Live 24! Fano-Padova, il giorno dopo: sconfitta indifendibile, ora testa alla Maceratese

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Ore 21.10 – (Il Piccolo) Messa in cascina la seconda vittoria su due partite, la Triestina ieri pomeriggio ha ripreso gli allenamenti mettendo nel mirino il prossimo impegno casalingo di domenica contro l’Union Feltre. Una partita particolare, sia perché sulla carta sarà per la Triestina il banco di prova finora più probante considerato il valore dell’avversario, sia perché sarà presente al Rocco il presidente Mario Biasin, che arriverà dall’Australia solo poche ore prima. Anche per questo gli alabardati vogliono preparare la sfida al meglio, ma per farlo bisogna innanzitutto fare i conti con quegli acciacchi fisici che la scorsa settimana non hanno risparmiato l’Unione. La notizia negativa è che certamente Bradaschia non recupererà nemmeno per domenica: la forte contrattura al bicipite femorale destro va trattata con molta cautela, perché il giocatore anche in passato ha accusato spesso noie muscolari e pertanto si vuole evitare un rientro affrettato e, di conseguenza, qualsiasi pericolo di ricaduta. Per lui se ne riparlerà la prossima settimana, forse. Occhi puntati invece su Cecchi e Corteggiano, che la scorsa settimana si sono allenati a ritmo ridotto per piccoli acciacchi e leggere ricadute, tanto che entrambi sono partiti a Pordenone dalla panchina. Evidentemente, però, nulla di grave, visto che tutti e due poi sono entrati nel corso della ripresa: possibile si trattasse solamente di una scelta dovuta a un mix tra cautela, precauzione e condizione non al top visti gli allenamenti a ritmo ridotto. Rischiare due elementi tanto importanti già alla seconda giornata contro una neopromossa, il probabile pensiero del mister, sarebbe stato un azzardo inutile. E a ragione, perché come si è visto per domare il Cordenons sono bastati gli altri. Ed ha funzionato anche la soluzione d’emergenza escogitata da Andreucci, che ha posizionato Marchiori davanti alla difesa. Ma con gli impegni difficili sempre più incombenti , e quello di domenica con l’Union Feltre è certamente uno di questi, ci sarà bisogno ovviamente di tutte le caselle al proprio posto. E sotto questo aspetto c’è almeno già la lieta novella che Cecchi è pienamente recuperato, ha già lavorato in gruppo e pertanto il suo posto davanti alla difesa domenica non dovrebbe essere in dubbio. Qualche incertezza in più invece su Corteggiano, che sarà da monitorare in settimana giorno per giorno ma sul quale ci sono buone speranze, visto anche il convincente spicchio di partita giocato contro il Cordenons. Insomma ci sono tutti i presupposti per far vedere al presidente Biasin una Triestina al completo o quasi.

Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) Pescosta non smetterà di giocare a calcio. Probabilmente il fuoriquota classe 1996 sarà costretto a lasciare la maglia gialloblù nelle prossime settimane per motivi di studio, e ancora non sa dove potrebbe finire a studiare, ma di appendere le scarpe al chiodo non se ne parla. “Pesco” ha giocato nelle giovanili del Cavarzano e del Belluno ed è esploso definitivamente in Promozione con il San Giorgio Sedico, con cui ha vinto il campionato tre anni fa. Dopo è rientrato in gialloblù dove ha giocato due anni da titolare inamovibile nella rosa di Roberto Vecchiato. «Smettere di giocare? Quello mai… – sorride Giovanni Pescosta – non so ancora dove ma continuerò. Alla fine dello scorso anno ho parlato chiaramente alla società, spiegando le mie priorità. Sono consapevoli della mia scelta e per loro non è una sorpresa la possibilità che vada via. Poi dovrò vedere in caso dove entrerò e da li capirò tutto il resto». Sei l’unico terzino destro di ruolo in tutta la rosa. «È vero – continua Pescosta – anche se possono adattarsi bene sia Sebastiano Sommacal che Giuseppe Granara. Petdji? Ha fatto l’esterno destro per tutta la scorsa stagione alla Pro Patria, può fare il terzino ed è molto bravo». Contro il Campodarsego non è bastata una grande prestazione. «Abbiamo giocato un gran bel calcio. La sconfitta è sicuramente immeritata, meritavamo qualcosa di più. Ci è mancata la giusta cattiveria. Il Belluno quest’anno? Siamo forti. Non so se dire se il girone è più difficile rispetto agli anni scorsi, alcuni dicono che sarà più duro, sono convinto che il Belluno possa giocarsela contro tutte le squadre, vedremo poi se si potrà stare nelle posizioni alte della classifica». Domenica c’è il Legnago. «Lo avevamo in girone due anni fa, hanno cambiato molti giocatori e davanti hanno preso Villanova, uno che ci ha messo in difficoltà lo scorso anno quando era al Mestre». Si cerca l’accordo con la Pro Patria per Petdji. Nel frattempo Augusto Fardin sta cercando l’intesa con la società di Busto Arsizio per il prestito del giovane 1996, che nelle scorse settimane si è allenato con i gialloblù Non c’è ancora l’ufficiliatà, ma il direttore sportivo nei giorni scorsi aveva dichiarato di non aspettarsi particolari intoppi nel trovare un accordo con la Pro Patria. Il Belluno sostiene il comune di Amatrice. In occasione della prima partita di campionato tra Belluno e il Cordenons, la società gialloblù ha preparato una pasta all’amatriciana che tifosi e dirigenti hanno assaporato a fine partita, dando un’offerta libera. Sono stati raccolti 600 euro che sono stati destinati al Comune di Amatrice, colpito dal sisma il 24 agosto.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) È febbre da derby in città. I tifosi granata stanno accorrendo numerosi all’acquisto in prevendita dei biglietti per assistere alla partita di domenica pomeriggio a Modena quando, si troveranno nuovamente di fronte Modena e Reggiana. Sono già quasi 800 i biglietti venduti in prevendita e, ad ora, la disponibilità data per il settore ospiti è di 1.300 posti ai quali si possono aggiungere i posti in Tribuna Coperta settori E ed F al costo di 30 Euro più i diritti di prevendita. Per l’acquisto dei biglietti ci sarà tempo fino alle ore 19:00 di sabato, quel che è certo però è che sarà un vero e proprio esodo granata. La prevendita è aperta nei seguenti punti vendita LisTicket: Via Adua,50 – Reggio Emilia; Via Roma, 30 – Reggio Emilia; Via del Gattaglio, 28/A – Reggio Emilia; Via Corti Bonaventura, 35 – Scandiano (RE) La prevendita sara inoltre online, attiva sul sito www.listicket.com, ed attraverso il Call Center di Lottomatica al n. 892.982 (dall’Italia) ed al n.+39 02 60060900 (dall’estero). Ieri alcuni tifosi si sono lamentati perché in alcune rivendite non sono riusciti ad acquistare i tagliandi.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Ieri pomeriggio la squadra di mister Colucci ha ripreso a lavorare per preparare la sfida del Braglia, il derby coi cugini modenesi in programma domenica alle ore 14.30. Sotto osservazione erano Trevor Trevisan e Paolo Rozzio, i due centrali difensivi arrivati il mese scorso, che non hanno ancora completamente recuperato dai rispettivi infortuni: il primo infatti ha svolto col gruppo tutta la prima parte della seduta poi ha svolto lavoro differenziato mentre il secondo ha sempre lavorato da solo ma facendo evidenti progressi nella corsa. Daniele Pedrelli, altro infortunato di lungo tempo, continua il suo percorso di recupero insieme ad Alessandro Sbaffo che, nonostante il braccio sinistro fermato da un tutore, ha provato a fare alcuni giri di campo. Nell’allenamento di ieri il tecnico ha lavorato prima sul fisico poi con la tattica, facendo spesso riferimenti agli errori di posizione dei suoi visti nella gara col Venezia. Da segnalare che Luca Ghiringhelli ha terminato la seduta prima dei compagni per un leggero fastidio all’inguine che tuttavia non preoccupa lo staff medico. Oggi doppia seduta: mattino ore 10 e pomeriggio ore 16.30.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Minel Sabotic, il centrale difensivo della Reggiana, ha vissuto un inizio di stagione molto particolare. Da titolare inamovibile, oltre che lieta sorpresa nei due anni precedenti, con l’arrivo di Paolo Rozzio in agosto ha dovuto accomodarsi in panchina nelle prime due uscite di campionato ma sabato, proprio grazie all’infortunio dell’ex Pisa, è tornato a formare la grande coppia centrale insieme ad Alessandro Spanò. E domenica prossima c’è il derby di Modena, proprio la città dove risiede ed è cresciuto dopo l’arrivo in Italia. E’ stato un bel banco di prova per il suo reparto l’attacco del Venezia? «Lo sapevamo prima di giocare e infatti sul campo l’hanno dimostrato». Si aspettava di faticare così per trovare spazio? «Questo è il calcio e ci sta. Il mister deve fare le sue scelte mentre io cerco di dare il massimo in allenamento per convincerlo ma sono consapevole che in ogni reparto abbiamo diversi ragazzi forti». Però il direttore Grammatica ha elogiato la sua prestazione in Laguna indicandola come esempio di ciò che chiede a tutti i componenti della squadra… «Fa sempre piacere ricevere i complimenti dal direttore e mi rivedo nelle sue parole». Personalmente come ha vissuto le esclusioni delle prime giornate? «Tutti vorrebbero sempre giocare ma con una squadra così competitiva, anche numericamente, è giusto che vada in campo il migliore della settimana e se dovessi sedere qualche volta in panchina lo accetterei tranquillamente». Quindi crede nella competizione? «Quando è sana, è giusto che ci sia perché sono del parere che chi sbaglia paga». Guarderà qualche filmato sul turno infrasettimanale giocato ieri sera? «Non guardo mai le avversarie mentre la gara di Modena mi farà un certo effetto perché è la prima volta che gioco nella città dove sono cresciuto perciò credo che arriveranno tutti i miei familiari». Che aria si respira a Modena u vista del derby? «Non ho sentito pareri particolari perciò non conosco l’atmosfera che si vive in città. Però posso dire che tutti i miei amici tiferanno per me».

Ore 19.50 – (Il Centro) In sala stampa arriva anche il direttore sportivo Fabio Lupo, reduce da un breve colloquio con il patron Luciano Campitelli. La posizione del ds, al pari di quella di Zauli, è al vaglio della società. «Siamo tutti responsabili di questa situazione», ammette il dirigente pescarese, «e tutta l’area tecnica è in discussione. Sono i risultati e le modalità in cui arrivano a metterci inevitabilmente sotto esame. Fa parte del nostro lavoro ed è inutile nascondersi dietro a un dito. Non l’ho mai fatto in vita mia e non lo farò di certo adesso. Se abbiamo raccolto un punto in quattro giornate è perché ci sono cose che evidentemente non stanno funzionando e non riusciamo ancora ad avere una fisionomia chiara. E’ una cosa che poteva starci, avendo una rosa molto rinnovata, ma ciò non modifica l’analisi negativa del momento». A proposito delle frasi di Zauli, che alla vigilia dell’incontro aveva espresso l’impossibilità ad attuare il suo modulo preferito con gli elementi a disposizione, Lupo replica così: «E’ stata solo una valutazione figlia del momento di difficoltà. Quando è stata allestita la rosa c’è stata la massima condivisione in tutto. Non credo che Lamberto abbia parlato in quel modo per lamentarsi di qualcosa. Penso invece si sia espresso così perchè stava meditando di modificare il modulo con l’obiettivo di dare una sterzata e far rendere al meglio i giocatori. L’improvvisa assenza di Carraro e Di Paolantonio, a centrocampo, sta pesando parecchio. La squadra era stata impostata su di loro fin dall’inizio del ritiro. Speriamo di recuperarli presto».

Ore 19.40 – (Il Centro) E’ buio pesto in casa Teramo. Il terzo ko in quattro giornate, che costa l’ultimo posto (in coabitazione con il Forlì) mette a serio rischio la panchina di Lamberto Zauli. A nulla sono serviti i cambiamenti tattici studiati alla vigilia e messi in pratica contro il Modena. Il tecnico biancorosso non si sottrae alle critiche e subito dopo la gara si presenta in sala stampa con l’aria di chi sa di essere in discussione. «La responsabilità di questa sconfitta è del sottoscritto», dice Zauli, «ed è inutile parlare di singoli o di moduli, che ho anche provato a cambiare un paio di volte partendo con il 3-4-3. Sarebbe stato importantissimo vincere, inutile negarlo. Le critiche me le prendo tutte perché è giusto così e non è una frase retorica. I risultati, al momento, sono negativi e i nostri errori sono tanti. Faccio mea culpa. L’ingresso di Basso, che è un signor giocatore, ci ha mandato in grossa difficoltà e non siamo stati in grado di arginarlo. Gli episodi, tra l’altro, non ci sono favorevoli. C’è molto da recriminare, per esempio, sul rigore dato al Modena o sulle occasioni avute per raddoppiare, ma sono discorsi che lasciano il tempo che trovano e fanno parte del gioco. Se avrò un’altra possibilità, lotterò con tutto quello che ho dentro per ribaltare questa situazione. La rosa è stata costruita in condivisione con la società. Ognuno ha la sua fetta di torta. Io sono il responsabile dell’atteggiamento della squadra e di come gioca». A proposito del suo immediato futuro, Zauli cerca di rimanere aggrappato alla panchina: «Sono più determinato adesso rispetto a prima. Per me non è cambiato niente. Sono però il primo a sapere che quando si fa questo mestiere i risultati determinano il prosieguo di un lavoro. Se ci sarò ancora io alla guida del Teramo, e lo ripeto, farò l’impossibile per cambiare l’andamento d’inizio stagione senza guardare in faccia nessuno. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, nel quale serve tirare fuori il massimo da tutti. Se manca la fame e ci approcciamo così, non posso fare altro che metterci la faccia io. La sostituzione di Bulevardi? Me l’ha chiesta lui, all’intervallo. Stava poco bene. Probabilmente aveva la febbre». In casa Modena il clima è diverso. Contro il Teramo è arrivata, per gli emiliani, la prima vittoria in campionato e l’attacco è riuscito a sbloccarsi dopo tre giornate di digiuno. Il tecnico Simone Pavan analizza così il blitz del Bonolis: «Quando abbiamo colpito la traversa e il palo nella stessa azione (con salvataggio sulla linea di Speranza, ndc) ho pensato che ce l’avremmo fatta e che l’inerzia dell’incontro era dalla nostra parte. I ragazzi sono stati bravi a crederci e a reagire dopo il gol preso. Nella ripresa ho visto la determinazione che forse era un po’ mancata in precedenza. Spero che questa vittoria possa darci la spinta per il prosieguo del campionato. L’ingresso di Basso? Era una sostituzione preparata alla vigilia», spiega Pavan, «e quando c’è stata la necessità di recuperare lo svantaggio l’ho inserito senza pensarci due volte. Stavolta questa mossa ha dato i frutti sperati mentre altre volte, nonostante i cambi, ci era andata male». Una curiosità: la sfida tra Teramo e Modena mancava da 42 anni. Anche in quella occasione (ottobre 1974, l’anno del ritorno del Teramo in C e della cavalcata biancorossa fino al terzo posto finale) la formazione emiliana espugnò il vecchio Comunale con il punteggio di 2-1.

Ore 19.30 – (Il Centro) Sembrava un piccolo passo avanti verso il raggiungimento di un’identità di squadra, accompagnato da un punticino che in classifica spostava poco, ma aveva il valore del premio d’incoraggiamento. E invece no. Nel finale della partita con il Modena il Teramo ha scelto di suicidarsi, regalando agli emiliani la rete della vittoria con una sequela di errori inconcepibili. Risultato: una crisi palese, certificata, nerissima, che potrebbe sfociare in un esonero di Zauli e coinvolgere anche il ds Lupo. Perché appare evidente che le idee dell’allenatore e le scelte di mercato non siano state convergenti, e che il “modello Santarcangelo” che ha portato Zauli a Teramo risulti al momento improponibile, complici le assenze. La confusione tecnico-tattica in cui è piombato il Teramo è dimostrata dallo sconclusionato 3-4-3 iniziale di ieri, con due podisti (Ilari e Bulevardi) in mediana, Petrella a sinistra, lato dove non si ritrova, e Sansovini sull’altra ala ad aspettare invano il pallone. Risultato: totale incapacità di fare gioco e Modena padrone del campo per metà tempo. Il calcio però è strano. Subito dopo aver visto Rossi sventare in tuffo un diagonale di Olivera (22’) il Teramo ha trovato il primo calcio d’angolo. Sul cross teso di Sansovini Jefferson – alla prima da titolare – ha anticipato il proprio marcatore e l’ha messa sotto la traversa. Che le cose non andassero bene nonostante il risultato si è visto subito dopo il gol. Zauli ha cambiato, ordinando un 4-4-2 nel quale Sansovini faceva la seconda punta con profondi rientri e Petrella tornava sull’amata fascia destra. Tutto molto più logico, anche se la coppia di sinistra era anomala (Capitanio è uno stopper e non un esterno, D’Orazio si adatta a fatica ad esterno alto). Il Teramo così riassestato ha sfiorato il raddoppio al 39’, quando Petrella con un gran lancio ha messo Sansovini davanti a Manfredini. Il “sindaco”, però, ha sparato dritto sul portiere. Il 2-0 all’intervallo sarebbe stato davvero troppo, anche perché il Modena sullo 0-1 era stato pericoloso un paio di volte, mentre poteva starci al 10’ della ripresa: cross di D’Orazio da sinistra, gran schiacciata di Sansovini, miracolo di Manfredini. In quel momento il Teramo – rientrato con Steffè al posto di un opaco Bulevardi – stava controllando la partita alla grande, ma il dio pallone aveva deciso che anche al Modena, ieri, toccasse trovare il gol nel momento peggiore. È accaduto al 19’, quando il neo entrato Basso è riuscito a piazzare un cross dal fondo sul quale Schiavi ha trovato la zuccata vincente. Con Basso il Modena si era messo con un 4-2-4, cercando l’uno contro uno contro i difensori del Teramo. Scelta che alla lunga si rivelerà vincente, complice la prestazione super a centrocampo di Olivera. Nel finale la partita è diventata garibaldina, con rapidi capovolgimenti di fronte e occasioni (anche se non clamorose) da ambo le parti. Al 35’ Manfredini è stato ancora protagonista su una girata dal limite di Speranza, poi è arrivato il suicidio biancorosso. Al 39’ un lancio lungo per Ravasi, controllato da Speranza, è stato inseguito da Rossi fuori tempo e fuori luogo (la palla era fuori area e andava verso l’angolo del campo). A Ravasi non è parso vero di poter scavalcare il portiere vagabondo con un pallonetto che ha colpito traversa e palo prima che Speranza allontanasse la palla che ballava sulla linea. Sugli sviluppi, però, il Teramo ha buttato via cotanta fortuna: Scipioni ha trattenuto Olivera, circondato e spalle alla porta, regalando un rigore forse generoso, certamente evitabile. Schiavi non ha sbagliato e il confuso assalto finale del Teramo non è servito a strappare almeno un pari, anzi ha visto D’Orazio espulso. Per il Diavolo è notte fonda, una svolta dovrà arrivare a breve. Dal campo o da Campitelli?

Ore 19.10 – (Gazzetta di Modena) Nicolas Schiavi è sugli scudi: per lui una doppietta che vale tre punti preziosi per il Modena: «Abbiamo vinto una bella partita, meritata, fortemente voluta nonostante lo svantaggio iniziale. Non era facile compiere questa impresa perché il Teramo è una squadra di vertice, abituata a lottare per la promozione. Per quanto mi riguarda sono felice di aver trovato il gol perché per un attaccante è un’incredibile iniezione di fiducia che ti fa guardare al futuro con maggior entusiasmo.Nel corso della ripresa siamo stati molto più propositivi e questo ha permesso a noi attaccanti di andare con maggior frequenza al tiro. Pertanto non posso che ringraziare i miei compagni per l’enorme lavoro svolto in fase di possesso e di costruzione. Spero di non fermarmi perché ci tengo a questa maglia e sono certo che il Modena potrà togliersi delle belle soddisfazioni. Proviamo a seguire le indicazioni del nostro mister e sono certo che i risultati arriveranno.

Ore 19.00 – (Gazzetta di Modena) Euforia in casa Modena per il brillante e meritato successo ottenuto allo stadio di Teramo. Emiliani bravi a rimontare lo svantaggio iniziare, capitalizzando le azioni da gol create. Naturalmente raggiante il tecnico Simone Pavan che festeggia il suo primo successo stagionale su un campo di gioco difficile come quello abruzzese. «Abbiamo ottenuto una vittoria di grande carattere contro una squadra che è stata costruita per raggiungere i playoff come dichiarato dalla stessa dirigenza del Teramo: questo accresce ulteriormente il valore della nostra impresa. I miei ragazzi – commenta Pavan – sono stati molto bravi a non perdersi d’animo dopo aver subito il gol del vantaggio abruzzese. Vi assicuro che non era facile ed invece ci siamo riusciti. La squadra ha retto dopo lo svantaggio, ha reagito con prontezza e nella ripresa ha colpito in maniera impeccabile dimostrando di meritare questo risultato». Mossa vincente l’ingresso di Basso nel corso della ripresa: «Serviva maggiore spinta in fase offensiva ed ho gettato dentro un giocatore che poteva darcela: lui è stato bravo nel capire al volo quello che io volevo. Abbiamo iniziato ad imporre realmente il nostro gioco e questo ha mandato in difficoltà il Teramo. Il pareggio è stato meritato ed anche il rigore finale, seppure contestato dai teramani, è arrivato un minuto dopo una nostra clamorosa doppia occasione. Credo che nessuno possa contestare questo risultato finale: il Modena ha giocato una gran partita contro una squadra forte che ha sicuramente una classifica bugiarda». Balza sicuramente agli occhi dei cronisti il fatto che a Teramo il Modena abbiamo trovato i primi gol della stagione: «Questo – commenta Pavan – è un dato inequivocabile. Finalmente ci siamo sbloccati ma forse lo avremmo potuto fare già nel precedente turno di campionato. Abbiamo avuto una giusta dose di attenzione e siamo stati più cinici sotto porta: da questo dobbiamo ripartire perché credo che nel nostro organico ci siano giocatori capaci di segnare e che hanno una buona confidenza con il gol. Dobbiamo metterli in condizione di fare gol e vedrete che sarà un bel divertimento». Sul prossimo impegno contro la Reggiana, il commento di Pavan è categorico: «Fateci godere questo momento di gioia. Da domani mattina (oggi, ndr) penseremo al derby anche se i segnali che sono arrivati da Teramo mi fanno essere fiducioso».

Ore 18.50 – (Gazzetta di Modena) A volte basta cambiare qualcosa e rivedere un attimo le proprie convinzioni, anche in corsa, per fare centro. Simone Pavan lo ha fatto e dopo aver riproposto un 4-3-3 sempre più asfittico nel primo tempo, nella ripresa passa al 4-2-3-1 inserendo una pedina decisiva come Basso. E di colpo il Modena trova il primo successo in Lega Pro, una vittoria che in campionato mancava dall’aprile scorso (Modena-Perugia 3-0), in trasferta da febbraio (colpo a Latina) e soprattutto tre punti pesantissimi in classifica in vista dell’attesissimo derby di domenica prossima con la Reggiana. Il Teramo si era illuso passando in vantaggio, quasi inaspettatamente, nel primo tempo con una rete su angolo di Jefferson al 23’ dopo una prima parte di match dominata dai gialli ancora inoffensivi nonostante un Tulissi in gran spolvero. Nella ripresa il mister gialloblù sfodera la mossa che sblocca il Modena, accende Ravasi e Schiavi che segna prima di testa poi trasformando uno di quei rigori che se te lo danno contro ribalti lo stadio. Un errore arbitrale giunto a compensare il colpo basso della Dea Bendata che qualche minuto prima aveva spedito un pallonetto di Ravasi prima sulla traversa poi sul palo. Il Modena sale a quota 5 in classifica, riassapora la gioia del gol, della vittoria e per i 61 tifosi scesi in Abruzzo c’è la possibilità di urlare a squarciagola “finalmente una gioia”. Pavan si presenta al Bonolis con il 4-3-3 e qualche modifica nell’undici iniziale: Manfredini è tra i pali, ma in difesa a destra c’è Accardi e non Calapai. In mezzo Aldrovandi con Marino e a sinistra Popescu. Gioirico è basso a centrocampo alle spalle di Besea e Olivera. Davanti niente Bajner e nemmeno Diakite: il centravanti spedito a fare a sportellate con la difesa del Teramo è Ravasi supportato da Schiavi e Tulissi. Lamberto Zauli, ex canarino sulla panchina dei rossi di casa, propone il Teramo con un 3-4-3: Rossi in porta, Speranza tra Caidi e Capitanio dietro. Bulevardi e Ilari si piazzano tra Scipioni e D’Orazio a centrocampo, Petrella, Jefferson e Sansovini il trio avanzato. Il Modena parte anche benino, ma la manovra gialloblù gira solo a destra per l’ennesima bella prestazione offerta da Tulissi. Che va in dribbling e cerca di innescare ripetutamente qualcuno in mezzo all’era senza trovarlo. Perchè Ravasi è messo sotto di brutto e Schiavi sembra non riuscire a scollare i tacchetti dalla linea bianca della fascia mancina. Davanti non va e in mezzo il Modena inizia a perdere consistenza anche per la mossa di Zauli di mettersi a quattro dietro e di schierare tre trequartisti dietro Jefferson avanzando D’Orazio sulla linea di Petrella e Sansovini alle spalle di Jefferson. Al 4’, all’8’ e al 13’ Tulissi fa la differenza e mette in crisi la difesa di Zauli, ma il suo bel lavoro non viene sfruttato. Al 21’ Olivera impegna seriamente Rossi. Del Teramo non c’è traccia, ma al 23’ su angolo, Aldrovandi si fa spostare e beffare da Jefferson che infila Manfredini. Tulissi ci riprova, ma predica nel deserto. E’ un brutto momento per i gialli che al 38’ ringraziano Manfredini per un miracolo su Sansovini. Un tiretto di Ravasi la debole risposta dei canarini. Al 55’ altro capolavoro di Manfredini su un colpo di testa di Sansovini e a quel punto Pavan prende il toro per le corna. Dentro Basso per Besea e 4-2-3-1 come il Teramo con Ravasi punta di riferimento, Schiavi, Tulissi e Basso in trequarti e Olivera affiancato a Giorico. Il Modena prende campo, Giorico trova più riferimenti in attacco e la manovra diventa più vivace anche per gli spunti di Basso a sinistra. Ed è proprio quest’ultimo che al 63’ mette in mezzo un pallone d’oro su cui si avventa di testa Schiavi per il pareggio, un gol che interrompe un digiuno di 333 minuti. Il nuovo modulo regala un volto più credibile al Modena che sfiora il raddoppio con due belle occasioni di Basso. Dentro Diakite per Tulissi, un po’ meno efficace in posizione centrale, e Modena col 4-2-4. All’83’ Ravasi ha già le braccia al cielo: il suo pallonetto su Rossi è perfetto, ma prima si stampa sulla traversa, poi sul palo e finisce sulla riga di porta per il rinvio di Speranza. Che un minuto dopo viene punito dall’arbitro per un contatto lievissimo e forse inesistente con Olivera. Rigore, Schiavi trova l’incrocio, la doppietta e la vittoria.

Ore 18.30 – (Gazzetta di Mantova) Protagonista dell’unico tiro in porta di marca virgiliana (un rasoterra da fuori area tutt’altro che irresistibile perché sporcato da un difensore), Francesco Ruopolo ha provato in poco più di mezz’ora d’impiego ad accrescere il potenziale offensivo dell’Acm. «Sto lavorando ormai da due mesi per raggiungere una condizione ottimale – conferma a proposito del suo pieno recupero fisico – e giocando scampoli di gara via via più corposi avverto dei miglioramenti che interpreto in modo incoraggiante. Continuerò a lavorare sodo con intensità e lucidità, conscio che servirà ancora un po’ di pazienza ma anche che la strada intrapresa è quella giusta». Complice la squalifica di Marchi in arrivo, a Bergamo potrebbe toccare a lui dall’inizio: «Io ci sono, aspetto solo che il mister mi dia un’opportunità tra i titolari. E spero che quel giorno arrivi presto». Sul ko con la capolista neroverde: «Abbiamo fatto una buonissima partita, tenuto conto che davanti a noi c’era la prima della classe. Abbiamo soprattutto provato a mettere in pratica ciò che proviamo in allenamento e che sappiamo di poter fare ma l’intensità di gioco offerta è stata inferiore a quella dei nostri avversari. Nel finale, il secondo gol ha spento definitivamente le nostre speranze di poter evitare la sconfitta. Rimarco però il carattere di questo Mantova, l’abnegazione alla sconfitta e la volontà di provarci fino all’epilogo. Non ci siamo esaltati dopo il successo con la Samb, non ci deprimeremo ora. Sappiamo che è un campionato molto equlibrato e che i risultati si conquistano con impegno e costanza. Sabato a Bergamo c’è un’altra chance per ritornare in sella e dimenticare al più presto questo ko». Se solo le vittorie possono dare una marcia in più, al Mantova servono i suoi gol. Ora più che mai.

Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Attesi invano, i detentori del 75% della società non hanno comunque perso di vista la loro “squadra del cuore”: «Causa impegni di lavoro, in parte inerenti la società – spiega Enrico Folgori – abbiamo scelto di rimanere a Roma, abbiamo visto assieme la partita. Purtroppo l’infortunio di Caridi e alcuni errori difensivi ci hanno penalizzato. Vorrei comunque dire che nulla è mutato rispetto alle nostre potenzialità, abbiamo affrontato una squadra molto forte. Quanto alla società verremo a Mantova domani (oggi, ndr) e definiremo tutti gli aspetti concernenti il nostro lavoro, compresi quelli economici». Tradotto: il pagamento delle spettanze di giugno, luglio e agosto ai giocatori e ai dipendenti, il cui termine è fissato per venerdì. Conferma di ciò arriva anche dal socio mantovano Giambattista Tirelli, che di fronte ai cronisti prima sfoggia grande dimestichezza col III° canto dell’Inferno poi torna all’attualità: «Non c’è stato alcun incontro -spiega – con i soci romani – domani dovrebbe essere fatto tutto». Il patron Serafino Di Loreto ribadisce la sua tranquillità quanto alla situazione economica («I soci romani sono rimasti a casa per introitare gli economici» spiega in linguaggio più tecnico che aulico) e analizza la partita: «Abbiamo affrontato una delle squadre più forti del girone – afferma – ma non esgeratamente più forte di noi, siamo calati alla distanza e il 2-0 mi pare esagerato. Una volta che avremo recuperato gli assenti e portato gli altri giocatori ad un grado di forma adeguato penso che anche il Pordenone non potrà farci troppa paura». Il presidente Sandro Musso riconosce la qualità del Pordenone: «Loro sono stati più forti – sottolinea – il Mantova ha fatto quanto era in suo potere. Il Mantova ha giocato una buona partita e non era affatto facile, anche in virtù delle energie spese a San Benedetto, reggere il confronto con il Pordenone. Speriamo che per Caridi la sosta non sia lunga».

Ore 18.10 – (Gazzetta di Mantova) Se la sfida contro la capolista Pordenone aveva il sapore di un esame “da grande”, il Mantova ritorna con i piedi per terra e prende coscienza che non è ancora il momento per il salto di qualità. Niente di drammatico perché questa squadra pur sempre è stata costruita con l’obiettivo di una salvezza tranquilla, al contrario di un Pordenone che punta al salto di categoria. Un piccolo passo indietro dunque che non spaventa mister Luca Prina: «Non mi piace mai perdere – dice – quindi non mi sentirete dire che era una sconfitta che ci poteva stare: io penso sempre a quel qualcosa di più che si avrebbe potuto dare. In ogni caso, abbiamo giocato contro una squadra molto forte, nei giocatori, nei cambi e nell’intensità che sa mettere in campo. Purtroppo ci sono stati episodi sfavorevoli, come ad esempio l’infortunio di Caridi dopo 10 minuti in un momento in cui la catena di sinistra stava lavorando bene. Aggiungiamo che lo stesso Siniscalchi aveva avvertito un dolore alla caviglia nel prepartita e che se riguardo i due gol sono nati da due ingenuità. Insomma, posso anche riconoscere che siamo andati meno bene di altre volte, nel senso che invece di avere la concentrazione a 100, in certi frangenti siamo stati un gradino al di sotto. E noi non possiamo permettercelo». Il rammarico di Prina sta nel secondo gol del Pordenone: «Contro un complesso così organizzato e ricco di qualità, noi dovevamo mettere la gara sui canali dell’intensità e della forza. E devo dire che con il doppio cambio di Salifu e Ruopolo siamo riusciti a tornare in partita costringendo i friulani a difendersi con i denti. Peccato poi per quella marcatura troppo blanda sul gol del 2-0 che di fatto ha chiuso la gara». L’amaro in bocca resta ma il tecnico guarda già avanti: «Tra pochi giorni saremo ancora in campo. Le grandi squadre sono quelle che sono capaci di rialzarsi: meditiamo sugli errori e pensiamo ad andare a Bergamo compatti e quadrati per tornare a muovere la classifica».

Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova incassa la prima sconfitta stagionale ma esce dal campo a testa alta e fra gli applausi degli oltre duemila tifosi presenti al Martelli. I biancorossi ci mettono il cuore ma vengono puniti da un Pordenone che si dimostra superiore, segnando una rete per tempo e creando numerose altre occasioni da rete, pur subendo per larghi tratti l’arrembante forcing dell’Acm. Si comincia nella canicola del Martelli con il Mantova schierato con il consueto 3-4-3 e la formazione annunciata. Rispetto alla gara di San Benedetto del Tronto le novità sono Romeo in difesa al posto di Cristini e Maccabiti in attacco per Tripoli. Il Pordenone a sorpresa accantona invece il consueto 4-3-3 e applica un 4-4-2 che vede in prima linea Arma e l’ex di turno Pietribiasi. I biancorossi partono forte e riscuotono tanti applausi dal pubblico, pur non riuscendo a bucare l’attenta difesa avversaria. Poi al 10’ Caridi accusa un problema muscolare (sarebbe stato meglio farlo riposare) e al suo posto Prina butta dentro Tripoli. La squadra sembra accusare dal punto di vista psicologico l’uscita del capitano e il Pordenone comincia a tirar fuori la testa dal guscio. Al 15’ Bonato è miracoloso nel respingere il tiro a botta sicura di Pietribiasi, che si presenta da solo davanti al portiere biancorosso dopo un uno-due con Arma. Sei minuti più tardi, però, gli ospiti vanno in vantaggio: una palla filtrante premia il “taglio” di Azzi, che arriva da solo in area e batte Bonato con un pallonetto. Il Mantova accusa il colpo e vacilla, ma supera indenne il momento di smarrimento. Poi la squadra ricomincia a macinare gioco, costringendo i friulani a difendersi a denti stretti. Ma l’attacco biancorosso non punge, nonostante un forcing veemente sostenuto da tutto il Martelli. È anzi il Pordenone a mancare il raddoppio (35’) con Arma, che calcia fuori da ottima posizione. Due minuti dopo, invece, Bonato si salva coi piedi da un tiro-cross di Burrai reso insidiosissimo da una deviazione di Raggio Garibaldi. Nella ripresa il Mantova prova subito a spingere (al 10’ tiro di Regoli a lato), ma l’impotenza offensiva della squadra è disarmante. Così Prina si gioca il tutto per tutto e all’11’ esaurisce i cambi: dentro Salifu e Ruopolo per Zammarini e Maccabiti. La mossa funziona, i biancorossi acquistano peso offensivo e attaccano a testa bassa. Regoli (18’) manca il bersaglio di poco dal limite, poi (20’) Tomei toglie la palla buona dalla testa di Ruopolo. Tedino corre ai ripari inserendo Martignago (21’) per Azzi e Berrettoni (27’) per Pietribiasi, ma il Martelli s’infiamma e il Pordenone è alle corde. Marchi (28’) non arriva per un soffio su cross del solito Regoli e un minuto dopo Ruopolo cicca il tiro a volo in piena area su errato rinvio di un difensore. Nel momento del massimo sforzo dell’Acm, però, il Pordenone raddoppia: su punizione laterale Martignago viene dimenticato da solo sul secondo palo e insacca il 2-0. È ilcolpo del ko e un minuto più tardi il Mantova rischia di capitolare ancora, quando Carini perde palla e Arma, a tu per tu con Bonato, calcia a lato. Non è ancora finita, perché al danno si aggiunge la beffa dell’espulsione di Marchi (44’), che colpisce a gioco fermo un avversario, il quale accentua l’accaduto e spinge il mediocre arbitro Andreini di Forlì (male assistito dai suoi collaboratori) a estrarre il cartellino rosso. Finisce così 0-2 e con il Mantova che oltre alla partita perde Caridi e Marchi. Il pubblico riconosce però l’impegno della squadra e l’applaude con convinzione. Giusto così.

Ore 17.40 – Qui Guizza: allenamento in corso per i Biancoscudati.

Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Appello raccolto e operai al lavoro. Tutto porta a pensare che sabato alle 20.30, in occasione della sfida al vertice Pordenone-Parma, si potrà ammirare un Bottecchia con il pubblico delle grandi occasioni. È già esaurita la disponibilità di biglietti per il settore Tribuna (centrale e laterale), mentre procede a ritmo serrato la vendita dei tagliandi della Gradinata locali, con possibile esaurimento nell’arco di poche ore. A chi non avesse ancora acquistato il ticket la società consiglia quindi di affrettarsi per avere la certezza di assistere alla partita con i ducali. Nel frattempo, ieri pomeriggio, ruspe all’opera per cominciare a montare i basamenti della nuova Tribuna laterale Est, scoperta, con 460 posti. Si lavorerà anche di notte, con l’obiettivo di renderla agibile (permessi compresi) entro venerdì mattina. Per questo motivo, soltanto venerdì la società neroverde darà comunicazione ufficiale degli eventuali posti aggiuntivi a disposizione dei supporter, una volta ricevuta tutta la certificazione.

Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ha fatto la doccia prima degli altri per cui il primo a uscire è Azzi. «Finalmente a segno – sorride Paulo Dentello -, era tanto che non facevo gol. Ringrazio Dio. E anche – strizza l’occhio – Gianvito (Misuraca, ndr) che mi ha messo un pallone perfetto. Ho visto il portiere in uscita e – dice come fosse la cosa più semplice del mondo – ho fatto il pallonetto. Sono felice – conclude il carioca – per aver aiutato la squadra a vincere». Tocca poi a Tedino che si presenta visibilmente soddisfatto nella sala stampa del Martelli. Soddisfatto, loquace e pure spiritoso. «Ci voleva – afferma rivolto ai cronisti di casa – dopo 2 pareggi e 4 sconfitte in carriera sono riuscito finalmente a vincere al Martelli». Poi Bruno torna serio ed esamina la partita. «Credo – dice – che la vittoria sia meritata. Non siamo venuti qui a fare barricate. A tratti abbiamo fatto anche buon calcio con verticalizzazioni efficaci. Il Mantova non ha mollato sino al raddoppio. Ha cercato con impeto di rientrare in partita, ma non abbiamo mai concesso alle punte di arrivare in area nostra». Questo al termine del match. Due ore più tardi si apprende anche della sconfitta (1-3) del Gubbio con la Sambenedettese e del pareggio del Bassano (1-1) con il Sudtirol che lasciano i ramarri soli in vetta. «Fa piacere – commenta allora Tedino -, ma siamo solo alla quarta giornata». Sabato arriverà al Bottecchia un Parma che, dopo la sconfitta al Tardini col Venezia (1-2), ha esattamente la metà dei punti dei neroverdi. «Saranno – taglia corto Tedino – ancora più arrabbiati».

Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Terza vittoria consecutiva, 10 punti nelle prime 4 gare, primato solitario. Non poteva andare meglio a Stefani e compagni nel primo turno infrasettimanale della stagione. Quattro punti aveva chiesto Bruno Tedino fra la trasferta di Mantova e il big match di sabato (20.30) con il Parma al Bottecchia. Tre se li riporta a casa dal Martelli e ora siamo convinti che uno solo con i ducali non gli basterà più perchè nemmeno la “predestinata” fa più paura. Nessuno può far paura a questo Pordenone che forse non è il “Barca” che vorrebbe vedere sempre in campo Mauro Lovisa, ma certo sa quello che vuole e sa come ottenerlo. Senza strafare, alzando e abbassando i ritmi a suo piacimento, colpendo l’avversario al primo avviso di cedimento, abbassandosi poi compatto a protezione della sua area pronto a ripartire. Non contano più nemmeno gli uomini. Entra Azzi e segna; esce Azzi, entra Martignago e segna pure lui. Entrambi, seconde linee nell’ipotetica graduatoria degli uomini a disposizione di Tedino. Entrambi in realtà, come ha detto alla vigilia lo stesso tecnico, facenti parte degli altri undici titolari. Il miniturnover di Bruno regala in avvio spazio appunto ad Azzi e Pietribiasi in prima linea ai fianchi di Arma. In mezzo Buratto si aggiunge a Burrai e Misuraca. Dietro confermata la difesa di sabato con Tomei fra i pali, Semenzato, Stefani, Ingegneri e De Agostini. Prina risponde inizialmente con il 3-4-3 che gli aveva permesso di vincere in trasferta con la Sambenedettese. E’ sfortunato il tecnico virgiliano perchè dopo appena 10′ deve rinunciare per infortunio a Caridi, capitano e leader carismatico della squadra. Dopo il canonico quarto d’ora iniziale di studio i ramarri alzano il ritmo e cominciano a martellare. Prima con Pietribiasi (15′), ex di turno, poi con Burrai (20′). Bonato neutralizza. Nulla può però l’estremo di casa quando Misuraca lancia alla perfezione Azzi che lo scavalca con un delizioso pallonetto. Accusa il Mantova e perde convinzione. I neroverdi potrebbero fare ancora male con Ingegneri (di testa alla mezzora) e Arma (oggi stranamente impreciso, 30′). In avvio di ripresa i virgiliani sembrano decisi a riprendersi la gara, ma Regoli calcia fuori al 55′ e al 63′ e Tomei non si fa beffare dal neoentrato Ruopolo al 65′. Cambia anche Tedino: dentro Martignago e subito dopo Berrettoni. Mosse vincenti. Soprattutto quella di “Marti” che prima fa ammattire Carini (ammonito), poi firma il raddoppio (79′) presentandosi puntuale alla deviazione su cross da fermo di Burrai. Scorrono i titoli di coda sui quali Arma conferma di non essere in giornata ed evita la terza umiliazione ai virgiliani spedendo la palla sul fondo a un minuto dal termine.

Ore 16.50 – (Messaggero Veneto) Non segnava da due anni e mezzo, cioè dal 22 marzo del 2014, un gol nel derby vinto dal Cittadella col Padova per 4-0 in serie B: Paulo Dentello Azzi ha finalmente interrotto il digiuno: «E’ arrivato il gol e devo solo ringraziare Dio – afferma l’attaccante 22enne –. Sono contento per la squadra e per me, per una gioia che non avevo davvero da tanto tempo. La strada che mi ha portato sino a qua è stata lunga, ora sono felice e mi godo il momento». Al brasiliano mancava soltanto la rete, in questo avvio di stagione, dopo aver procurato il rigore col Gubbio e creato le azioni valse i due centri col Forlì: «Devo ringraziare Misuraca per l’assist – continua Azzi –. Io mi sono trovato da solo davanti al portiere e il pallonetto è stato il primo colpo che mi è venuto in mente. Andiamo avanti così, in questa squadra siamo tutti protagonisti e in questo modo possiamo arrivare in alto». I neroverdi sono rientrati in tarda serata a Pordenone. Gli allenamenti riprendono oggi alle 16, orario della seduta anche di giovedì e di venerdì (quest’ultima a porte chiuse). Nessun squalificato, per la sfida col Parma rientra a pieno regime Pellegrini (ieri fuori precauzionalmente) e Cattaneo: Tedino dovrebbe avere come indisponibile soltanto Marchi, il cui rientro è atteso in gruppo per la settimana prossima.

Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) «Sabato sarà una supersfida col Parma. E l’aspetto curioso è che siamo noi davanti a loro». Quasi non ci crede, Mauro Lovisa, quando pronuncia questa frase. Eppure è vero: dopo la vittoria col Mantova il “suo” Pordenone si trova davanti a tutti e gli emiliani saranno costretti a chiedere strada ai neroverdi. «Sono molto contento – afferma il presidente dei ramarri –: adesso mi aspetto uno stadio pieno, che ci sostenga, perché non vogliamo fermarci qui». L’aspetto curioso: nel giro di 15 mesi il Pordenone è passato da squadra ripescata dalla serie D a capolista in Lega Pro e aspirante alla B. Un’escalation irresistibile. «E con una proprietà italiana», rimarca Lovisa. Su di giri. E’ naturalmente felice Lovisa. «Abbiamo disputato una grande partita – attacca il numero uno del club –. Anche a Mantova il “Maghetto” ( soprannome che ha dato a Tedino, ndr) ne ha inventata un’altra: per limitare l’avversario è passato al 4-4-2 e ha vinto la gara. E’ stato bravo e sono orgoglioso di lui come di mio figlio Matteo. E’ stato lui, nell’ultimo periodo, a chiudere le trattative coi giocatori. Hanno lavorato e stanno lavorando entrambi benissimo: hanno costruito un gruppo con grande intelligenza, si meritano questa soddisfazione». Pordenone in cima alla classifica dopo quattro giornate: «Un inizio impensabile – ammette Lovisa –. Però è il frutto di un lavoro che portiamo avanti da un anno: ho sempre detto che bisogna avere una mentalità vincente e adesso dobbiamo abituarci a scendere in campo per vincere ogni gara». Quanto può durare questo momento? «Speriamo il più possibile – chiude il massimo dirigente –: intanto siamo lassù, in cima alla classifica e, lo ripeto, con una proprietà tutta del territorio. Non ci sono cinesi o altri investitori stranieri come ormai sta capitando da altre parti. Anche di questo dobbiamo andare orgogliosi». Concentrato. Molto più pacato nell’analizzare la partita e godersi i tre punti il tecnico dei neroverdi Bruno Tedino. «Abbiamo disputato un’ottima partita – afferma in sala stampa –. La squadra ha sempre letto molto bene dal punto di vista tattico il match: siamo stati corti, attenti, e abbiamo limitato al massimo il Mantova nella sue giocate preferite, con pazienza e sacrificio». Soprattutto di questo Tedino sembra soddisfatto, un piacere riassunto nei pochi tiri in porta effettuati dall’avversario e mai nessuno seriamente pericoloso. «Sono felice per la prestazione e per il risultato. Il primo tempo è stato di alto livello – continua il trainer del Pordenone –, poi la rete del 2-0 ha chiuso la sfida. Il Mantova ha giocato come noi tre giorni fa, non aveva la forza per riuscire a recuperare uno svantaggio del genere in poco tempo. Sono contento, ci godiamo il momento e la mentalità che abbiamo dimostrato: siamo venuti al Martelli per giocare, non per fare le barricate». Per Tedino, come per la squadra, è anche la prima vittoria in questo stadio. «Sinora avevo ottenuto due pareggi e incassato quattro sconfitte – afferma –: col Novara una volta stavo vincendo 2-0 e poi ho perso 3-2. Ho temuto finisse nuovamente così. Per fortuna è andata diversamente».

Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) Bello, concreto, cinico, autoritario. È solo la quarta giornata, eppure già si sprecano gli aggettivi per questo Pordenone, che non solo si conferma primo in classifica sbancando per la prima volta nella sua storia il “Martelli” di Mantova, ma rimane anche solo in vetta. E sabato se la vedrà con la squadra più titolata della Lega Pro, quel Parma che ieri sino al 90’ stava vincendo il big match col Venezia e che invece ha perso nel recupero, e arriverà furente. Ma i ramarri non temono nessuno dopo la nuova prova di forza di ieri, l’ennesima lezione di tattica di Tedino, che imbriglia i virgiliani con un solido 4-4-2 vanificando la loro prevedibile sfuriata iniziale e gestendo comodamente il match, andato esattamente come lo stratega pordenonese aveva disegnato sulla sua lavagnetta. Il Pordenone, come l’anno scorso, è una macchina da calcio che gira a meraviglia, perché costruito con intelligenza, scegliendo gli uomini giusti per i ruoli necessari. Score da sogno finora: pari all’esordio e tre vittorie di fila. Avanzata neroverde. Tedino fa turnover, visti i numerosi impegni ravvicinati. L’inserimento di una punta come Pietribiasi al fianco di Arma è l’ideale nel 4-4-2, con Azzi e Buratto sugli esterni a centrocampo, Burrai e Misuraca in mezzo. Il Mantova parte forte, ma i ramarri prendono presto le misure agli avversari e in breve assumono il comando del gioco, avanzando inesorabilmente il loro baricentro. Al 15’ arriva la prima occasione per il Pordenone: splendido fraseggio al limite con Pietribiasi che chiama al triangolo Arma, riceve palla in piena area e, a tu per tu con Bonato, calcia addosso al portiere. Sul prosieguo dell’azione cross di Burrai dalla destra per la testa di Arma, palla a lato di poco. Monologo. Nella fase centrale la gara diventa un monologo neroverde. E al 21’ arriva il meritato vantaggio grazie a un’azione da manuale: Arma doma un pallone a centrocampo, lo difende e lo scarica per Misuraca, che con un precisissimo traversone in verticale “no look” innesca Azzi, il quale entra in area dal vertice sinistro e con il mancino – non il suo piede preferito – dà ancora una volta prova del suo talento tutto brasiliano beffando Bonato con un morbido pallonetto. Al 36’ ancora ramarri in avanti: traversone di De Agostini dalla sinistra, assist di Pietribiasi di prima intenzione per Arma, che allunga il passo e calcia a lato di poco da buona posizione. Morso letale. Il Mantova? Non pervenuto. I virgiliani provano a scuotersi in avvio di ripresa, alzando il ritmo e crescendo in cattiveria agonistica. Tra il 10’ e il 18’ Regoli per due volte spaventa Tomei dalla distanza, nel mezzo c’è una bella conclusione dal limite di Pietribiasi parata da Bonato. Difficile trovare varchi nella metà campo del Pordenone, che nel frattempo ha abbassato i ritmi e congelato la partita facendo valere la propria qualità nel possesso palla. I biancorossi vanno vicini al pareggio al 27’, quando sotto porta Marchi non trova l’impatto vincente su cross di Ruopolo, ma al 33’ arriva il raddoppio degli ospiti: Martignago, subentrato poco prima ad Azzi, accelera in contropiede e fa ammonire Carini. Burrai batte la punizione e lo stesso Martignago s’inserisce coi tempi giusti sul secondo palo, infilando da due passi. Spente le velleità del rinnovato Mantova, al primo ko. È il morso letale di un ramarro che pare un varano.

Ore 16.10 – Queste le dichiarazioni rilasciateci da Alberto Tentardini prima dell’allenamento odierno: “Avevo immaginato un esordio da titolare diverso, più come risultato che come prestazione… Nel primo tempo ci hanno pressato molto concedendoci pochissimo, e non ci abbiamo messo la giusta determinazione perché abbiamo commesso diversi errori e sui contrasti spesso andavamo molli… L’assist per l’1-1? Il mister ci aveva detto che potevamo sfruttare le fasce dato che loro giocando col 4-3-1-2 ci lasciavano spazio e oltre al gol penso che sia stata utilizzata a dovere come soluzione. La forma fisica? Gli ultimi venti minuti ho faticato parecchio, ma è normale perché era da moltissimo che non giocavo una partita completa. Il 3-1? Quando hanno crossato la palla era già fuori, lo posso assicurare! Però non bisognerebbe mai fermarsi, quello è stato un errore nostro. Il 2-1? Loro hanno fatto davvero una bella azione sul piano della qualità e della velocità, il margine di errore era elevato e l’unica soluzione era di contrastare il tiro ma sono arrivato un secondo dopo. La Maceratese? Ritroviamo Petrilli, abbiamo legato in questi mesi e lo considero un gran calciatore per le qualità che ha. Sarà una spina nel fianco, conosciamo le sue potenzialità e sarà un avversario difficile da contenere ma dobbiamo prontamente rifarci!”.

Ore 15.50 – (Alto Adige) L’Alto Adige sfiora l’impresa al Mercante. La terza rete stagione siglata da Gliozzi, a metà ripresa, è stata “impatta” a cinque minuti dal termine dall’incornata di Grandolfo. Un pareggio che, francamente, sta un po’ stretto agli uomini di Viali che hanno prodotto occasioni importanti, vanificate per un nonnulla, rendendo la vita difficile ad un Bassano che per tutta la gara ha dovuto fronteggiare l’animus pugnandi di Marcone e soci. Mister Viali prova da subito la carta Baldan, posizionato al centro della difesa accanto a Bassoli, nella mattonella occupata per due giornate da Di Nunzio. L’Alto Adige decide di accendere la gara e ci prova sin dal primo secondo ed al primo affondo costruisce una palla gol colossale: il lancio di Obodo scatena sulla fascia Fink, il “principino” detta l’assist in mezzo per un rimpallo che favorisce Ciurria, il cui tiro ravvicinato è respinto sulla linea da Formiconi, la palla svicola nello spazio di Tulli che tira da due passi e a botta sicura, ma, ancora una volta, è Formiconi a salvare la porta dell’oramai battuto Bastianoni. Neanche venti secondi dopo l’Alto Adige fa ballare ancora la retroguardia giallorossa, con l’affondo di Tulli, l’idea è per Gliozzi la cui mezza girata finisce a lato. Insiste l’Alto Adige ed al 5’ Tulli incrocia di sinistro spedendo la sfera a sfiorare l’incrocio dei pali. La pima fiammata del Bassano arriva al nono minuto con Formiconi il cui assist a centro area è spazzato via da Baldan. Al 12’ Lancini effettua un cross dalla destra, per il tiro al volo di Formiconi che Marcone controlla a terra. Il Bassano comincia a prendere le misure all’avversaria, così susseguono fasi di gioco interlocutorie. Al 23’ Tulli favorisce il rimorchio di Sarzi che effettua il cross morbido sul quale c’è l’anticipo di Barison sul piazzato Fink. Risponde la compagine vicentina al 28’ con il guizzo di Rantier che si inserisce tra i difensori e, da posizione defilata, prova il diagonale che si spegne sull’esterno della rete. Il Bassano prova a sfondare l’attento dispositivo difensivo altoatesino ed al 43’ Falzerano fa partire un cross moribiodo che spiove a centro area dove stacca Grandolfo per un colpo di testa che non spaventa Marcone. Nei primi tre minuti della ripresa il Bassano staziona nella metà campo altoatesina, ma la pressione sortisce soltanto tre tiri dalla bandierina. Al 9’ Tulli finta sul difensore e prova la magia dal limite dell’area, spedendo la sfera sopra la traversa. Al 10’ la prima vera emozione della ripresa quando Grandolfo crossa in area dove c’è il contatto tra Baldan e Falzerano, l’arbitro tra lo stupotre generale assegna il calcio di rigore ai veneti. Sul dischetto si presenta Rantier che spedisce la palla a schiantarsi sul palo, con Marcone proteso in tuffo sulla traiettoria. Passata la paura l’Alto Adige si fa pericoloso al 16’ quando Ciurria, in piena area di rigore vicentina, si libera con una piroetta di Bizzotto ed esplode un diagonale che Bastianoni rintuzza in angolo con una spaccata. Dalla bandierina detta Fink con una palla tesa sulla quale si avventa Obodo ma il colpo di testa è fuori misura. La partita continua a proporre emozioni ed al 178’ c’è la gran giocata di Formiconi che si destreggia in area biancorossa, cerca lo spazio libero da cui effettua un rasoterra incrociato che l’attento Marcone abbranca in tuffo. L’Alto Adige sblocca meritatamente la gara un minuto dopo e ancora su un’idea di Ciurria che lancia Gliozzi, l’attaccante calabrese si muove deciso tra due avversari e poi indirizza un forte diagonale che passa sotto le gambe del portiere Bastianoni. Al 27’ Fabbro, su sponda di testa di Barison, insacca da due passi ma l’arbitro annulla la rete per un sospetto fuorigioco dello stesso marcatore. A questo punto mister Viali decide di non rischiare ed al 29’ avvicenda la punta Tulli con il difensore Di Nunzio. Nell’assedio finale il Bassano gioca con tre punte, atteggiamento che al 39’ sortisce il rasoterra di Minesso deviato in angolo. Sugli sviluppi del tiro dalla bandierina la parabola di Laurenti innesca il colpo di testa di Grandolfo che batte Marcone.

Ore 15.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Secondo pareggio stagionale per il Bassano, fermato ieri sera dal Sud Tirol. L’avvio sprint dei giallorossi subisce un piccolo arresto dopo l’ottima vittoria di sabato ad Ancona, con la gara del Mercante che termina 1-1. La squadra di D’Angelo non è riuscita a superare gli alto atesini, scesi a Bassano con l’obiettivo di «salvare la pelle» e che hanno centrato il compito bloccando ogni velleità di fuga in classifica per Bizzotto e compagni. Peccato, perché il Bassano ha fallito anche un rigore con Rantier e conquistando i tre punti sarebbe rimasto in vetta alla classifica dopo quatto giornate. Ai giallorossi va dato atto di aver saputo stringere i denti dopo il vantaggio a sorpresa di Gliozzi, riacciuffando la gara con Grandolfo. Per l’infrasettimanale d’Angelo ripropone Rantier dal primo minuto insieme a Barison, Lancini e Cavagna che sono le novità rispetto alla sfida nelle Marche. Due minuti e il Bassano rischia lo scivolone: l Sud Tirol sfonda sulla destra, Formiconi si immola e diventa l’eroe che salva sulla linea prima su Clurria e poi su Tulli. Un minuto più tardi, azione fotocopia della precedente, con ennesima carambola e Gliozzi che si fa respingere il tiro dalla difesa. Dopo l’avvio choc, i padroni di casa prendono le misure, guadagnando metri di campo e non sfruttano la prima occasione con un cross di Lancini mancato a lato di un soffio da Grandolfo. L’attaccante poco dopo reclama anche un rigore per una sospetta trattenuta e alla mezzora è Rantier a mettere di poco alto. La partita godibile per i primi venticinque minuti, si addormenta nel resto della frazione con gli ospiti che si chiudono a riccio, lasciando le punte giallorosse a secco di rifornimenti. Nella ripresa, subito tre angoli per il Bassano, tutti sprecati, poi l’arbitro diventa protagonista dell’episodio che cambia il match. Rantier entra in area, Sarzi Puttini lo tocca e il direttore di gara indica il penalty. Increduli un po’ tutti, anche gli spettatori di fede giallorossa, sul dischetto si presenta il francese che centra in pieno il palo. Il gol fallito galvanizza gli ospiti, che crescono e trovano il vantaggio con Gliozzi, lanciato in profondità tra Bizzotto e Barison e che con un diagonale non imprendibile sorprende Bastianoni con la sfera che passa sotto le gambe. La reazione del Bassano viene dalla testa di Fabbro a cui viene annullato un gol per fuorigioco. Gli ultimi dieci minuti sono un assalto e dopo diversi tentativi Grandolfo trova il pareggio con un’incornata ravvicinata da calcio d’angolo. Uno stacco imperioso a incrociare che vale il terzo gol dell’attaccante e l’imbattibilità per i giallorossi la cui sconfitta sarebbe stato un tributo troppo pesante da versare alla sfortuna. Tempo per rifarsi comunque ce n’è nell’immediato: sabato pomeriggio c’è già la trasferta a Lumezzane per tornare a vincere.

Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Sarà un risveglio di traverso per Luca D’Angelo che ieri sera masticava amaro non tanto per il punto a fronte di un secondo tempo da malloppo pieno, quanto soprattutto per una prima frazione senza nerbo nè costrutto. Potete stare certi che sin da oggi il timoniere giallorosso nel chiuso dello spogliatoio esaminerà coi suoi il perchè di una non prestazione nei 45′ iniziali. «È accaduto ad Ancona e si è ripetuto anche stavolta – argomenta il trainer pescarese – non può più essere solamente una casualità. Ora dobbiamo capire per quale motivo accade una partenza così lenta poichè guai se si ripetesse un’altra volta. Non da questo profilo non deve più succedere, guai se succedesse un’altra volta…». Prende fiato per un attimo quindi riparte il capoallenatore. «D’accordo che l’Alto Adige al di là della sfuriata al pronti via poi è stato molto allineato e coperto, tuttavia noi li abbiamo agevolati con una manovra troppo scolastica e prevedibile. Dopo no, poi ci siamo scossi e abbiamo fatto noi la partita. Peccato per il rigore che avrebbe potuto indirizzare la sfida su un altro piano e quanto a Bastianoni non ci sto a metterlo tra i cattivi. Elìa cinque minuti prima del loro vantaggio aveva compiuto una paratissima su Ciurria, non ha senso puntare il dito su di lui». Piuttosto il precettore giallorosso è inviperito per la rete annullata a Fabbro. «Resto dell’idea che il gol fosse regolarissimo e non inquinato da nessun fuorigioco. Ce l’avessero convalidato, con venti minuti di partita davanti avremmo potuta rovesciarla per davvero. Ecco, questo è il particolare che mi brucia di più». D’Angelo ha poi parole dolci per Ciccio Grandolfo («Sta crescendo ogni giorno di più e si vede»). Infine Ciccio Grandolfo invia un telegramma. «Sono felicissimo per i due gol in 4 giorni – sottolinea la punta – mai mi sarei immaginato nulla di simile, oltre ogni più rosea previsione. Ora non voglio smettere».MALEDIZIONE: Una curiosità: quella dal dischetto sta diventando una maledizione per Bassano che aveva chiuso la scorsa stagione con due errori dagli undici metri di Gianvito Misuraca e ha cominciato questo torneo con l’errore mortale ieri sera di Rantier, lo specialista designato. Tenuto conto che dal dischetto la scorsa annata avevano fallito anche Iocolano e Germinale, sta diventando davvero un problema l’esecuzione dei penalty per Bassano. Lo scorso anno c’era sempre Viali, stratega dell’Alto Adige, a guidare il Pro Piacenza quando a fallire fu Misuraca. Stessa porta, stesso lato stregato, stesso allenatore. Un sortilegio.Adesso però mai più, queste sono crepe veramente sanguinose.

Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Un’ atroce crepa di Bastianoni, il rigore sul palo di Rantier e cara grazia che con Grandolfo il Bassano evita di rompersi l’osso del collo, ma questa squadra ha le mani bucate, fa e disfa come nessuno. D’Angelo come promesso avvia il suo bravo rimpastino, allarga le rotazioni azionando l’annunciato turn over per gestire energie e risorse in proiezione delle 3 gare in 7 giorni. Il risultato è immediatamente una partenza razzo degli altoatesini che nei primi 2′ fanno a fette la spaesatissima retroguardia virtussina, salvata per tre volte di fila da Formiconi che sembra il supereroe di quando eravamo piccoli, ci pensa lui e svanisce ogni pericolo. Sì perchè nello stesso assalto si oppone da cavaliere senza macchia nè paura murando in successione Furlan, Gliozzi e Tulli, tutti e tre sulla riga di porta, una mandrakata che vale molto più di un gol segnato. Per una decina di minuti Bassano imbarca acqua che neanche il Titanic, prova a rialzare la testa con l’assistenza di Minesso su cui Grandolfo non arriva in tempo a salire sulla coincidenza per la teorica capocciata ravvicinata, quindi Lancini sventa di testa sulla minaccia rivale dopo che Bastianoni aveva cannato il timing dell’uscita. Poi largo a un paio di conclusioni velleitarie di Falzerano e Grandolfo e si va già di thè freddo nell’afa della notte. Pare di stare in pieno luglio per il caldaccio e l’umidità che c’è mica a metà settembre. E insomma salvo l’avvio rabbrividente ed ansiogeno, i primi 45′ sono elettrizzanti quanto un documentario sulla riproduzione dei lombrichi trasmesso oltre la mezzanotte. Quando si riattacca nel lato B il Bassano muta istantaneamente faccia e registro ripartendo con tutto un altro piglio: fa subito incetta di angoli arpionandone tre in altrettanti minuti ma soprattutto alza il baricentro e conquista un rigore al 12′: Sarzi Puttini sbilancia Rantier in area e Prontera indica il dischetto. Alla battuta va lo stesso francese che prova ad angolare alla destra di Marcone, il portiere battezza il lato giusto ma il cuoio va ad infrangersi sul palo e come non detto, roba da divorarsi mani e gomiti. L’Alto prende coraggio e al quarto d’ora Ciurria va via in slalom meglio di Tomba, ne salta due in dribbling su un rimpallo felice eppoi viene stoppato da Bastianoni col piede provvidenziale. Dopodichè Obodo manca la volée sottomisura sugli sviluppi di un corner e, annotato un pericolo autografato Falzerano e abbrancato da Marcone, col Bassano in totale cortocircuito emotivo, travolto dallo choc del penalty in fumo, i bolzanini passano: corre il 23′, il bomberone Gliozzi si mette in proprio, esplode una conclusione dal limite dell’area tutt’altro che irresistibile eppure Bastianoni la combina grossa anche stavolta. La sfera gli attraversa le gambe eD è festa su un graziosissimo cadeau del guardiano del Soccer Team, a oggi l’anello debole della catena di D’Angelo. Un attimo dopo Bizzotto scongiura il peggio sventando di un soffio lo 0-2 su Ciurria e qui la panchina corre ai ripari lanciando Laurenti per Cavagna dopo che aveva già tolto il reprobo Rantier a favore di Fabbro. Qua Bassano fabbrica un assedio: Marcone mette i guantoni sulla sassata dalla lunga di Minesso (28′), poi alla mezz’ora Fabbro insacca sugli sviluppi di un mischione ma la rete è annullata per sospetto offiside tra le proteste veementi dei giallorossi. Nel mucchio anche il gigante Maistrello che di crapa al 36′ trasforma Marcone in un drago cattivo delle favole: l’ex Lane respinge eppoi Fabbro non bolla clamorosamente e fragorosamente da un passo. Ma siccome si gioca a una porta sola, dopo l’ennesima unghiata di Minesso, Bassano artiglia il tesoro del pari: calcio d’angolo al 40′ e capocciata perentoria di Grandolfo dove stavolta Marcone non può proprio arrivarci. Naturalmente i dangeliani si accendono come un cerino e inseguono il jackpot: Maistrello tenta il gran numero in acrobazia (pallone alto sulla traversa al 42′) e Bassoli ferma con le cattive la ripartenza del Bassano finalmente indemoniato. Ma è tardi e i rigori vanno segnati.

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È un Filippo Inzaghi raggiante, quello che si presenta in sala stampa al Tardini, dopo una gara ribaltata nel finale e che ha visto i lagunari vincere 2-1 in casa del Parma. «Siamo partiti ad handicap per colpa di un’ingenuità – spiega il tecnico del Venezia riferendosi al rigore che ha permesso al Parma di andare in vantaggio già al secondo minuto -, ma abbiamo fatto un grandissimo secondo tempo e, a differenza della gara contro la Reggiana, abbiamo portato a casa tre punti secondo me meritati per la mole di gioco che abbiamo creato». L’ex tecnico del Milan aveva provato un cambio tattico a inizio partita. «Avevo deciso di schierarmi a specchio, con un 3-5-2, perchè pensavo che fossimo più forti di loro nei duelli. Il rigore però ci ha tagliato le gambe – è il commento dell’ex attaccante della Nazionale -. Nel secondo tempo ho cambiato modulo, ma questa squadra e questi giocatori mi permettono di utilizzare qualsiasi schema di gioco». Proprio sui suoi ragazzi si è voluto concentrare Inzaghi: «Stiamo creando qualcosa di importante. Ho bisogno di tutti, preferisco dare fiducia a tutti e far sentire tutti importanti, pur magari avendo qualche punto in meno, perchè siamo un gruppo nuovo. Sono orgoglioso di allenare questi giocatori. Chi entra dà tutto, e vedere la panchina che esulta in questo modo dopo il 2-1 è una grande emozione». Infine uno sguardo indietro a due partite che per il Venezia significavano moltissimo: «Contro due concorrenti per la vittoria finale come Reggiana e Parma torniamo a casa con quattro punti. Questo ci rafforza, senza dubbio. Ripeto: sono orgoglioso di quello che sto vedendo e del lavoro che stanno facendo i miei ragazzi».

Ore 14.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia con un grandissimo carattere. Il successo conseguito dagli uomini di Inzaghi a Parma ha dello spettacolare: realizzato in appena due minuti. Vittoria cercata, voluta e centrata con il gioco e con il cuore. Superando i guai che il Venezia si è creato da solo e riuscendo ad adeguare a più riprese la squadra a moduli differenti. La sfida-verità promuove il Venezia sotto tutti i punti di vista. Ma come detto è soprattutto la prova di carattere ad entusiasmare a permettere di sperare davvero positivo per il cammino del team lagunare. Sotto dopo appena due minuti (rigore di Evacuo per fallo di Malomo) il Venezia ci prova in tutte le maniere a riaprire la gara. il 3-5-2 scelto da Inzaghi non dà grandi frutti specie perchè il gioco in avanti non trova la giusta vivacità. Così il primo quarto d’ora è quasi uno show dei locali che creano occasioni propizie ma non trovano il colpo del ko. Poi il gioco stagna un po’. Come detto il Venezia non perde concentrazione e ad avvio ripresa cambia il modulo, con uno schieramento particolarmente offensivo. Un ottimo Marsura entra al posto di un catastrofico Malomo per dare peso in avanti, ma anche Acquadro si sgancia a tratti sulla linea offensiva di destra. Alla fine il Venezia sembra schierato con un 2-5-3 (Modolo e Domizzi dietro) con gli esterni Fabris e Garofalo a ripiegare in caso di offensive avversarie. E questo schieramento in un paio di occasioni fa tremare Facchin, costretto anche a un’uscita di piede decisa. Ma i risultati dello sbilanciamento offensivo del Venezia arrivano quando Apolloni decide di togliere dal campo Evacuo: l’attaccante ducale che ha fatto impazzire centrocampo e retrovie con il suo gioco di mestiere, le sue provocazioni, i suoi “tuffi”. L’uscita del goledaor – sino ad allora – del match cambia l’inerzia. Venezia avanza ancor di più, si scatena nell’arrembaggio e raccoglie i frutti della convinzione e della grinta. 1-2 e il Parma va al taappeto. Moreo ha appena il tempo di esultare che Domizzi raddoppia e regala il sogno al gruppo di supporters lagunari che si sono dovuti rapportare con gli oltre 10mila fans locali. Venezia in trionfo, Parma a terra: mani tra la testa, delusione in tutti. Ma Inzaghi e la sua truppa sorridono meritatamente. Hanno rimesso in piedi e conquistato con maestria un match che sembrava compromesso: in appena due minuti. Bravissimi. La cronaca. Appena 58 secondi di gioco e Nunzella dalla sinistra mette appena dentro l’area una palla giusta per Evacuo che viene atterrato da Malomo: rigore. 2’ Evacuo dal dischetto spiazza Facchin per l’1-0. 5’ su calcio d’angolo a due palla in area dalla sinistra con Malomo che incorna su Zommers. 10’ c’è lo spazio giusto per una spettacolare rovesciata di Calaiò a centro area che finisce alta. 12’ Evacuo lancia Nocciola a destra sul filo del fuorigioco, il ducale si accentra e conclude su Facchin in uscita. 23’ calcio d’angolo dalla sinistra di Pederzoli per la testa di Ferrari, con tocco finale di Moreo sul fondo. 25’ Calaiò verticalizza per Giorgino che dalla distanza spedisce dul fondo. 35’ Evacuo in area impegna Facchin a terra. 39’ punzione di Corapi da appena fuori area che centra la traversa. 41’ i giocatori del Venezia chiedono il rigore per un presunto fallo di mano in area di Nocciolini. 45’ Garofalo dalla sinistra per la testa di Moreo che fa volare Zommers. Ripresa. 1’ testa di Moreo che finisce alta. 26’ Corapi da fuori area sul fondo. 42’ Tortori dalla destra tenta il pallonetto su Zommers senza sorprenderlo. 43’ Facchin costretto a un intervento di piede al limite della propria area per anticipare Calaiò. 43’ Marsura alza a campanile un pallone in area del Parma sul quale interviene scomposto Zommers e para in due tempi. 44’ Marsura ci crede, arriva sul fondo di sinistra, resiste al difensore e corre sulla linea, mette indietro per l’accorrente Moreo che infila Zommers per l’1-1. 46’ angolo dalla destra di Pederzoli per la testa di Domizzi sul primo palo che la mette alle spalle di Zommers per il definitivo 1-2. E sabato si torna già in campo, ad Ancona.

Ore 14.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Una serata da incubo trasformata in sogno. Il Venezia espugna il Tardini di Parma nel big match della quarta giornata del campionato di LegaPro e vola in classifica al secondo posto. Un successo pazzesco per la squadra di Pippo Inzaghi, maturato soltanto negli ultimi istanti della gara con due gol nell’arco di altrettanti minuti: prima Moreo e poi capitan Domizzi firmano l’impresa della formazione lagunare, a cui certo il carattere non manca. Inzaghi sorprende un po’ tutti, proponendo un 3-5-2 con il chiaro intento di mettersi a specchio rispetto ai Ducali. Apolloni invece risponde inserendo Evacuo dal primo minuto e per il tecnico emiliano è come pescare il jolly dal mazzo: all’ex Novara bastano 42 secondi per fare male alla difesa lagunare. Sul cross di Nunzella infatti Evacuo anticipa un disastroso Malomo, l’arbitro assegna un rigore ineccepibile che lo stesso Evacuo trasforma per l’1-0 ducale. È soltanto l’inizio di una serata da dimenticare, almeno difensivamente parlando, per Malomo, che al 5’ prova a farsi perdonare con l’incornata che chiama Zommers alla parata. Ma è l’unico gesto positivo di un primo tempo da incubo per il centrale di Inzaghi, che non riesce a «tenere» con Calaiò ed Evacuo. La coppia d’attacco parmense è un pericolo costante per la porta di Facchin, e al 7’ solo la mira toglie a Calaiò la gioia di segnare con una pregevole rovesciata. Il Venezia fatica e non poco a creare gioco e a dettare i tempi: in avanti Moreo e Ferrari ricevono palloni con il contagocce, mentre dal centrocampo il pallone gira troppo lento. Il Parma ne approfitta per chiudersi e ripartire: al 12’ la squadra di Apolloni ha la palla del 2-0, ma Facchin è strepitoso su Nocciolini involato solitario a rete. Con il passare dei minuti i ritmi calano, anche perché i padroni di casa lasciano l’iniziativa a un Venezia, fin troppo sterile per far paura alla squadra di Apolloni. Anzi, è proprio il Parma a creare le occasioni più nitide, grazie a un possesso palla più tecnico e pulito. I lagunari soffrono e al 39’ devono concedere una punizione dal limite con Corapi che manda la palla a baciare la parte alta della traversa, con Facchin in volo. Nel finale finalmente s’inizia a vedere il Venezia, che prende coraggio dopo un tocco in mano in area, ritenuta involontaria dal direttore di gara: gli uomini di Inzaghi ci credono e al 45’ creano l’occasione più limpida con Moreo che di testa impegna Zommers. Dopo l’intervallo, Inzaghi torna sui propri passi: fuori Malomo fino a lì davvero fuori fase e dentro Marsura per un 4-3-3 più adatto al gioco dei lagunari: passano pochi secondi ed è Acquadro ad avere sulla testa la palla del pareggio, ma l’incornata è alta di un soffio sopra la traversa. La ripresa regala più sbadigli che emozioni dopo un primo tempo scopiettante, con il Parma attento e guardingo e un Venezia volenteroso ma ancora troppo impreciso. Tanti cross, ma nessuna azione in grado di far male all’attenta difesa ducale. L’iniziativa resta nei piedi dei veneziani per tutto il secondo tempo, ma è arida, difficilmente si arriva a mettere un pallone pericolo nei sedici metri emiliani: Zommers non deve fare praticamente nulla, il Venezia però ha il merito di crederci e all’ultimo giro di lancette ecco arrivare l’azione che stravolge il copione. È Marsura a involarsi sull’out di sinistra e a trovare Moreo tutto solo nel cuore dell’area: è l’1-1, e per come si era messa la gara, sembrava già un grande risultato. Ma questo Venezia ha una fame incredibile di vittorie e spinta dal suo allenatore mette alle corde un Parma stordito dal pareggio e che inizia a mostrare il fianco anche dal punto di vista della lucidità. Al 91’ è l’inesauribile Pederzoli a disegnare la traiettoria perfetta dal corner, la zuccata precisa, come quella di un vero bomber, è di Domizzi che batte Hommers e gela il Tardini. La festa alla fine è tutta lagunare, e poco importa che sia arrivata solo un minuto oltre il novantesimo.

Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Una partita iniziata sullo 0-1, tutta in salita. E finita nel più esaltante dei modi. Di tutto, di più, la partenza ad handicap, e un secondo tempo da grande. Bravo Inzaghi a capire l’errore e a rischiare. Vincere 2-1 qui al Tardini resterà impresa per pochissime squadre. La Marcia Trionfale dovrebbe suonare per il Venezia. Ma non la mettono. Eppure… Il tempo di scoprire che Inzaghi prova un modulo diverso e vien già da dire che l’esperimento non funziona. Primo pallone in area, Scavone si inserisce, Malomo entra in ritardo e centra il piede. Rigore, il replay conferma. Evacuo piazza un destro rasoterra, Facchin non ci arriva e 1-0 Parma. Parlare di gol a freddo in una serata di caldo infernale sembra una beffa. Ma è così. E a dirla tutta il Venezia vive un’altra ventina di minuti di sudori freddi. La difesa a tre fa fatica, Malomo più di tutti, Calaiò se ne rende conto e in tre-quattro situazioni va a puntare proprio il biondo difensore ex Pavia. Conclusioni rimpallate di Calaiò, Evacuo e Giorgino, una galoppata di Nocciolini sul filo del fuorigioco con mega occasione e mega parata di Facchin, Domizzi che va a mettere pezze ora da una parte ora dall’altra, il Parma è arrembante ma non trova il colpo del ko. Pian piano il Venezia riprende forma, non brilla ma almeno rialza la testa e comincia ad occupare la metacampo altrui, anche se il prodotto si esaurisce in qualche cross. Gran lavoro di Fabris sulla destra, ma è quantità più che qualità, gli esterni soffrono e il filtro arancioneroverde sembra molliccio. Un contesto nel quale si possono dare poche colpe agli attaccanti, che vedono pochi palloni. Che il 3-5-2 sia scricchiolante se ne accorge anche Inzaghi, e nel secondo tempo il tecnico piacentino ripropone il suo 4-3-3. Fuori Malomo, in serataccia, dentro Marsura, Fabris arretra sulla retrovia ma resta il primo propulsore, la squadra prende campo e possesso palla, ma il lavoro si infrange a centro area. Ci vorrebbe l’invenzione, o il calcio piazzato preparato alla lavagna. Cala anche il Parma, resta davanti Evacuo mentre Calaiò si sacrifica nel dare una mano ai compagni. Nei momenti meno palpitanti della sfida ci si guarda intorno: la cornice del Tardini ha il suo fascino, la curva nord cuore del tifo parmigiano, non si offenda nessuno, non è cosa da Lega Pro, ma da grande calcio. Ma così va il calcio, e magari presto anche un Parma-Venezia sarà d’altra categoria. Fuori Acquadro, dentro anche Tortori, Inzaghi tenta il tutto per tutto, il finale è tutto veneziano, ma torniamo al pUnto di prima, cross, cross, tanti cross, con Lucarelli e Canini che spazzano l’area, La giocata magica? Eccola: Marsura inventa un gran numero sulla sinistra, palla in mezzo e Moreo di piatto fa l’1-1. Finita? Sì, ma per il Parma: nel recupero corner di Pederzoli, Domizzi va di testa come ai tempi dell’Udinese e siamo 2-1 per il Venezia. Come è dolce il grana stasera.

Ore 13.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sembrava che, come un anno fa, dovesse lasciare Vicenza, ma poi Filip Raicevic è rimasto in biancorosso. Chi pensa che per lui possa essere stata una delusione si sbaglia, e infatti l’ex bomber della Lucchese non ha problemi a sottolineare come restare a Vicenza lo soddisfi in pieno. «A Vicenza sono di fatto nato come calciatore — spiega Raicevic — qui sono cresciuto, ho segnato i miei primi gol in serie B e sono migliorato molto. Non vedo quindi perché non dovrei essere felice di essere qui; c’è un buon gruppo, un allenatore con cui mi trovo bene e una piazza e un pubblico dalle grandi tradizioni». L’avvio della squadra non è stato positivo, ma l’attaccante montenegrino è pronto a scommettere sul riscatto del Vicenza. «Stiamo recuperando alcuni giocatori importanti come Adejo e D’Elia in difesa, e tra poco torneranno anche Bellomo a centrocampo e Giacomelli in attacco — precisa Raicevic — purtroppo in questo avvio di stagione abbiamo avuto tanti infortuni e alcuni giocatori sono arrivati nelle ultime ore di mercato. Adesso abbiamo bisogno di compattarci, ma soprattutto di una bella vittoria che ci dia morale e convinzione nei nostri mezzi. E magari proprio venerdì sera a Salerno». Per vincere serviranno i gol, e Raicevic è il giocatore cu cui puntano in molti. «E’ chiaro che spero di segnare tanti gol — precisa l’attaccante montenegrino — per un attaccante segnare è molto importante anche se in campo a volte il mister mi chiede di abbassarmi per liberare spazi agli inserimenti da dietro, ed è un lavoro che svolgo volentieri, l’importante è che sia di utilità alla squadra». Un Raicevic pienamente coinvolto nel progetto Vicenza, consapevole che per la salvezza serviranno i suoi gol. «Come ho già detto io qui sto benissimo, ho la testa solo la Vicenza. Sono consapevole che in questa stagione sarà più difficile per me perché mi conoscono e non posso sfruttare l’effetto sorpresa che all’inizio del campionato scorso forse mi ha un po’ aiutato. Ma ho una sola convinzione — dice — che è quella che dovrò dare il massimo per provare a fare meglio, anche se l’obiettivo primario è soltanto la salvezza del Vicenza e non certo superare, anche se di sicuro ci proverò, il bottino personale dell’anno scorso».E Raicevic non si incupisce nemmeno quando gli si chiede della trattativa degli ultimi giorni di mercato con il Bari e del mancato adeguamento del contratto. «Quando Vicenza e Bari hanno discusso del mio possibile trasferimento ero con la Nazionale e a trattare c’erano persone che mi rappresentano. Ho saputo che la cosa non è stata perfezionata e un minuto dopo mi sono concentrato per fare bene con il Vicenza. Ripeto: sono sereno e felice di essere rimasto». Contro il Bari due grandi occasioni per segnare ma l’attaccante non è stato fortunato. «Sulla prima palla ho cercato l’acrobazia e il palo mi ha negato la gioia del gol – spiega – mentre sul tiro cross di Rizzo non ho neanche visto arrivare il pallone: ho messo il piede e ho quasi respinto la palla, una jella incredibile perché bastava indirizzarlo verso la porta e sarebbe stato gol».

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Esposito? Difficile vederlo a Salerno. Per Signori solo leggera corsa, ieri, per effetto di un affaticamento muscolare. Il difensore ex Latina, uscito per infortunio contro il Bari (elongazione al flessore destro), difficilmente sarà in campo venerdì. A rafforzare quest’idea, è il fatto che Esposito ieri mattina non si è allenato con la squadra al centro tecnico Morosini (così anche Vigorito, per la lieve distrazione all’adduttore destro); nel pomeriggio si è dedicato solo alla corsa lenta, così come Signori. Solo oggi Lerda avrà un report medico più chiaro.Nella seduta mattutina il tecnico biancorosso, che spesso e volentieri ha motivato i giocatori, dando segnali verbali di apprezzamento al termine delle esercitazioni, ha suddiviso la squadra in due gruppi. Mentre gli attaccanti lavoravano sulla forza sotto gli occhi del preparatore atletico, i difensori, sul campo vicino, effettuavano prove tattiche. Lerda ha alternato i suoi giocatori nei diversi ruoli ma il quartetto più credibile schierato dall’allenatore, in vista del match con la Salernitana, è stato quello composto da Zaccardo, Adejo, Bogdan e Pucino, che giocava a sinistra poichè D’Elia, nell’ottica di un’attenta gestione dopo il rientro dall’infortunio, è rimasto in palestra. Per il mancino napoletano, comunque, non ci dovrebbero essere problemi e dunque, come accaduto al rientro con il Bari, giocherà sulla sua corsia preferita.Per un giocatore che probabilmente mancherà, Esposito, uno che tornerà, Benussi. Il portiere, ottimamente rimpiazzato da Vigorito contro i “galletti”, ha scontato il turno di squalifica e difenderà la porta. Il Vicenza, che partirà giovedì alla volta di Salerno, sosterrà una lunga trasferta. La squadra, infatti, impegnata venerdì sera e poi martedì ad Ascoli, non farà ritorno in città. QUI SALERNITANA. Intanto per i granata di Sannino, ancora a caccia della prima vittoria in campionato dopo due pareggi con Spezia ed Hellas e una sconfitta con il Novara, si prospetta un cambio di modulo contro i biancorossi. L’esperto tecnico napoletano sarebbe infatti orientato a passare dal 3-5-2 al 4-3-1-2 e in difesa potrebbe non esserci spazio per l’ex Laverone, che secondo indiscrezioni giunte da Salerno lascerebbe il posto a Perico.

Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) Al centro di tutto. Del mercato, fino a pochi giorni fa, del gioco del Vicenza, dei pensieri dei tifosi, che puntano tutto su Filip Raicevic. L’attaccante montenegrino, tornato a parlare dopo un po’ di tempo, è apparso rilassato, sereno, felice. «Sto benissimo» – ha dichiarato, allontanando qualsiasi nube.Raicevic, cominciamo in maniera soft. Quanti gol farà quest’anno?Spero tanti, lavoro per farne tanti. Più dello scorso anno, magari. Me lo auguro.Un numero?Lo sapete, a me piace parlare alla fine. Anche nella passata stagione, quando mi si chiedeva fino a dove sarei arrivato, quando le cose andavano bene, ho sempre preferito aspettare. Amo attendere la fine e parlare in via definitiva solo a stagione terminata. E poi speriamo di fare una bella festa com’è stato lo scorso anno.Psicologicamente, dopo tutto quello che è successo, come sta?Benissimo, davvero. So che fate riferimento al periodo del calciomercato, nel quale il mio nome è circolato tanto. Però vi dico, è normale che si parli. Il mercato ora si è chiuso, quella fase è stata superata. La mia testa è qui.Che cosa ha pensato quando il presidente Pastorelli ha messo in piazza i suoi guadagni?È acqua passata. E poi l’ha detto lui: abbiamo un rapporto speciale.L’inizio della stagione è stato molto difficile…Non ci nascondiamo, ma tutti remiamo dalla stessa parte, per salvare il Vicenza.E fisicamente, come sta?Non sono uno che si piange addosso. Io credo che i tifosi veri sappiano cosa ho passato lo scorso anno, soprattutto nelle battute conclusive del campionato. Mi sono curato e ho fatto di tutto pur di scendere in campo anche solo cinque minuti. Adesso non sono al cento per cento, ma siamo a settembre e ci sta. La condizione, mia come quella della squadra, potrà solo crescere.Tra lei e il Vicenza c’è anche la Nazionale…A livello mentale è un periodo importante per me, di grande soddisfazione. Con il Montenegro mi sto giocando la qualificazione ai mondiali ed è un motivo in più per essere carico.Pensi che sabato, se gli sviluppi del calciomercato fossero stati diversi, avrebbe giocato con la maglia del Bari…Ero impegnato con la nazionale quando si è parlato del mio trasferimento al Bari. Alla fine c’erano altre persone che pensavano alla mia situazione e al mio futuro in quel momento, mentre io ero concentrato sulle mie cose. Quando sono tornato ero tranquillo. In questo momento, sinceramente, conta che io sia qui a lottare per il Vicenza, i nostri fantastici tifosi e la piazza, che merita grandi soddisfazioni.Ma affrontare il Bari, accreditato per stare ai vertici del campionato, non le ha fatto venire qualche ripensamento?Io sono nato qui a Vicenza come giocatore e sono felice di vestire la maglia biancorossa. Poi è naturale che uno voglia fare dei passi in avanti, ma il mio presente è in questa città, in questa squadra.Contro i “galletti” ha sfiorato il gol. Il suo gesto ha ricordato le prodezze di Ibrahimovic.Con la differenza – ride – che lui la butta dentro. Scherzi a parte, peccato aver colpito il palo.Ci riproverà a Salerno?Naturalmente. Non sarà facile, poi ogni gara è completamente a sè. Però lo scorso anno là a Salerno riuscimmo a fare punti in un momento difficile. E sono convinto che una vittoria ci darà morale.All’andata invece il Vicenza fece a meno di lei…Già, ero squalificato. E ricordo bene di aver visto la gara dalla tribuna. Quante volte mi sono messo le mani nei capelli per gli errori commessi davanti alla porta.Zero gol in tre partite è un problema. Come lo si risolve?Sono tranquillo, nonostante una partenza incerta e difficile. Noi possiamo e dobbiamo lavorare di più, ma dipende sempre anche da come girano le cose. Prendete il palo colpito col Bari. La fortuna fa la sua parte.E poi quell’occasione, davanti alla porta, che lei ha sciupato alla fine del primo tempo. Che è successo?Ho rivisto cento volte il filmato. Rizzo aveva messo un bel pallone in area e io mi sono buttato d’istinto, l’ho presa di tacco e l’ho buttata fuori. Ma la palla non l’ho praticamente vista.Là davanti non si sente poco assistito?Il discorso è doppio. Io devo fare il possibile per farmi trovare di più dai compagni e quindi smarcarmi meglio; anche la squadra deve fare di più per me. Comunque sacrificarmi non mi crea problemi, anzi. Il lavoro oscuro lo ritengo utile.Però giocando più indietro per aiutare la squadra, è meno presente in zona gol…Non ho fatto 11 reti da solo nella passata stagione. A volte una palla recuperata vale come un gol.Ha detto di essere rimasto felicemente a Vicenza per il gruppo, la piazza, i tifosi, l’obiettivo. Altro?Beh, il baccalà. Troppo buono con la polenta.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Il Cittadella non può più essere considerato la sorpresa di questo inizio di campionato di serie B. La matricola granata, sola in vetta alla classifica con nove punti in tre partite, ha dato prova sull’insidioso campo di Vercelli di essere in grado di affrontare e superare ostacoli nuovi con personalità e sicurezza. Ora le avversarie studieranno con maggiore cura le sue caratteristiche per contrastarne la leadership, mentre il timoniere Roberto Venturato cercherà soluzioni diverse sfruttando il potenziale ancora inespresso della sua squadra per «essere sempre un passo in avanti rispetto a loro», come ha recentemente affermato. Lucas Cossenzo Chiaretti, il fantasista brasiliano del Cittadella, è perfettamente allineato in questa ottica. «Si raccoglie ciò che si semina – sostiene – Avere tenuto l’intelaiatura della squadra che nello scorso campionato ha vinto in Lega Pro, è stata una scelta molto positiva che ci ha favorito in questa fase iniziale. Essere in testa alla classifica dopo le prime tre giornate erano in pochi ad aspettarselo, ma questa situazione deve darci maggiori responsabilità, oltre che consapevolezza nelle nostre potenzialità». Come proseguire è presto detto: «Dobbiamo restare noi stessi e continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto. Godiamoci ogni risultato, ma subito dopo è necessario dimenticarlo e guardare avanti con umiltà per preparare la partita successiva. Siamo solo all’inizio della stagione, la strada da percorrere è molto lunga, perciò dobbiamo restare concentrati sempre su una partita per volta». A Vercelli il campo sintetico rappresentava un’incognita che richiedeva un adattamento adeguato. Dopo un quarto d’ora il Cittadella ha preso le giuste contromisure diventando sempre più padrone della situazione, oltre che del risultato. «Un 5-1 al Piola credo che nessuno sia mai riuscito a farlo – precisa Chiaretti – Noi abbiamo trovato alcune difficoltà all’inizio, che siamo riusciti a superare brillantemente. Ogni partita, comunque, ha delle difficoltà che sono diverse di volta in volta. Contro la Pro Vercelli siamo stati bravi dimostrando maturità e personalità, adesso ci stiamo allenando per la partita con il Novara cercando di continuare a fare bene». In terra piemontese Chiaretti ha messo a segno il suo primo gol nel campionato cadetto «È proprio il primo – conferma – perchè avevo giocato in serie B a Pescara, ma un infortunio mi aveva bloccato quasi subito. Sono contento, fare gol è sempre una bella emozione, ma conta la vittoria della squadra». Nelle prime tre partite il fantasista brasiliano ha scodellato da calcio d’angolo il pallone per le reti di Pascali a Bari e di Salvi contro la Ternana. I calci piazzati sono la sua specialità. «Mi riescono bene ma è più importante il movimento di intesa con i compagni per creare gioco. Ci alleniamo per migliorarci e mettere in pratica schemi nuovi».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Chiaretti come Kakà. Questione di numeri di maglia, visto che i due sono accomunati dal 10 portato con eleganza sulle spalle (è vero, Kakà al Milan indossava il 22, ma in nazionale verdeoro tornava al classico 1 e 0). Questione, fatte le debite proporzioni, di fantasia tutta carioca, di dribbling e invenzioni. Ma anche, perché no, questione di fede. Cristiano evangelica. Quella che portava Ricardo Izecson Santos Leite, il suo vero nome, a esultare dopo i gol in rossonero togliendosi la maglia e mostrando quella che indossava sotto, con scritto “I belong to Jesus”, “io appartengo a Gesù”. Lucas Cossenzo Chiaretti a tanto non si è spinto, anche perché ora levarsi la maglia porta dritti all’ammonizione, ma se gli chiedete se ci sono dediche per il primo gol realizzato in Serie B nella sua carriera, quello del momentaneo 3-0 del Cittadella a Vercelli, la risposta arriva senza tentennamenti: «Più che una dedica ho un ringraziamento da fare: ringrazio Dio, perché mi ha permesso di riscattarmi e di tornare a mostrare le mie qualità». Una fede, quella del 28enne trequartista di Botafogo, mai esibita platealmente e coltivata anche online. «Sono cristiano evangelico, qui in Italia non conosco luoghi di culto, ma seguo i pastori della mia religione su internet. Non sono il solo, ho altri amici che fanno come me, affidandosi alla rete». Torna spesso la parola «riscatto» nelle sue frasi. La sua storia è ormai nota: Zeman lo avrebbe voluto con sé al Pescara, ma per un infortunio al ginocchio non ebbe mai l’opportunità di esordire in A. «E ora voglio sfruttare sino in fondo quest’occasione» racconta prima di raggiungere i compagni per prepararsi all’incontro di sabato pomeriggio con il Novara. La gara lasciata alle spalle, con la Pro Vercelli, aveva per lui un significato particolare e, forse, non è un caso che si sia sbloccato fra i cadetti proprio in Piemonte. «Dopo la mia prima esperienza in Italia sono rientrato in Brasile e la Pro Vercelli mi ha contattato per riportarmi qui. Avevamo già un accordo, ma all’ultimo è saltato e mi sono allenato per un periodo da solo, prima di firmare per il Citta. La sfida del “Piola” significava molto per me». L’impressione è che il Chiaretti di oggi sia ancora più forte di quello dello scorso anno. «In questa categoria il calcio è diverso. È più giocato ed esalta le qualità tecniche prima ancora di quelle fisiche, mentre in Lega Pro ci trovavamo spesso davanti squadre pronte a barricarsi. E poi c’è anche da dire che nella passata stagione dovevo recuperare la condizione dopo essere stato fermo a lungo, adesso sto trovando continuità». E ora Lucas non si nasconde. «In tanti ci vedevano in fondo alla classifica, ma anche i pronostici avversi sono serviti a farci crescere e a farci capire quello che vogliamo».

Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) Contratto triennale, firma arrivata in estate dopo una lunga trattativa, inizio di stagione da urlo, primo gol segnato e tanti, tanti complimenti che piovono un po’ da tutte le parti. Luca Cossenzo Chiaretti, del resto, non può e non potrà mai essere uno come gli altri. Lo aveva scelto Zdenek Zeman, che aveva intravisto in lui doti da attaccante fuori dal comune. Erano i tempi di Immobile, Verratti e Insigne, Chiaretti giocava a Taranto e il boemo, fra uno sbuffo di sigaretta e l’altro, segnò il suo nome su un taccuino. «Mi chiamò una prima volta a gennaio — ha raccontato più volte Chiaretti — ma in quel momento non avrei potuto lasciare Taranto, non me la sentivo. Il Pescara venne promosso in serie A, Zeman tornò alla carica e io accettai l’offerta. Il problema è che la fortuna mi voltò le spalle, prima lui che lascia Pescara per andare a Roma, poi l’infortunio. Tornai in Brasile, poi tempo dopo la chiamata del Cittadella. Ed eccomi qui». Una squadra piccola, un centro di 20mila abitanti che va a braccetto col calcio che conta, un’occasione che si ripresenta, a patto di ripartire dalla Lega Pro. Chiaretti lo disse anche il primo giorno in granata, che non si sentiva da Lega Pro e forse nemmeno da B. Sul campo il campionato l’ha iniziato come sempre alla grande, il gol alla Pro Vercelli è l’ennesima conferma di quanto forte sia questo ragazzo con l’Italia nel cuore e il samba brasiliano nell’anima. «Ringrazio Dio prima di tutto — ha celebrato sul proprio profilo Fb la “gemma” del Piola — la giustizia del Signore non sbaglia mai. Sono molto contento per il primo gol nel campionato ma sopratutto molto contento della prestazione della squadra. Avanti così. Umili ma con tanta personalità». Gli ultimi, i più piccoli, forse saranno i primi. Anzi, adesso lo sono già, viaggiando all’unisono con società, tifosi e i tanti che guardano con simpatia a una squadra che bussa alle porte dell’Olimpo del calcio. Chiaretti sgomita, segna, dispensa assist come un distributore automatico, canta e porta la croce in campo, deliziando la platea con giocate d’alta scuola. Lo farà per i prossimi tre campionati, compreso quello appena iniziato. E chissà, magari la serie A perduta e finora lontana, appena assaggiata con una presenza in panchina in un Pescara-Inter tutt’altro che memorabile, potrebbe tornare a farsi viva quando meno te l’aspetti. Magari, chissà, il merito è proprio dei trisnonni padovani, con la vita che fa giri immensi e poi ritorna alle radici. Molto piacere, Lucas Cossenzo Chiaretti: a voi talento, tecnica e fantasia al servizio di un Cittadella che vola, vola sempre più in alto.

Ore 11.30 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Favaro 5.5; Sbraga 5, Emerson 4.5, Russo 5; Madonna 6 (Neto Pereira 6), De Risio 5 (Mazzocco sv), Mandorlini 5, Dettori 5.5, Tentardini 5; Altinier 5 (Fantacci sv), Alfageme 4.5.

Ore 11.20 – (Gazzettino) La ripresa si apre con il medesimo copione: incursione di Alfageme sulla destra e Altinier anticipato di un attimo. Ma poi sono solo bocconi amari. Al 12′ Schiavini di testa grazia i veneti, ma poco dopo il Padova capitola nuovamente. Azione insistita sulla sinistra di Borrelli sul cui cross rasoterra la difesa rimane a guardare e Gucci, anticipando Tentardini sul secondo palo, insacca e ringrazia. Altinier, anche lui in giornata no, non sfrutta poco dopo una buona occasione. Ci si aspetta l’ingresso di Neto Pereira che entra solo al 26′, ma nel frattempo Alfageme si era fatto ingenuamente espellere per un fallo di reazione su Ferrani, complicando la vita ai compagni. Un’ulteriore bastonata per il Padova che sbanda sul tentativo di Borrelli, ancora lasciato libero, come il solito Gucci che al 38′ di testa si regala un’insperata tripletta. Sull’asse dei nuovi entrati Mazzocco – tiro non trattenuto dal portiere – e Neto che calcia a lato di tacco sulla ribattuta, l’unico tentativo biancoscudato. Nel finale un fumogeno lanciato dal settore ospiti (una sessantina gli ultras presenti) ferma la gara per un paio di minuti. Probabile una nuova multa. Il modo peggiore per chiudere una serata orribile.

Ore 11.10 – (Gazzettino) A ravvivare la partita ci pensa sciaguratamente Emerson che al 19′ perde palla sulla trequarti e mette in condizione Borrelli di trovarsi a tu per tu con Favaro. Il portiere respinge la conclusione, ma nulla può sul successivo tiro di Gucci che porta in vantaggio il Fano. L’undici biancoscudato accusa il colpo e trema tre minuti dopo quando un tiro dal limite di Schiavini si stampa sul palo di destra. A tenere le redini del gioco ci prova soprattutto Dettori, ma la manovra della squadra è lenta e prevedibile e le punte vengono servite solo con lanci per vie centrali facile preda dei difensori. Solo quando la squadra prova ad affondare sulle fasce il coefficiente di pericolosità si alza. Un cross di Madonna dalla destra (25′) mette in difficoltà i marchigiani e nel finale di tempo sono protagonisti, con due azioni fotocopia, i due esterni. Sul primo traversone dal fondo di Tentardini, Madonna non trova la palla, ma sul secondo, appostato oltre il vertice destro dell’area piccola, supera Menegatti con un perfetto colpo di testa per elevazione, impatto e mira.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Alla prima trasferta in campionato il Padova mostra il suo volto peggiore e si arrende senza attenuanti alla matricola Fano. Una prestazione negativa sul piano dell’atteggiamento, del collettivo, ma anche nei singoli, tra errori clamorosi ed eccessivo nervosismo, con la squadra incapace di colmare il gap fisico dovuto ai due giorni e mezzo in meno di recupero rispetto agli avversari con le maggiori qualità tecniche e l’organizzazione di gioco. Il turnover attuato da Brevi è in gran parte legato a esigenze d’infermeria, con il portiere Bindi e Favalli, entrambi vittime di fastidi muscolari, sostituiti da Favaro e Tentardini, mentre in avanti Alfageme viene preferito a Neto Pereira. L’avvio di gara del Padova fa ben sperare, con la squadra che parte aggressiva, gioca alta e sfiora il vantaggio dopo due minuti con un tiro da dentro l’area di Dettori fuori di poco. È però solo un fuoco di paglia, i ritmi calano e si registrano scarse emozioni, con le due difese che prevalgono sugli attacchi avversari.

Ore 10.50 – (Gazzettino) L’espulsione di Alfageme? «Vedremo cosa avrà scritto l’arbitro nel referto, ma di sicuro l’espulsione crea un danno alla squadra». Bindi? «È inutile parlare di chi non c’era. Comunque non era al meglio a livello muscolare e abbiamo preferito non rischiare. A mio parere Favaro si è comportato bene». Ecco allora proprio Favaro, al debutto in questa stagione: «Speravo di esordire in maniera diversa, ma dopo il 2-1 siamo rimasti in dieci, mentre in occasione del 3-1 sono sicuro che la palla fosse fuori, ma l’arbitro non ha voluto sentire ragioni». Poteva fare qualcosa di più nel raddoppio marchigiano? «La sfera era molto veloce e stavano arrivando di gran carriera, ho provato a chiudere più specchio possibile, ma non è stato sufficiente. Peccato per il loro vantaggio iniziale perché avevo fermato il loro attaccante, è andato davvero tutto storto. Il Fano ha dato il massimo in campo, e l’hanno spuntata grazie alla loro cattiveria agonistica».

Ore 10.40 – (Gazzettino) «È naturale che sia arrabbiato, perché non c’era mai stato un calo simile sul piano dell’intensità e in campo abbiamo messo poca cattiveria agonistica. Dobbiamo compattarci, ma siamo solo all’inizio e dobbiamo continuare a lavorare facendo tesoro degli errori commessi». Oscar Brevi commenta così a caldo il primo capitombolo dei biancoscudati in campionato. Sconfitta che ha lasciato l’amaro in bocca anche ai tifosi, tanto da mettere sul banco degli imputati proprio il tecnico. «Nel primo tempo – riprende Brevi – il Fano ci ha aggredito in ogni zona del campo, e abbiamo fatto fatica anche perché loro erano più brillanti. Nella prima frazione comunque la partita è stata in equilibrio, la ripresa invece andava gestita in maniera diversa. Avevo chiesto ai ragazzi di rimanere più compatti dato che era impensabile che loro continuassero a pressare come nei primi quarantacinque minuti, e infatti la gara si era messa sul binario che volevamo. Invece abbiamo preso il secondo gol perché siamo usciti troppo alti. Però, ripeto, in quel frangente la partita era in equilibrio e potevamo gestirla diversamente».

Ore 10.20 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Favaro 6; Sbraga 5, Emerson 4.5, Russo 5.5; Madonna 6.5 (Neto Pereira 5.5), De Risio 5 (Mazzocco sv), Mandorlini 5, Dettori 5.5, Tentardini 6; Altinier 5 (Fantacci sv), Alfageme 4.5.

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Gucci scatenato e poi in 10. Nella ripresa, ahinoi, il copione non è mutato: veneti in difficoltà, sia nell’impostazione che nell’interdizione, e troppo lenti nelle ripartenze. Il Fano ha creato pericoli (punizione di Borrelli e capitan Torta poer un soffio non ha messo dentro di testa, 6’), prima di passare per la seconda volta, complice un’altra clamorosa leggerezza del reparto arretrato: cross da sinistra del solito Borrelli e stoccata mortale di Gucci, lasciato colpevolmente libero da Tentardini (16’). Come non bastasse, Alfageme (pessima copia del bel giocatore ammirato qualche stagione fa in B) si è fatto cacciar fuori per aver colpito Ferrani (23’), e con la squadra ridotta in 10 il dazio è stato ancora più pesante: Cocuzza ha messo in mezzo da fondo campo e Gucci in tuffo, di testa, ha fatto centro (38’). Tris per il centravanti, frutto di altrettanti “omaggi” difensivi. Brutta scoppola, non c’è che dire. Ma il Padova non può essere questo.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Era prevedibile che il Fano, grazie ai due giorni e mezzo in più di riposo per aver affrontato giovedì scorso l’Albinoleffe, avrebbe puntato su ritmo e aggressività per compensare il gap tecnico, ma la velocità dei granata di Cusatis ha creato seri problemi ad Altinier e compagni, presi spesso d’infilata nel settore centrale, con il risultato che la difesa, poco protetta, ha sbandato a ripetizione. Poi che il vantaggio marchigiano sia scaturito da un errore individuale fa parte, purtroppo, del gioco: Emerson, in fase di impostazione, si è fatto rubare il pallone da Borrelli, che ha puntato dritto su Favaro; il portiere ci ha messo il piede respingendo, ma sulla sfera si è catapultato Gucci, che dal limite dell’area ha scaraventato sotto la traversa (19’). Quattro minuti dopo Schiavini ha centrato il palo alla sinistra di Favaro. Il guizzo di Madonna. Il Padova ha provato a reagire, ma senza concretezza. Menegatti quasi mai ha rischiato di subire il pareggio, eppure, nonostante la supremazia di manovra e la spigliatezza dei padroni di casa, l’1-1 si è materializzato al 43’ grazie alla prima, vera incursione sulla fascia sinistra di Tentardini: cross perfetto sul palo opposto, dove Madonna non ha fallito l’appuntamento di testa con il gol.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Nel suo lungo nome di iscrizione il Fano ha, oltre ad Alma, la parola Juventus. E forse non è casuale, perché ieri sera sembrava di vedere una Juve in miniatura contro una big del girone B, grande quanto si vuole sulla carta, ma piccola, tanto piccola nella realtà del confronto sul campo. È arrivata così la prima sconfitta per il Padova, alla prima trasferta, firmata Gucci (ma non è lo stilista di moda): una sconfitta pesante, nel punteggio e nella sostanza, che dovrà imporre una riflessione profonda all’allenatore Brevi. Il 3-5-2, per funzionare a dovere, richiede un regista vero, che al momento non c’è (essendo Filipe ko). E in mezzo i biancoscudati sono stati superati nettamente da giocatori più in palla, più convinti e determinati nell’arrivare prima dappertutto. Sabato, contro la Maceratese, il riscatto è d’obbligo.. Emerson, che errore! È stato un primo tempo di grande sofferenza per un Padova presentatosi con una formazione modificata per tre/undicesimi rispetto a quella che sabato aveva superato il Forlì: fuori Bindi (problema muscolare riacutizzatosi durante il riscaldamento) e dentro Favaro, Favalli lasciato a casa e sostituito da Tentardini, ma soprattutto Neto Pereira dirottato in panchina, con Alfageme accanto ad Altinier.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La preoccupa questa mancanza di cattiveria che ha denotato nella sua squadra? «Sono arrabbiato, ma penso già a preparare la prossima partita che arriva tra pochi giorni. Dobbiamo metterci subito alle spalle questa prova negativa e lavorare con la massima determinazione per migliorare gli errori fatti. Finora avevamo sempre avuto la giusta intensità, loro hanno avuto due giorni in più di recupero ma non è il caso di cercare scusanti». L’espulsione di Alfageme come l’ha vista? «Difficile da capire, vedremo il referto. Di sicuro ci ha creato un danno per questa gara e per le prossime». Un esordio stagionale da dimenticare, non tanto per demeriti propri, per Alessandro Favaro. «Speravo di esordire con un risultato diverso», spiega il portiere. «È andato tutto storto, loro hanno messo in campo una cattiveria che gli ha fatto avere la meglio». In occasione del secondo gol poteva uscire? «La palla era veloce e gli attaccanti venivano verso di me. Se fossi uscito non sarei stato sicuro di prenderla e avrei rischiato di gettarla addosso a qualche altro giocatore».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Umore nero in casa biancoscudata dopo la prima sconfitta stagionale. Sia per il risultato che per una prestazione decisamente sottotono, soprattutto se confrontata alla prova convincente di tre giorni prima contro il Forlì. Un passo indietro che rende molto cupo lo sguardo di mister Oscar Brevi nel dopo partita: «Non era assolutamente questa la partita che mi aspettavo» esordisce il tecnico in sala stampa. «Nel primo tempo il Fano ci ha aggredito in tutte le parti del campo e abbiamo fatto molta fatica. Si vedeva che erano più brillanti, ma nonostante tutto siamo stati bravi a rimetterla in piedi. Nella ripresa dovevamo gestire la partita in maniera diversa e invece non è stato così. Abbiamo avuto poca cattiveria agonistica, perdendo tanti rimpalli in mezzo al campo e alla fine l’espulsione ci ha reso il compito ancora più duro». Cosa non è andato nel secondo tempo rispetto a quello che aveva chiesto alla squadra all’intervallo? «Avevo chiesto di rimanere più compatti perché era impensabile che loro potessero pressare come nei primi 45 minuti. Infatti a inizio ripresa la gara si era messa sui binari migliori per noi, poi c’è stato l’errore sul secondo gol. Siamo usciti troppo alti in una situazione che conoscevamo e ci siamo fatti infilare quando la gara era in equilibrio. Dovevamo gestire la partita in maniera diversa, soprattutto perché siamo una squadra esperta».

Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Favaro 5; Sbraga 5, Emerson 4, Russo 4.5; Madonna 6.5 (Neto Pereira 5.5), De Risio 5 (Mazzocco 5), Mandorlini 5, Dettori 5.5, Tentardini 6; Altinier 5.5 (Fantacci sv), Alfageme 4.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Non è una Caporetto ma poco ci manca. Perché il ko del Padova maturato a Fano assume quasi le proporzioni di una disfatta, con orrori in difesa (vedi l’incredibile errore di Emerson che spalanca le porte all’1’-0), le sciocchezze dovute ai nervi che saltano (il rosso ad Alfageme) e una prestazione assolutamente negativa sotto tutti i punti di vista. Se tre giorni fa contro il Forlì Oscar Brevi aveva tirato un sospiro di sollievo, questo 3-1 che matura sul campo di una delle ripescate, accreditata alla vigilia di una sconfitta pressoché certa, torna a far addensare nubi nerissime sulla gestione dell’allenatore milanese e sul clima cupo che già circonda la squadra quando siamo appena alla quarta giornata. I problemi, che ci sono e che è impossibile nascondere, sono diversi: sconcertante vedere come Alfageme, che dovrebbe essere un professionista di grande esperienza, sia arrivato in condizioni assolutamente deficitarie a metà agosto e l’espulsione che rimedia sul campo del Fano aggrava il bilancio negativo che sinora è certificato dai fatti, prima che dalle impressioni. La difesa sbanda spesso, Emerson è ancora lontano parente del signor giocatore ammirato a Livorno, tra i pali Favaro ha fatto rimpiangere Bindi dopo aver salvato un gol nel primo tempo e il centrocampo è troppo compassato. Le novità di formazione arrivano pure nel riscaldamento. Perché Giacomo Bindi, già in dubbio alla vigilia e inserito nella distinta fra i titolari, non ce la fa. Alza bandiera bianca e si accomoda in panchina, al suo posto in porta gioca Favaro. Per il resto la formazione è quella annunciata, con l’unica novità rappresentata da Alfageme accanto ad Altinier e non a Neto Pereira come trapelato nell’immediata vigilia. Il Padova, già dalle prime battute, gioca male, con poca convinzione e il vantaggio del Fano arriva a mettere a nudo i contorni di una prova biancoscudata tutt’altro che entusiasmante. Emerson (19’) commette un errore clamoroso, consegnando letteralmente palla a Borrelli, Favaro si supera per fermarlo e la palla finisce a Gucci che con un destro chirurgico mette dentro per il vantaggio marchigiano. Il Padova accusa il colpo, non reagisce e, anzi, al 22’ Schiavini con un tiro chirurgico colpisce in pieno il palo a Favaro battuto. Il Padova non riesce a fare gioco, in balia di un avversario tutt’altro che irresistibile. Che al 37’ rischia ancora di fare ancora male, con una puntura di spillo su punizione di Borrelli che spaventa Favaro. Il pari di Madonna arriva quasi per caso, con uno splendido cross di Tentardini su apertura di Altinier con stacco imperioso di Madonna che al 43’ fa 1-1. Ma è un fuoco di paglia, perché nella ripresa il Fano riprende in mano la partita e colpisce ancora con lo scatenato Gucci, che raccoglie un assist di Borrelli dopo un’incerta uscita di Favaro. Sulla traiettoria ci sarebbe Tentardini, in ritardo sulla diagonale. Al Padova saltano i nervi ed ecco arrivare pure il rosso ad Alfageme che si innervosisce, scalcia Ferrani e si fa cacciare facendo disperare Brevi in panchina. Inizio di stagione pessimo per l’argentino, che chiude definitivamente il match con il suo scatto di nervi. A quel punto, nonostante Brevi provi a rimescolare le carte con gli ingessi sulla scena di Neto Pereira e di Mazzocco, il sipario è chiuso per i biancoscudati. E, ciliegina su una torta già amarissima, arriva pure il tris di Gucci, che al 38’ si porta a casa il pallone del match bucando per la terza volta Favaro. Il Padova è scosso, prova a pungere con una punizione di Emerson, ma non c’è più nulla da fare. Sabato arriva la Maceratese all’Euganeo: e pensare che il calendario proposto dal cervellone elettronico, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe dovuto essere favorevole alla squadra di Brevi. Il tempo per recuperare non manca di certo, ma per ora è arrivata solo la vittoria col Forlì. Per il resto fra il pari casalingo con l’Albinoleffe e il disastro di Fano non si capisce cosa sia peggio.




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