira.




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