Padova-Santarcangelo, l’analisi de “Il Mattino di Padova”

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Sarebbe stato bellissimo, della serie “troppa grazia Sant’Antonio”, ma non si può sempre sperare, calcisticamente parlando, nell’aiuto di… lassù. E se la vittoria al fotofinish del Venezia sul Modena ha finito per raffreddare gli entusiasmi generati sugli spalti dai risultati che arrivavano dagli altri campi (il Parma bloccato sul pari a Mantova, la Reggiana caduta a Macerata), il bilancio del pomeriggio vissuto all’Euganeo, sferzato da un freddo vento di tramontana, è comunque positivo per il Padova: sedicesimo successo in campionato su 29 giornate, il settimo nel girone di ritorno su 10 partite (23 punti all’attivo, aggiungendoci i due pareggi con Gubbio e Reggiana, contro l’unica sconfitta, patita a Forlì), ma soprattutto distacco ridotto ad una sola lunghezza nei confronti della “corazzata” ducale, che in otto giorni ha frenato la sua corsa all’inseguimento della capolista, con due pareggi di fila. Inzaghi e i suoi sono sempre a + 8 (64 contro 56), ma il secondo posto – che in ottica playoff significherebbe molto, consentendo di saltare il primo turno degli spareggi-promozione – è più che mai abbordabile, tantopiù che lo scontro diretto con la squadra di D’Aversa si giocherà mercoledì 5 aprile proprio nello stadio di casa. Certo, fosse finita 0 a 0 al “Penzo”, la soddisfazione sarebbe stata ancora maggiore, eppure il bottino raccolto non è poca cosa.

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Il Padova – quello tipo, con il ritorno di Russo in difesa (al posto di Sbraga) e De Risio a centrocampo, dove Mandorlini si è ritrovato di nuovo regista – ha impostato il confronto con raziocinio, senza farsi prendere dall’ansia o dal nervosismo, considerato oltretutto che il Santarcangelo aveva un modulo speculare al suo, il 3-5-2, e che davanti proponeva un Cori a tutto tondo, bravo a muoversi tra le linee, a rientrare e a creare spazi per i compagni. La pazienza con cui hanno proposto il loro calcio, non spettacolare ma concreto, ha premiato alla fine il modo in cui Neto Pereira & C. hanno gestito il primo tempo: nulla di trascendentale, tuttavia con il passare dei minuti si faceva strada la sensazione che, sfruttando a dovere le corsie laterali e provando a vincere gli uno contro uno, il vantaggio sarebbe arrivato. Fondamentale è stato averlo trovato allo scadere del primo tempo, mentre nella ripresa si è forse aspettato troppo a chiudere il match, anche se di veri e propri pericoli Bindi non ne ha corsi.

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A conti fatti, tutto ok, tranne che per quell’1-0 in extremis del Venezia. Ma questo Padova ha tutti i mezzi per scalare un altro gradino della classifica e insediarsi alle spalle degli arancioneroverdi. I numeri parlano da soli, e depongono a favore di un’autostima sempre più solida. Così si va lontano.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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