Padova-Mantova, l’analisi del “Gazzettino”

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Neppure il successo un po’ fortunoso di sette giorni fa è riuscito a dare la scossa al Padova, costretto al terzo pareggio di fila in casa. Ma più che il risultato, a preoccupare è soprattutto la pochezza del gioco espresso dalla squadra. E non basta l’alibi delle assenze a giustificare una prestazione così modesta, tanto più che questo gruppo sta lavorando insieme da quasi tre mesi. La domanda a questo punto sorge spontanea? È colpa di Brevi che non riesce a trasmettere le sue idee oppure sono i giocatori che non sanno tradurle sul campo per limiti tecnici e di personalità? Di sicuro va fatta una riflessione approfondita, provando a capire cosa non funziona e individuando i possibili rimedi. Urge infatti un cambio di passo. E in tempi rapidi, altrimenti si rischia di vanificare da subito gli sforzi economici fatti dalla società e di aumentare il malcontento dei tifosi, usciti ieri dall’Euganeo davvero delusi. Complicato più che mai il primo tempo del Padova, che solo di rado è riuscito a dare un po’ di fluidità alla sua azione, opposto a un Mantova reduce da tre sconfitte di fila e psicologicamente impaurito.

La scelta di Gaiola anzichè Emerson davanti alla difesa non ha pagato: troppo elementari le sue giocate per accendere la manovra. Ridotta all’osso anche la spinta sulle corsie esterne e poco ispirato Dettori, il giocatore con maggiore qualità tra i centrocampisti. Il più delle volte i biancoscudati si sono così dovuti affidare ai lanci lunghi a cercare i movimenti in profondità di Alfageme. Tutto però senza mai alzare il ritmo e con soluzioni assai prevedibili. Non a caso l’unica opportunità creata dal Padova in queste mediocri fasi della gara è nata da calcio d’angolo, con un’incornata di Cappelletti neutralizzata con bravura dal portiere. Di fronte a tanta inconsistenza il Mantova ha avuto vita facile nel tenere bene il campo. I virgiliani hanno avuto anche l’occasione per sbloccare il risultato con un sinistro dai 25 metri di Marchi che ha lambito il palo. Occasione nata da un errato disimpegno dei difensori, Bindi compreso.

Solo nel finale il Padova è riuscito a dare più sostanza alla sua partita creando un paio di situazioni pericolose nell’area avversaria. Nel primo caso un sinistro di Favalli ha messo i brividi a Bonato, poi ci ha provato di testa Alfageme ma senza precisione. Appena un po’ meglio la ripresa, soprattutto perchè Dettori è entrato maggiormente nel vivo della manovra. Madonna e Favalli hanno alzato il loro raggio d’azione e qualche pallone in più è transitato nell’area del Mantova. Niente però di minaccioso, se si escludono due giocate da palla inattiva: un angolo calciato da Emerson, con una velenosa traiettoria a rientrare che ha attraversato tutto lo specchio della porta, e una punizione dal limite di Dettori non sfruttata al meglio. E il Padova ha anche rischiato la beffa con il palo esterno colpito da Rigoli.

(Fonte: Gazzettino, Claudio Malagoli)




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