Padova-Mantova, l’analisi del “Corriere del Veneto”

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Il nulla assoluto. In novanta minuti davvero grigi e senza luce il Padova si prende un punto, forse il punto più modesto che si ricordi da anni a questa parte. Perché passi il pari col Mantova, ma è il modo in cui arriva a preoccupare. Nessun tiro in porta degno di tal nome, nessuna azione da ricordare, un palo di Regoli che fa tremare Bindi, un gioco che non esiste; motivi per cui essere ottimisti nessuno o quasi. In sala stampa, dopo uno 0-0 che sa molto di sconfitta per un nuovo corso che aveva promesso un bel gioco e un Padova propositivo e che invece si ritrova in una situazione indecifrabile alla settima di campionato, la delusione del patron Giuseppe Bergamin certifica una situazione che preoccupa e che potrebbe portare a breve a mettere in discussione la posizione dell’allenatore. Tanto che ieri sera c’era già chi parlava di una candidatura di Pierpaolo Bisoli. Voci smentite, ma che comunque affiancano anche gli aspetti legati ai litigi in campo che si sono visti ieri, come quello plateale fra Domenico Germinale e Daniel Cappelletti immortalato pure dai fotografi. «Non abbiamo creato molto — critica il presidente — mi aspettavo qualcosa di più e qualcosa di diverso, la delusione c’è. Mancano i punti e manca la convinzione di essere squadra. È mancata la forza ed il carattere, se devo essere sincero questo mi preoccupa un po’… Abbiamo peccato in intensità, sembriamo deboli dal punto di vista caratteriale, e forse lo siamo. Giocare è una cosa, prepararla è un’altra: serve spirito di sacrificio e oggi non l’ho visto».

Insomma, la squadra proprio non va, se è vero che sul taccuino si fatica a trovare un tiro in porta pericoloso in novanta minuti è evidente che i problemi siano sotto gli occhi di tutti. L’Euganeo fischia (in Tribuna Ovest ma pure in Tribuna Est) ma non molla la presa (in Tribuna Fattori), eppure la sensazione ricavata dal pari col Mantova è che a Gubbio si sia vinto fortuitamente. Se sette giorni prima il gioco aveva lasciato molto a desiderare, all’Euganeo è andata persino peggio. Nonostante il lancio di Riccardo Gaiola dal primo minuto, il centrocampo non ha beneficiato in alcun modo di un talento parso imprigionato nella paura di sbagliare e nelle difficoltà fisiche. Ma non può essere Gaiola il principale responsabile di quanto (non) si è visto sulla linea mediana: Dettori si è nascosto, Madonna non è stato praticamente mai servito, Favalli ha limitato al minio le sortite offensive, Mazzocco non ha lasciato traccia e il solo Mandorlini ha raggiunto a stento una sufficienza stiracchiata. Sul taccuino ci sono un colpo di testa di Cappelletti al 22’ salvato in angolo da Bonato, un tiro cross di Favalli smorzato involontariamente da Altinier al 44’, una punizione fuori da ottima posizione di Dettori nella ripresa e un tiraccio di Mazzocco alto non di molto. Il Mantova si costruisce le due palle gol più pericolose: un tiro a giro di Marchi al 35’ appena fuori e, soprattutto, un palo colpito da Regoli al 39’ della ripresa. E se questo è il Padova che dovrebbe far sognare i suoi tifosi allora no, davvero non ci siamo.

(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)




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